Breve Lectio quotidiana del Vangelo del giorno
XXXII Settimana del Tempo Ordinario

Luca 17,1-10
Lunedì e martedì della XXXII settimana T.O.
Lo scandalo è un atteggiamento che fa deviare o cadere un altro fratello, allontanandolo da Cristo. Una circostanza abbastanza comune all’interno della vita comunitaria e che può diventare “scandalo”, cioè motivo di caduta per un tuo fratello, è il rifiutargli il perdono (3). Non perdonare il fratello, che chiede a te perdono (fosse sette volte al giorno!), è scandalo.
“Dacci la fede” (5), dicono i discepoli. Da soli non ce la facciamo. Sì, con la fede (anche piccola come un granellino di senapa) voi potete fare cose prodigiose (6): tra queste (cosa veramente prodigiosa!) il perdonare! Così non allontanerete da Cristo (non scandalizzerete) un fratello.
E quando avete fatto questo, cioè avete accolto un fratello col perdono, non avete fatto niente di più di quello che dovevate fare: siete e rimanete servi (10). Nella preghiera insegnata da Gesù diciamo: “Padre, perdonaci i nostri peccati: infatti noi perdoniamo ad ogni nostro debitore” (11,4).
Luca 17,11-19
Mercoledì della XXXII settimana T.O.
L’insistenza sul fatto che Gesù “va a Gerusalemme” (11) mira a evidenziare le condizioni per essere suoi discepoli, e quindi per avere salvezza. In questa circostanza appare di nuovo la condizione fondamentale, cioè la fede in Gesù: “La tua fede (in me) ti ha salvato” (19).
Dieci lebbrosi sono invitati ad andare dai sacerdoti nel Tempio, cioè ad esperire la via dell’antica economia (Levitico 13). Obbedendo a Gesù (prima di giungere dai sacerdoti!) scoprono di essere “guariti/purificati”. Uno solo “ritorna”: è uno straniero, per giunta eretico! Uno solo “si volge indietro e va da Gesù”: è questa la fede. Glorifica Dio, non più davanti ai sacerdoti nel Tempio, ma ai piedi di Gesù (16). Nove sono “guariti/purificati”, ma uno solo è “salvato”. La salvezza piena viene dalla fede in Gesù. Tutti i popoli, tutti i poveri, tutti gli “impuri” (compreso Israele rappresentato dai nove lebbrosi che non ritornano a Gesù) sono chiamati alla salvezza, tramite la fede in Gesù “che va a Gerusalemme”.
Lc 17,20-37
Giovedì e venerdì della XXXII settimana T.O.
Quando verrà il regno di Dio? (20). Il regno di Dio è come un granellino di senapa, è come il lievito nascosto nella farina (13,19.21). Nelle parole e nei gesti di Gesù il regno di Dio è già “in mezzo a voi” (21). Nelle opere potenti di Gesù (11,20) è Dio stesso che sta realizzando il suo regno. La domanda cruciale è sempre quella: quale credito si dà a Gesù?
“I giorni del Figlio dell’uomo” sono i giorni del fluire storico, giorni nei quali Gesù è in mezzo ai suoi, ma non si fa vedere (22). Sono i giorni in cui tutto sembra andare avanti come sempre: mangiare, bere, comprare, sposarsi, costruire … (26.28). Sono i giorni in cui “due si trovano in un letto” (34), e infatti ci si sposa; “due donne stanno a macinare” (35), e infatti si lavora. Sono giorni in cui si vive distrattamente, come ai tempi di Noè e di Lot (26-29). Ma sono anche i giorni in cui qualcuno “perde la propria vita” per Cristo, e così la salva (33).
Sono “questi giorni del fluire storico” che incideranno sul “giudizio” che verrà dato quando il Signore “si rivelerà apertamente”. Il giudizio ci sarà: sarà certo (35) e personale (34.35).
L’invito dunque è sempre quello: accogliere “ora” il regno di Dio che si rivela in Gesù.
Luca 18,1-14
Sabato della XXXII settimana T.O.
Bisogna pregare sempre! Un giudice iniquo (1-2) ha reso giustizia ad una vedova povera per il fatto che andava da lui… sempre! Ebbene, i cristiani debbono gridare “giorno e notte” (7) al Signore: non tarderà ad ascoltarli. Non farà come il giudice che esaudisce la vedova solo perché non vuole più essere molestato. Il Signore è magnanimo e darà loro ascolto subito!
Ma il grido “giorno e notte” nasce dalla fede, dalla consapevolezza di essere poveri e bisognosi. La domanda è: Il Signore, quando verrà, troverà i cristiani a gridare, a pregare, ad attendere la giustizia del Signore? Troverà una fede orante? (8).
Ecco una preghiera sbagliata, tutta “volta a sé” (11) e non a Dio. Una preghiera che non è “grido del povero”, ma di uno che ritiene di non avere bisogno della giustizia di Dio e disprezza gli altri: Ti ringrazio che non sono come gli altri, o come questo peccatore che è vicino a me (11-12). Uno che ragiona così non sarà esaudito da Dio. Infatti non ha pregato, non ha chiesto nulla… e nulla gli sarà dato! Ecco invece una preghiera vera, bella! Una preghiera esaudita perché è un grido sempre rinnovato: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!” (13). Solo così si ritorna a casa giustificati (14).
Luca 18,15-30
“Chi si farà piccolo sarà innalzato” (14). Ma i discepoli, ancora un volta, non capiscono! Infatti rimproverano coloro che presentano a Gesù dei “bimbi piccoli” (15).
Eppure, chi non riconosce di essere peccatore, chi pretende di impossessarsi coi propri meriti del regno di Dio, chi non lo “riceve come un bimbo (che non ha meriti e non conta)” questi non entrerà nel regno (17). Anche un capo vuole entrare nel regno (18). La via per entrare? Obbedire ai comandi di Dio (20). C’è altro “da fare”? No, bisogna soltanto farsi piccoli, diventare come dei bimbi che ricevono tutto…. Per questo (dice Gesù): “Vendi quanto hai, dallo ai poveri… Vieni e seguimi” (22). Ma chi è ricco, chi è attaccato ai beni e conseguentemente ai propri meriti diventa “molto triste”: non accetta (23).
Il regno di Dio (e Cristo che lo dona) è il bene più grande. Tutto il resto è “relativo”, cioè tutto deve relazionarsi al regno: a cominciare dai beni di questo mondo. Volerli “possedere” e nello stesso tempo voler “entrare nel regno” è impresa impossibile (24-25). E allora? Bisogna affidarsi a Dio, come bimbi!
Pietro e i discepoli si sono affidati “lasciando le cose proprie e seguendo Gesù” (28). E noi? Dobbiamo “sottomettere tutto” (è questo il senso di “abbandonare”) al regno di Dio, a cominciare da ciò che ci è più “proprio”: la casa e la famiglia (29). L’entrata nel regno e la vita eterna sono la ricompensa sovrabbondante di Dio (30).