La fede di Gesù nel post-teismo
Tre temi: la parusia, il regno di Dio e la mistica.
P. Luigi Consonni

1. LA PARUSIA DI CRISTO
[Il primo tema teologico – Parusia – è in gran parte estratto dal testo di CHRISTOPH BOTTINGHEIMER: il messaggio di Gesù sul Regno di Dio -il centro perduto della fede cristiana – Queriniana 2024. Cap.3 pag.51-61; pag.111-125 e pag. 126.128-130.]
Alcune informazioni
Nel tempo di Gesù la parusia è l’attesa gioiosa del sovrano e di Cristo. Ovviamente sono due realtà diverse. Ecco le due realtà.
— La Parusia del sovrano è l’attesa gioiosa del suo arrivo vittorioso iniziata ben prima dell’arrivo del sovrano in modo che il suo approssimarsi è annunciato vigorosamente con segnali sonori. L’arrivo è un evento agognato a lungo dagli abitanti della città. E con la festosa presenza del sovrano si chiude l’evento.
—La Parusia di Cristo è ben altro. Essa si collega alla speranza del compimento della salvezza nel Regno di Dio e con essa la speranza della redenzione universale di tutto ciò che è stato creato da Dio e attiva la dinamica della sua fede costante, essenziale e irriducibile. Ma non sarà compresa, per il “ritardo” che non avviene e non avverrà.
La Parusia di Cristo è una parola di origine greca che significa “presenza” e indica la presenza del divino. Il concetto di Parusia era riservato esclusivamente alla venuta di Cristo, venuta nella quale non c’è “ritorno” o una “seconda venuta” di Cristo, perché Parusia attende alla venuta di Cristo che è già venuto una volta. La concezione della Parusia era l’idea di una “rivelazione finale” della realtà escatologica “qui e ora” che già esiste.
La speranza nell’imminente “arrivo” del Signore – esaltato nella gloria messianica – è talmente preminente nel Nuovo Testamento che la Parusia mai ha indicato la venuta di Cristo nella carne, ne ha significato mai il “ritorno”. E nemmeno era atteso il ritorno dell’incarnazione di Gesù e neppure una rinnovata irruzione dell’eternità di Dio nel tempo passeggero. Si attendeva l’epifania, ossia la manifestazione di Cristo nel senso della realizzazione del tempo messianico con la piena presenza di Dio.
L’avvenimento imminente di Cristo, nella potenza messianica e nello splendore senza ombre, è la Parusia di Cristo, importanza centrale per il messaggio del regno di Dio e della sua accoglienza nel regno di Dio.
—L’importanza dell’attesa della Parusia.
La Parusia di Cristo ha davanti a sé il futuro, che è allo stesso tempo il futuro dei credenti, e l’attesa escatologica della chiesa primitiva non è rivolta alla risurrezione individuale e alla vita eterna ma alla venuta di Cristo
La Parusia di Cristo comporta che il mondo viene trasformato, la storia di sofferenza giunge alla sua fine, alle cose passate succede un futuro, viene fatta giustizia alle vittime e agli oppressi della storia, e, come sottolinea Paolo, ai credenti non viene donata semplicemente un’esistenza in Cristo, ma l’esistenza con Cristo.
L’esigenza cristiana non si rivolge soltanto al Signore venuto, ma si contraddistingue soprattutto per la speranza nella Parusia nella realizzazione della salvezza nel Regno di Dio e della vita nella luce. L’esistenza cristiana non ha solo una connotazione nel senso del presente, ma anche una connotazione nel senso dell’escatologia futura.
La speranza cristiana è ciò che determina l’intera esistenza a partire del futuro/presente divino e viceversa, evento unico nella storia. Il compimento della salvezza avviene in primo luogo solo con la Parusia di Cristo (“Vieni, Signore nostro”, “Vieni, Signore Gesù” (Ap. 16,22 e 22,20).
—La crisi dell’attesa della Parusia.
A causa del “ritardo” della Parusia di Cristo la chiesa primitiva si vede costretta a prepararsi a un tempo più ampio per organizzarsi nel mondo e affrontare teologicamente il fatto che la venuta di Cristo non si era verificata.
E l’attesa della Parusia è sostituita dall’apprezzamento della storia, e con essa viene reinterpretata, indebolita e addirittura rimossa. La necessità di affrontare l’attesa delusa portò a riconoscere una funzione teologica al tempo intermedio. “Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi (2Pt 3,9). Così venne condotta la missione in attesa della venuta del Signore e venne fissata la speranza dell’azione salvifica di Dio avvenuta in Gesù Cristo.
Il tempo di Gesù viene accentuato come tempo messianico, tempo finale, e a esso si collegò il presente, inteso come tempo per la decisione. Inoltre dal Gesù che annuncia la parusia si passò al Cristo annunciato, che ha già sconfitto le potenze cosmiche e ha instituito le potenze del mondo futuro nel mondo attuale. Con lui, è già arrivata la nuova creazione di Dio.
Così il messaggio di Gesù del Regno di Dio e la vita nella luce passò sullo sfondo. E dalla predicazione teocentrica di Gesù sul Regno e la mistica si passò all’annuncio cristocentrico dei discepoli. Il che portò ritenere che le cose future determinassero già ora il presente. Di conseguenza, il fatto che la Parusia non si fosse verificata non scatenò alcuna crisi di fede e sfumò l’interesse per la Parusia.
Dopo che l’attesa euforica dell’avvento imminente di Cristo non si era realizzata, a partire del secondo secolo cambiò anche l’interesse escatologico: si rivolse sempre più verso la salvezza individuale relativamente alla morte, ovvero all’aldilà post storico.
Di conseguenza si arrivò ad affermazioni estese sul giudizio finale, cielo, inferno… tanto che al posto dell’attesa prossima e dell’appello della vigilanza ad essa collegata subentrò una maggiore sensibilità per il proprio comportamento e la propria mentalità nell’aldiquà come luogo della decisione; il giudizio futuro viene dato ora: “ Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice , anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”(Mc 8,38).
Nel corso della storia si arrivò alla formazione continua di movimenti apocalittici e ad attese della fine dei tempi, in associazione con la paura del giudizio finale. E andò perduto il legame tra teologia della storia e l’escatologia, così che quest’ultima in seguito è restata concentrata fortemente sull’escatologia individuale ed è diventata una dottrina dell’“aldilà”, che ormai aveva un legame abbastanza blando con la storia dell’“al di qua”. Con l’illuminismo scompare anche l’interesse per l’Apocalisse di Giovanni e in seguito le idee apocalittiche. Si abbandonò la dimensione cosmica in opposizione a quella antropologica.
E il “Figlio dell’uomo” è stato sepolto tra le macerie del mondo escatologico in rovina; è restato vivo solo “L’uomo Gesù”. Da molto tempo è scomparso dalla coscienza della fede delle comunità cattoliche e, in collegamento a questo, l’attesa della Parusia non assume una posizione eccezionale nella chiesa e nella teologia attuale. La crisi della teologia contemporanea va ricondotta essenzialmente alla scomparsa dell’escatologia, e più precisamente dell’attesa della Parusia.
—Un’attesa della Parusia oggi?
Al contrario delle affermazioni bibliche risulta evidente che oggi la speranza nella parusia di Cristo attesa nel presente/futuro e viceversa, nel compimento della salvezza nel Regno di Dio e della vita nella luce non sembra svolgere più alcun ruolo nella vita della Chiesa, né qualche azione duratura; con esso sparisce anche l’attesa del giudizio universale.
Oggi il tema del ritardo della Parusia non ha più alcun rilievo. Ciò è più irritante perché l’escatologica di fondo e la speranza dell’avvento di Cristo occupavano uno spazio rilevante. L’oblio della Parusia costituisce uno sviluppo disastroso.
La fede di Gesù accolta dal credente senza l’attesa della Parusia è un credito che non viene mai incassato, una promessa che non viene mai presa sul serio. La fede di Gesù assunta dal credente senza l’attesa della Parusia è come una scala che non conduce da nessuna parte, ma che finisce nel vuoto.
Una chiesa che non spera nell’avvento di Cristo e che invece di aspirare al rimedio di tutte le miserie umane e non-umane si adagia nel tempo di questo mondo, non solo stravolge il messaggio di Gesù, ma non è più capace di inviare alcuno stimolo critico e di speranza alla società.
Il diffuso oblio della Parusia costituisce oggi la ragione della mancanza di stimoli e dell’auto appagamento del cristianesimo? Ne consegue che l’avvento avviene un sentimentalistico tempo natalizio, un’attesa della festa del Natale e il messaggio che la chiesa e la fede cristiana sono caratterizzati da un carattere provvisorio divenire una formula vuota.
Ciò che costituisce la chiesa come comunità dell’avvento spesso non si riesce neanche più a intuire, e ciò che è terribile inoltre è che “senza questa fede nell’avvento di Cristo…la chiesa non sarebbe altro che una curiosa associazione”. Se la speranza del futuro scompare, la fede cristiana diventa insulsa e la parola della “chiesa peregrinante” priva di contenuto.
L’attesa della Parusia che ancora manca non può essere spiegata dicendo che la venuta di Gesù si sarebbe già compiuta con l’evento della croce e della risurrezione. Se così fosse, perché allora la fede dei primi cristiani sarebbe essenzialmente piena di speranza? Forse i primi cristiani non hanno colto ad esempio il significato della morte e della risurrezione di Gesù nella profondità esistenziale? Come si potrebbe allora parlare, della professione di fede della chiesa, della morte e risurrezione di Gesù e allo stesso tempo della sua venuta nella gloria?
—La riduzione individualistica.
Con la riduzione individualista l’escatologia individuale non risolve quella universale. Se la fede di Gesù fosse sola questione di una “escatologia che si realizza nel qui e ora”, tutti ci perderebbero quanto a solidarietà e giustizia. Di fatto, una escatologia pensata in termini individualisti non riesce a essere convincente. In fin dei conti si potrebbe dire: “Più che un messianismo compiuto, la vita dei cristiani viene determinata dall’attesa del ritorno di Cristo”.
L’attesa del tempo finale svolge un ruolo eccezionale. L’elemento distintivo è l’attesa universale di Gesù Cristo e della fine imminente del mondo legata alla speranza nella salvezza escatologica.
È proprio di un mondo dominato dalle scienze naturali che la fede viene danneggiata dall’abbandono di un’ escatologia di portata cosmica a vantaggio di una escatologia cristologica-personale e del fatto che in seguito “all’oblio del cosmo” l’idea della Parusia viene interpretata in senso antropocentrico e legato al presente, venendo così integrata in una escatologia della fede senza storia e senza tempo – ad esempio -“ il Signore incontra ciascun individuo”; “A ognuno di noi il Signore appare svelando chi siamo”.
Naturalmente le problematiche delle scienze naturali sono estranee alla Bibbia e alla teologia e le scienze si dedicano a interrogativi distinti. Ma proprio considerando il dominio delle scienze naturali che non si può prescindere dalla domanda di quanto un rapporto col mondo sia immanente alla speranza cristiana del futuro e in che cosa possa contribuire a una migliore comprensione del mondo.
Risulta così difficile a questa domanda perché finora non si è riusciti a tradurre in maniera soddisfacente il mondo linguistico e immaginifico del mito del pensiero scientifico-razionale moderno. Schivare tale questione serve perciò a poco, come serve a poco anche un’escatologia della fede staccata dal tempo -al contrario.