XX Settimana del Tempo Ordinario
Commento di Paolo Curtaz

Lunedì 18 Agosto (Feria – Verde)
Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Gdc 2,11-19 Sal 105 Mt 19,16-22: Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.
Martedì 19 Agosto (Feria – Verde)
Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Gdc 6,11-24 Sal 84 Mt 19,23-30: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Mercoledì 20 Agosto (Memoria – Bianco)
San Bernardo
Gdc 9,6-15 Sal 20 Mt 20,1-16: Sei invidioso perché io sono buono?
Giovedì 21 Agosto (Memoria – Bianco)
San Pio X
Gdc 11,29-39 Sal 39 Mt 22,1-14: Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Venerdì 22 Agosto (Memoria – Bianco)
Beata Vergine Maria Regina
Rt 1,1.3-6.14-16.22 Sal 145 Mt 22,34-40: Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
Sabato 23 Agosto (Feria – Verde)
Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17 Sal 127 Mt 23,1-12: Dicono e non fanno.
Domenica 24 Agosto (DOMENICA – Verde)
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Is 66,18-21 Sal 116 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30: Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Lunedì della XX Settimana del Tempo Ordinario
Mt 19,16-22: Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.
Gesù, nell’incontro col giovane ricco, ci offre due prospettive straordinarie per la nostra interiorità. Per avere la vita, la vita vera, la vita piena, la vita dell’Eterno, è sufficiente rispettare i comandamenti, le prescrizioni di Dio al suo popolo che ci accompagnano sin dall’infanzia. Conoscere e vivere i comandamenti senza cadere nel legalismo, coglierne l’aspetto liberante e arricchente, fidarsi di questo Dio che conosce la strada verso la pienezza e ce la indica può davvero portarci alla vita piena. Ma, a chi se la sente, Gesù propone di più: una vita spogliata, libera, povera. Libera da tutte le paure, dal possesso, dall’ansia dell’accumulo e del guadagno. Non siamo chiamati necessariamente a diventare francescani e mendicare ma a vivere col cuore leggero, sì. Un cuore conquistato dallo sguardo amorevole di Cristo, un cuore conquistato dalla follia di Dio. Il giovane ricco non se la sente. Troppo alto l’obiettivo, troppo insicura questa via. Anche noi preferiamo un presente sterile ad un ipotetico magnifico futuro. Non andiamocene tristi, fidiamoci della provocazione che il Maestro ci rivolge!
Martedì della XX Settimana del Tempo Ordinario
Mt 19,23-30: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.
Gesù è amareggiato per quanto è successo: sperava che lo sguardo amorevole con cui aveva guardato il giovane ricco sarebbe bastato a convincerlo a seguirlo abbandonando tutto ciò che possedeva, liberando il suo cuore per avere spazio per l’Assoluto. Così non è stato: le ricchezze del giovane gli hanno impedito di cogliere l’opportunità unica che aveva dinnanzi a sé. È difficile liberare il proprio cuore: dalle ricchezze e dal possesso, sì, ma anche dalle preoccupazioni, dalle ansie, dalle paure. La conversione è sempre iniziativa di Dio ma richiede una nostra convinta adesione, una scelta operativa, dei gesti concreti. Pietro è scosso, come gli altri discepoli. Ci sono dei legami interiori troppo difficili da sciogliere, macigni interiori che ci sembrano impossibili da spostare. Allora interviene Dio, lui solo può aiutarci a superare le nostre resistenze. Pietro e gli altri cercano rassicurazioni: davvero loro hanno lasciato quel poco che avevano per seguire il Signore. È così, dice Gesù, e avranno cento volte tanto. Se davvero abbiamo seguito il Maestro, anche noi sappiamo di avere ricevuto cento volte tanto…
Mercoledì 20 Agosto (Memoria – Bianco) San Bernardo
Bernardo (Digione, Francia, 1090 – Chiaravalle-Clairvaux 20 agosto 1153), dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni di santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all’umanità di Cristo e alla Vergine Madre.
Mercoledì della XX Settimana del Tempo Ordinario
Mt 20,1-16: Sei invidioso perché io sono buono?
Quanto è grande il nostro Dio? Ci concede di lavorare nella sua vigna, il mondo. Non solo: esce diverse volte durante la giornata per assumere dei braccianti a giornata, anche alla fine del giorno, quando è ormai inutile la loro presenza. Ma non vuole umiliarli, fare l’elemosina. Dio sa bene (il nostro capitalismo molto meno!) che il lavoro ci dona dignità, mantenere se stessi e la propria famiglia è fondamentale per ciascuno di noi. Lavorano nel campo anche solo un’ora, per dimostrare gratitudine verso questo folle padrone che mantiene i disoccupati con garbo. Ma questa generosità non è la stessa degli operai della prima ora i quali, vedendo dare un denaro agli ultimi, pensano di ricevere di più. Ma, una volta pagati, non chiedono ciò che pensano, ma chiedono di abbassare lo stipendio agli operai dell’ultima ora. Un denaro è la somma minima per mantenere una famiglia. Chiedono per gli altri la fame. No, non farà così il padrone, addolorato e indurito dalla pochezza interiore degli operai della prima ora. Noi, che abbiamo la fortuna di lavorare nel campo del Signore da tanto tempo, non facciamo lo stesso errore.
Giovedì 21 Agosto (Memoria – Bianco) San Pio X
Giuseppe Sarto (Treviso 1835 – Roma 20 agosto 1914), vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X. E’ il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana. Difese l’integrità della dottrina della fede, promosse la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò positivamente della questione romana e dell’Azione Cattolica, curò la formazione dei sacerdoti, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro.
Pio XII lo beatificò nel 1951 e lo canonizzò nel 1954. Il suo corpo è venerato nella basilica Vaticana.
Giovedì della XX settimana del Tempo Ordinario
Mt 22,1-14: Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.
Cosa abbiamo di meglio da fare che essere felici? E scoprirci amati e al centro di un grandioso progetto di salvezza di cui possiamo essere protagonisti? Cosa abbiamo di meglio da fare del cercare nel nostro intimo la presenza di Dio? E, una volta trovatala, lasciarla dilagare in noi? Nulla, in teoria. Eppure, spesso, ci comportiamo come gli invitati alla festa di nozze della parabola: accampiamo mille scuse e rifiutiamo l’invito. O, peggio, facciamo sparire dalla nostra vita anche chi ci ricorda l’invito. Mistero della natura umana che tanto fatica ad accogliere la felicità! Mistero della nostra povertà che rifiuta il bene! E le scuse sono sempre le stesse: abbiamo troppe cose da fare, non abbiamo tempo, non siamo capaci… Per millenni l’uomo ha scrutato le stelle per scoprire la volontà degli dei. Ora che Dio ci siede accanto, ci alziamo da tavola e ce ne andiamo… Fermiamoci un attimo, amici, facciamo il punto della situazione, alziamoci almeno una spanna da terra e proviamo a guardare alle cose in altro modo. Certo: la quotidianità ci impegna tanto, ci soffoca, ma cosa abbiamo di meglio da fare per essere felici?
Venerdì 22 Agosto (Memoria – Bianco) Beata Vergine Maria Regina
Quando un popolo è oppresso, o quando un paese è invaso da un altro, esso è per così dire nelle tenebre. L’angoscia di un individuo è una specie di oscurità. Ogni volta che un popolo o un individuo è nel buio, cerca la luce della liberazione spera ardentemente che un giorno verrà la luce.
Quando un popolo cammina nelle tenebre, è portato di solito a dedurre che Dio lo ha abbandonato. È una conclusione sbagliata, perché è stato, invece, il popolo ad abbandonare Dio. Quando il popolo si pente, comincia a ritrovare la retta via: può camminare nella luce e avere speranza.
Qualche volta, questa speranza di luce si localizza su un bambino la cui nascita può dare corpo e vita alla speranza. Per gli abitanti della Palestina settentrionale, l’invasione degli Assiri era stata oscurità e tristezza, ma la profezia di Isaia sulla nascita di un bambino era capace di infondere speranza.
L’annuncio della nascita di questo fanciullo si riferiva ad un futuro re, dotato di una notevole saggezza e prudenza, un guerriero che sarebbe stato ritenuto un eroe dal suo popolo. Con la sua potenza avrebbe riportato la pace e così l’oscurità si sarebbe cambiata in luce.
La cristianità primitiva ha visto in questo bambino portatore di speranza Gesù di Nazaret. Avendo Maria dato alla luce la speranza fatta carne, è onorata come Regina del cielo.
Gesù non fu un guerriero né un eroe. Però, insegnò la sapienza. Si dedicò al popolo. Proclamò una pace che il mondo non può dare. Non fu il tipo di re che il popolo si era immaginato, ma trasformò le tenebre in luce.
Venerdì della XX settimana del Tempo Ordinario
Mt 22,34-40: Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
Ormai è diventata una gara, un gioco. Sporco e inopportuno, ma chi se ne avvede? I farisei hanno saputo che quel falegname venuto dal nulla ha chiuso la bocca ai sadducei. Ai sadducei! Gli aristocratici di Gerusalemme, alieni alle novità, capaci di adattarsi ad ogni situazione, anche sfavorevole, come la presenza dei romani. Custodi della tradizione, inossidabili nelle loro convinzioni e nella loro religiosità mummificata. Ha chiuso loro la bocca. Bisogna reagire. Ci penserà uno scriba, un dottore della Legge, uno che ha studiato, un teologo, diremmo noi. Bisogna vincere, umiliare l’ignorante Nazareno. E pone una domanda. Per metterlo in difficoltà, per misurare la sua (supposta) poca dimestichezza con le sottigliezze dottrinali. Conosciamo la splendida risposta del Maestro, affatto superficiale. Ma che tristezza vedere brandire la Scrittura come un corpo contundente, con il preciso intento di mettere in difficoltà, di umiliare, invece che di illuminare e convertire. Stiamo attenti a non commettere anche noi lo stesso madornale errore. Non ci siano mai dispute all’interno della Chiesa, solo condivisioni.
Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario
Mt 23,1-12: Dicono e non fanno.
Gesù non è come i rabbini suoi contemporanei. E nemmeno come i sacerdoti del tempio che ostentano il loro ritrovato potere. E nemmeno come i farisei che giudicano duramente la classe sacerdotale ritenendola poco virtuosa. E nemmeno come gli esseni che aspettano la venuta del Messia come una setta apocalittica. Gesù è altro. Sempre. Onesto con chi lo segue, autentico, umile ma non viscido, modesto ma non impreparato. Arde di passione per il Padre, ama le persone che incontra, manifesta compassione, misericordia e tenerezza, sentimenti quasi proibiti all’epoca. Soprattutto se a manifestarli era un maschio adulto. Gesù è diverso, non cerca i primi posti, fossero anche legati al ruolo religioso e all’autorità. Potrebbe sollevare la folla che pende dalle sue labbra, potrebbe afferrare l’occasione e fare una setta, un movimento di nazareni, qualcosa di innovativo per la religione dell’epoca. Non è così: libero da tutti ma non da Dio, prosegue per la sua strada con assoluta coerenza, non si lascia trarre in inganno, non si lascia mettere all’angolo. E tutto questo sbalordisce le persone.
Domenica 24 Agosto (FESTA – Rosso) SAN BARTOLOMEO
Gv 1,45-51: Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità.
Filippo e Natanaele sono due nuovi discepoli di Gesù. Il primo riceve direttamente la chiamata; il secondo la riceve tramite un suo amico. I due si ritrovano in Gesù. Questo incontro ha rappresentato per loro un’esperienza di fede, un cambiamento nel loro comportamento, una nuova dimensione nel modo di vedere le cose, che li apre ad altre possibilità.
Esso ha rappresentato per loro una rottura con il passato, il penetrare in un nuovo mondo, in un nuovo tragitto di vita, poiché cercare Gesù vuol dire cercare la verità – cercare la luce, cercare Dio -.
“Vieni e vedi”… Entrare nell’intimità di Gesù significa scoprire il suo modo di vivere, vivendo con lui… cioè con gli uomini nostri fratelli. È soltanto nell’esperienza comunitaria, nell’interesse per il modo di vivere degli altri, nel fatto di rimanere e di solidarizzare con gli altri, che noi acquistiamo a poco a poco l’esperienza della nostra fede. “Vedrete il cielo aperto”… Dio si presenta e prende contatto con gli uomini, attraverso Cristo; egli vuole sentirsi vicino agli uomini, ed è tra di loro che ha fissato la sua tenda, nella comunità. Il cielo, in questa prospettiva del Vangelo, viene a noi tramite Cristo. Attraverso la nostra partecipazione, nella misura in cui lo possiamo, alla vita di Dio. Quante cose potremmo vedere e provare se noi seguissimo Gesù.
Oggi la Chiesa celebra la festa di uno degli apostoli, Bartolomeo, conosciuto anche come Natanaele. Un invito, nel cuore dell’estate, a ritrovare le radici dell’annuncio che abbiamo ricevuto.
Amo san Bartolomeo. Lo confesso pubblicamente, ad imperitura memoria. E amo la logica del Maestro Gesù, che vuole accanto a sé persone improbabili come Pietro, Matteo, Natanaele… e me. Non sappiamo molto di lui ma ciò che sappiamo ci basta. L’incontro col Signore lo racconta Giovanni nel suo Vangelo. Un incontro fatto di diffidenza e di stupore. Filippo raggiunge Natanaele che riposa sotto il fico, l’albero sotto cui si medita la Scrittura, secondo i rabbini, perché il fico, come la Parola di Dio, riempie di dolcezza il palato (e l’anima). È curioso il fatto che sia Filippo, il cui nome tradisce ascendenze pagane, a conoscere l’ultraconservatore Natanaele il quale, evidentemente, non deve essere una persona così fanatica… Appena viene a sapere che il Messia è Gesù di Nazareth obietta. Nazareth è l’unico paese di Israele che gode di un singolare privilegio: non viene mai citato dalla Scrittura, cosa mai può venire di buon da un paese così? Gesù lo raggiunge e nota la sua onestà: è uno senza peli sulla lingua, una persona zelante. Potrebbe notare che è un pettegolo, invece sottolinea il positivo. E lo conquista. Solo quando vediamo il positivo possiamo fare dei discepoli!