
29 Agosto 2025
http://www.africarivista.it
In Ciad è scoppiata un’epidemia di colera. Il primo focolaio è stato dichiarato a metà luglio nella provincia orientale di Ouaddai e ha causato finora 75 decessi per poi estendersi alla vicina provincia di Sila. La diffusione è accelerata dalle precarie condizioni igienico-sanitarie nei campi profughi, che ospitano oltre 876.000 sfollati fuggiti dal conflitto in Sudan. In risposta all’emergenza, il governo ha ricevuto una donazione di farmaci dagli Emirati Arabi Uniti e, con il supporto di Unicef e Oms (Organizzazione mondiale della sanità), sta pianificando una campagna di vaccinazione per l’inizio di settembre. Gli operatori umanitari esprimono preoccupazione per il duplice impatto sanitario e alimentare sulla popolazione già vulnerabile.
Il quadro epidemico non riguarda solo il Ciad. Focolai di colera sono attualmente attivi in diverse nazioni africane. Il Sudan sta affrontando una delle peggiori epidemie di colera degli ultimi anni, strettamente legata al conflitto in corso. La malattia si sta diffondendo in quasi tutte le regioni del Paese, compreso il Darfur, esacerbando la già drammatica crisi umanitaria. Nella Repubblica Democratica del Congo, l’epidemia di colera è molto diffusa e ha colpito quasi tutti i distretti sanitari della capitale Kinshasa, a causa di inondazioni e scarse condizioni igieniche. Anche in Angola si sta fronteggiando una epidemia di colera, con migliaia di casi e centinaia di decessi registrati in 18 delle 21 province.
L’Unicef ha lanciato un allarme per la diffusione dell’epidemia in 12 Paesi dell’Africa occidentale e centrale, mettendo a rischio fino a 80.000 bambini. Oltre a Ciad, Rd Congo e Angola, la situazione è monitorata con attenzione anche in Nigeria e Ghana. L’Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato che circa la metà dei casi globali di colera si registrano nel continente africano.
Per far fronte a questa emergenza è stato presentato nei giorni scorsi un piano continentale di preparazione e risposta all’emergenza colera per il periodo settembre 2025-febbraio 2026. L’iniziativa, elaborata dal Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), punta a mobilitare rapidamente risorse interne per finanziare vaccini e forniture mediche, ridurre del 90% i decessi e sradicare la malattia in almeno 20 Paesi entro il 2030. Come riferisce l’agenzia stampa Anadolu, il piano è stato lanciato a Lusaka, in Zambia, presso il Mulungushi International Conference Centre, nel quadro degli incontri collaterali alla 75ª sessione del Comitato regionale Oms per l’Africa.
Il presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, nominato dall’Unione africana (Ua) ambasciatore continentale e globale per la lotta al colera, ha affermato che eliminare la malattia “non è solo un obiettivo sanitario, ma un imperativo morale, un catalizzatore di crescita economica e un passo cruciale verso l’Agenda 2063 dell’Ua”.
Jean Kaseya, direttore generale di Africa Cdc, ha sottolineato l’urgenza del piano ricordando che solo nel 2025 sono stati registrati 213.586 casi e 4.507 decessi in 23 Stati membri dell’Ua. Mohamed Janabi, direttore regionale dell’Oms per l’Africa, ha definito la roadmap “un modello strategico e tecnico in risposta diretta a un appello all’azione” che riflette la determinazione comune dei Paesi africani a eliminare il colera come minaccia per la salute pubblica.
Il colera rimane una delle principali emergenze sanitarie in Africa, con epidemie ricorrenti legate alla scarsità di acqua potabile, alle carenze igienico-sanitarie e agli spostamenti di popolazione causati da conflitti e disastri naturali. Secondo l’Oms, la regione africana è tra le più colpite al mondo: negli ultimi anni, oltre la metà dei casi globali è stata registrata nel continente. La lotta contro la malattia è quindi considerata un test cruciale per rafforzare i sistemi sanitari africani e ridurre la vulnerabilità di milioni di persone.