P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno C – Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Luca 19,28-40 (Benedizione delle palme)
Luca 22,14-23,56 (Passione del Signore)

Con la Domenica delle Palme e della Passione del Signore iniziamo la Settimana Santa, chiamata anche la Grande Settimana. Il rito della benedizione e della processione con i rami d’ulivo e le palme segna la fine della Quaresima, mentre la liturgia della Parola – soprattutto con la lettura della Passione – apre il tempo della preparazione immediata alla celebrazione del mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, ossia il Triduo Pasquale, cuore dell’anno liturgico. La Chiesa e i suoi figli vivono questa settimana come un “ritiro spirituale”, nel raccoglimento e nella preghiera, in comunione intima e profonda con il loro Signore.

Questa domenica ha due volti, due momenti ben distinti. Il primo: il rito delle Palme, seguito dalla processione, caratterizzato dalla gioia e dall’entusiasmo. Il secondo: l’Eucaristia, con la proclamazione della Passione, segnata da mestizia, fallimento e morte. Gloria e Passione, gioia e dolore, luce e tenebra, bene e male… sono misteriosamente congiunti in questa domenica. Le due dimensioni rivelano che la gloria di Dio si manifesta nella Passione di Gesù Crocifisso, scandalo per i Giudei e follia per i Gentili, secondo le parole di San Paolo.

Seguiamo anche noi “Gesù che cammina davanti a tutti salendo verso Gerusalemme”, acclamandolo con la folla festante: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”.

1. Domenica del puledro. Nel racconto di oggi, Gesù, per rivelare la sua Signoria e Regalità, dice di avere bisogno di un puledro! (Mt 21,3; Mc 11,3; Lc 19,31). È l’unica volta nei Vangeli in cui Gesù afferma di “aver bisogno” di qualcosa. Questo puledro richiama Zaccaria 9,9-10: “Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina. Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni.”
Quest’asino, simbolo di umiltà, servizio e povertà, diventa una delle immagini più belle e sconvolgenti di Dio. Il Signore ha bisogno di “somari” che siano testimoni di Cristo, che sulla croce portò la soma del peccato di tutta l’umanità. Come scrive San Paolo: “Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo” (Galati 6,2).

2. Domenica dei mantelli. “Gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada” (Lc 19,35-36). È interessante notare che, mentre Matteo e Marco parlano di mantelli e rami stesi sulla strada come segno di acclamazione, San Luca menziona solo i mantelli. Stendere i mantelli, simbolo della propria vita, era un gesto di sottomissione al re (cfr. 2 Re 9,13).
Dove abbiamo steso noi i nostri mantelli? Sulla groppa dei cavalli dei potenti? Abbiamo forse tappezzato la strada del successo, della ricchezza o del benessere? La Pasqua è un’occasione per destarci da inganni fuorvianti e rimetterci sulla scia di Cristo e della sua regalità di pace, umiltà e servizio.

3. Domenica del pianto. “Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.” (Lc 19,41-42). Come c’è una prima volta, ci sarà anche un’ultima, oltre la quale sarà troppo tardi. Allora ci sarà “pianto e stridore di denti” (Lc 13,28). Ma anche Dio piange sulle sue visite mancate!

Il racconto della Passione è la parte più antica, più sviluppata e più sacra dei Vangeli. “Questi ultimi capitoli SONO L’EVANGELO. Gli altri capitoli ne sono un commento. Il resto della Bibbia ci rivela Dio di spalle: ci dice ciò che ha fatto per noi. Qui, invece, lo vediamo faccia a faccia, in ciò che egli si è fatto per noi. Dio non ha più veli: ‘Quando avrete innalzato il Figlio dell’Uomo, allora saprete che IO-SONO’ (Gv 8,28), cioè conoscerete JaHWeH.” (Augusto Fontana)

Gli apostoli erano i “testimoni della risurrezione”. Come mai, dunque, i cristiani della prima generazione attribuirono tanta importanza alla memoria della Passione? Perché riconobbero che il pericolo di ignorare la croce di Cristo era molto concreto: sarebbe stato un tradimento del messaggio cristiano. Questo rischio, ancora oggi, rappresenta una grave tentazione per non pochi cristiani. Il kerigma, cioè l’annuncio cristiano, è un trittico che unisce indissolubilmente la passione, la morte e la risurrezione del Signore!

1. Un modo per affrontare il lungo racconto è quello di fissare l’attenzione su ciascun personaggio che interviene in questo dramma, e domandarci in quale – o in quali – ci vediamo rispecchiati. Ognuno di noi ha la sua parte in questo dramma. Ogni personaggio interpreta un ruolo in cui si compie la Scrittura. Quale parola si compie in me?

2. Una seconda modalità consiste nel soffermarci sulla bontà e sulla mansuetudine di Gesù durante la Passione.
Il Vangelo di Luca presenta un Gesù colmo di bontà e di mansuetudine. Anche nei momenti più drammatici, Luca mette in luce la delicatezza e la misericordia del Signore: accoglie Giuda con dolcezza, guarisce il servo ferito, guarda Pietro con amore, consola le donne di Gerusalemme, perdona i suoi carnefici e promette il paradiso al ladrone pentito. Persino chi lo condanna o assiste alla sua morte – Pilato, il popolo, il centurione – riconosce la sua innocenza e giustizia. Le sue ultime parole non sono di dolore, ma di fiducioso abbandono a Dio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.”
Accogliamo questo sguardo di Gesù, che ci guarisce dalle nostre debolezze e infedeltà, ci rinnova la sua amicizia e fiducia, e ridesta in noi la gioia e l’entusiasmo nel seguirlo.
Rivolgiamogli, a nostra volta, uno sguardo pieno di tenerezza, amore e gratitudine, con lo stupore e l’amore appassionato di san Paolo: Gesù, il Figlio di Dio, “mi ha amato e ha consegnato se stesso per me!” (Galati 2,20)

3. Una terza modalità potrebbe essere quella di sedersi semplicemente davanti al Crocifisso, per ascoltare quanto ci dice dalla cattedra della croce.

Buon ingresso nella Settimana Santa!

P. Manuel João Pereira Correia, MCCJ