Lectio sul libro di GIOSUÈ (1)
Preparazione e ingresso nella Terra Promessa (Capitoli 1-5)
Dopo la morte di Mosè, Dio incarica Giosuè di guidare il popolo. Gli Israeliti attraversano il fiume Giordano in modo miracoloso e stabiliscono un accampamento a Gàlgala, dove rinnovano il patto con Dio.

Giosuè, capitolo 1
Analisi del Capitolo
Il Libro di Giosuè segna un nuovo capitolo nella storia d’Israele, poiché descrive il passaggio di leadership da Mosè a Giosuè e la conquista della Terra Promessa. Il primo capitolo del libro è fondamentale perché introduce Giosuè come successore di Mosè e lo prepara alla sua missione. Qui, Dio stesso offre a Giosuè istruzioni e incoraggiamenti per guidare il popolo nell’adempimento della promessa divina.
1. Dio parla a Giosuè (versetti 1-5)
Il capitolo inizia subito dopo la morte di Mosè, quando Dio si rivolge direttamente a Giosuè, figlio di Nun, definito come “servo di Mosè”. Questo passaggio di autorità è significativo perché, nonostante l’importanza di Mosè, Dio garantisce la continuità della guida divina. Giosuè non viene lasciato solo, ma riceve l’incarico di portare avanti la missione, segno che il piano divino continua oltre la vita di Mosè.
Dio gli dà l’ordine di attraversare il Giordano insieme al popolo per prendere possesso del paese promesso agli Israeliti. Viene promesso che ogni luogo che calcheranno sarà loro assegnato, secondo la promessa fatta a Mosè. I confini della terra sono chiaramente delineati: dal deserto e dal Libano fino al grande fiume Eufrate, comprendendo il paese degli Hittiti e il Mar Mediterraneo. Questa descrizione territoriale è simbolica del grande dono di Dio al suo popolo, un territorio vasto e ricco.
Dio rassicura Giosuè che nessuno potrà resistergli e che sarà con lui, come lo è stato con Mosè. Questa promessa di protezione divina è essenziale per sostenere il nuovo leader in un momento di transizione delicata.
2. Esortazione alla forza e al coraggio (versetti 6-9)
Nei versetti successivi, Dio invita ripetutamente Giosuè a essere “forte e coraggioso”. La missione che attende Giosuè non è facile: dovrà guidare un popolo complesso e, soprattutto, conquistare la Terra Promessa. L’esortazione alla forza e al coraggio non è solo fisica, ma spirituale. Dio lo invita a mantenere una stretta osservanza della Legge che Mosè aveva prescritto. La fedeltà alla Legge è la chiave per il successo: Giosuè deve meditarla giorno e notte, non deviare né a destra né a sinistra, e cercare sempre di mettere in pratica ciò che vi è scritto.
Questo invito alla riflessione continua sulla Parola di Dio è un elemento fondamentale della leadership di Giosuè. Il successo nella missione non dipenderà solo dalla strategia militare, ma dalla capacità di rimanere fedele alla volontà di Dio. Infine, Dio ribadisce la sua presenza costante: “Non temere, non spaventarti, perché il Signore tuo Dio è con te”.
3. Preparazione all’attraversamento del Giordano (versetti 10-11)
Dopo aver ricevuto queste istruzioni e incoraggiamenti, Giosuè si rivolge ai suoi scribi, ordinando loro di passare per l’accampamento e preparare il popolo per l’attraversamento del Giordano. La preparazione per attraversare il Giordano simbolizza un momento di cambiamento radicale per Israele: stanno per entrare nella Terra Promessa, un evento atteso per generazioni.
Giosuè ordina al popolo di fare provviste, poiché tra tre giorni attraverseranno il fiume. Questa attenzione ai dettagli pratici riflette la necessità di una leadership organizzata e pronta per affrontare le sfide fisiche e spirituali della conquista.
4. L’incoraggiamento alle tribù di Ruben, Gad e Manasse (versetti 12-15)
Giosuè si rivolge anche alle tribù di Ruben, Gad e alla metà della tribù di Manasse, ricordando loro l’ordine di Mosè. Queste tribù avevano già ricevuto la loro eredità al di là del Giordano, ma Giosuè ricorda che devono comunque combattere al fianco dei loro fratelli fino a quando anche loro non avranno preso possesso del proprio territorio. Solo allora potranno tornare e stabilirsi nelle loro terre.
Questa parte del capitolo sottolinea l’importanza dell’unità tra le tribù. Anche se alcune avevano già ricevuto la loro eredità, dovevano comunque aiutare gli altri a ottenere la loro, dimostrando così la solidarietà e la responsabilità collettiva.
5. La risposta delle tribù a Giosuè (versetti 16-18)
Le tribù rispondono con fedeltà e lealtà a Giosuè. Promettono di obbedire a lui come avevano obbedito a Mosè, ma aggiungono una preghiera affinché Dio sia con Giosuè come lo è stato con Mosè. Questo riconoscimento dell’importanza della presenza divina nella guida di Giosuè mostra la loro fiducia nella sua leadership e nella protezione divina.
Le tribù dichiarano che chiunque si rifiuti di obbedire a Giosuè sarà messo a morte, dimostrando così la serietà con cui intendono seguire il nuovo leader. Tuttavia, come Dio aveva fatto in precedenza, anche il popolo esorta Giosuè a essere “forte e coraggioso”.
Commento al Capitolo
Il primo capitolo di Giosuè è fondamentale per stabilire la transizione di potere e la nuova fase della storia d’Israele. Giosuè riceve la responsabilità di guidare il popolo verso la realizzazione delle promesse divine. Tuttavia, il successo di Giosuè non sarà solo frutto di strategie militari o abilità personali, ma della sua fedeltà alla legge di Dio e del coraggio che trarrà dalla fiducia in Dio.
Il capitolo rappresenta anche un forte richiamo all’unità e alla responsabilità collettiva: sebbene alcune tribù abbiano già ricevuto la loro eredità, devono comunque lottare insieme agli altri fino a quando anche i loro fratelli non avranno ottenuto ciò che è stato loro promesso.
Inoltre, l’enfasi sul coraggio e sulla fiducia in Dio diventa un tema centrale non solo per Giosuè ma per tutto il popolo d’Israele: solo attraverso la fedeltà e il rispetto della volontà divina potranno entrare e prosperare nella Terra Promessa.
Giosuè, capitolo 2
Analisi del Capitolo
Il capitolo 2 del Libro di Giosuè racconta una vicenda cruciale nella storia della conquista della Terra Promessa, incentrata sull’invio di due spie da parte di Giosuè per esplorare la città di Gerico. Questo capitolo mette in evidenza la figura di Raab, una donna cananea che, nonostante il suo ruolo di prostituta, dimostra una straordinaria fede in Dio e gioca un ruolo decisivo nell’assicurare il successo della missione degli Israeliti. Il capitolo è ricco di temi come la fede, il coraggio e la redenzione, evidenziando il modo in cui Dio può operare anche attraverso le persone più improbabili.
1. L’invio delle spie e l’incontro con Raab (versetti 1-7)
Dopo aver ricevuto l’incarico divino di conquistare la Terra Promessa, Giosuè adotta una strategia prudente inviando due spie da Sittim per esplorare Gerico, la prima città da conquistare. Questo atto ricorda l’invio delle spie da parte di Mosè in Numeri 13, ma con una differenza significativa: Giosuè agisce in modo discreto, imparando dai fallimenti del passato.
Le spie arrivano a Gerico e si rifugiano in casa di Raab, una prostituta. La scelta di rifugiarsi nella casa di Raab potrebbe essere dovuta alla posizione della sua casa, situata sulle mura della città, e alla possibilità di evitare sospetti. Tuttavia, il fatto che sia Raab a ospitarli è significativo, poiché questa donna diventa una figura centrale nella storia della salvezza di Israele.
Il re di Gerico viene informato della presenza delle spie e ordina a Raab di consegnarle. Raab, però, con astuzia, inganna i messaggeri del re, dicendo loro che gli uomini sono già fuggiti, mentre in realtà li ha nascosti sul tetto della sua casa tra gli steli di lino. Questo atto dimostra il coraggio e l’intelligenza di Raab, ma anche la sua scelta di schierarsi con il popolo d’Israele, riconoscendo in essi l’opera di Dio.
2. La confessione di fede di Raab (versetti 8-14)
Dopo aver nascosto le spie, Raab sale sul tetto e rivela loro il motivo per cui li ha aiutati: la sua fede nel Dio di Israele. Ella dichiara di essere a conoscenza delle gesta potenti del Signore, come il miracolo del Mar Rosso e la sconfitta dei re amorrei, Sicon e Og. Il popolo di Gerico è terrorizzato dalle notizie delle vittorie israelite, ma Raab va oltre il semplice timore: riconosce che il Signore è Dio in cielo e sulla terra (v. 11). Questo riconoscimento, fatto da una cananea, è straordinario, poiché dimostra che la fede in Dio non è limitata al popolo d’Israele, ma può essere accolta anche da coloro che sono al di fuori di esso.
Raab chiede dunque un atto di benevolenza in cambio del suo aiuto: chiede che la sua famiglia venga risparmiata durante la conquista della città. Le spie accettano, giurando di proteggerla e la sua famiglia a condizione che non riveli la loro missione.
3. L’accordo tra Raab e le spie (versetti 15-21)
Raab aiuta le spie a scappare da Gerico facendole calare con una corda dalla finestra della sua casa, che era parte del muro di cinta della città. Questo dettaglio è significativo, poiché la posizione della sua casa facilita la fuga delle spie e rende possibile la loro sopravvivenza.
Le spie le danno ulteriori istruzioni: dovrà appendere una cordicella di filo scarlatto alla finestra da cui li ha fatti scendere. Questo segno diventerà il simbolo del patto tra lei e gli Israeliti e servirà a distinguere la sua casa dalle altre durante la distruzione della città. Chiunque si troverà all’interno della sua casa sarà risparmiato, ma chi ne uscirà sarà responsabile della propria morte. La cordicella scarlatta ricorda altri segni di protezione nella Bibbia, come il sangue dell’agnello pasquale sugli stipiti delle porte durante l’ultima piaga in Egitto (Esodo 12), segno della protezione divina.
4. Il ritorno delle spie e il loro rapporto (versetti 22-24)
Dopo essersi nascosti per tre giorni in montagna, le spie tornano da Giosuè e gli riferiscono tutto ciò che è accaduto. La loro missione è stata un successo non solo perché hanno evitato la cattura, ma soprattutto perché hanno ricevuto informazioni cruciali: il popolo di Gerico è terrorizzato e impotente davanti agli Israeliti. La paura degli abitanti è un segno che Dio ha già predisposto la vittoria di Israele.
Riflessioni e Temi Teologici
Fede e coraggio di Raab: Raab emerge come un personaggio straordinario. Nonostante la sua professione e la sua condizione di straniera, dimostra una fede in Dio che supera quella di molti israeliti. Il suo coraggio e la sua fiducia nella potenza di Dio la rendono non solo un’eroina nella narrazione biblica, ma anche un esempio di come la fede possa nascere nei cuori più improbabili. Il Nuovo Testamento ricorda Raab come un esempio di fede (Ebrei 11:31) e le sue azioni vengono lodate come giustificate dalle opere (Giacomo 2:25).
La provvidenza divina: L’intera vicenda mostra come Dio operi anche attraverso le circostanze più difficili. Nonostante gli ostacoli, le spie riescono a portare a termine la loro missione grazie all’intervento di una donna straniera e alla guida divina. Raab riconosce che il Dio di Israele è sovrano su tutto il mondo, una dichiarazione che riecheggia la centralità del monoteismo biblico.
Il simbolo della cordicella scarlatta: La cordicella scarlatta diventa un simbolo di protezione e salvezza per Raab e la sua famiglia, simile al sangue dell’agnello nella Pasqua ebraica. Questo segno di distinzione fa eco all’idea della protezione divina che si estende a coloro che dimostrano fede e obbedienza.
Unità del popolo di Dio: Nonostante Raab sia una cananea, la sua fede la rende partecipe del piano di Dio. Questo capitolo prefigura l’inclusione di persone di altre nazioni nel popolo di Dio, un tema che verrà sviluppato nel Nuovo Testamento.
Commento al Capitolo
Il capitolo 2 del Libro di Giosuè non è solo una storia di spionaggio o strategia militare, ma un potente racconto di fede, redenzione e provvidenza divina. Raab, una figura apparentemente marginale e disprezzata, diventa uno strumento fondamentale per la vittoria di Israele, dimostrando che Dio può operare anche attraverso le persone più inaspettate. La sua fede in Dio le garantisce la salvezza e la sua storia rappresenta un richiamo universale alla possibilità di redenzione per tutti coloro che scelgono di credere nel Dio d’Israele.
Giosuè, capitolo 3
Analisi del Capitolo
Il capitolo 3 del Libro di Giosuè racconta uno dei momenti più significativi nella storia di Israele: l’attraversamento del fiume Giordano. Questo evento segna l’inizio della conquista della Terra Promessa e rappresenta un momento di profonda importanza spirituale e simbolica per il popolo d’Israele. Il passaggio attraverso il Giordano è carico di significato teologico, in quanto richiama alla memoria il passaggio del Mar Rosso, sottolineando la continuità dell’opera salvifica di Dio nel guidare il suo popolo verso il compimento delle promesse.
1. Preparativi per l’attraversamento (versetti 1-6)
Il capitolo si apre con Giosuè che si alza di buon mattino e guida il popolo verso il Giordano, dove si accampano in attesa di attraversare il fiume. L’azione di partire all’alba è un dettaglio significativo: indica prontezza e obbedienza immediata da parte di Giosuè e del popolo, segnalando l’importanza del momento.
Dopo tre giorni di attesa, gli scribi passano in mezzo all’accampamento con un’istruzione precisa: seguire l’arca dell’alleanza portata dai sacerdoti leviti. L’arca rappresenta la presenza tangibile di Dio in mezzo al suo popolo, e il popolo deve mantenere una distanza di circa duemila cubiti (circa 900 metri) per rispettare la santità dell’arca e avere una visione chiara del percorso da seguire. Questo comando richiama l’importanza del rispetto e della reverenza nei confronti della presenza divina.
Giosuè esorta il popolo a santificarsi, poiché Dio compirà meraviglie il giorno successivo. La santificazione è un atto di purificazione che simboleggia la preparazione spirituale per l’incontro con Dio. Come già avvenuto prima del Monte Sinai (Esodo 19), il popolo deve essere spiritualmente pronto a partecipare a un evento di straordinaria importanza.
2. La chiamata divina e l’ordine a Giosuè (versetti 7-13)
In questi versetti, Dio conferma il ruolo di Giosuè come successore di Mosè, promettendogli di glorificarlo agli occhi di tutto Israele, in modo che il popolo riconosca la continuità della guida divina. Così come Dio era stato con Mosè, ora sarà con Giosuè. Questa dichiarazione è essenziale per consolidare l’autorità di Giosuè, affinché il popolo lo segua con fiducia.
Dio dà a Giosuè l’ordine di far fermare i sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza sulle rive del Giordano. Questo gesto è un atto di fede: il fiume Giordano, gonfio d’acqua a causa della stagione della mietitura, rappresenta un ostacolo naturale. Tuttavia, Dio promette che le acque si divideranno quando i piedi dei sacerdoti toccheranno l’acqua. Questo miracolo sarà il segno visibile che Dio è in mezzo a loro e che scaccerà i popoli che abitano la terra di Canaan, come il Cananeo, l’Hittita e gli altri citati. Il fiume Giordano diventa così un simbolo del passaggio verso la realizzazione delle promesse divine.
3. Il miracolo del Giordano e l’attraversamento (versetti 14-17)
Il momento culminante arriva quando il popolo si mette in movimento. I sacerdoti, portando l’arca, camminano davanti al popolo. Appena i piedi dei sacerdoti si immergono nel Giordano, le acque si fermano come un argine, creando un passaggio asciutto per gli Israeliti, proprio come era avvenuto al Mar Rosso (Esodo 14). Il testo sottolinea che le acque del Giordano si fermano a una grande distanza, presso la città di Adama, mentre quelle che scorrevano verso il Mar Morto si ritirano completamente, lasciando il letto del fiume asciutto.
Questo miracolo ha un forte significato teologico. Come Dio aveva liberato gli Israeliti dall’Egitto attraverso il passaggio miracoloso del Mar Rosso, ora li introduce nella Terra Promessa con un altro intervento prodigioso. Il Giordano diventa il confine tra il deserto, simbolo della prova e dell’attesa, e la terra del compimento delle promesse. Dio conferma ancora una volta la sua fedeltà e il suo potere.
I sacerdoti, che portano l’arca, rimangono fermi nel mezzo del Giordano finché tutto il popolo non ha completato l’attraversamento. Questo dettaglio sottolinea il ruolo centrale della presenza di Dio nella vita del popolo: l’arca non si muove finché tutti gli Israeliti non sono al sicuro dall’altra parte. È Dio stesso che guida e protegge il suo popolo durante il passaggio verso la nuova terra.
Riflessioni e Temi Teologici
La continuità tra Mosè e Giosuè: Un tema centrale del capitolo è la continuità della leadership. Dio promette a Giosuè lo stesso sostegno che aveva dato a Mosè, e il miracolo del Giordano è un chiaro segno che Dio è con lui. Il popolo deve imparare a fidarsi della guida di Giosuè così come si era fidato di Mosè.
La santità e la presenza di Dio: L’arca dell’alleanza è il simbolo visibile della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il popolo deve seguirla con reverenza, mantenendo una distanza, riconoscendo che Dio è santo. La santificazione richiesta da Giosuè indica che Dio sta per compiere un’azione straordinaria e richiede che il suo popolo sia moralmente e spiritualmente preparato.
Il tema del passaggio e della trasformazione: Il passaggio attraverso il Giordano è carico di significati simbolici. Esso rappresenta la fine del pellegrinaggio nel deserto e l’inizio di una nuova fase della storia del popolo di Israele. L’acqua, che si divide, richiama il passaggio attraverso il Mar Rosso, ribadendo il tema della liberazione e del rinnovamento. Il fiume Giordano, nella teologia biblica, rappresenta spesso il confine tra il vecchio e il nuovo, tra la prova e la promessa.
Fede e obbedienza: Il popolo di Israele dimostra la sua fede seguendo le istruzioni di Giosuè senza esitazione. Anche i sacerdoti, che devono entrare nelle acque del Giordano prima che queste si fermino, agiscono con fede, fidandosi della promessa di Dio. L’obbedienza e la fede diventano la chiave per ricevere le benedizioni divine e per vedere i miracoli di Dio.
Commento al Capitolo
Il capitolo 3 del Libro di Giosuè è un capitolo di transizione, sia fisica che spirituale. Attraversando il Giordano, Israele non solo entra nella Terra Promessa, ma inizia un nuovo capitolo della sua esistenza come popolo eletto. Il miracolo del Giordano sottolinea la fedeltà di Dio alle sue promesse e la necessità di fede e obbedienza da parte del suo popolo. Il ruolo di Giosuè come leader viene confermato da Dio, e il popolo è chiamato a riconoscere la presenza costante di Dio nella loro vita, simboleggiata dall’arca dell’alleanza.
Giosuè, capitolo 4
Analisi del Capitolo
Il capitolo 4 del Libro di Giosuè è una continuazione dell’evento miracoloso dell’attraversamento del fiume Giordano, e in esso si concentra soprattutto sul memoriale eretto per commemorare questo straordinario evento. Le pietre raccolte dal fiume diventano un simbolo duraturo della fedeltà e potenza di Dio, e il capitolo sottolinea l’importanza di trasmettere la memoria di questi eventi alle generazioni future.
1. Istruzioni Divine e Preparazione del Memoriale (versetti 1-8)
Dopo che tutto il popolo ha completato l’attraversamento del Giordano, Dio dà istruzioni precise a Giosuè. Gli viene detto di scegliere dodici uomini, uno per ogni tribù, e di raccogliere dodici pietre dal luogo dove i sacerdoti si erano fermati con l’arca dell’alleanza in mezzo al fiume. Queste pietre devono essere trasportate nel luogo dove il popolo si accamperà quella notte, ovvero a Gàlgala.
Le pietre non sono solo un simbolo commemorativo, ma hanno un valore educativo: Giosuè spiega che, in futuro, quando i figli degli Israeliti chiederanno il significato di quelle pietre, i padri racconteranno loro come Dio aveva diviso le acque del Giordano davanti all’arca dell’alleanza. Questo segno fisico diventa un punto di riferimento per trasmettere la memoria collettiva delle grandi opere di Dio, promuovendo una tradizione orale che si radica nella storia del popolo e nel loro rapporto con Dio.
L’idea di erigere un memoriale è comune nella Bibbia e serve a ricordare eventi significativi nella relazione tra Dio e il suo popolo. In questo caso, le pietre non sono solo un segno per Israele, ma una testimonianza per i popoli circostanti, che avrebbero visto in esse un segno della potenza del Dio d’Israele. Questo si ricollega al desiderio divino che la sua gloria e potenza siano riconosciute non solo da Israele, ma da tutte le nazioni.
2. La seconda serie di pietre e il proseguimento del popolo (versetti 9-14)
Un dettaglio interessante in questo capitolo è che Giosuè, oltre alle dodici pietre portate via dal Giordano, colloca altre dodici pietre in mezzo al fiume, nel punto preciso dove i sacerdoti si erano fermati con l’arca dell’alleanza. Questo gesto crea un doppio memoriale: uno visibile, quello a Gàlgala, e uno nascosto, immerso nelle acque del Giordano.
Le dodici pietre rappresentano l’unità delle dodici tribù e la loro comune eredità nella terra promessa. Il numero dodici è significativo nella Bibbia, indicante spesso completezza e ordine divino. Le pietre poste nel Giordano simboleggiano il momento in cui Dio ha fermato le acque, un atto di potenza e misericordia che doveva essere ricordato per sempre.
I sacerdoti, portatori dell’arca, rimangono fermi nel Giordano fino a quando tutto il popolo non ha attraversato. Solo quando l’ultimo degli Israeliti ha messo piede sulla terraferma, i sacerdoti salgono dall’acqua e il fiume torna a scorrere normalmente. Questo gesto finale suggella il compimento del miracolo, e ancora una volta Dio dimostra il suo controllo sulle forze naturali.
Il popolo si affretta a passare il Giordano, e le tribù di Ruben, Gad e la metà della tribù di Manàsse guidano il passaggio in prima linea, armati e pronti per la battaglia. Questi sono gli stessi uomini che avevano ricevuto la loro eredità a est del Giordano, ma, come promesso, partecipano alla conquista della terra a ovest, dimostrando la loro fedeltà al resto delle tribù.
3. Il ritorno del Giordano alla sua normalità (versetti 15-18)
Dopo che l’intero popolo ha attraversato il Giordano, Dio ordina a Giosuè di far uscire i sacerdoti dall’acqua. Non appena i sacerdoti che portano l’arca toccano la riva asciutta, il fiume ritorna al suo corso naturale, gonfio e impetuoso come prima.
Questo ritorno alla normalità dopo il miracolo è simbolico della fine del periodo di prova e incertezza rappresentato dal deserto. Gli Israeliti hanno completato il loro viaggio e sono finalmente entrati nella Terra Promessa. Il Giordano, che rappresentava un ostacolo naturale, è stato superato grazie all’intervento divino, ricordando ancora una volta che Dio è colui che guida e protegge il suo popolo attraverso le sfide.
4. Gàlgala: un luogo di memoria (versetti 19-24)
Il capitolo si conclude con il popolo che si accampa a Gàlgala, il primo accampamento nella Terra Promessa, situato a est di Gerico. Giosuè erige le dodici pietre trasportate dal Giordano in questo luogo, e pronuncia un discorso ai figli d’Israele. Questo atto simbolico serve a ricordare che è stato Dio stesso a far attraversare loro il Giordano, prosciugando le sue acque così come aveva fatto con il Mar Rosso.
La menzione del Mar Rosso è significativa, poiché collega il miracolo del Giordano a quello dell’uscita dall’Egitto, ribadendo l’idea che Dio è sempre stato al fianco del suo popolo, conducendolo dalla schiavitù alla libertà, dal deserto alla Terra Promessa. L’intervento divino nel dividere le acque è un segno della sua potenza e fedeltà alle promesse fatte ai patriarchi.
Le pietre di Gàlgala non sono solo un segno per Israele, ma anche una testimonianza per tutte le nazioni. Giosuè afferma che tutti i popoli della terra dovranno riconoscere la potenza di Dio attraverso questo evento, e il popolo d’Israele è chiamato a temere il Signore per sempre. Il timore del Signore qui non è solo paura, ma rispetto e riconoscimento della grandezza e della maestà di Dio.
Riflessioni Teologiche
Memoria e Identità: Le dodici pietre simboleggiano l’importanza della memoria nella costruzione dell’identità del popolo d’Israele. Dio ordina che queste pietre siano un segno visibile e tangibile del miracolo che ha compiuto. Il ruolo della memoria è fondamentale nella trasmissione della fede da una generazione all’altra. Ogni volta che i figli di Israele vedranno le pietre, saranno spinti a chiedere il loro significato, e i padri racconteranno loro la storia della liberazione e del passaggio attraverso il Giordano.
Fede e Obbedienza: Il capitolo mette in evidenza il tema della fede e dell’obbedienza. Il popolo segue le istruzioni di Giosuè senza esitazione, dimostrando una fiducia completa nel loro nuovo leader e, soprattutto, nel Signore. Questo gesto di fede è la chiave per il successo della loro impresa e per il compimento delle promesse divine.
La Presenza di Dio: L’arca dell’alleanza, simbolo della presenza divina, è centrale in tutto il capitolo. La presenza di Dio è ciò che rende possibile il miracolo, ed è un segno tangibile che il Signore cammina con il suo popolo. Dio non è un’entità lontana e distaccata, ma è presente e attivo nella vita del suo popolo, guidandolo e proteggendolo.
La Glorificazione di Giosuè: Il capitolo conclude con la glorificazione di Giosuè agli occhi del popolo, un parallelo diretto con il modo in cui Dio aveva esaltato Mosè. Questo passaggio simbolico del potere è cruciale per assicurare la stabilità e la continuità della leadership in Israele. Il popolo ora teme e rispetta Giosuè come aveva fatto con Mosè, segno che riconosce la mano di Dio su di lui.
Commento al Capitolo
Il capitolo 4 del Libro di Giosuè è una testimonianza del ruolo centrale della memoria, della fede e dell’obbedienza nella vita del popolo d’Israele. Le dodici pietre del Giordano diventano un simbolo tangibile della presenza e della potenza di Dio, e un richiamo costante alla fedeltà verso di Lui. Attraverso questi gesti simbolici, il popolo impara che la sua identità e il suo futuro dipendono dalla capacità di ricordare e trasmettere le grandi opere di Dio da una generazione all’altra.
Giosuè, capitolo 5
Analisi del Capitolo
Il capitolo 5 del Libro di Giosuè rappresenta una tappa cruciale nel cammino del popolo d’Israele verso la conquista della Terra Promessa. Dopo l’attraversamento miracoloso del Giordano, Israele si prepara a rafforzare la sua identità e il suo rapporto con Dio attraverso riti simbolici e spirituali, come la circoncisione e la celebrazione della Pasqua. Inoltre, il capitolo culmina con l’incontro mistico tra Giosuè e il capo dell’esercito del Signore, un segno della protezione divina sul popolo.
1. Il Timore dei Re Cananei e Amorrei (versetto 1)
Il capitolo inizia con una nota strategica: i re degli Amorrei e dei Cananei si sentono sopraffatti dal timore dopo aver saputo del miracolo del Giordano. Questo dettaglio sottolinea il timore reverenziale che circonda il popolo d’Israele a causa dell’intervento divino, che non solo ha mostrato la potenza di Dio, ma ha anche preparato il terreno psicologico per le future conquiste. Il fatto che i re della regione siano terrorizzati è una chiara indicazione che Dio sta già predisponendo la vittoria per Israele.
2. La Circoncisione della Nuova Generazione (versetti 2-9)
Uno degli eventi centrali di questo capitolo è la circoncisione della nuova generazione di Israeliti. Dio comanda a Giosuè di circoncidere di nuovo il popolo, in quanto la generazione nata nel deserto non aveva ricevuto il segno dell’alleanza.
La circoncisione è un segno fondamentale dell’alleanza tra Dio e Abramo, e attraverso questo rito Israele si riconnette simbolicamente con la promessa divina. Durante i 40 anni trascorsi nel deserto, il popolo non aveva potuto compiere questo rito a causa del continuo pellegrinaggio e dell’incertezza della loro condizione. Ora che sono entrati nella Terra Promessa, questo atto diventa un rito di purificazione e un modo per riconfermare l’alleanza con Dio.
Il gesto di Giosuè ha una valenza simbolica molto forte: i figli degli uomini disobbedienti che sono morti nel deserto vengono ora circoncisi, sancendo così una nuova generazione, pronta a vivere nella fedeltà e nell’obbedienza. Questo momento è spiritualmente cruciale perché rappresenta la preparazione interiore del popolo prima della battaglia per la terra promessa. Inoltre, Dio dichiara che attraverso la circoncisione ha “allontanato l’infamia d’Egitto” (versetto 9), indicando una rottura definitiva con il passato di schiavitù e disobbedienza.
La circoncisione nella “collina di Aralot” segna quindi un nuovo inizio: una rigenerazione spirituale e fisica per il popolo, che ora è completamente pronto a ricevere e conquistare il dono della Terra Promessa.
3. La Celebrazione della Pasqua e la Fine della Manna (versetti 10-12)
Dopo la circoncisione, gli Israeliti celebrano la Pasqua. La celebrazione della Pasqua ha un significato straordinario perché è la prima celebrazione di questo rito nella Terra Promessa, il che suggella il legame tra la liberazione dall’Egitto e il compimento della promessa divina di una terra “dove scorre latte e miele”.
Un altro momento chiave di questo capitolo è la cessazione della manna. Fino a quel momento, la manna aveva accompagnato il popolo per tutto il lungo viaggio nel deserto, rappresentando la cura e la provvidenza di Dio per il suo popolo. Ora che gli Israeliti si trovano nella Terra Promessa, la manna non è più necessaria: possono finalmente nutrirsi dei prodotti della terra di Canaan, come segno della transizione da una dipendenza diretta dalla provvidenza divina a una nuova fase di autonomia, in cui possono godere delle risorse naturali della terra.
La manna cessata è simbolo del passaggio dalla provvidenza miracolosa a una fase in cui il popolo deve assumersi la responsabilità della cura della terra e del sostentamento quotidiano, un segno del loro insediamento permanente nella nuova patria.
4. L’Incontro di Giosuè con il Capo dell’Esercito del Signore (versetti 13-15)
La scena culminante del capitolo è l’incontro mistico tra Giosuè e il capo dell’esercito del Signore. Questo personaggio, che si presenta con la spada sguainata, è un simbolo della protezione divina e della presenza di Dio stesso in mezzo al popolo.
Quando Giosuè gli chiede da che parte stia, la risposta dell’uomo è sorprendente: “No, io sono il capo dell’esercito del Signore”. Questo indica che la lotta non è tra fazioni umane, ma appartiene a Dio. La vittoria non dipenderà solo dalle strategie militari, ma dalla volontà di Dio. Giosuè, comprendendo la sacralità del momento, si prostra in adorazione e toglie i sandali, un gesto di umiltà e rispetto. Questo richiama l’incontro di Mosè con Dio nel roveto ardente (Esodo 3:5), suggerendo che Giosuè è ora il nuovo strumento di Dio, incaricato di portare a compimento il piano divino.
5. Temi Teologici e Simbolici
Riconferma dell’Alleanza: La circoncisione rappresenta una riconferma tangibile dell’alleanza tra Dio e Israele. Gli Israeliti, attraverso questo rito, mostrano la loro volontà di obbedire e seguire i comandi di Dio, sancendo una nuova fase del loro rapporto con Lui.
Transizione da Dipendenza a Responsabilità: La cessazione della manna simboleggia un nuovo inizio. Gli Israeliti, che fino a quel momento avevano dipeso interamente dalla provvidenza divina, devono ora lavorare la terra e raccoglierne i frutti. Questo rappresenta una nuova fase della loro relazione con Dio, in cui la fiducia nella provvidenza si combina con il lavoro e la responsabilità.
Santità e Presenza Divina: L’incontro di Giosuè con il capo dell’esercito del Signore evidenzia la santità della missione che il popolo sta per intraprendere. Dio è presente nella battaglia e guida il popolo verso la vittoria, ma solo attraverso la loro fedeltà e obbedienza ai suoi comandi.
Obbedienza e Umiltà: Giosuè dimostra la sua leadership non solo attraverso il comando militare, ma soprattutto con la sua capacità di ascoltare e obbedire alla volontà divina. Questo atteggiamento di umiltà è fondamentale per ottenere il favore di Dio e portare il popolo alla vittoria.
Commento al Capitolo
Il capitolo 5 di Giosuè segna una serie di transizioni fondamentali nella storia d’Israele. Dopo l’attraversamento del Giordano, il popolo è pronto a entrare pienamente nella Terra Promessa, ma non prima di riconnettersi spiritualmente con Dio attraverso la circoncisione e la celebrazione della Pasqua. Il capitolo sottolinea la continuità tra il passato di Israele (la liberazione dall’Egitto e il viaggio nel deserto) e il futuro (la conquista di Canaan), mentre l’incontro tra Giosuè e il capo dell’esercito del Signore ribadisce che la conquista della terra sarà possibile solo con la guida e protezione divine.
Con questi eventi, Israele è pronto a entrare nella prossima fase della sua missione: la conquista della terra, con Dio che continua a essere al centro della loro storia e del loro destino.