di Luca Attanasio. Giornalista e scrittore.
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7 Maggio 2025

Il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo (Rdc) è senza dubbio una delle personalità che maggiormente spiccano nel panorama ecclesiastico africano. Dall’ottobre 2020 membro del “C9” – il Consiglio dei cardinali istituito da papa Francesco nel settembre 2013 per aiutarlo nel governo della Chiesa universale e studiare un progetto di revisione della Curia romana – e riconfermato nel 2023, Ambongo è uno dei porporati più ascoltati da papa Francesco e tra i più autorevoli propugnatori di un’idea di Chiesa che metta l’Africa e il Sud globale al centro non solo nel senso dell’evangelizzazione e della cura pastorale e sociale, ma anche su una dimensione politica e geopolitica.

UN UOMO DI CHIESA CHE NON USA MEZZI TERMINI

Nato il 24 gennaio 1960 a Boto, nel Nord del Paese proprio al confine con la Repubblica Centrafricana, Fridolin Ambongo Besunga è un frate cappuccino ordinato prete nel 1988. Prima parroco, poi docente di Teologia morale all’Università cattolica di Kinshasa, è stato fatto vescovo da Benedetto XVI a fine 2004 e cardinale da papa Francesco nel marzo 2016.  Dal novembre 2018 è arcivescovo di Kinshasa e dal febbraio 2023 presidente del Secam Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar.

Fin da giovanissimo e ancora di più da quando ha cominciato a ricoprire ruoli episcopali, oltre alla dimensione pastorale, Ambongo ha assunto posizioni di rilievo politico sia per il suo Paese che per il Continente africano. L’anno di quella che potremo considerare la sua consacrazione “politica” è il 2016. All’inizio, per le sue posizioni contro violenza e conflitti, fu chiamato a testimoniare alla Corte penale internazionale dell’Aia sulle attività dei tanti signori della guerra in Congo. Per tutto l’anno è stato il principale mediatore nel percorso che ha portato all’Accordo di San Silvestro raggiunto dalla Chiesa il 31 dicembre 2016 che costrinse, solo nel 2018, il presidente Joseph Kabila a dimettersi e indire elezioni e per tutto il 2016 e il 2017 la Chiesa cattolica, con Ambongo in testa, denunciò gli abusi e organizzò manifestazioni di massa spesso soffocate nel sangue da Kabila che per lunghi mesi rifiutava di uscire di scena.

Quando a novembre del 2018 venne nominato arcivescovo di Kinshasa, il settimanale Jeune Afrique scrisse che la nomina di «un uomo di Chiesa che non usa mezzi termini» al «posto strategico [Kinshasa] potrebbe essere vista come un messaggio di fermezza da parte del Papa» nei confronti dei governanti del Congo. Che infatti non presero benissimo la scelta.

Ma al di là dell’attività svolta in patria, Ambongo si segnala quale rappresentante di un intero Continente. Dal suo Paese a tutta l’Africa, ha spesso alzato la voce contro l’”avidità dell’Occidente” e non ha mai avuto timore di fare nomi e cognomi di Stati o entità occidentali alla base del perpetrato sfruttamento di stampa coloniale dell’Africa. In una conferenza su Missione e dialogo interreligioso in Africa presso l’Università Pontificia Antonianum a Roma, a marzo 2024, ha fatto riferimento ripetutamente al modus operandi delle potenze occidentali influenti nei confronti della Repubblica Democratica del Congo e di altre Nazioni africane, parlando di una “mentalità colonialista”».

In questo senso Ambongo è senza dubbio l’uomo di Chiesa che maggiormente incarna il pensiero politico che può essere riassunto dallo slogan «giù le mani dall’Africa!», pronunciato dal Papa proprio a Kinshasa in occasione del suo viaggio in Sud Sudan e Rdc nel febbraio 2023. In questa linea, parlò di «nuovi martiri» durante una conferenza del 2024 in riferimento agli individui vittime di sfruttamento di minerali in Africa e invitò la Chiesa a «non rimanere in silenzio».

UN NUOVO “PANAFRICANISMO”

Ambongo, quindi, rappresenta un certo tipo di nuovo “panafricanismo”, in crescita esponenziale tra i giovani del Continente ma anche tra la Chiesa, che prende sempre più coscienza del ruolo che l’Africa può e deve giocare nella Chiesa e nel mondo. Il suo, però, è un panafricanismo venato di conservatorismo. La sua idea di Chiesa e di società è antitetica all’Occidente non solo in quanto inventore e perpetuatore di schiavismo, colonialismo e neo-colonialismo, ma anche perché diffusore di relativismo, di dissolutezza morale, di allontanamento dall’etica cristiana. La «cultura morale decadente» dell’Occidente secondo Ambongo, lo condurrà a un “declino inesorabile”.

La vicinanza al Papa e la volontà di mediazione [come quando scoppiò il caso sulle benedizioni per coppie gay] non nascondono certo quelle che sono le sue nette posizioni conservatrici. Non a caso, in quell’occasione, Ambongo ha avuto parole di netto rifiuto e si è allineato con il rappresentante dell’episcopato africano considerato da tutti tra i più conservatori, il cardinal Robert Sarah.

Cardinale Fridolin Ambongo © François-Régis Salefran, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Common