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Di Giacomo Galeazzi
31 Marzo 2025
Per gentile concessione di
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Il Sinodo secondo Francesco. Il termine “sinodalità” va inteso come stile, come metodo e modo di agire all’interno della Chiesa. Si tratta dell’insieme di ciò che concorre al coinvolgimento e alla partecipazione di tutto il popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa. Il Vaticano ha diffuso un documento, firmato dal Papa al Gemelli, in cui si prolunga la fase di attuazione del Sinodo fino al 2028. “Era una decisione costruita nel tempo, con mesi di lavoro precedenti e al Gemelli è stato solo firmato“, precisa la sala stampa vaticana. Jorge Mario Bergoglio, dunque, ha varato un documento programmatico di ampio respiro che vede il coinvolgimento di tutte le Chiese locali. Allo stesso tempo sembra però che, con questa lunga programmazione, alcune riforme attese, come per esempio quelle sul ruolo della donna nella Chiesa, potrebbero slittare di altri tre anni. Ma anche l’avere riaperto il processo del Sinodo decidendo un timing fino al 2028 è una delle decisioni programmatiche più importanti assunte da Francesco nei 38 giorni di ricovero al Policlinico Gemelli. Il Pontefice ha sempre lavorato e governato, alternando alle terapie e fisioterapie non solo la preghiera. Ma anche il disbrigo di molte pratiche, almeno quelle per le quali c’era un avanzato lavoro istruttorio. E così per cinque settimane il decimo piano del Gemelli è davvero stato quel “Vaticano Terzo” di cui parlava Giovanni Paolo II.
Il processo sinodale della Chiesa, quindi, prosegue. Dall’ospedale Gemelli dov’era ricoverato, Francesco ha varato un calendario di appuntamenti per tutte le chiese locali per i prossimi 3 anni. “Il Papa ha approvato in maniera definitiva l’avvio di un percorso di accompagnamento e valutazione della fase attuativa da parte della Segreteria Generale del Sinodo”, scrive in una lettera a tutti i vescovi il segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech. Questo percorso interpella diocesi ed eparchie, conferenze episcopali e strutture gerarchiche delle Chiese Orientali Cattoliche. Nonché i loro raggruppamenti continentali. Avranno cura, inoltre, di coinvolgere anche istituti di vita consacrata, società di vita apostolica, associazioni laicali, movimenti ecclesiali e nuove comunità presenti nei loro territori. Troverà infine sbocco nella celebrazione di un’Assemblea ecclesiale in Vaticano nell’ottobre 2028. Per il momento, pertanto, non si procede con l’indizione di un nuovo Sinodo. Optando invece per un processo di consolidamento del percorso compiuto. La fase attuativa del Sinodo va intesa non come una semplice “applicazione” di direttive provenienti dall’alto. Ma piuttosto come un processo di “recezione” degli orientamenti espressi dal documento finale in maniera adeguata alle culture locali e ai bisogni delle comunità. Al contempo è necessario procedere insieme come Chiesa tutta, armonizzando la recezione nei diversi contesti ecclesiali.
Questo è il motivo del processo di accompagnamento e valutazione, che nulla toglie alla responsabilità di ogni Chiesa. “Il senso del percorso che sta proponendo la Segreteria del Sinodo alle Chiese locali non è di aggiungere lavoro a lavoro ma di aiutare le Chiese a camminare in stile sinodale– precisa il cardinale Grech-. E’ un processo volto a favorire il confronto tra le Chiese sulle intuizioni maturate nella fase applicativa. Dopo un periodo dedicato al lavoro di ciascuna realtà locale (fino al 2026), si desidera, nello stile sinodale, creare spazi di dialogo e di scambio di doni tra le Chiese“. E aggiunge: “Questo è uno degli aspetti più preziosi emersi dal cammino sinodale compiuto finora. L’obiettivo è che l’attuazione non avvenga in modo isolato, come se ogni diocesi o eparchia fosse una entità a sé stante, ma che si rafforzino i legami tra le Chiese a livello nazionale, regionale e continentale“. Allo stesso tempo, “questi momenti di confronto permetteranno un autentico ‘camminare insieme’, offrendo l’opportunità di valutare, in uno spirito di corresponsabilità, le scelte compiute”. Gli incontri previsti nel 2027 e all’inizio del 2028 accompagneranno così in modo naturale il cammino verso l’Assemblea ecclesiale dell’ottobre 2028.
Fin dall’inizio del pontificato il Sinodo ha seguito Francesco sulle orme di sant’Ignazio. Non è il mettersi d’accordo fingendo di ignorare le differenze. È il riconoscimento, da sempre praticato dai Gesuiti, della complessità civile ed etica del contesto mondano, con la necessità di accompagnarlo nelle sue valutazioni. Ciò non significa cedere ai princìpi e ai comportamenti mondani, bensì riconoscere la realtà e muoversi al suo interno per cambiarla. La Chiesa di Francesco non si confonde con l’etica mondana ma si colloca al suo interno per influenzarla da dentro. La linea “sinodale” di Jorge Mario Bergoglio è chiaramente la stessa applicata sempre e ovunque dai Gesuiti. In Sud America, Cina, India. Nei secoli, questa strategia è stata politicamente avversata non solo dai reazionari ma anche dai radicali come Giansenio e Pascal, per i quali il Vangelo deve essere una spada nel mondo e il discorso cristiano deve essere netto: o sì o no.
Fin dall’inizio del pontificato di Francesco al Sinodo si è riproposto uno storico dissidio nella Chiesa che andrà affrontato. Francesco è coerentemente un gesuita, nella sua accezione più nobile. Quella di Jorge Mario Bergoglio è una linea che nella storia ecclesiastica ha conosciuto radicali opposizioni. È un dissidio fondamentale che non si potrà evolvere. Non è un patteggiamento intermedio. Con la svolta al Sinodo la Chiesa di Francesco comprende la situazione etica del mondo contemporaneo ma si mette dentro, non la combatte come avversario dall’esterno. È sempre stato l’approccio dei Gesuiti, in ogni epoca e nazione. I reazionari che, non condividendo la sua presa d’atto delle odierne trasformazioni etiche e comportamentali, accusano il Papa di cedimento, di resa al mondo moderno. E il modello di Francesco e con lui del Sinodo è la comprensione ignaziana della contemporaneità. Non è tatticismo politico ma viene dalla grande mistica umanistica. Sant’Ignazio si rapportava alla lezione di Erasmo da Rotterdam e venerava san Francesco.