Il giorno della purificazione
9 Novembre – Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense
Giovanni 2,13-22: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”
Il 9 novembre di quest’anno cade di domenica, per cui la Festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni Battista in Laterano (Roma), celebrata in questo giorno, ha la precedenza sulla XXXII Domenica del Tempo Ordinario.
Forse alla maggioranza dei cristiani tale festa può sembrare anacronistica e lontana, nel tempo e nello spazio; o addirittura inconveniente, perché centralizzante, quando si cerca di mettere in primo piano la chiesa locale. In realtà, se consideriamo il suo senso profondo come segno di unità e di comunione, come cattedra dell’annuncio della Parola ricevuta dagli apostoli e testimoniata dal martirio di Pietro e Paolo, questa festa diventa un’occasione opportuna per esprimere gioiosamente la fede nella “Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.
Le letture bibliche scelte per questo giorno sviluppano il tema del “tempio”. Nella prima lettura (Ez 47), il profeta Ezechiele, mentre si trovava in esilio a Babilonia, cerca di incoraggiare il suo popolo con la visione di un nuovo tempio, cuore pulsante di un nuovo Israele e sorgente di vita straordinaria. Nella seconda lettura (1Cor 3), san Paolo passa dal tempio fisico a quello spirituale, ricordandoci che noi siamo diventati tempio di Dio perché lo Spirito Santo abita in noi. Infine, nel Vangelo (Gv 2,13-22), in occasione della prima Pasqua del suo ministero, Gesù purifica l’antico tempio e annuncia il nuovo tempio nella propria persona.
La “madre di tutte le chiese”
Questa festa ha un’origine molto antica. Dopo l’Editto di Costantino nell’anno 313 che garantiva la libertà di culto nell’Impero Romano e poneva fine alle persecuzioni contro i cristiani, l’imperatore donò al Papa il palazzo del Laterano e, qualche anno più tardi, mandò costruire una chiesa. Consacrata il 9 novembre 324 dal papa Silvestro I con il nome di basilica del Santissimo Salvatore, fu la prima chiesa in assoluto ad essere pubblicamente consacrata.
Più volte distrutta durante il corso dei secoli, fu sempre ricostruita. È stata successivamente dedicata a san Giovanni battista e ancora a san Giovanni evangelista. L’ultima sua riedificazione avvenne sotto il pontificato di Benedetto XIII, che la riconsacrò l’anno 1724. Fu in quell’occasione che la festa venne stabilita ed estesa a tutta la cristianità. La Basilica è considerata come la principale, “la madre di tutte le chiese” del mondo. Il suo nome completo è “Basilica Papale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano”, anche se viene nominata generalmente come Basilica di San Giovanni in Laterano.
La “chiesa delle catacombe”
Oggi godiamo del diritto sacrosanto della libertà religiosa e, dalle catacombe della clandestinità, possiamo professare la nostra fede apertamente, alla luce del sole. Dimentichiamo, tuttavia, una triste realtà: la “chiesa delle catacombe” sussiste tuttora! Il diritto fondamentale alla libertà religiosa viene negato a tanti cristiani. Questo capita in alcune nazioni musulmane e in tante altre, dove dilagano fondamentalismi islamici e induisti o si sono installati dei regimi autoritari, atei o comunisti. Un cristiano su sette vive ancora in un’era pre-costantiniana e sono vittime di soprusi e persecuzioni. Sono costretti a professare la fede nella paura, tra le lacrime e il sangue.
Non possiamo dimenticare questa odierna “chiesa delle catacombe” quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia. Purtroppo questo succede quasi regolarmente. Ignoriamo la loro sofferenza. Il Cristo Re ce lo rinfaccerà: “Ero in carcere e non mi avete visitato!”
Chiesa, luogo di incontro
“Dedicare/consacrare” a Dio un luogo significa riservarlo a Dio per sua gloria e onore. Lì, in quello spazio fisico possiamo fare l’esperienza di Giacobbe: “Davvero il Signore è in questo luogo… Questa non è altro che la casa di Dio, questa è la porta del cielo” (Gn 28,16-17). O quella del re Salomone in occasione della consacrazione del tempio, quando l’Arca dell’Alleanza venne portata nel tempio e la nube della gloria del Signore riempì il santuario (1Re 8,1-11).
Ricordiamoci tuttavia che l’incontro con Dio ora avviene nella persona di Cristo e nella comunione dei fratelli: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Non c’è incontro con Dio senza l’incontro coi fratelli. Fa specie entrare nelle nostre chiese, mezze vuote, durante la celebrazione eucaristica e constatare la dispersione fisica dei fedeli. L’idea che si coglie è che ciascuno voglia incontrare il “suo” Dio evitando l’incontro col fratello. Questo tipo di religiosità non è espressione della fede cristiana!
Fuori da qui!
L’episodio dell’espulsione violenta dei venditori di animali destinati ai sacrifici e dei cambiavalute in vista delle offerte per il tempio forse non ci tocca più di tanto. Ma questa azione estrema di Gesù, collocata dall’evangelista Giovanni all’inizio del suo ministero ed in occasione della prima Pasqua, dovrebbe interrogarci. Questa manifestazione di zelo e la conseguente “purificazione del tempio” sono valide per tutti i tempi. Valgono per il tempio fisico delle nostre chiese, ma soprattutto per il tempio spirituale del nostro cuore, consacrato a Dio per il battesimo. Si direbbe che le parole di san Paolo nella seconda lettura hanno un tono di indignazione che esprime la stessa gelosia divina: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”.
Anche nel nostro cuore spesso si installano venditori e cambiavalute di ogni tipo. Prevalgono i nostri interessi e mercanteggiamo con Dio. Dall’ambone della Parola di Dio, quante volte Gesù non avrà gridato anche a noi: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”? Spesso però facciamo orecchie da mercante, ignorando il monito di Gesù: “Non potete servire Dio e mammona! (Lc 16,13).
La festa di oggi è un’ottima opportunità per prendere anche noi la frusta e cacciare via venditori e cambiavalute che si sono impadroniti del nostro cuore. Che il Signore ci conceda che lo zelo per la sua casa ci divori!
P. Manuel João Pereira Correia, mccj

P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola