
L’accademico francese Daniel Rops, saggista, romanziere, storico, nella introduzione al libro “Uganda, terre des Martyrs”, scritto da Soeur Marie-André du Sacré Coeur, “figlia spirituale” del cardinale Lavigerie, suora missionaria di Nostra Signora d’Africa, afferma che l’eroismo dei giovani paggi e soldati (dai 14 a 35 anni) ugandesi, trucidati nel 1886, “è tanto grande da sconcertare”. Tutto il racconto è basto su documenti storici che l’autrice abilmente fa rivivere, operando “una resurrezione viva” di quel tragico passato, che ebbe testimoni oculari del martirio; alcuni giovani furono graziati della vita all’ultimo momento, mentre gli altri condannati avanzavano cantando e pregando verso il rogo.
Oggi nell’Africa orientale prospera lo stato repubblicano dell’Uganda che confina a Nord con il Sudan del Sud, ad Est con il Kenia, a Sud con il Tanzania e il Ruanda e ad Ovest con il Congo. E’ abitato da circa 35 milioni di abitanti (il 50% di essi è di età inferiore ai 15 anni), che parlano inglese e swahili, e appartengono a diverse etnie: khoisanidi, pigmei, bantu (la principale popolazione), nilotici e sudanesi. La capitale è Kampala (città moderna con 1. 500.000 circa di abitanti). L’Uganda ha un clima ideale, con una temperatura media di 26 gradi, variando per la presenza di numerosi laghi (il più vasto è il Vittoria), fiumi ( il più lungo il Nilo bianco), altipiani (Kigezi) a circa 1000 m.s.l.m. Dal 1962 ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra di cui era colonia dal 1888, anno in cui fu posta sotto il controllo della Compagnia Britannica dell’Africa Orientale.
I primi esploratori inglesi ad entrare in Uganda, o precisamente nella regione del Buganda nel 1858, furono John Hanning Speke (1827-1864) e James Augustus Grant (1827-1892). Giunsero a Banda, allora capitale del regno, poco distante dall’odierna Kampala, e scoprirono un popolo, intelligente, organizzato e prosperoso, governato dal re Mutesa, un monarca assoluto. Notarono che la gente credeva nel Dio del cielo e in altri dèi, nell’anima immortale e rifiutavano la circoncisione degli arabi islamici che commerciavano di avorio e di schiavi. Gli esploratori, dopo aver scoperto il Nilo e le cascate del Ripon (28 luglio 1862), ritornarono in patria, promossero l’invio in Buganda di missionari protestanti. Nel 1874 il colonnello inglese Gordon che amministrava l’Egitto, mandò in Buganda il collaboratore americano Chaillé-Long per farsi presentare al re Mutesa. L’anno dopo giunse alla corte di Mutesa il francese Maurice-Adolphe Linant de Bellefonds (1800-1883), esploratore e ingegnere, che ebbe la sorpresa d’incontrarvi l’inglese Henry Morton Stanley (1841-1904), esploratore e giornalista a servizio degli americani. Il re Mutesa apparve loro un signore alto, intelligente, cordiale, abile, istruito nell’islamismo, desideroso di conoscere la civiltà europea.
Stanley fu attivissimo a corte nell’insegnamento del cristianesimo e procurò al re parte della Bibbia tradotta il lingua locale. Prima di lasciare l’Uganda (novembre 1875) egli scrisse:”Gli insegnerò io la dottrina di Gesù di Nazareth…Per questo popolo intelligente ci vuole un missionario che sia maestro pratico: insegnare a divenire cristiani, a guarire ammalati, a costruire case, a coltivare campi…Il re invita ad andare da lui un tale missionario che otterrà quanto avrà di bisogno”. Stanley spedì l’appello ai cristiani inviandolo ai giornali Daily Telegraph e New York Herald che lo pubblicarono il 5 novembre 1875. L’appello suscitò immediatamente un gara di generose risposte.
Graziano Pesenti
da comboninsieme