Vangelo della Terza Settimana di Avvento
Commento di Paolo Curtaz
Lunedì 15 Dicembre (Feria – Viola)
Lunedì della III settimana di Avvento
Nm 24,2-7.15-17 Sal 24 Mt 21,23-27: Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
Martedì 16 Dicembre (Feria – Viola)
Martedì della III settimana di Avvento
Sof 3,1-2.9-13 Sal 33 Mt 21,28-32: È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.
Mercoledì 17 Dicembre (Feria – Viola)
Feria propria del 17 Dicembre
Gn 49,2.8-10 Sal 71 Mt 1,1-17: Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.
Giovedì 18 Dicembre (Feria – Viola)
Feria propria del 18 Dicembre
Ger 23,5-8 Sal 71 Mt 1,18-24: Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide.
Venerdì 19 Dicembre (Feria – Viola)
Feria propria del 19 Dicembre
Gdc 13,2-7.24-25 Sal 70 Lc 1,5-25: La nascita di Giovanni Battista è annunciata dall’angelo.
Sabato 20 Dicembre (Feria – Viola)
Feria propria del 20 Dicembre
Is 7,10-14 Sal 23 Lc 1,26-38: Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.
Domenica 21 Dicembre (DOMENICA – Viola)
IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)
Is 7,10-14 Sal 23 Rm 1,1-7 Mt 1,18-24: Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.
Lunedì della III settimana di Avvento
Mt 21,23-27: Il battesimo di Giovanni da dove veniva?
Vorrei solo capire perché, alla fine della fiera, abbiamo sempre un bisogno insopprimibile di mettere dei paletti, di rilasciare le patenti, di porre dei timbri. Lo facciamo quotidianamente, soffocati come siamo dalla burocrazia che, fra le altre cose, ha strangolato il nostro paese. Ma perché farlo anche fra credenti? Intendiamoci: ciò che abbiamo veramente ricevuto dal Vangelo mediante la successione degli apostoli è un patrimonio che va custodito con cura: non so che farmene di un Gesù piacente e alternativo che, però, ha poco a che vedere col Gesù proclamato dalla prima comunità cristiana. Ma, detto, questo, perché non lasciamo a Dio fare il suo mestiere? I censori del tempo, sommi sacerdoti e scrivi, dottori della Legge e farisei, sono molto impegnati nel far zittire le persone che, secondo loro, non interpretano correttamente la tradizione. E questo in un mondo, come quello ebraico, da sempre aperto alle molte sfumature interpretative! Gesù non si lascia mettere all’angolo: un conto è l’autorità, un conto l’autorevolezza. Non necessariamente l’una coincide con l’altra. No, né lui né il Battista agivano per conto di qualche autorità. Ma con immensa autorevolezza…
Martedì della III settimana di Avvento
Mt 21,28-32: È venuto Giovanni e i peccatori gli hanno creduto.
Si avvicina, il Natale. Il giorno in cui diremo a Dio se ancora abbiamo voglia di farlo nascere in noi, se lo vogliamo accogliere. Il giorno in cui capire se ci siamo un po’ svegliati durante queste settimane o se, pure, continuiamo a dormire sonni pesanti, storditi come siamo dalla vita e dalle sue implacabili esigenze. Mancano pochi giorni per capire se vogliamo esserci davvero, se abbiamo il coraggio di osare. O se ci accontentiamo di fare come il figlio della parabola che vuole apparire servizievole nei confronti del padre anche se, invece, non ha nessuna intenzione di aiutarlo. Dio preferisce il figlio irrequieto ma sincero, capace di mettersi in discussione, a quello perfettino e a modo. Dio guarda il cuore, non l’apparenza, nemmeno l’apparenza religiosa. Quando lo capiremo! Arriva Natale: forse non siamo proprio dei discepoli-modello, né siamo molto soddisfatti del nostro essere cristiani. Ma se con autenticità sappiamo riconoscere anche le nostre ombre, allora potremo sperimentare la gioia di continuare a cercare di seguire il Maestro, pur nella consapevolezza dei nostri evidenti limiti…
Mercoledì della III settimana di Avvento
Lc 7,19-23: Riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito.
Crediamo, certo. E tanto. Ma non abbiamo le certezze assolute. Non scherziamo: non l’ha avuta nemmeno il più grande dei profeti, l’unico che avrebbe potuto averne. Nemmeno a lui è stato dato il privilegio di non avere dubbi. Prigioniero a Macheronte compie un ultimo tentativo per capire se si è sbagliato. Ha passato la vita a gridare e ad annunciare la venuta del giudizio divino, di un Messia che avrebbe tagliato alla radice l’albero improduttivo. E invece gli giunge notizia di un Messia che parla di perdono e di compassione. È confuso, Giovanni. Dio non è mai come ce lo aspettiamo. E nemmeno lui fugge da questa verità. Dobbiamo aspettarne un altro? Non ve lo siete mai chiesti? Dopo duemila anni di cristianesimo poco o nulla è cambiato. L’uomo è sempre cocciuto, violento ed ostinato. Sembra non capire, sembra non imparare mai. A pochi giorni dal Natale la liturgia, con grande coraggio, dona fiato al dubbio, fa entrare nell’attesa anche il dubbio. Dobbiamo aspettarne un altro. E Gesù risponde a noi ciò che ha risposto a Giovanni: guardiamoci attorno. Impariamo a riconoscere i segni della salvezza che già esistono in noi.
Giovedì della III settimana di Avvento
Lc 7,24-30: Giovanni è il messaggero che prepara la via al Signore.
“Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui”.
Non c’è elogio più bello nel Vangelo se non questo che fa Gesù a Giovanni Battista. Ma viene detta anche una verità che dobbiamo sempre ricordare: si può essere le migliori persone al mondo a livello umano, ma la santità che inaugura Gesù non è solo lo splendore del nostro umano ma l’aggiunta gratuita della Grazia di Dio. I santi fanno funzionare all’ennesima potenza la loro umanità e allo stesso tempo lasciano che funzioni in loro anche la potenza dell’Amore di Dio che non dipende più dalle loro forze, dalla loro intelligenza, dalle loro capacità ma è dono gratuito di Dio. Giovanni con il suo battesimo viene a ricordarci che dobbiamo usare al meglio la nostra umanità, Gesù con il suo battesimo viene a dirci che su quell’umano dobbiamo permettere di operare la potenza della grazia di Dio. Ecco allora che abbiamo dinnanzi la vera rivoluzione: essere pienamente umani ed essere pienamente affidati. I santi senza umanità sono demoni travestiti di luce. I santi senza grazia di Dio sono brave persone che si fidano però solo di se stessi. Noi dobbiamo tenere insieme entrambe le cose.
(L.M. Epicoco http://www.nellaparola.it)
Venerdì della III settimana di Avvento
Gv 5,33-36: Giovanni era la lampada che arde e risplende.
Al termine di questa terza settimana del Tempo di Avvento, la liturgia pone a verifica la bontà dei nostri passi di conversione, perché non ci sfugga il traguardo a cui l’ascolto della Parola di Dio, sempre, è orientato. È quanto Gesù si premura di ricordare ai Giudei nel dialogo con le loro perplessità:
«Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati» (Gv 5,34).
Ma è pure quanto la preghiera di colletta ci fa chiedere con la sua asciutta e intensa sobrietà: «… la venuta del tuo unico Figlio, che attendiamo con intenso desiderio, ci ottenga la salvezza per la vita presente e per la futura».
Nella tradizione religiosa di Israele — entrata giustamente anche in quella cristiana — il modo più ordinario con cui il desiderio di salvezza può essere alimentato, per crescere e diventare intenso, è l’osservanza della Legge, intesa come parola di vita donata da Dio all’uomo:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi» (Is 56,1).
Sappiamo che il fine della pratica della Legge non è il soddisfacimento di Dio, ma la realizzazione della nostra umanità, creata per partecipare alla grande dignità di una vita di comunione, dove non c’è spazio per la tristezza e la solitudine: «Beato l’uomo che così agisce e il figlio dell’uomo che a questo si attiene» (56,2). Eppure, come già il Signore Gesù fa notare ai Giudei, la nostra fedeltà alla luce che promana dalla Legge, come memoria e richiamo dell’alleanza con Dio, è spesso debole e intermittente. Con leggerezza e con ottima puntualità, siamo capaci di barattare la gioia profonda che scaturisce dalla relazione con Dio con altre felicità di piccola e fragile misura. Sempre parlando di Giovanni e della sua funzione di rimando alle conseguenze dell’elezione divina, il Signore Gesù dice:
«Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce» (Gv 5,35).
Naturalmente — ed è questa la grande notizia del Natale — la «testimonianza superiore» (5,36) a ogni infedeltà, e anche a ogni desiderio, che Dio vuole donare alla sua terra, non conosce battute d’arresto, nemmeno quando noi desistiamo o decliniamo…
(Roberto Pasolini http://www.nellaparola.it)