20 luglio 2025
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Sono già passati 40 anni da quel 24 luglio 1985 quando Padre Ezechiele Ramin venne trucidato all’interno della fazenda Catuva, nello Stato di Mato Grosso, Brasile, molto vicina ai confini con la Rondonia. Una raffica di proiettili, ottanta circa, lo avevano colpito. Una esecuzione o meglio un omicidio politico quello compiuto quel giorno, con il solo obiettivo di eliminare una figura che col suo agire metteva in discussione un sistema che grazie al silenzio era invece proliferato. Un uomo di pace, ucciso a soli trentadue anni per la sua pacifica determinazione ad aiutare gli altri, a mettersi a disposizione in un contesto non solo molto povero ma soprattutto molto violento, dove le questioni vengono risolte in un solo modo, con l’uso delle armi da fuoc


Da Padova al Mato Grosso: 40 anni fa veniva trucidato il comboniano padre Ezechiele Ramin
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o. Non esiste una contabilità in questo senso ma tra sparizioni ed esecuzioni sono migliaia i “Sem Terra”, il movimento dei contadini senza terra che si batte per i loro diritti, che sono stati eliminati e ancora oggi episodi di questo tipo si verificano. 

Quello a cui ci riferiamo è un contesto dove la terra coltivabile è ancora oggi proprietà di poche persone visto che neppure il presidente Lula è riuscito a mettere mano in maniera profonda nella tanto attesa riforma agraria. A metà anni ottanta, quando il regime militare era ai titoli di coda, sono ancora tantissimi i latifondisti che imporre il proprio potere eliminano fisicamente gli avversari politici, figuriamoci i poveri quando manifestano per ottenere diritti basilari, come un tetto dove dormire e della terra da coltivare. Una parte di chiesa cattolica e molti preti italiani si sono spesi a favore di queste comunità e di queste persone. Per questo Padre Ezechiele Ramin è stato ucciso. 

Così in occasione di questo 40° anniversario da Padova è partita il 19 luglio, per un viaggio pellegrinaggio in Brasile, una delegazione per ricordare la figura e l’operato di padre Ezechiele che dalla città del Santo era partito molto giovane. Una trentina i partecipanti, provenienti da tutto il territorio diocesano, tra cui anche due fratelli di padre Lele, Antonio e Fabiano Ramin e l’avvocato Mariano Paolin, notaio attuario del tribunale per la rogatoria diocesana (conclusasi il 25 marzo 2017). Presente nella delegazione l’assessora di Padova, Francesca Benciolini, con deleghe alla cooperazione internazionale, pace e diritti umani. L’assessora, che partecipa a sue spese alla spedizione, porterà un messaggio del sindaco Sergio Giordani al sindaco di Cacoal insieme a una targa commemorativa, che verrà affissa nel luogo dove padre Ezechiele è stato assassinato. «È per me un grande onore rappresentare Padova in questo viaggio e poter ricordare a nome della città la vita e l’operato di Ezechiele Ramin, una vita a fianco delle persone e delle comunità che gli erano state affidate, in nome di quel sogno di giustizia sociale ed economica capace di «rinnovare la vita di giorno in giorno», come lui stesso diceva. Ezechiele resta un messaggio vivente di impegno e dedizione totali di cui la nostra città è orgogliosa, un giovane che ha seguito il suo credo dando la vita per chi gli era stato affidato, in nome di quei diritti che o sono per tutti e tutte, ovunque nel mondo, o restano dei privilegi di pochi. Per questi motivi a Padova sono stati intitolati a padre Ezechiele Ramin una strada e un asilo che, insieme al busto di bronzo a lui dedicato realizzato dallo scultore Ettore Greco e posto sul piazzale della chiesa di San Giuseppe, ci ricordano in modo tangibile la sua vita, la sua storia, il suo impegno, il suo martirio», ha detto Benciolini prima di imbarcarsi per il volo per Sao Paulo da dove poi ripartire per il Mato Groso. 

Ezechiele Ramin, nasce a Padova (parrocchia di San Giuseppe), il 9 febbraio 1953. Dopo aver frequentato le medie e conseguito la maturità classica all’Istituto vescovile Barbarigo inizia il postulantato tra i Comboniani a Firenze, dove prosegue gli studi teologici. Entra in noviziato nel 1974 a Venegono Superiore (Varese) ed emette i primi voti il 5 giugno 1976. Prosegue la sua formazione ed esperienza a Kampala (Uganda), Mirfield-Yorkshire, Chicago-USA, Campesina (Mexico), Cabo-S. Lucas (Bassa California). Il 15 maggio 1980 emette i voti perpetui, e il 28 settembre dello stesso anno, in Italia, è ordinato presbitero. Il 20 gennaio 1984 arriva in Brasile, successivamente destinato a Cacoal in Rondonia, dove prende a cuore la situazione dei popoli originari (indios) e la problematica della ripartizione delle terre assegnate ai contadini. Il 24 luglio 1985 viene ucciso. Pochi giorni dopo papa Giovanni Paolo II parlerà di lui come un «martire della carità».

Il viaggio sarà un’occasione per rendere omaggio a padre Ezechiele Ramin, visitare i luoghi dove ha operato in Rondonia a Cacoal, e in Rondolandia (Mato Grosso) dove è stato ucciso: qui, domenica 27 luglio, i pellegrini “padovani” si uniranno ai fedeli delle Diocesi di Ji-Paranà e del Mato Grosso. Sarà anche un’occasione per incontrare la realtà missionaria in Brasile e le diverse presenze “padovane”: i missionari padovani fidei donum in servizio a Roraima, nel nord del Brasile al confine con il Venezuela (don Mattia Bozzolan, don Mario Gamba, don Massimo Valente e don Mattia Bezze); il padovano mons. Lucio Nicoletto, da un anno vescovo della prelatura di São Felix don Araguaia, nel nordest del Mato Grosso; un altro padovano fidei donum, don Benedetto Zampieri, che opera in una comunità terapeutica nella periferia di Manaus. Sempre a Manaus, i pellegrini avranno modo di visitare la parrocchia dove, 15 anni fa (19 settembre 2009) venne ucciso un altro missionario diocesano, don Ruggero Ruvoletto. E non mancherà una tappa nella periferia di Rio de Janeiro, nella Diocesi di Duque de Caxias, che ha visto la presenza di missionari fidei donum padovani fino al 2018 e dove tuttora è presente don Severino Alessio.


Da Padova al Mato Grosso: 40 anni fa veniva trucidato il comboniano padre Ezechiele Ramin
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