Liturgia

Vangelo della Settimana
VI settimana di Pasqua
Commento di Paolo Curtaz


Cenacolo 2

Lunedì 26 Maggio (Memoria – Bianco)
San Filippo Neri
At 16,11-15   Sal 149   Gv 15,26-16,4: Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

Martedì 27 Maggio (Feria – Bianco)
Martedì della VI settimana di Pasqua
At 16,22-34   Sal 137   Gv 16,5-11: Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.

Mercoledì 28 Maggio (Feria – Bianco)
Mercoledì della VI settimana di Pasqua
At 17,15.22-18,1   Sal 148   Gv 16,12-15: Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

Giovedì 29 Maggio (Feria – Bianco)
Giovedì della VI settimana di Pasqua
At 18,1-8   Sal 97   Gv 16,16-20: Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Venerdì 30 Maggio (Feria – Bianco)
Venerdì della VI settimana di Pasqua
At 18,9-18   Sal 46   Gv 16,20-23: Nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

Sabato 31 Maggio (FESTA – Bianco)
VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA
Sof 3,14-18   Is 12   Lc 1,39-56: Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Domenica 1 Giugno (SOLENNITA’ – Bianco)
ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28;10,19-23; Lc 24,46-53: Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.


Liturgia

Filippo Romolo Neri nasce a Firenze il 21 luglio 1515 in una famiglia modesta. Dopo la morte della madre, cresce con il padre Francesco e una nuova matrigna affettuosa. Studia filosofia e teologia, ma la sua vera passione è la vita spirituale. A Roma dal 1534, diventa maestro per figli di nobili, ma abbandona il lusso per vivere in povertà, dedicandosi ai poveri e agli orfani. Nel 1551 diventa sacerdote e fonda un oratorio, accogliendo bambini abbandonati e insegnando loro la fede con metodi innovativi e gioiosi, lontani dalle punizioni dure dell’epoca.
Filippo sviluppa la “pedagogia del buonumore”, che lo rende amato dai giovani, ma criticato dai conservatori. Celebre per il suo spirito allegro, ripete spesso la frase “State buoni, se potete”. La sua fama cresce, e diventa un punto di riferimento spirituale per molti, con il dono di leggere nei cuori durante le confessioni. Secondo la tradizione, riceve un segno mistico quando un globo infuocato gli entra nel petto, lasciando un cuore più grande del normale.
Nel 1575, fonda la Congregazione dell’Oratorio, e la sua opera si espande, anche grazie all’aiuto di molti discepoli. Morirà il 26 maggio 1595 a Roma, dove è sepolto nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella. Patrono di educatori e giovani, è invocato contro i terremoti e per la salute delle articolazioni. La sua vita, improntata alla carità, rimane un esempio di gioiosa dedizione alla fede e al prossimo.

Lunedì della VI settimana di Pasqua
Gv 15,26-16,4: Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

Sono due a dare testimonianza: lo Spirito e i discepoli della prima ora. Lo Spirito, il Paraclito, cioè il difensore, colui che protegge dagli assalti del mondo, il primo dono ai credenti da parte del risorto. È lui, lo Spirito, che spalanca il nostro sguardo interiore quando ci mettiamo a cercare la fede, quando spieghiamo le nostre vele per raccogliere il soffio di Dio, è lui che ci porta alla verità, che ci fa “avvertire” la presenza di Dio, spalancare il cuore. Lo Spirito dona testimonianza al Figlio e al Padre, è lui che si muove per spingerci ad accogliere la Parola del Signore con determinazione. Ma il cristianesimo non è personale esperienza mistica, slegata dalla storia! La testimonianza dello Spirito illumina quella dei discepoli che ci consegnano Gesù. Se ci siamo avvicinati al Maestro è perché qualcuno ce ne ha parlato in maniera credibile e convincente. Da sempre l’evangelizzazione è possibile grazie a questi due elementi essenziali l’uno all’altro: lo Spirito che accompagna e illumina la predicazione degli apostoli. Invochiamo lo Spirito per accogliere l’annuncio dei cristiani, lasciamo che sia la concretezza della Chiesa a dare forma e dimensione all’emozione suscitata dallo Spirito!

Martedì della VI settimana di Pasqua
Gv 16,5-11: Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.

È lo Spirito il grande protagonista di queste settimane, in attesa della Pentecoste che celebreremo fra qualche domenica. Gli apostoli sono smarriti, confusi… Come possono andare avanti senza il Signore, come possono affrontare l’immane compito di annunciare il Vangelo se lui non c’è più? Gesù non la pensa così, li richiama, li rimprovera: verrà il Paraclito a condurre la sua Chiesa. A volte anche noi ci lamentiamo della presunta assenza del Signore. Non è assente, tutt’altro, è il per sempre presente grazie all’opera dello Spirito. Se avvertiamo la sua assenza, forse, dobbiamo riprendere in mano la nostra preghiera e intensificare l’invocazione dello Spirito! Se la fede diventa nostro sforzo, congettura intellettuale, (buona) abitudine culturale allora avvertiremo sempre la presenza del Signore come un vago ricordo del passato. Lo Spirito, invece, rende Gesù nostro contemporaneo e ci aiuta a capire che il peccato consiste nel non riconoscerlo come manifestazione del Padre, che la giustizia di Dio consiste nella salvezza di ogni uomo e che il maligno è ormai sconfitto. Lo Spirito soffi abbondantemente su di noi!

Mercoledì della VI settimana di Pasqua 
Gv 16,12-15: Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità.

Non siamo in grado di portare il peso di tutta la verità, perciò il Signore ci porta alla verità gradualmente. Come un bambino non può fare indigestione di tutte le nozioni del mondo, e imparare di colpo tutto ciò che c’è da sapere nella vita, così il Signore fa con noi. Dio ha detto e dato tutto, certo, ma siamo noi ad aprirci all’azione dello Spirito per capire come interpretare e vivere quanto il Signore ha detto. Noi cattolici crediamo che la Rivelazione si sia chiusa con la morte dell’ultimo apostolo (perciò le rivelazioni private, anche le poche riconosciute non sono in alcun modo vincolanti!) e il deposito della fede è completo. Ma la Chiesa, grazie all’aiuto dello Spirito, continua a scrutare le Scritture per cogliervi le mille sfumature che contiene e poter capire quanto il Signore ci vuole svelare. Anche per noi, personalmente, è così: credere è un percorso che dura tutta la vita e la conversione un atteggiamento interiore che ci coinvolge ogni giorno. Non siamo mai definitivamente credenti ma sempre cercatori della novità della presenza di Dio. Invochiamo lo Spirito, allora, per non restare inchiodati alle nostre posizioni!

Giovedì della VI settimana di Pasqua
Gv 16,16-20: Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

Spesso abbiamo l’impressione (e anche più di un’impressione) che il Signore sia lontano, o distratto. Magari abbiamo fatto un percorso di conversione, abbiamo scoperto la bellezza della fede, iniziato l’avventura della vita interiore salvo poi scoprire, dopo qualche difficoltà, che non tutto è semplice, che non tutto è radioso, e l’uomo vecchio che è dentro di noi torna a farsi sentire con prepotenza… Il rischio di lasciarsi andare allo scoramento è forte ed alcuni abbandonano la strada. Come il famoso seme della parabola, gli affanni della vita e l’incostanza soffocano la pianticella appena germinata… Che la nostra vita spirituale sia fatta di momenti splendidi e di rallentamenti è del tutto normale: non dobbiamo viverli come dei fallimenti! L’unico modo che abbiamo di vivere e di credere è procedere per tappe, alternando progressi a rallentamenti, a momenti veri e propri di stallo. Gesù, oggi, ci sprona a non cedere, a tenere duro, a non mollare. Se anche ci sono degli inevitabili momenti di tristezza (anche nel discepolo più motivato e santo!), dobbiamo fissare il nostro sguardo sulla gioia che ci sarà data quando, alla fine del percorso, vedremo Dio faccia a faccia.

Venerdì della VI settimana di Pasqua
Gv 16,20-23: Nessuno potrà togliervi la vostra gioia.

Il difficile discorso che abbiamo iniziato ieri continua oggi con un colpo d’ali che ci mette proprio di buonumore. È inevitabile che ci siano dei momenti di fatica e di stanca nel nostro percorso: ai discepoli la sofferenza non viene evitata. A volte sono sofferenze che provengono dall’esterno, altre volte dallo scoraggiamento o dalla depressione o dalla malvagità altrui, altre volte ancora la tristezza nasce dalla consapevolezza del nostro peccato. Ma, ci ammonisce Gesù, la sofferenza è evento temporaneo e non inutile. Stiamo vivendo le doglie del parto di un “noi” nuovo, diverso. Il fatto di avere conosciuto la fede, di avere aperto la nostra vita con gioia al vangelo non significa automaticamente non avere problemi o intoppi. Tutta la nostra vita è un percorso, un cammino, anche faticoso a tratti. Ma anche il parto più duro è affrontato con determinazione sapendo che stiamo dando alla luce una nuova creatura. Se anche la fede ci pone in una dimensione nuova, percorrendo la strada del discepolato siamo sempre più consapevoli che la pienezza cui aneliamo inizia qui ma finisce altrove. E alla luce di quell’altrove perseveriamo senza scoraggiarci.

Liturgia

Il vangelo ci rivela che Maria è regina della comunicazione e dell’accoglienza.
Il mistero della Visitazione, infatti, è il mistero della comunicazione mutua di due donne diverse per età, ambiente, caratteristiche e della rispettosa vicendevole accoglienza.
Due donne, ciascuna delle quali porta un segreto difficile a comunicare, il segreto più intimo e più profondo che una donna possa sperimentare sul piano della vita fisica: l’attesa di un figlio.
Elisabetta fatica a dirlo a causa dell’età, della novità, della stranezza. Maria fatica perché non può spiegare a nessuno le parole dell’angelo. Se Elisabetta ha vissuto, secondo il Vangelo, nascosta per alcuni mesi nella solitudine, infinitamente più grande è stata la solitudine di Maria. Forse per questo parte “in fretta”; ha bisogno di trovarsi con qualcuno che capisca e da ciò che le ha detto l’angelo ha capito che la cugina è la persona più adatta. Quando si incontrano, Maria è regina nel salutare per prima, è regina nel saper rendere onore agli altri, perché la sua regalità è di attenzione premurosa e preveniente, quella che dovrebbe avere ogni donna. Elisabetta si sente capita ed esclama: “Benedetta tu tra le donne”. Immaginiamo l’esultanza e lo stupore di Maria che si sente a sua volta compresa, amata, esaltata. Sente che la sua fede nella Parola è stata riconosciuta.
Il mistero della Visitazione ci parla quindi di una compenetrazione di anime, di un’accoglienza reciproca e discretissima, che non si logora con la moltitudine delle parole, che non richiede un eloquio fluviale ma che con semplici accenni di luci, di fiaccole nella notte, permette una comunicazione perfetta” [Da La donna nel suo popolo, Ed. Ancora, 1984, pp. 77ss].

Alla fine del mese dedicato alla preghiera mariana, ritroviamo la stupenda pagina dell’incontro fra Maria ed Elisabetta. Il Verbo cresce dentro la piccola Maria e con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti. Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero. E accade. Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria (ormai si è fatta donna) e capisce. La pagina di Luca è un capolavoro: l’incontro fra le due donne nel Vangelo è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni Battista che riconosce il Messia dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede imprevedibilmente realizzato il suo agognato sogno di maternità fa i complimenti alla piccola Maria. Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare i complimenti a Dio che salva lei e noi. Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza. È vero, allora: Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio – il Dio d’Israele – è qui. Non sono solo stanche promesse ascoltate dalla bocca del vecchio rabbino di Nazareth che sospirava, allo Shabbat, seguendo con il dito la pergamena consunta del rotolo di Isaia.
È vero, è tutto vero, Dio viene, infine.

Sabato della VI settimana di Pasqua
Gv 16,23-28: Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto.

Il discepolo è chiamato a chiedere al Padre nel nome di Gesù, a pregare Dio attraverso il Maestro. Perciò le nostre preghiere liturgiche terminano sempre con l’invocazione per Cristo Nostro Signore cui rispondiamo con un laconico e spento amen (che dovrebbe esprimere con forza tutta la nostra approvazione!). Gesù ci chiede di pregare il Padre nel suo nome per chiedere ciò che ci dona gioia. Molto spesso a me succede, invece, di chiedere al Padre un sacco di cose di cui penso di avere assoluta necessità senza interrogarmi se esse rappresentino o meno la sorgente della gioia profonda! Spesso le nostre preghiere non vengono esaudite perché non hanno nulla a che vedere con la nostra felicità. Chiedere a Dio di intervenire per fare cose che potremmo benissimo fare noi o per donarci soluzioni a problemi che noi per primi abbiamo contribuito a creare è perlomeno scorretto! Concentriamoci nella preghiera a Dio, per mezzo del Signore Gesù, chiedendogli tutto ciò che ci può donare veramente la gioia. Sia lo Spirito a orientare le nostre richieste perché lui solo sa di cosa abbiamo veramente bisogno.

La morte di Gesù ha costituito uno scandalo per i suoi discepoli, perché essi si erano plasmati un Cristo senza croce. Ma Gesù di Nazaret è il Messia; e non esiste altro Messia che il crocifisso e il glorificato. È attraverso la catechesi del Signore, risuscitato, che i discepoli capiscono che il Messia doveva soffrire e risuscitare dai morti. Era il disegno di Dio manifestato nelle Scritture. Il senso della croce e dell’accompagnamento dei discepoli sulla croce, si scontra con l’intelligenza, con il cuore e con i progetti dell’uomo.
Affinché i discepoli possano essere i testimoni autorizzati di Gesù Cristo, non solo devono comprendere la sua morte redentrice, ma anche ricevere lo Spirito Santo. Gesù si separa dai discepoli benedicendoli e affidandoli alla protezione di Dio Padre. Ascensione del Signore al cielo e invio dello Spirito Santo, per fare dei discepoli dei testimoni coraggiosi e per accompagnarli fino al ritorno di Gesù, sono strettamente collegati.
Lo Spirito Santo aumenterà la potenza della parola del predicatore e aprirà l’intelligenza degli ascoltatori. Della vita fragile del missionario egli farà una testimonianza eloquente di Gesù Cristo morto sulla croce e vivo per sempre. Nel mondo, al fianco dei discepoli, lo Spirito Santo sarà il grande Testimone di Gesù.