LA VITA CONSACRA NEL CAPITOLO V DELLA “LUMEN GENTIUM”
E NEL “PERFECTAE CARITATIS”
P. Carmelo Casile, mccj
Prima parte
PREMESSA

La presente ricerca ha come obbiettivo analizzare due Documenti del Concilio Vaticano II: il Capitolo VI della Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium e il Decreto “Perfette Caritatis” sul rinnovamento della Vita Religiosa, con la finalità di cogliere l’idea e l’ideale di santità che il Concilio Vaticano II propone ai religiosi.
La ricerca segue due piste, così che il lavoro consta di due parti. Nella prima la santità della vita consacrata è cercata nel piano e nell’azione salvifica divina. I due documenti presi in esame, considerano chiaramente la santità della Vita Consacrata nella dinamica del piano salvifico divino e la collocano nel cuore del mistero della Chiesa.
Il fondamento della Vita Consacrata e le radici di tutte le esigenze appaiono così con una solida consistenza.
Appare chiaro che il Concilio fondamentalmente ci presenta il religioso impegnato nell’amore a Dio e intimamente coinvolto nella vita nella missione della Chiesa. Dio sommamente amato per se stesso e nel prossimo è il polo unico, verso il quale il religioso deve orientare tutte le sue energie e sforzo spirituale. E tutto ciò avviene nella Chiesa ed in essa costituisce un segno peculiare.
SOMMARIO
PRIMA PARTE:
La santità della Vita Consacrata nel piano e nell’azione salvifica di Dio
- 1. La Vita Consacrata, dono divino
- 2. Cristo nella santità della Vita Consacrata
- 3. L’azione dello Spirito Santo nella Vita Consacrata
- 4. Vocazione universale alla santità e santità della Vita Consacrata
- 4.1. La Vita Consacrata come forma speciale dell’unica santità della Chiesa
- 4.1-a. La Vita Consacrata come vita di speciale consacrazione
- 4.1-b. Vita Consacrata e servizio
- 4.1-c. La Vita Consacrata come segno e testimonianza
- 5. Vita Consacrata e professione dei consigli evangelici
- 5.1. Castità
- 5. 2. Povertà
- 5. 3. Obbedienza
- 6. La Vita Consacrata è uno stato di vita essenzialmente ecclesiale
SECONDA PARTE:
Il cristiano di fronte al dono della Vita Consacrata
- 1. Risposta alla chiamata di Dio
- 2. Impegno personale nella Vita Consacrata
- 2.1. La carità nella Vita Consacrata
- 2. 2. La professione dei consigli evangelici nella santità della Vita Consacrata
- 2. 2a- La professione dei consigli evangelici non è fine a se stessa
- 2. 2b- La professione dei consigli evangelici porta a seguire e a conformarsi a Cristo.
- 2. 2c- La professione dei consigli evangelici e il progresso umano del religioso
- 3. Vita ecclesiale e apostolica nella Vita Consacrata
- 4. La preghiera nella Vita Consacrata
- 5. La Vergine Maria nella Vita Consacrata
PRIMA PARTE:
La santità della Vita Consacrata nel piano e nell’azione salvifica di Dio
1. La Vita Consacrata, dono divino
La Vita Consacrata ha la sua origine nella bontà divina che si dona. È questa bontà è la fonte della santità della vita religiosa. “I consigli evangelici sono un dono che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore” (LG 43a). Alla radice di questo dono c’è l’amore di Dio, “che per primo ci ha amati” (PC 6).
Essendo dono di Dio e frutto del suo amore, si accede alla santità della Vita Consacrata per mezzo di una chiamata da parte di Dio stesso. “Un simile stato non è intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono” (LG 43b).
Colui che è chiamato alla professione dei consigli evangelici, “ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio lo ha chiamato”( LG 47; PC 1 e 5). A questo dono Dio chiama personalmente, perciò i consigli evangelici sono abbracciati secondo la personale vocazione di ciascuno (LG 46b).
Il dono della Vita Consacrata è un dono speciale e perciò limitato ad alcuni fedeli. “Da entrambe le parti ( dai chierici e dai laici) alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono nella vita della Chiesa” LG 43b).
Il concetto di dono viene chiarito con il concetto di opera. La Vita Consacrata è opera di Dio. In effetti, è come un albero piantato da Dio nella Chiesa, che in modo meraviglioso e vario si è ramificato nel campo del Signore, e ha dato origine a varie forme di vita (LG 43). “Cosicché per disegno divino si sviluppò una meravigliosa varietà di comunità religiose (PC 1b). Tale varietà è dovuta ai “differenti doni” ricevuti dalle famiglie religiose “secondo la grazie che è stata donata” (PC 8a).
La Vita consacrata è un dono che dio fa alla sua Chiesa e che la Chiesa deve custodie. “I consigli evangelici sono un dono che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva” (LG 43a).
La Chiesa è il “campo” dove Dio pianta l’ “albero” della Vita Consacrata e dove questa vita è destinata a crescere (LG 43).
Dato che il dono è fatto alla Chiesa, la Vita Consacrata è intimamente legata alla realtà profonda della Chiesa, appartiene alla Chiesa, è della Chiesa. “Lo stato costituito per la professione dei consigli evangelici, pur non concernendo la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia fermamente alla sua vita e alla sua santità” (LG 44d).
Perciò, il fedele riceve il dono della Vita Consacrata da Dio nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. “La Chiesa, con l’autorità affidatagli da Dio, riceve i voti di quelli che fanno la professione” (LG 45c). “La stessa autorità della Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di stabilirne forme stabili di vita” (LG 43a; 44a; PC 1). Nel disegno di Dio la Vita Consacrata è della Chiesa, nella Chiesa e, come si verrà più avanti, per la Chiesa, anche se passa attraverso di quei “fedeli che sono chiamati da Dio” (LG 43b).
2. Cristo nella santità della Vita Consacrata
Il dono della Vita Consacrata, che Dio fa al fedele, si realizza nella Chiesa per mezzo di Gesù Cristo. Egli è, infatti, il fondatore della Vita Consacrata. Egli è il primo religioso consacrato al Padre.
La Vita Consacrata, che si esprime nella professione “dei consigli evangelici” (LG 43a), “più fedelmente imita e continuamente rappresenta nella Chiesa la forma di vita che il figlio di Dio abbracciò quando venne al mondo per fare la volontà de Padre” (LG 44c). In effetti, “i consigli evangelici hanno la forza di maggiormente conformare il cristiano al genere di vita verginale e povera, che Cristo Signore scelse per Sé” (LG 46b); portano il cristiano a “seguire Cristo, che vergine e povero, redense e santificò gli uomini con la sua obbedienza spinta fino alla morte di croce” (PC 1c).
Questo ideale di vita che Gesù scelse per sé, Egli lo proclamo nel suo insegnamento e concretamente “lo propose ai discepoli che lo seguivano” (LG 44c). Lo stato religioso nella Chiesa si riferisce a questa proposta evangelica. “ I consigli evangelici della castità consacrata a Dio, della povertà e dell’obbedienza sono fondati sulle parole e sugli esempi del signore” (LG 43a).
“Il raggiungimento della carità perfetta per mezzo dei consigli evangelici trae origine dalla dottrina e dagli esempi del Divino Maestro” (PC 1a). Per questo, ”fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che per mezzo della pratica dei consigli evangelici intesero seguire Cristo con maggiore libertà e seguirlo più da vicino, e condussero, ciascuno a loro modo una vita consacrata a Dio” (PC 1b). Così “si svilupparono varie forme di vita solitaria o comune e varie famiglie” (LG 43a).
La Vita Consacrata realizza l’imitazione della vita di Gesù Cristoin tutti i suoi aspetti, nella totalità del suo mistero.
“I religiosi pongano ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli: sia nella sua contemplazione sul monte, sia nel suo annuncio del regno di Dio alle turbe, sia quando risana i malati e gli infermi e converte a miglior vita i peccatori, sia quando benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, sempre obbediente alla volontà del Padre che lo ha mandato” (LG 46a).
“La meravigliosa varietà di famiglie religiose…. ha molto contribuito a far sì che la Chiesa appaia come una sposa adornata per il suo sposo” (PC 1b).
Lo stato religioso “dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della potenza di Cristo-Re” (LG 44c).
La santità della Vita Consacrata si realizza in Cristo e per mezzo di Cristo. Dio si comunica a noi per mezzo di Cristo e in Cristo. E noi siamo fatti religiosi del Padre nell’Unico Religioso del Padre che è Cristo. “Ognuno poi che è chiamato alla professione dei consigli, ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio l’ha chiamato, per una più grande santità della Chiesa e per la maggior gloria della Trinità, una e indivisa, la quale in Cristo e per mezzo di Cristo è la fonte e l’origine di ogni santità” (LG 47).
Tutti coloro che professano fedelmente i consigli evangelici “si consacrano di modo speciale al Signore…, si uniscono a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita…, sempre più vivono per Cristo e per il suo Corpo che è la Chiesa” (PC 1c).
“I religiosi, fedeli alla loro professione, lasciando ogni cosa per amore di Cristo, lo seguano come l’unica cosa necessaria” (PC 5d; 2a; 8). Così Cristo come mediatore appare al centro ella Vita Consacrata.
3. L’azione dello Spirito Santo nella Vita Consacrata
“Lo stato religioso dimostra a tutti gli uomini la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa” (LG 44c).
In effetti:
La Vita Consacrata è abbracciata per un impulso dello Spirito Santo: “Molti di essi, dietro l’impulso dello Spirito Santo, o vissero una vita solitaria o fondarono famiglie religiose…”(PC 1b). “I religiosi, mossi dallo Spirito Santo, si sottomettono in spirito di fede ai Superiori (PC 14a).
È lo Spirito Santo che suscita le diverse forme di Vita Consacrata nella Chiesa: “La Gerarchia ecclesiastica, seguendo docilmente gli impulsi dello spirito Santo, accoglie le regole proposte da esimi uomini e donne” (LG 45a; PC 1b).
È lo Spirito Santo che guida la Chiesa per interpretare, regolare la pratica dei consigli evangelici e per stabilire forme stabili di vita in conformità con i consigli evangelici: “L’autorità della Chiesa, sotto la guida dello spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica, e anche di stabilirne forme stabili di vita” (LG 43a).
È lo Spirito Santo che sotto il suo influsso porta la Vita Consacrata a rinnovarsi e ad esprimersi in forme nuove (PC 2; 8b).
In conclusione: La Trinità è la fonte e l’origine della santità della Vita Consacrata; la santità della Vita Consacrata tende a sua volta verso la maggior gloria della Trinità: il Figlio nel Padre, noi nel Figlio, nell’unico abbraccio dello Spirito. “Ognuno che è chiamato alla professione dei consigli, ponga ogni cura nel perseverare e maggiormente eccellere nella vocazione a cui Dio l’ha chiamato, per una più grande santità della Chiesa e per la maggior gloria della Trinità, una e indivisa, la quale in Cristo e per mezzo di Cristo è la fonte e l’origine di ogni santità” (LG 47).
4. Vocazione universale alla santità e santità della Vita Consacrata
4.1 La vita consacrata come forma speciale dell’unica santità della Chiesa
La Vita Consacrata realizza nella maniera che le è propria la vocazione universale alla santità; è il cammino “speciale” nell’universale chiamata alla santità (LG 44a; PC 1c) e “appare come una splendida caratteristica del Regno dei Cieli” (PC 1a).
“Un simile stato non è intermedio tra la condizione clericale e laicale, ma da entrambe le parti alcuni fedeli sono chiamati da Dio a fruire di questo speciale dono nella vita della” (LG 43b). Il tratto essenziale di questa peculiarità è indicato con il termine “consacrazione”, seguito da quello di “servizio” e di “segno-testimonianza”.
Il numero 44 della Lumen Gentium contiene in sintesi questi tre elementi della vita religiosa:
“Con i voti o altri impegni sacri simili ai voti secondo il modo loro proprio, il fedele si obbliga all’osservanza dei tre predetti consigli evangelici; egli si dona totalmente a Dio amato al di sopra di tutto, così da essere con nuovo e speciale titolo destinato al servizio e all’onore di Dio. Già col battesimo è morto al peccato e consacrato a Dio; ma per poter raccogliere in più grande abbondanza i frutti della grazia battesimale, con la professione dei consigli evangelici nella Chiesa intende liberarsi dagli impedimenti che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino, e si consacra più intimamente al servizio di Dio. La consacrazione poi sarà più perfetta, in quanto legami più solidi e stabili riproducono di più l’immagine del Cristo unito alla Chiesa sua sposa da un legame indissolubile.
Siccome quindi i consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono congiungono in modo speciale coloro che li praticano alla Chiesa e al suo mistero, la loro vita spirituale deve pure essere consacrata al bene di tutta la Chiesa. Di qui deriva il dovere di lavorare, secondo le forze e la forma della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l’attività effettiva, a radicare e consolidare negli animi il regno di Cristo e a dilatarlo in ogni parte della terra…
Perciò la professione dei consigli evangelici appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. Poiché infatti il popolo di Dio non ha qui città permanente, ma va in cerca della futura, lo stato religioso, il quale rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, meglio anche manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo tempo, meglio testimonia l’esistenza di una vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste.
Parimenti, lo stato religioso imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano. Infine, in modo speciale manifesta l’elevazione del regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme; dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della potenza di Cristo-Re e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa”. (LG 44).
Diamo ora uno sguardo a ciascuno di questi elementi.
4.1-a. La Vita Consacrata come speciale consacrazione
“Tutti coloro che sono chiamati da Dio alla pratica dei consigli evangelici, si consacrano in modo speciale al Signore” (PC 1c).”Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che per mezzo della pratica dei consigli evangelici intesero seguire Cristo con maggiore libertà ed imitarlo più da vicino, e condussero ciascuno a loro modo una vita consacrata a Dio” (PC 1b).
Questa consacrazione “ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, e ne è una espressione più perfetta” (PC 5a; LG 44a).
Essa comporta una donazione totale del fedele a Dio sommamente amato, così che viva per Dio solo (LG 44a; PC 5a). La Vita consacrata è di fatto, anzitutto, ordinata a far sì che i suoi membri si uniscano a Dio (PC 2e), vivano per Dio solo (PC 5a), abbiano di mira unicamente e sopra ogni cosa Iddio (PC 5e), prima di ogni cosa cerchino ed amino Iddio (PC 6a), si occupino solo di Dio (PC 7), alimentino in sommo grado la carità verso Dio (PC 8a).
Per il conseguimento di tale obiettivo, lo stato religioso rende il fedele libro dalle preoccupazioni che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità e del culto divino (LG 44a) e, per tanto, disponibile per un continuo progresso nella carità verso Dio (PC 12a).
Questa donazione totale di sé a Dio, il fedele la realizza unendosi s Cristo, seguendolo, imitandolo e vivendo per lui (PC 2a.e; 1c). In questo modo la donazione totale di sé a Dio si realizza “lasciando ogni cosa per amore a Cristo, seguendolo come l’unica cosa necessaria, ascoltandone le parole, pieni di sollecitudine per le cose sue” (PC 5d).
Per tanto, l’ideale della Vita consacrata è “il raggiungimento della carità perfetta” per mezzo della pratica dei consigli evangelici, che prendono origine dalla dottrina e dall’esempio del Divino Maestro (PC 1a; LG 39; 40b). La norma fondamentale di questo cammino è “seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo” (PC 2a).
Vita Consacrata vuol dire così donazione totale di se stesso a Dio attraverso di Cristo e per mezzo di Cristo.
4.1-b. Consacrazione e servizio
La donazione totale di sé a Dio mette il fedele in uno stato di disponibilità che si traduce in servizio dello steso Dio e dei fratelli nella Chiesa e nel mondo. Per mezzo della consacrazione nella vita religiosa tutta la vita del fedele “è stata posta al servizio di Dio” (PC 5a; LG44b).
La perfezione della carità alla quale tende la vita religiosa, ha come obbiettivo Dio e il prossimo (LG 46). Dall’amore totale a Dio, dalla vita nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col 3,3) “scaturisce e riceve impulso l’amore del prossimo per la salvezza del mondo e l’edificazione della Chiesa” (PC 6a).
Nei vari Istituti la vita dei membri deve essere posta al servizio di Dio e della Chiesa (PC 5). In effetti, la loro vocazione “li chiama a seguire Cristo e a servirlo nei suoi membri”. “L’azione apostolica e caritatevole rientra nella natura stessa della vita religiosa…, perciò tutta la vita religiosa dei membri sia compenetrata di spirito religioso, e tutta la vita apostolica sia animata da spirito religioso” (PC 8a). Perciò nessuno pensi che i religiosi “con la loro consacrazione diventino estranei agli uomini o inutili nella città terrestre” (LG 46b). Essi, di fatto, “sempre più vivono per Cristo e per il suo Corpo che è la Chiesa”, così che “quanto più fervorosamente si uniscono a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vitalità della Chiesa ed il suo apostolato diviene vigorosamente fecondo” (PC 1c).
Tale servizio di Dio deve in essi stimolare e favorire l’esercizio delle virtù, specialmente dell’umiltà e dell’obbedienza, della fortezza e della castità” (PC 5c). In vista di questo servizio è necessario che “i membri di qualsiasi Istituto congiungano tra loro la contemplazione, con cui siano in grado di aderire a Dio con la mente e col cuore, e l’ardore apostolico, con cui si sforzino di collaborare all’opera della Redenzione e dilatare il Regno di Dio” (PC 5e).
Il servizio in questo senso è elemento fondamentale anche nella vita contemplativa. Infatti i contemplativi “offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode, producendo frutti abbondantissimi di santità sono di onore e di esempio al popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica” (PC 7).
La donazione totale di sé a Dio è, per tanto, un servizio.
4.1-c. La Vita Consacrata come segno e testimonianza
La consacrazione religiosa è nella Chiesa un segno capace di aiutare gli altri membri nel cammino della santità. “La professione dei consigli evangelici appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana” (LG 44c).
“Il raggiungimento della carità perfetta per mezzo dei consigli evangelici appare come una splendida caratteristica del Regno dei Cieli” (PC 1a).
La vita religiosa appare come segno che:
- meglio manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo tempo,
- meglio testimonia l’esistenza di una vita nuova ed eterna,
- meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste.
- in modo speciale manifesta l’elevazione del regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme;
- dimostra pure a tutti gli uomini la preminente grandezza della potenza di Cristo-Re e la infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa”. (LG 44c).
La vita Consacrata è segno e testimonianza di Cristo. In effetti, “lo stato religioso imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano” (LG 44c). “Tutti coloro che professano i consigli evangelici, seguono Cristo, che vergine e povero redense e santificò il mondo” (PC 1c; 2; 5).
La testimonianza è, per tanto, per il fedele consacrato a Dio, una esigenza di fondamentale importanza, che deriva dal fatto della sua consacrazione. Perciò, “tutti i religiosi, animati da fede integra, da carità verso Dio e il prossimo [….], diffondano in tutto il mondo la buona novella di Cristo, in modo che la loro testimonianza sia palese a tutti e sia glorificato il Padre nostro che è nei cieli (PC 25).
I numeri 13 e 15 del PC sottolineano il valore collettivo della testimonianza religiosa.
5. Consacrazione professione dei consigli evangelici
La professione dei consigli evangelici esprime e concretizza la donazione totale di sé che il fedele fa Dio e il dinamismo di servizio, segno e testimonianza che la consacrazione comporta. La professione religiosa favorisce e radicalizza questo dinamismo per il fatto che libera il cuore dell’uomo rendendolo capace di un amore totale e immediato a Dio e ai fratelli… Di fatto il fedele “con la professione dei consigli evangelici nella Chiesa intende liberarsi dagli impedimenti, che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità e dalla perfezione del culto divino…” (LG 44a).
I religiosi con la professione dei consigli evangelici, non solo sono morti al peccato, ma rinunciano anche la mondo, lasciando tutto per amore di Cristo, per poter vivere per Dio solo (PC 5).
Tutto questo si realizza e si esprime attraverso ciascuno dei voti.
5.1 Castità
– È un dono insigne della grazia, che rende libero il cuore dell’uomo e lo accende sempre più di carità verso Dio e verso tutti gli uomini. È il voto che rende libero il cuore dell’uomo in maniera speciale, così che rende il fedele capace di amare Dio e i fratelli e mettersi a servizio di questo amore “senza divisione” (PC 12a).
– Per conseguenza la castità costituisce un segno particolare dei beni celesti (PC 12b). Il vergine è il cristiano che è talmente attratto da Dio, che avverte una profonda incompiutezza in se stesso, se non riesce a rispondere con amore generoso, immediato e indiviso all’attrattiva divina. Il vergine, perciò, è segno e rende testimonianza della realtà di Dio e dei beni celesti: attraverso di lui l’Invisibile diviene in qualche modo già visibile. Ma poiché il Dio che attira è Dio Padre, il cristiano che si consacra a Dio nella verginità, è portato a donarsi con identico, immediato e indiviso amore anche alla famiglia degli uomini.
Il vergine diventa, quindi, un testimone tipico anche della carità fraterna in seno della famiglia di Dio; la realtà futura della perfetta fraternità degli uomini è in lui singolarmente significata e resa in qualche modo già presente (cfr. DC MCCJ 1969, Parte I, n. 179, p. 149).
– Oltre a ciò la castità costituisce “un mezzo efficacissimo offerto ai religiosi per poter dedicarsi generosamente al servizio divino e alle opere di apostolato” (PC 12a). Essa in effetti è un inizio di ciò che sarà la vita futura: i religiosi “davanti a tutti i fedeli sono un richiamo di quel mirabile connubio operato da Dio e che si manifesta pienamente nel secolo futuro, per cui la chiesa ha Cristo come unico suo sposo” (PC 12a).
5.2 Povertà
– La povertà è una scelta libera che il cristiano fa per seguire Cristo. Essa riceve il suo valore e il suo significato dal fatto che è espressione della volontà di donazione a Cristo, di assomigliarsi a Lui, di essere come Lui, dovunque egli vada. Per mezzo di essa il cristiano partecipa alla povertà di Cristo, che è un mistero di donazione e di amore per gli uomini: Egli da ricco che era , si fece povero per amore nostro, allo scopo di farci ricchi con la sua povertà (PC 13a).
Partecipando, per tanto, nella povertà di Cristo, il cristiano entra nel mistero di amore e di redenzione di Cristo, per arricchire il mondo con la sua spogliamento come Lui e con Lui: la povertà mette il cristiano al servizio dell’amore di Dio per i fratelli.
– La povertà è un segno molto apprezzato nel modo di oggi. Perché sia segno è necessario che:
- i religiosi pratichino una povertà esterna ed interna, ammassando tesori in cielo;
- obbediscano alla comune legge del lavoro e così si procurino i mezzi necessari al loro sostentamento e alle loro opere;
- allontanino ogni eccessiva preoccupazione e si affidino alla Provvidenza del Padre celeste;
- volentieri destinino qualche parte dei loro beni per le altre necessità della Chiesa e per il sostentamento dei poveri, che i religiosi tutti devono amare nelle viscere di Cristo le province e le altre case di istituti religiosi si scambino si scambino tra loro i beni temporali;
- evitino ogni apparenza di lusso, di lucro eccessivo e di accumulazione di beni;
- cerchino di dare una testimonianza quasi collettiva della povertà (PC 13b-e).
5.3 Obbedienza
Il cristiano per mezzo del voto di obbedienza si consegna totalmente a Dio (fa a Dio il sacrificio di se stesso) per mezzo della completa donazione della propria volontà:
- – per unirsi in maniera più salda e sicura alla volontà salvifica di Dio,
- – ad imitazione di Gesù Cristo, interamente votato al Padre e per questo Salvatore del mondo,
- – per mezzo della sottomissione a un superiore, rappresentante di Dio e guida per i fratelli,
- – in spirito di collaborazione attiva e responsabile,
- – fruttificante in un vincolo sempre più stretto a servizio della Chiesa (PC 14a).
L’obbedienza è segno e testimonianza altissima di amore per il fatto che i religiosi per mezzo dimessa di mettono al servizio di tutti i fratelli, “come Cristo stesso per la sua sottomissione al Padre venne per servire i fratelli e diede la sua vita in riscatto per molti” (PC 14a).
6. La Vita Consacrata è uno stato di vita essenzialmente ecclesiale
La Vita consacrata è indissolubilmente legata alla vita della Chiesa e al suo mistero di salvezza.
“Lo stato che è costituito dalla professione ei consigli evangelici appartiene fermante alla via e alla santità” della Chiesa (LG 44d). “I consigli evangelici congiungono in modo speciale coloro che li praticano alla Chiesa e al suo mistero” LG 44b).
La Vita Consacra, infatti, è frutto di un disegno divino che ha come oggetto non solo l’individuo, ma tutta la Chiesa: “per disegno divino si sviluppò una meravigliosa varietà di comunità religiose, che molto ha contribuito a far sì che la Chiesa non solo sia ben attrezzata per ogni opera buona e preparata al suo ministero per l’edificazione del Corpo di Cristo, ma attraverso la varietà dei doni dei suoi figli, appaia altresì come una sposa adornata per il suo sposo, e per mezzo di essa si manifesti la multiforme sapienza di Dio” (PC 1b).
I consigli evangelici “sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore” (LG 43a).
La chiesa diviene così depositaria di questo dono che con la grazia dello stesso Signore sempre conserva (LG 43a); essa è il campo dove Dio pianta l’albero della Vita Consacrata e dove questa vita è destinata a crescere. “Avvenne quindi che come in albero piantato da Dio e in modo mirabile e vario ramificatosi nel campo del signore, si sviluppassero varie forme di vita solitaria o comune e varie famiglie” (LG 43a; cfr. PC1b).
La Vita Consacrata appare così come il patrimonio della Chiesa, che affonda le sue radici oltre che nel Signore, negli Apostoli, nei Padri, Dottori e Pastori della stessa Chiesa. Infatti, “i consigli evangelici sono fondati sulle parole e sugli esempi del Signore e raccomandati dagli Apostoli, dai Padri e dai dottori e pastori della Chiesa”(LG 43a).
Risulta così che la Chiesa ha potere sulla pratica dei consigli evangelici. “ La sessa autorità della Chiesa, sotto la guida dello spirito Santo, si è data cura di interpretarli, di regolarne la pratica e anche di stabilirne forme stabili di vita” (LG 43a; 45). “Molti di essi o vissero una vita solitaria o fondarono famiglie religiose, che la Chiesa con la sua autorità volentieri accolse e approvò” (PC 1b).
Per questo i religiosi fanno il dono di se stessi a Dio attraverso la Chiesa (LG 45; PC 5b).
La Vita Consacrata, per tanto, esiste in funzione della stessa Chiesa, del suo bene, anche se non esclusivamente. Essa, infatti, è intimamente unita alla vita della Chiesa e si sviluppa in essa sia per il bene di ogni religioso sia per il bene di tutto il Corpo di Cristo (LG 43a; PC 1b.d; LG 46a).
Anzi gli Istituti di vita attiva possono svolgere la loro attività per mandato e in nome ella chiesa. In questi Istituti “l’azione apostolica e caritatevole rientra nella natura stessa della vita religiosa, in quanto costituisce un ministero sacro e un’opera di carità che sono stati loro affidati dalla Chiesa e devono essere esercitati in suo nome” (PC 8a).
Per questo Dio chiama alcuni fedeli sia a fruire del dono della Vita Consacrata nella Chiesa sia ad aiutare la sua missione salvifica (LG 43b). “Siccome i consigli evangelici congiungono in modo speciale i suoi seguaci alla Chiesa e al suo mistero, la loro vita spirituale deve pure essere consacrata al bene di tutta la Chiesa” (LG 44b).
La professione dei consigli evangelici deve essere nella Chiesa come “un segno che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vita cristiana” (LG 44c) I religiosi che vivono “con perseverante e umile fedeltà” la loro consacrazione “onorano la sposa di Cristo,e a tutti gli uomini prestano generosi e diversissimi servizi” (LG 46c).
Da qui deriva che i religiosi hanno un dovere da compiere verso la Chiesa, secondo il loro speciale genere dei vita (LG 45b). Questo dovere si concretizza in due direzioni fondamentali:
- – aumentare la santità della Chiesa (LG 47)
- – aiutare la Chiesa nella sua missione salvifica (LG 43b; PC 6c).
In virtù di questo dovere i religiosi “pongano ogni cura , affinché per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli” (LG 46a); ciascuno religioso “ponga ogni cura nel perseverare e maggiorente eccellere nella vocazione a cui dio l’ha chiamato per una più grande santità della Chiesa” (LG 47).
Vivano per Cristo e per la vitalità Chiesa e il loro apostolato diviene “vigorosamente fecondo” (PC 1c; 6c). Tutti gli Istituti “partecipino alla vita della Chiesa” (PC 2c), “procurino ai loro membri un’appropriata conoscenza dei bisogni della Chiesa” (PC 6d), in modo che essi “ sempre più intimamente vivano e sentano con la Chiesa, e si pongano a completo servizio della sua missione (PC 6c).
— La Chiesa completa la sua azione riguardo alla vita dei consacrati, impegnandosi nella preghiera. “La Chiesa non solo erige (non si limita a erigere) con la sua sanzione alla dignità dello stato canonico, ma con la sua azione liturgica la presenta pure come stato consacrato a Dio. La stessa Chiesa, con l’autorità affidatagli da Dio, riceve i voti di quelli che fanno la professione, per loro impetra da Dio con sua preghiera pubblica, gli aiuti e la grazia, li raccomanda a Dio e impartisce loro la benedizione spirituale, associando la loro oblazione al sacrificio eucaristico” (LG 45c).