22 Aprile 2024
Maria Elisabetta Gandolfi
https://re-blog.it 

Il numero di aprile de Il Regno- Attualità ospita un inedito, intitolato «L’ironia della Lettera agli Ebrei». Porta la firma di un illustre biblista, il gesuita Francesco Rossi De Gasperis. È un testo a cui ha dedicato gli ultimi suoi anni di ricerca e approfondimento, come si vede dalla ricchezza e puntualità delle citazioni bibliche che offre. È un testo a cui era particolarmente affezionato, tanto da averne steso più versioni, di cui qui vi presentiamo l’ultima – sinora mai pubblicata – che porta la data del 2018. È ricco anche di riferimenti bibliografici e di vita della Chiesa attuale, come quando tratta della rinuncia di papa Benedetto XVI.

In vista del dibattiti sinodali

A dispetto della corposità, l’argomentazione procede molto linearmente ed è pervasa anche da un sottile velo ironico che verso la fine si fa sferzante, quando accenna ai disordini sessuali (e non solo) che hanno visto tra i banchi degli imputati numerosi membri del clero. Tuttavia non è questo il centro, che è invece identificato nel termine «sacerdozio».

Siamo in tempo di dibattito sinodale e su questo specifico tema si stanno spendendo alcune Chiese locali mentre impegnerà, anche se non direttamente, alcuni dei 10 gruppi di studio e dei 5 gruppi di lavoro del Sinodo (cf. Re-blog.it).

In questo spirito vi proponiamo una sintesi in 6 punti della riflessione di p. Rossi De Gasperis, rimandandovi alla lettura del testo integrale che è disponibile per tutti gli abbonati qui e per chi desidera acquistare il fascicolo on-line qui.

Due conclusioni umoristiche

• «Prima conclusione umoristica» – sono le parole di p. Francesco basate su un’ampia disamina della Lettera agli Ebrei: «Una vera ordinazione sacerdotale nel Nuovo Testamento non è più conferibile né a donne né a uomini. Essa è esplicitamente e solennemente riservata al solo Gesù» risorto. Melchisedek, è un inedito di Dio – come il Cristo –, «un fulmine trascendente di Dio tra la terra e il cielo».

• «Seconda conclusione umoristica»: la Chiesa non ha la facoltà di «conferire il sacerdozio alle donne», ma neppure agli uomini, «perché è il Cristo risorto colui che direttamente partecipa il suo sacerdozio a tutti gli uomini e alle donne battezzati, membri del suo corpo».

Siano uomini o donne

• Altra cosa sono la successione apostolica e i «ministeri dell’anzianità» (presbiterato). Afferma Rossi De Gasperis: «Il sacramento dell’ordine non conferisce alcun sacerdozio. L’unico sacerdozio, dei fedeli, che ci fa partecipare al sacerdozio di Gesù, ci viene conferito dal battesimo. Il sacramento dell’ordine designa coloro ai quali – siano uomini o donne – la Chiesa assegna alcuni servizi di amministrazione di sacramenti e di carismi pastorali del corpo ecclesiale». «Se, di fatto, storicamente, simili ministeri sono stati finora affidati solamente a maschi, non si vede in ciò alcuna motivazione teologica, ma ivi si manifesta, come in altri casi, un influsso della così detta “dominazione maschile e patriarcale” prevalente da millenni nell’organizzazione delle società civili o religiose, sia in Oriente sia in Occidente, affermatasi purtroppo anche nelle Chiese (come fu per lungo tempo il caso dell’assenza di presbiteri e vescovi cinesi o giapponesi)».

Desacralizzare, come Benedetto XVI

• La «santità sostanziale» va riconosciuta all’intero sacerdozio cristiano, mentre non vi è «alcuna sacralità funzionale propria» del ministero ordinato: in altre parole, occorre de-clericalizzare e de-sacralizzare ciò che non lo è, come ha dimostrato anche la rinuncia di papa Benedetto: «Essa ha annullato ogni sacralità che deriverebbe al papa come inerente per sempre alla sua persona dall’“elezione” al ministero di vescovo della Chiesa pellegrina in Roma».

Liberi da ogni disordine di sesso?

• «Chi è chiamato a svolgere questo ministero pastorale – sia l’episcopato sia il presbiterato – dovrebbe venire liberato da ogni obbligo ecclesiastico di celibato, riconducendo quei ministeri alla grande libertà che Paolo ci faceva respirare, pur con le sue preferenze celibatarie, fin dalle origini della Chiesa (cf. 1Cor 7,25-40) (…) Si ovvierebbe, in questo modo, alla grande ipocrisia di reclamizzare, come spesso si faceva, un cattolicesimo che nutrirebbe legioni di maschi capaci di una continenza carnale assoluta, i quali liberamente e per tutta la vita rinuncino ai piaceri naturali dell’erotismo e del sesso, sia all’autoerotismo sia a ogni rapporto etero o omosessuale, così da far credere che “cattolico” equivalga a “libero da ogni  disordine di sesso”, persino nel modo di parlarne. Tutta questa impalcatura di purezza e di astinenza sessuale, propagandata dal silenzio di una certa opinione pubblica clericale, è crollata recentemente con la inattesa rivelazione della voragine della pedofilia e d’ogni tipo di abusi sessuali da parte di una larga parte di basso e alto clero cattolico, specialmente in alcuni paesi, non escluso il Vaticano. Sembra sommamente desiderabile che, senza ignorare o negare l’integrale e perfetta castità della vita di tanti discepoli di Gesù, torniamo tutti a confessarci veri e “normali” peccatori pentiti e perdonati, che diano gloria a Dio e alla sua misericordia».

Parità battesimale

• «Andrebbe abolita ogni forma di “clero separato” e di “laicato canonico”, come pure ogni “differenza gerarchica mondana”, celebrando l’unità e la parità battesimale e sinodale di tutti i membri del popolo di Dio, ciascuno nei propri ministeri e con i suoi doni carismatici».