Breve Lectio quotidiana del Vangelo del giorno
XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Luca 18,31-43
Lunedì della XXXIII settimana T.O.
Pietro aveva detto: “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (28). Gesù risponde: “Ecco, noi (io e voi!) saliamo a Gerusalemme e tutto quello che è stato scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà” (31). Cosa è stato scritto? La consegna ai pagani, la morte e la risurrezione. E’ una via che i discepoli non capiscono e quindi non accolgono (34). Senza lo Spirito di Gesù risorto “questa parola” non è compresa (24,45-47).
Mentre gli occhi dei discepoli restano chiusi, vengono aperti gli occhi di un cieco di Gerico che ha udito la notizia, il vangelo: “Passa Gesù!” (37). Egli grida… che i suoi occhi si aprano, che possa vedere “di nuovo” (41). I suoi occhi furono aperti, ed egli (per effetto del vedere “di nuovo”) seguiva Gesù (43). “Vedere e seguire Gesù” è la narrazione più vera della vita nel regno di Dio, è la salvezza. Tutto questo si ottiene per la fede in Gesù: “La tua fede ti ha salvato” (42).
Luca 19,1-10
Martedì della XXXIII settimana T.O.
Zaccheo, un figlio di Abramo, è perduto! Perduto perché è ricco e continua ad arricchire per sé (2). Giunge anche a lui (come al cieco) il vangelo, la buona notizia che “Gesù sta passando” (4). In Zaccheo c’è soltanto la ricerca di “vedere”: Chi sarà Gesù? (3). In Gesù c’è la ricerca e la decisione di “incontrare/stare”: Dio vuole che io stia da te, oggi” (5). L’accoglienza gioiosa di Zaccheo (un altro ricco invece diventò “triste”: 18,23) si trasforma in conversione vera e salvezza attraverso un atto concreto di amorevole condivisione e giusta riparazione: Do metà dei miei beni ai poveri e restituisco quattro volte quanto ho rubato” (8). Accogliere Gesù con gioia si traduce in una vita totalmente nuova: solo così chi è perduto è veramente “salvato” (10).
Luca 19,11-28
La venuta del regno di Dio non è un evento che irrompe nella storia in modo magico (11). Esso invece coinvolge la responsabilità dell’uomo. Cosa può verificarsi al riguardo?
Può succedere che l’uomo arrivi a “odiare” la presenza di Dio manifestata in Gesù (regno): “Non vogliamo che costui regni su di noi” (14). Nel qual caso, rovina e morte saranno la sua sorte (27). Può succedere che l’uomo, pur avendo avuto il dono dell’incontro con Dio, arrivi a temere, anzi a giudicare la presenza di Dio in Gesù e si rifugi nell’indifferenza o nell’inerzia totale (20-23). Perderà tutto quanto (25). Può succedere infine che l’uomo, avendo avuto il dono dell’incontro con Dio, accolga respondabilmente la presenza di Dio in Gesù e faccia fruttificare i doni ricevuti (16-19). Riceverà un dono sovrabbondante perché, nella vita presente (nel “poco”) è stato veramente “credente/fedele” (17).
Ma il regno, allora, quando e come arriva? Arriva e penetra nella storia attraverso l’obbedienza di Gesù. Non è magia o fatalità, ma obbedienza a Dio nel dono di sé. Infatti: “Gesù andava avanti salendo verso Gerusalemme” (28).
Luca 19,29-40
Gesù giunge a Gerusalemme seduto su un asino sul quale nessuno è mai salito e del quale …“ha bisogno” (30.31.34). Ne ha bisogno perché “bisogna” che si realizzino le profezie, cioè il disegno mirabile di Dio. Esso annuncia un re salvatore e portatore di pace a Gerusalemme e ai popoli (Salmo 118,26). Un re che “fa sparire i cavalli (forza orgogliosa) da Gerusalemme”: lui stesso è “povero/mite” (Zac 9,9-10). Gesù infatti entra in Gerusalemme “intronizzato su un asino”. Si compie dunque la promessa di Dio, il regno è giunto!
La folla dei discepoli che è con Gesù (ma non Gerusalemme) riconosce in lui “il benedetto, colui che viene, il re nel nome del Signore” (38) e loda Dio per tutto quanto Gesù aveva compiuto.
I farisei invece contestano: non vedono e non vogliono vedere in Gesù “povero” il re salvatore. Per i “sapienti” la via della mitezza e della croce è sempre scandalo!
Luca 19,41-48
Giovedì e venerdì della XXXIII settimana T.O.
Gesù piange su Gerusalemme (41). Il re d’Israele, povero e salvatore ad un tempo, piange sulla città che non ha conosciuto il tempo in cui Dio l’ha visitata. Non ha conosciuto, cioè, Gesù povero e crocifisso: è lui la via della pace (44). Pianto e parola di rovina (43-44) stanno ad indicare il “giudizio di Dio” sulla città: bisogna decidere! Chi riconosce che in Gesù Dio ha visitato e redento il suo popolo avrà pace; chi non lo riconosce avrà rovina.
E la “rovina” tocca prima di tutto ciò che Israele ha di più prezioso: il tempio (45-46). Esso non deve più essere il luogo degli scambi (animali, cose, denaro…), ma il luogo in cui Gesù “insegna” (47). Il vero culto dunque prende avvio dall’accoglienza della parola di Gesù. Il popolo capisce questo e “pende dalla parola di Gesù” (48). Pure i sommi sacerdoti e gli scribi capiscono, ma cercano di far morire Gesù (47).
Luca 20,1-8
Gesù è nel tempio purificato e rinnovato (19,45): insegna al popolo ed “evangelizza”, cioè dà la buona notizia che il regno di Dio è giunto (1). Ascoltiamo anche noi, come il popolo, i vari insegnamenti.
Con quale autorità Gesù rinnova tutto il sistema cultuale di Israele, insegna nel tempio e dà la buona notizia del regno? E’ la domanda provocatoria dei capi (2). Gesù risponde con un’altra provocazione: Che ne avete fatto di Giovanni Battista: il profeta più grande, il messaggero che Dio ha mandato davanti a me? “Da dove” veniva Giovanni (cfr. 7,24-35)? Certamente da Dio! E allora “perché non gli avete creduto?”. Per motivi d’orgoglio spirituale e supremazia sul popolo non avete voluto credere a lui. Nemmeno ora, e per gli stessi motivi, volete credere a me! Pensate di essere dalla parte di Dio, e invece lo state “usando” per i vostri interessi. In realtà voi state rifiutando la volontà di Dio (cfr. 7,30).
Luca 20,9-19
Gesù parla al popolo, ma il suo insegnamento è rivolto agli scribi e ai sommi sacerdoti che avevano contestato la sua autorità sul e nel tempio (2.19). I capi d’Israele sono (nella parabola) i coltivatori della vigna del Signore. Passano “molti tempi”… , ma poi viene “il tempo preciso, il momento” stabilito per il raccolto (10): è appunto il tempo di Cristo!
I capi hanno rifiutato il Dio dell’alleanza “sempre”: infatti “tre volte” hanno rimandato a mani vuote il servo venuto per prendere il frutto (10-13). Ora, nel “tempo stabilito”, rifiutano il figlio di Dio, l’amato (13). Per impossessarsi del popolo del Signore (vigna) uccidono il figlio amato, fuori della città (15). Ma proprio questo figlio amato, scartato dai capi e ucciso, sarà a fondamento di una nuova costruzione (17). Chi accoglie Gesù sarà “edificato”: entrerà nel regno e vivrà; chi lo rifiuta e lo elimina (come fanno i capi) sarà “sfracellato”: sarà eliminato lui stesso e non avrà vita (18).
Luca 20,20-44
Sabato della XXXIII settimana T.O.
Due diatribe e una conclusione. Chi usa la moneta di Cesare deve pagare il tributo a Cesare. Ma Israele è “di Dio”: dia dunque a Dio se stesso e non rifiuti, con orgoglio e astuzia, Gesù il Figlio di Dio (20-26).
Risorgono i morti? Certamente! Ma come sistemare tutte le situazioni che si sono create qui sulla terra (vedi i vari, legittimi matrimoni)? Con la risurrezione, tutte le relazioni che si sono stabilite sulla terra saranno assorbite nell’unica, appagante relazione con Dio. In quanto risorti saremo veramente “figli di Dio”, staremo davanti a lui, sempre alla sua presenza: “come angeli” (36). Questo lo attesta anche la Scrittura, nella quale Dio dice: “Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe” (37). Quelli che sono morti sono “di Dio”. Di un Dio che è “Dio di vivi”: può forse Dio essere “Dio di morti”? Quindi, “tutti (i morti) vivono in lui” (38).
Da ultimo è Gesù che fa’ l’ultima domanda/annuncio ai capi! Esplicita, con un ragionamento serrato e fondato sulla Scrittura (41-44), quanto ha sempre fatto capire: Sono “Figlio di Davide”, cioè il Messia e Pastore d’Israele. Ma chi è questo “Figlio di Davide”? E’ il “Signore di Davide”. Io sono (dice Gesù) Messia e… “Signore” (44).