P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno C – Tempo Ordinario – 20a Domenica
Luca 12,49-53: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra”

Decisamente il Signore non ci lascia tranquilli nemmeno in tempo di vacanza. Dopo i suoi insegnamenti sulla preghiera, le ricchezze e la vigilanza, nelle scorse domeniche, oggi le sue parole diventano ancora più forti e sconcertanti, impiegando un linguaggio enigmatico, che è stato spesso oggetto di malinteso. Siamo sulla strada verso Gerusalemme e Gesù mette davanti ai suoi discepoli le esigenze radicali della sua sequela. Oggi però Gesù parla di sé, della sua missione e del suo destino. Lo fa attraverso tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione. Ci soffermeremo soprattutto sulla prima: il fuoco.

1. “Sono venuto a gettare FUOCO sulla terra
e quanto vorrei che fosse già acceso!”

Il fascino del fuoco sull’immaginazione umana e la sua valenza simbolica sono universali. Non ci sorprende dunque che si trovi la parola “fuoco” (esh in ebraico; pyr in greco, nella versione dei LXX) più di 400 volte nell’Antico Testamento e più di 70 volte nel Nuovo Testamento.

Il fuoco nella Bibbia è uno dei simboli più ricchi e polivalenti: può indicare sia la presenza di Dio che il suo giudizio, sia purificazione che distruzione.

  • Il fuoco è spesso legato alla manifestazione della Shekinah (la presenza visibile di Dio), come nel roveto ardente (Es 3,2), la colonna di fuoco (Es 13,21), nel monte Sinai (Es 19,18; Dt 4,12) e nelle visioni profetiche (Ez 1,27; Ap 1,14).
  • Il fuoco è spesso strumento del giudizio divino, come nel caso di Sodoma e Gomorra (Gen 19,24), e per consumare ciò che è empio (Is 66,6; Mt 25,41; Eb 12,29).
  • Il fuoco può raffigurare la purificazione spirituale, come mezzo per raffinare, purificare o santificare (Zc 13,9; Ml 3,2-3; Is 6,6-7; 1 Pt 1,7).
  • Nel Nuovo Testamento il fuoco diventa immagine dello Spirito Santo (At 2,3; Lc 3,16).
  • Il fuoco indica anche passione e amore intenso (Ct 8,6; Gr 20,9; Sal 39,4; Lc 24,32).

1. Di quale fuoco parla Gesù? Potremmo pensare al fuoco dello Spirito, ma qui sembra trattarsi soprattutto del fuoco della sua Parola, infiammata dalla passione dell’Amore divino. I Vangeli sono concordi nel presentare Gesù come un uomo appassionato. Egli è il nuovo Elia, “profeta come un fuoco; la sua parola bruciava come una torcia” (Sir 48,1), divorato dallo zelo divino (cf. 1 Re 19,10). Lo zelo di Gesù era quello di compiere la volontà del Padre (Gv 4,34; Lc 2,49). Durante la purificazione del Tempio gli apostoli si ricorderanno della parola del Salmista: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà.” (Gv 2,17).

Questo fuoco passionale si manifesta sia nell’ira contro scribi, farisei e autorità del Tempio, che avevano colonizzato la religione, come nella compassione per le folle e i malati, nella misericordia verso i peccatori e nell’amore per i suoi discepoli che “amò fino alla fine”. È di questo fuoco che Cristo vuole infiammare il mondo!

2. San Paolo ci ricorda che “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). Cosa ne abbiamo fatto? Arde ancora nel nostro cuore? Fiammeggia e divampa attorno a noi? O invece è una fiammella tremolante? Viviamo una vita cristiana tiepida? Che il Signore non abbia a dire di noi quanto ha detto della Chiesa di Laodicea: “tu non sei né freddo né caldo” (Ap 3,15-16).

3. Come riscaldare il cuore? Avvicinandoci al Fuoco! Nel “Vangelo di Tommaso”, un apocrifo del I-II secolo e che raccoglie molti detti attribuiti a Gesù, troviamo queste due affermazioni: “Ho appiccato fuoco al mondo, e guardate, lo curo finché attecchisce” (n. 10); “Chi è vicino a me è vicino al fuoco, e chi è lontano da me è lontano dal regno” (n. 82). Il Signore che non è venuto a “spegnere lo stoppino dalla fiamma smorta” (Mt 12,20) è il custode del Fuoco nel nostro cuore, ma dobbiamo avvicinarci a lui con fiducia. La paura di essere “bruciati” dal Fuoco divino è ben reale. In questo senso, commenta in chiave di mesta ironia il grande teologo e autore spirituale Von Balthasar (1905-1988):
“Se hai del fuoco nel tuo cuore, custodiscilo bene dentro un focolare incombustibile e tienilo coperto, perché se ne sprizza anche solo una scintilla e tu non l’avverti, diventerai preda delle fiamme insieme con la casa. Dio è un fuoco divorante. Stai attento a come tratti con lui, perché egli non incominci a pretendere, e tu non sai più dove ti spinge. Dio è pericoloso. Fai attenzione, egli si nasconde, comincia con un piccolo amore, con una piccola fiamma e, prima che tu te ne renda conto, ti tiene già tutto e sei prigioniero”.(da “l cuore del mondo)

4. Un’altra cosa che può capitare è che le ceneri ricoprano il fuoco. Bisogna periodicamente togliere le ceneri e ravvivare il fuoco. Il verbo greco (anazōpureō) tradotto da “ravvivare” (accendere di nuovo, riattivare il fuoco sotto le ceneri) appare una sola volta nel Nuovo Testamento, precisamente in 2 Tm 1,6, dove san Paolo si rivolge al suo discepolo Timoteo dicendo: “Ti esorto a ravvivare il dono di Dio che è in te”. A quale “ventaglio” ricorrere per ravvivare il Fuoco nel nostro cuore? Il soffio dello Spirito Santo! Ogni mattina chiediamo a lui di rimuovere le ceneri del giorno precedente perché la nuova giornata sia animata dal Fuoco dell’Amore.

5. Il cristiano è chiamato ad essere una fiaccola vivente. Anzi un roveto vivente, come quello visto da Mosè sul Sinai. Dice un detto degli antichi Padri del deserto:
“Un discepolo chiese al padre Giuseppe di Panefisi: “Che cosa devo fare ancora?”, dopo avergli descritto la sua vita di preghiera, digiuno, meditazione e purezza interiore. Allora l’anziano si alzò, sollevò le braccia verso il cielo, e le sue dita divennero come dieci fiaccole. “Se vuoi — gli disse — diventa tutto di fuoco.”

2. “Ho un BATTESIMO nel quale sarò battezzato,
e come sono angosciato finché non sia compiuto!”

Questa affermazione di Gesù è più comprensibile. Egli si riferisce alla sua morte in croce. San Giovanni insiste che Gesù “è colui che è venuto con acqua e sangue” (1 Gv 5,6-8). Gesù si è immerso nelle acque del Giordano in solidarietà con noi, ma il “battesimo” di sangue lo fa per noi. Gesù dice di “essere pressato” (senso letterale del verbo greco, piuttosto che “essere angosciato”) che ciò avvenga.

C’è un legame tra l’immagine del battesimo e quella del fuoco. Gesù parla della necessità di questo battesimo perché il Fuoco dell’Amore di Dio divampi nel mondo. Le autorità giudaiche hanno voluto spegnere il fuoco della sua parola e del suo messaggio, immergendo Gesù nelle acque della morte, ma con la sua risurrezione esploderà il Fuoco dello Spirito su tutta la terra.

3. “Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra?
No, io vi dico, ma DIVISIONE”

Questa affermazione di Gesù è ben comprensibile. La sua parola disturba e suscita inquietudine, resistenze e opposizioni. Ci risveglia dalle false paci. Ovunque Cristo entri, porta scompiglio e divisione, sia nelle coscienze che nella società e perfino nella Chiesa.

Se il messaggio di Gesù è fuoco, il cristiano è un incendiario. Scomoda i benpensanti e i sostenitori dello status quo. Denuncia i compromessi. Suscita l’opposizione di chi se ne infischia del bene comune e di chi sfrutta la natura e i poveri.

Il Fuoco del Vangelo non ci lascia in pace. Ecco perché, senza nemmeno renderci conto, cerchiamo dei sotterfugi per tenerlo un po’ alla larga. E, paradossalmente, il più sofisticato di questi sotterfugi può essere perfino la preghiera stessa, dice ancora Von Balthasar in questa sua ironica provocazione:
“Se tu non riesci a liberarti dal suo sguardo, prega allora fino a quando non lo vedi più. La cosa è possibile. Pregare fino a sbarazzarsi di Lui. Pregare il Dio vicino fino a farne un Dio lontano. Seppelliscilo di preghiere, finché Lui con la voce sua ammutolisce.” (da Il cuore del mondo)

P. Manuel João Pereira Correia, mccj