Possiamo vivere ciò che la vita ci regala, bene o male che sia, continuando a credere che anche lì Dio non ci molla mai?

di Gilberto Borghi
22 Marzo 2025
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Gratuità
Questa parola può essere considerata la “chiave” del Cristianesimo, quella che riassume sinteticamente il cuore di ciò che Cristo ha fatto e ha insegnato: Dio ci ama gratis!
Si tratta di un aggettivo che proviene da un avverbio, cioè non indica tanto qualcosa da fare o da credere, ma uno stile, un atteggiamento, un modo con cui fare le cose, un modo di vivere: quello in cui si vive “gratis”, senza dover pagare. Dio, nella sua vita interna, non è altro che amore gratuito perfetto e infinito, e quando si relaziona a noi lo fa con lo stesso atteggiamento. Ci regala gratuitamente l’esistenza (Ger 1,5; Gv 10,10), ci libera gratuitamente dal peccato (Ef 2,8-9; Rm 3, 23-24), ci sostiene gratuitamente nella vita (Sap 11,24-26; Mt 5,45), ci offre gratuitamente il suo Regno definitivo (Mt 20, 1-16; Lc 15, 11-32).
Eppure, nel corso della storia del cristianesimo abbiamo assistito spesso a centrature della fede molto diverse, in cui Dio appariva più come un giudice animato da criteri strettamente economici (ti do se mi dai), la vita eterna andava conquistata e il perdono di Dio doveva essere in qualche modo “pagato” dall’uomo. Per questo, ancora oggi, il giubileo fatica ad essere precipito come il luogo principale in cui la gratuità dell’amore di Dio si rende visibile e fruibile.
Ma il valore originario che gli Ebrei assegnavano al giubileo, continua ad essere valido anche per noi oggi, anche sul piano del rapporto con Dio. Oltre al significato reale, che resta vero, “liberare gli schiavi”, significa per noi che Dio vuole liberarci dalla schiavitù della vita intesa come qualcosa da “pagare” e farci fare esperienza della vita come “regalo gratuito”. “Annullare i debiti” significa che Dio azzera la somma dei nostri peccati e degli effetti di essi, ripulisce gratis la nostra fedina penale, offrendoci la possibilità di pensare che nessun male e nessun peccato ci toglierà mai il suo amore gratuito.
Così pure “Restituire le terre confiscate ai proprietari originari” significa che possiamo ritornare sempre là dove siamo stati amati originariamente, per sentire la bellezza dell’essere vivi, senza averlo chiesto. “Lasciar riposare la terra, interrompendo la coltivazione” significa che possiamo vivere molto più di gioco che di lavoro, di piacere di ciò che faccio nel presente, più che di tensione per raggiungere un obiettivo.
Ma la vita reale sembra dirci qualcosa di diverso. Come si può pensare che la vita sia un regalo gratuito quando la morte ci strappa dal cuore le persone che amiamo, quando la malattia e il dolore ci negano anche le gioie minimali dell’esistenza? La morte, la malattia, il dolore non sono forse lì a renderci impossibile l’accesso alla vita intesa come regalo?
Diventa più facile allora interpretare la vita nel rapporto tra merito e ricompensa, come moltissime religioni e spiritualità continuano a suggerire, o ancora a ritenere la vita una condizione dolorosa senza senso. Il cristianesimo si distingue, invece, perché continua caparbiamente ad annunciare una vita e una pienezza donata senza merito, accessibile a tutti, e che trova il suo senso nell’amore gratuito.
Diventa allora un miracolo credere davvero che la gratuità sia il centro della fede cristiana, perché si deve accettare che morte, malattia, dolore, siano anch’esse “gratuite”, cioè dati di realtà, immeritati e immotivati, che viviamo nella nostra carne. Questo è il vero scandalo del cristianesimo! Continuare a credere ad un Dio che ci ama gratis, proprio quando la vita si segna di morte.
Ma che succede se riusciamo a lasciare andare gratis quel segno di morte, così come gratuitamente è arrivato? Fare il giubileo è anche questo: smettere di accanirsi a voler controllare la qualità della nostra vita e lasciarci attraversare da ciò che la vita ci regala, bene o male che sia. Possiamo continuare a credere che anche lì Dio non ci molla mai?