Breve Lectio quotidiana del Vangelo del giorno
XXXI Settimana del Tempo Ordinario

Luca 14,12-24

Come Dio è stato misericordioso con noi chiamandoci al regno per puro amore (il nostro posto infatti è l’ultimo!), così dobbiamo fare noi con gli altri. Nella nostra vita di relazioni (il banchetto ne è un’immagine) dobbiamo agire con misericordia e gratuità. Saremo beati (fortunati) perché esperimenteremo la ricompensa di Dio nella risurrezione dei giusti (14), cioè in una vita (già da ora) rinnovata nell’amore.

“Mangiare il pane nel regno di Dio” (15) significa appunto vivere al modo di Dio, amando gratuitamente tutti. Accetteremo? Sapremo amare così? I motivi per non accettare di amare gratuitamente sono tanti e anche plausibili (campo, buoi, moglie…): di fatto sono rifiuti! Ma la casa deve riempirsi (23), cioè l’amore di Dio non si arresterà. La domanda è: “gli invitati all’amore” sapranno accettare e donare gratuitamente l’amore? (24).

Luca 14,25-35

L’uomo ha tanti beni: famiglia, cose, la propria esistenza… Il discepolo che decide di andare dietro a Gesù per il compimento pieno della volontà di Dio (25) deve considerare Gesù prima e al di sopra di tutto, perfino della propria esistenza (26). “Portare la croce e andare dietro a lui” (27) significa questo. In concreto, il discepolo dovrà chiedersi se i beni (la sua esistenza compresa) lo aiutano o lo ostacolano nella sequela di Gesù. E decidersi per lui! Se non c’è questa fondamentale disposizione non val la pena nemmeno mettersi in cammino (28-33).

Il discepolo che “vuole” seguire Gesù con decisione è come il sale buono. Il discepolo, invece, che “non vuole” distaccarsi da tutti i suoi beni per amore di Gesù cessa di essere discepolo. Infatti, è buttato “fuori” come sale che non serve (34-35).

Luca 15,1-10

Nella vita di Gesù si ripeteva abitualmente questo fatto: i peccatori andavano a lui per ascoltarlo. Egli li accoglieva con grandissima gioia, anzi creava comunione amicale (1-3). I farisei e gli scribi lo contestano. Se Gesù (dicono) pretende di essere l’inviato di Dio, deve esigere “prima” la conversione (adempimento della legge), solo “dopo” gioirà coi peccatori convertiti. Non è così. E’ giunto il tempo messianico, tempo di gioia! In Gesù che accoglie con gioia i peccatori Dio si rivela nella gratuità e pienezza del suo amore. I gesti di Gesù rivelano che Dio è alla ricerca della pecora perduta (uomo) e gioisce con amici e vicini nel ritrovarla (4-7). I gesti di Gesù rivelano che Dio è alla ricerca della moneta perduta (uomo) e gioisce con amici e vicini nel ritrovarla (8-9). Dio ricerca, anche un solo peccatore. Dio accoglie, Dio gioisce: è l’anno di misericordia del Signore. E’ il tempo della festa!

Luca 15,11-32

I gesti di Gesù rivelano che Dio è un Padre ricco di amore: divide quello che ha, lascia partire il figlio egoista, guarda nella direzione del ritorno, accoglie con un abbraccio il figlio, lo reintegra nella sua vita, gli fa una grande festa! E’ fuori di sé dalla gioia perché il figlio “era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (24). Così è fatto Dio! I gesti di Gesù (accoglie con gioia i peccatori che vanno ad ascoltarlo) sorprendono davvero! Sono gesti “nuovi”, che inaugurano tempi “nuovi”. Essi rivelano che “questo tempo” di Dio è il tempo dell’amore che accoglie nella comunione gioiosa di un banchetto. Cosa deve fare l’uomo di fronte all’amore di Dio rivelato in Gesù? Con la sua scelta il “figlio più giovane” aveva perduto il Padre e perduto se stesso. Allora deve “rientrare in se stesso” (17), incamminarsi verso il Padre e dire: “Padre, ho peccato contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio” (21). Il “figlio maggiore” deve partecipare allo stesso amore del Padre e rallegrarsi della stessa gioia. Sembra una strada facile, o almeno, più facile di quella del figlio perduto. Invece no! Il figlio “giusto” (29) non riesce a mettersi nei panni di Dio che fa festa per il ritorno del “peccatore”: ha disprezzo per il fratello e si fa arrogante nei confronti del Padre (30). Questo “giusto” rientrerà nella casa del Padre? Sì, ma soltanto se … “si convertirà” all’amore gioioso del Padre accogliendo suo fratello.

Luca 16,1-13

Le cose di questo mondo e il loro accadere (fanno tutti così!) possono diventare un insegnamento per “i figli della luce” (8), cioè i cristiani. Un amministratore deve lasciare l’amministrazione: è sul lastrico! Cosa fare? Come premunirsi per il futuro? Rinuncia ad un suo interesse immediato a favore dei debitori del padrone. Certamente (pensa) i beneficiati lo “accoglieranno” quando egli non potrà più amministrare (4). Quel servo è stato furbo e deciso! Si è assicurato il futuro rinunciando, nel presente, a qualcosa che non era suo e non era duraturo (12): i beni del suo padrone! Merita la lode del Signore, che è Gesù (8). E allora, cosa deve fare il cristiano? Deve essere fedele “nel poco”, cioè nei beni che ha ricevuto (10). La “fedeltà” consiste nel non amministrare per sé i beni di questo mondo, ma nel donarli ai poveri. Così essi “vi accoglieranno nelle dimore eterne” (9): già ora nella vita di una chiesa che esperimenta la comunione dei beni (At 4,34-35), e definitivamente al ritorno del Signore. La comunità cristiana è l’anticipo delle dimore eterne!

Luca 16,14-18

Non potete servire a Dio e a mammona (ricchezze). Lo dice con forza Gesù (13). Ma chi “ama il denaro”, e nello stesso tempo dice di riuscire benissimo ad “amare Dio” (farisei), non accetta la cosa: se la prende con Gesù e lo rifiuta con derisione (14). In realtà i farisei, con furbi compromessi, sono riusciti a creare una “loro giustizia”, stimata anche dagli uomini! Ma non è la giustizia di Dio (15). Per essere veramente “giusti” bisogna accogliere la Legge (17); anzi, bisogna portarla alle sue più alte esigenze, come nel caso dell’adulterio (18). Ma da Giovanni Battista in poi sorge una “novità”: è venuto Gesù. Con lui, il regno di Dio è “vangelo”, è “bella notizia”: è dato (16). Chi vi entra? Non più soltanto Israele che conosce la Legge, ma “ognuno” che, invece di deridere Gesù, lo accoglie come Signore. La violenza e lo sforzo per entrare (16) sono riconducibili alla fede in Gesù, “porta stretta” che conduce al regno (13,24).

Luca 16,19-31

C’è un ricco (19) che fa festa ogni giorno! Intende la vita come esibizione (abiti raffinatissimi) e godimento (lauti banchetti). Resta indifferente alle piaghe del povero Lazzaro, lasciando ai cani il compito di curarle (20-21). Questo ricco vedrà la sua condizione completamente rovesciata dopo la morte (23). Lo aveva già detto Gesù: “Guai a voi che siete sazi adesso, che ridete adesso… perché piangerete” (6,24). Una vita che si traduce in godimento continuo, noncurante delle sofferenze altrui, è “lontana” dal Signore. Come e da chi può essere “convertito” uno che imposta la sua vita così? Da un morto che risuscita? No! Solo Dio, con la forza ammonitrice della sua parola, può “convertire” l’uomo da una vita esteticamente bella, ma stupida (29-31). E’ nell’ascolto umile, vero e quotidiano della parola del Signore che uno sgretola progressivamente l’idolo del piacere che ha preso dimora in lui.

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