Il riposo cristiano è un cambio di postura dell’anima nel quale noi ci lasciamo cullare dall’altalena che è Cristo.

di Gilberto Borghi
26 Luglio 2025
Per gentile concessione di
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Riposo
Come già visto il giubileo ha le sue origini nell’ anno “sabbatico” ebraico. In esso l’idea di fondo è proprio quella di uno stacco dalla routine ordinaria, uno spazio e un tempo liberi dalle necessità della vita, in cui l’ebreo prova a ricordare e a celebrare il senso di quella vita.
Il sabato ebraico ha proprio questo ruolo e in esso si addensano molti significati: fare memoria del valore della creazione (Gen 2, 2-3); riattivare l’alleanza con Dio (Es 31, 16-17) e la liberazione del popolo (Dt 5,15), talmente potente che travalica i confini di Israele e fa diventare il sabato un giorno di giustizia sociale e compassione per tutti i popoli (Es 20,10). Per questo finisce per diventare addirittura un momento di anticipo del mondo futuro celeste (Is 66,23).
Nel NT questi significati restano, ma si piegano maggiormente al bene della persona e alla sua vita spirituale. Gesù rispetta il sabato, ma lo interpreta mettendo al centro la persona umana e la misericordia (Mc 2, 27-28) e perciò fare il bene è la cosa migliore per celebrare il sabato (Lc 13, 15-16).
Ma soprattutto nel NT si aggiunge un nuovo significato del riposo: “Rimane dunque un riposo sabbatico per il popolo di Dio; chi entra nel suo riposo, si riposa anche lui dalle proprie opere, come Dio dalle sue” (Eb 4, 9-10). Cristo diventa il nostro riposo! Stare con lui significa appoggiare la propria anima in casa e finalmente potersi rinfrancare: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11.28).
Ecco in questo senso abbiamo bisogno di riposo! In un tempo che corre all’impazzata verso non si sa cosa, possiamo permetterci il lusso di interrompere questa follia, non solo di mettere una parentesi, più o meno ampia. Il termine greco “ristoro”, infatti, significa interrompere definitivamente una spesa energetica perché qualcuno ci libera da doverlo fare.
Riposarsi in Cristo non è solo una pausa, per poi ricominciare a spendere di nuovo in modo eccessivo. Ma un evento che ci permette di smettere di seguire la spinta interna a questa folle corsa del mondo, imparando gradualmente che non c’è nulla da cui scappare e nulla da raggiungere!
Il mondo chiede “performance”, chiede perfezione, per restare almeno a livello, nel mercato globale. E questo esaurisce l’uomo, come già Isaia sapeva bene: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia?” (Is 55,2). Cristo ci offre di abitare nella sua casa “tutti i giorni della nostra vita, per contemplare la dolcezza del Signore” (Sl 27,4) perché “il Padre vostro sa di cosa avete bisogno ancor prima che glielo chiediate” (Mt 6,8).
Il riposo cristiano è un cambio di postura dell’anima nel quale noi ci lasciamo cullare dall’altalena che è Cristo. Anche partendo dall’inquietudine spasmodica del dovere afferrare qualcosa o qualcuno; dal timore costante di essere sotto minaccia di qualcuno da cui fuggire; dalla rabbia potente di chi si sente defraudato di qualcosa che avrebbe desiderato e non ha mai raggiunto; dalla tristezza avvolgente di chi sente di aver fallito in questa ricerca della vita e non esce dal tunnel; dalla colpa oppressiva di chi sa di aver fatto del male a sé e agli altri; dalla vergogna inconfessabile di chi non si sente mai abbastanza da essere visto e riconosciuto; dall’impotenza fragile di chi non si sente adeguato a vivere ciò che la realtà sembra chiedergli.
Da tutto questo, il riposo cristiano è la possibilità di uscirne fuori: “Getta sul Signore la tua angoscia ed egli ti darà sostegno” (Sl 55,23); Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità e tu hai rimesso la colpa del mio peccato” (Sl 32,5), “gettando su di lui ogni preoccupazione, infatti egli ha cura di voi” (1 Pt 5,7), perché “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1 Gv 3,20)