Documento Finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre 2024) “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20, 21-22).

140. La sera di Pasqua, Cristo consegna ai discepoli il dono messianico della Sua pace e li rende partecipi della Sua missione. La sua pace è pienezza dell’essere, armonia con Dio, con i fratelli e le sorelle, e con il creato; la missione è annunciare il Regno di Dio, offrendo a ogni persona, nessuno escluso, la misericordia e l’amore del Padre. Il gesto delicato che accompagna le parole del Risorto rievoca quanto Dio fece in principio. Ora, nel Cenacolo, con il soffio dello Spirito prende inizio la nuova creazione: nasce un popolo di discepoli missionari.

141. Perché il santo Popolo di Dio possa testimoniare a tutti la gioia del Vangelo, crescendo nella pratica della sinodalità, ha bisogno di un’adeguata formazione: anzitutto alla libertà di figli e figlie di Dio nella sequela di Gesù Cristo, contemplato nella preghiera e riconosciuto nei poveri. La sinodalità, infatti, implica una profonda coscienza vocazionale e missionaria, fonte di uno stile rinnovato nelle relazioni ecclesiali, di nuove dinamiche partecipative e di discernimento ecclesiale, e di una cultura della valutazione, che non possono instaurarsi senza l’accompagnamento di processi formativi mirati. La formazione allo stile sinodale della Chiesa promuoverà la consapevolezza che i doni ricevuti nel Battesimo sono talenti da far fruttificare per il bene di tutti: non possono essere nascosti o restare inoperosi.

142. La formazione dei discepoli missionari comincia con l’Iniziazione Cristiana e si radica in essa. Nella storia di ognuno c’è l’incontro con molte persone e gruppi o piccole comunità che hanno contribuito a introdurci nella relazione con il Signore e nella comunione della Chiesa: genitori e familiari, padrini e madrine, catechisti e educatori, animatori della liturgia e operatori nell’ambito della carità, Diaconi, Presbiteri e lo stesso Vescovo. Talvolta, concluso il percorso dell’Iniziazione, il legame con la comunità s’indebolisce e la formazione viene trascurata. Essere discepoli missionari del Signore non è però un traguardo raggiunto una volta per tutte. Implica conversione continua, crescita nell’amore «fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13) e apertura ai doni dello Spirito per una testimonianza viva e gioiosa della fede. Per questo è importante riscoprire come la celebrazione domenicale dell’Eucaristia formi i Cristiani: «La pienezza della nostra formazione è la conformazione a Cristo […]: non si tratta di un processo mentale, astratto, ma di diventare Lui» (DD 41). Per molti Fedeli, l’Eucaristia domenicale è l’unico contatto con la Chiesa: curarne la celebrazione nel modo migliore, con particolare riguardo all’omelia e alla «attiva partecipazione» (SC 14) di tutti, è decisivo per la sinodalità. Nella Messa, infatti, essa accade come grazia donata dall’alto, prima che come esito dei nostri sforzi: sotto la presidenza di uno e grazie al ministero di alcuni, tutti possono partecipare alla duplice mensa della Parola e del Pane. Il dono della comunione, missione e partecipazione – i tre assi portanti della sinodalità – si realizza e si rinnova in ogni Eucaristia.

143. Una delle richieste emerse con maggiore forza e da ogni parte lungo il processo sinodale è che la formazione sia integrale, continua e condivisa. Il suo scopo non è solo l’acquisizione di conoscenze teoriche, ma la promozione di capacità di apertura e incontro, di condivisione e collaborazione, di riflessione e discernimento in comune, di lettura teologica delle esperienze concrete. Deve perciò interpellare tutte le dimensioni della persona (intellettuale, affettiva, relazionale e spirituale) e comprendere esperienze concrete opportunamente accompagnate. Altrettanto marcata è stata l’insistenza sulla necessità di una formazione a cui prendano parte insieme uomini e donne, Laici, Consacrati, Ministri ordinati e Candidati al Ministero ordinato, permettendo così di crescere nella conoscenza e stima reciproca e nella capacità di collaborare. Ciò richiede la presenza di formatori idonei e competenti, capaci di confermare con la vita quanto trasmettono con la parola: solo così la formazione sarà realmente generativa e trasformativa. Non va trascurato, inoltre, il contributo che le discipline pedagogiche possono dare alla predisposizione di percorsi formativi ben mirati, attenti ai processi di apprendimento in età adulta e all’accompagnamento dei singoli e delle comunità. Dobbiamo dunque investire nella formazione dei formatori.

144. La Chiesa ha già molti luoghi e risorse per la formazione di discepoli missionari: le famiglie, le piccole comunità, le Parrocchie, le Aggregazioni ecclesiali, i Seminari, le Comunità religiose, le Istituzioni accademiche, ma anche i luoghi del servizio e di lavoro con la marginalità, le esperienze missionarie e di volontariato. In tutti questi ambiti la comunità esprime la sua capacità di educare nel discepolato e di accompagnare nella testimonianza, in un incontro che spesso fa interagire persone di generazioni diverse. Anche la pietà popolare è tesoro prezioso della Chiesa, che ammaestra l’intero Popolo di Dio in cammino. Nella Chiesa nessuno è puramente destinatario della formazione: tutti sono soggetti attivi e hanno qualcosa da donare agli altri.

145. Tra le pratiche formative che possono ricevere nuovo impulso della sinodalità, particolare attenzione va data alla catechesi perché, oltre a declinarsi negli itinerari dell’Iniziazione Cristiana, sia sempre più “in uscita” ed estroversa. Comunità di discepoli missionari sapranno praticarla nel segno della misericordia e avvicinarla all’esperienza di ognuno, portandola fino alle periferie esistenziali, senza in questo smarrire il riferimento al Catechismo della Chiesa Cattolica. Essa potrà così divenire un “laboratorio di dialogo” con uomini e donne del nostro tempo (cfr. Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la catechesi, 54) e illuminare la loro ricerca di senso. In molte Chiese i catechisti costituiscono la risorsa fondamentale per l’accompagnamento e la formazione; in altre il loro servizio deve essere maggiormente apprezzato e sostenuto dalla comunità, uscendo da una logica di delega, che contraddice la sinodalità. Considerata la portata dei fenomeni migratori, è importante che la catechesi promuova la conoscenza vicendevole tra le Chiese dei Paesi di origine e di accoglienza.

146. Oltre agli ambienti e alle risorse specificamente pastorali, la comunità cristiana è presente in numerose altre istituzioni formative come la scuola, la formazione professionale, l’università, la formazione all’impegno sociale e politico, il mondo dello sport, della musica e dell’arte. Pur nella diversità dei contesti culturali, che determinano pratiche e tradizioni molto differenti tra loro, le istituzioni formative di ispirazione cattolica sono spesso a contatto con persone che non frequentano altri ambienti ecclesiali. Ispirate dalle pratiche della sinodalità, possono diventare un laboratorio di relazioni amicali e partecipative, in un contesto in cui la testimonianza di vita, le competenze e l’organizzazione educativa sono soprattutto laicali e coinvolgono prioritariamente le famiglie. In particolare, la scuola e l’università di ispirazione cattolica assolvono un ruolo importante nel dialogo tra fede e cultura e nell’educazione morale ai valori, offrendo una formazione orientata a Cristo, icona della vita in pienezza. Quando riescono a farlo, si rivelano capaci di promuovere un’alternativa ai modelli dominanti, spesso ispirati all’individualismo e alla competizione, assumendo così anche un ruolo profetico. In alcuni contesti, sono l’unico ambiente in cui ragazzi e giovani vengono in contatto con la Chiesa. Quando è ispirata al dialogo interculturale e interreligioso, la loro azione educativa è apprezzata anche da persone di altre tradizioni religiose come forma di promozione umana.

147. La formazione sinodale condivisa per tutti i Battezzati costituisce l’orizzonte entro cui comprendere e praticare la formazione specifica necessaria per i singoli ministeri e per le diverse forme di vita. Perché ciò avvenga è necessario che questa si attui come scambio di doni tra vocazioni diverse (comunione), nell’ottica di un servizio da svolgere (missione) e in uno stile di coinvolgimento e di educazione alla corresponsabilità differenziata (partecipazione). Questa richiesta, emersa con forza dal processo sinodale, esige non di rado un impegnativo cambio di mentalità e una rinnovata impostazione degli ambienti e dei processi formativi. Implica soprattutto la disponibilità interiore a lasciarsi arricchire dall’incontro con fratelli e sorelle nella fede, superando pregiudizi e visioni di parte. La dimensione ecumenica della formazione non può che favorire questo cambio di mentalità.

148. Lungo il processo sinodale, è stata ampiamente espressa la richiesta che i percorsi di discernimento e formazione dei Candidati al ministero ordinato siano configurati in stile sinodale. Ciò significa che devono prevedere una presenza significativa di figure femminili, un inserimento nella vita quotidiana delle comunità e l’educazione a collaborare con tutti nella Chiesa e a praticare il discernimento ecclesiale. Ciò implica un investimento coraggioso di energie per la preparazione dei formatori. L’Assemblea chiede una revisione della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis che recepisca le istanze maturate nel Sinodo, traducendole in indicazioni precise per una formazione alla sinodalità. I percorsi formativi sappiano destare nei candidati la passione per la missione ad gentes. Non meno necessaria è la formazione dei Vescovi, perché possano assumere sempre meglio la loro missione di comporre in unità i doni dello Spirito ed esercitare in stile sinodale l’autorità loro conferita. Lo stile sinodale della formazione implica che la dimensione ecumenica sia presente in tutti gli aspetti dei percorsi verso il ministero ordinato.

149. Nella formazione del Popolo di Dio alla sinodalità è necessario prendere in considerazione anche alcuni ambiti specifici, su cui il processo sinodale ha richiamato insistentemente l’attenzione. Il primo riguarda l’impatto dell’ambiente digitale sui processi di apprendimento, la capacità di concentrazione, la percezione di sé e del mondo, la costruzione delle relazioni interpersonali. La cultura digitale costituisce una dimensione cruciale della testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea, nonché un campo missionario emergente. Per questo è necessario prendersi cura che il messaggio cristiano sia presente in rete in modi affidabili, che non ne distorcano il contenuto in modo ideologico. Sebbene il digitale abbia un grande potenziale per migliorare la nostra vita, può anche causare danni e ferite, attraverso bullismo, disinformazione, sfruttamento sessuale e dipendenza. È importante che le istituzioni educative della Chiesa aiutino ragazzi e adulti a sviluppare competenze critiche per navigare in sicurezza sul web.

150. Un altro ambito di grande rilievo è la promozione in tutti gli ambienti ecclesiali di una cultura della tutela (safeguarding), per rendere le comunità luoghi sempre più sicuri per i minori e le persone vulnerabili. È già cominciato il lavoro per dotare le strutture della Chiesa di regolamenti e procedure giuridiche che consentano la prevenzione degli abusi e risposte tempestive a comportamenti non appropriati. Occorre proseguire questo impegno, offrendo una formazione specifica adeguata a quanti operano a contatto con i minori e con gli adulti più deboli, perché agiscano con competenza e sappiano cogliere i segnali, spesso silenziosi, di chi sta vivendo un dramma e ha bisogno di aiuto. L’accoglienza e il sostegno delle vittime è un compito delicato e indispensabile, che richiede grande umanità e va portato avanti con l’aiuto di persone qualificate. Tutti dobbiamo lasciarci scuotere dalla loro sofferenza e praticare quella prossimità che, attraverso scelte concrete, le sollevi, le aiuti e prepari un futuro diverso per tutti. È indispensabile che in tutto il mondo la Chiesa attivi e promuova una cultura della prevenzione e del safeguarding, rendendo le comunità luoghi sempre più sicuri per i minori e le persone vulnerabili. Sebbene siano stati compiuti passi per prevenire gli abusi, è necessario rafforzare questo impegno offrendo una formazione specifica e continua a coloro che lavorano con i minori e gli adulti vulnerabili. I processi di safeguarding devono essere costantemente monitorati e valutati. Le vittime e i sopravvissuti devono essere accolti e sostenuti con grande sensibilità.

151. Anche i temi della dottrina sociale della Chiesa, dell’impegno per la pace e la giustizia, della cura della casa comune e del dialogo interculturale e interreligioso devono conoscere maggiore diffusione nel Popolo di Dio, perché l’azione dei discepoli missionari incida nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno. L’impegno per la difesa della vita e dei diritti della persona, per il giusto ordinamento della società, per la dignità del lavoro, per un’economia equa e solidale, per l’ecologia integrale fanno parte della missione evangelizzatrice che la Chiesa è chiamata a vivere e incarnare nella storia.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. […] Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce (Gv 21, 9.12.13)

152. Il racconto della pesca miracolosa termina con un banchetto. Il Risorto ha chiesto ai discepoli di obbedire alla sua parola, di gettare le reti e tirarle a riva; è Lui però che prepara la mensa e invita a mangiare. Ci sono pani e pesci per tutti, come quando li aveva moltiplicati per la folla affamata. C’è soprattutto lo stupore e l’incanto della Sua presenza, così chiara e lucente da non richiedere domande. Mangiando con i Suoi, dopo che lo avevano abbandonato e rinnegato, il Risorto apre di nuovo lo spazio della comunione e imprime per sempre nei discepoli il marchio di una misericordia che spalanca al futuro. Per questo, i testimoni della Pasqua si qualificheranno così: «noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti» (At 10,41).

153. Nei banchetti del Risorto trova compimento l’immagine del profeta Isaia che ha ispirato il lavoro dell’Assemblea sinodale: una mensa sovrabbondante e prelibata preparata dal Signore sulla cima del monte, simbolo di convivialità e di comunione, destinata a tutti i popoli (cfr. Is 25,6-8). La tavola che il Signore prepara ai Suoi dopo la Pasqua è il segno che il banchetto escatologico è già iniziato. Anche se solo in cielo avrà la sua pienezza, la mensa della grazia e della misericordia è già imbandita per tutti e la Chiesa ha la missione di portare questo splendido annuncio in un mondo che cambia. Mentre si nutre nell’Eucaristia del Corpo e del Sangue del Signore, sa di non poter dimenticare i poveri, gli ultimi, gli esclusi, coloro che non conoscono l’amore e sono privi di speranza, né coloro che non credono in Dio o non si riconoscono in nessuna religione istituita. Li porta al Signore nella preghiera per poi uscire a incontrarli, con la creatività e l’audacia che lo Spirito ispira. Così la sinodalità della Chiesa diventa profezia sociale, ispira nuovi cammini anche per la politica e per l’economia, collabora con tutti coloro che credono nella fraternità e nella pace in uno scambio di doni con il mondo.

154. Vivendo il processo sinodale abbiamo preso nuova coscienza che la salvezza da ricevere e da annunciare passa attraverso le relazioni. La si vive e la si testimonia insieme. La storia ci appare segnata tragicamente dalla guerra, dalla rivalità per il potere, da mille ingiustizie e sopraffazioni. Sappiamo però che lo Spirito ha posto nel cuore di ogni essere umano il desiderio di rapporti autentici e di legami veri. La stessa creazione parla di unità e di condivisione, di varietà e intreccio tra diverse forme di vita. Tutto viene dall’armonia e tende all’armonia, anche quando soffre la ferita devastante del male. Il significato ultimo della sinodalità è la testimonianza che la Chiesa è chiamata a dare di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, Armonia di amore che si effonde fuori di sé per donarsi al mondo. Camminando in stile sinodale, nell’intreccio delle nostre vocazioni, carismi e ministeri, e, andando incontro a tutti per portare la gioia del Vangelo, possiamo vivere la comunione che salva: con Dio, con l’umanità intera e con tutta la creazione. Inizieremo allora già adesso a sperimentare, grazie alla condivisione, il banchetto di vita che Dio offre a tutti i popoli.

155. Alla Vergine Maria, che porta lo splendido titolo di Odigitria, Colei che indica e guida il cammino, affidiamo i risultati di questo Sinodo. Lei, Madre della Chiesa che nel Cenacolo ha aiutato la comunità nascente ad aprirsi alla novità di Pentecoste, ci insegni a essere un Popolo di discepoli missionari che camminano insieme: una Chiesa sinodale.

[Testo originale: Italiano]