Sono 920 tra morti e dispersi da inizio anno nel Mediterraneo centrale. Altre 17.400 sono state riportate in Libia. Esposto di Mediterranea alla Procura di Trapani su militari libici

18 Settembre 2025
Per gentile concessione della rivista
NIGRIZIA

Non si ferma la conta delle persone morte e disperse in mare. Mentre l’OIM (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) continua ad aggiornare i numeri di un inarrestabile moria di gente che cerca un futuro differente attraversando il mare, nuovi episodi di naufragi si susseguono nel Mediterraneo centrale, rotta migratoria che si conferma ad alta mortalità.

Sabato 13 settembre, secondo quanto riferito dall’UNHCR, al largo della Libia un’imbarcazione con 74 persone, per lo più rifugiati sudanesi in fuga da guerra e fame, si è capovolta con solo 13 sopravvissuti. Una notizia che arriva in concomitanza con l’annuncio dato dall’OIM di un’altra barca andata a fuoco, con a bordo, anche qui, 75 rifugiati, sempre sudanesi. 24 in questo caso le persone sopravvissute.

Oltre un centinaio di morti, nello stesso tratto di mare, a distanza di un giorno l’uno dall’altro.

E questo porta a un aggiornamento che conta oltre 500 persone annegate e 420 disperse (in pratica 920 morti), secondo OIM Libia, dall’inizio dell’anno fino al 13 settembre. Una data che sottolinea come, alla luce dei due episodi, i numeri, che rimangono sempre approssimativi e incapaci di raccontare per davvero il fenomeno, sono già cambiati.

Così come quelli che sempre l’agenzia dell’ONU diffonde e che riguardano le persone intercettate in mare e riportate indietro in Libia: 17.402. Tra queste 15.555 uomini, 1.316 donne, 586 minori e 145 altre persone di cui non si conoscono i dati di genere.

La Libia, quella che a volte riporta indietro le persone, altre le getta in mare con violenza, stando a quanto raccontato nell’esposto alla Procura della Repubblica di Trapani dalla ONG Mediterranea, che ha fornito foto e video di quanto accaduto nella notte tra il 20 e 21 agosto a poche miglia dalla terra libica. Quando dieci giovani profughi sono stati buttati in acqua a calci da uomini che indossavano la divisa della 111ma Brigata, comandata dal viceministro alla Difesa del governo Dbeibah.

Se poi si sposta lo sguardo dal Mediterraneo all’oceano Atlantico centro-orientale, ci si accorge che anche là la conta delle persone morte in mare continua. Secondo la polizia spagnola, sarebbero oltre 50 le persone gettate in mare vive da un gruppetto di trafficanti. Per ora 19 in stato d’arresto, dopo i racconti dei sopravvissuti alla traversata avvenuta 11 giorni fa a largo delle isole Canarie.

Il caicco che aveva a bordo 248 persone migranti, avrebbe avuto problemi di malfunzionamento durante la navigazione; problemi amplificati dalle avverse condizioni meteo. Situazione difficile e degenerata quando, secondo la ricostruzione di alcuni, la difficoltà della situazione è stata attribuita a stregonerie e malocchio, scatenando a bordo una caccia al colpevole che sarebbe sfociata in un parapiglia in cui decine di persone sarebbero state gettate in mare.