Siamo giunti alla nostra ultima conversazione, l’ultima pennellata tra quelle con cui abbiamo cercato di delineare un poco l’immagine dell’uomo nuovo in Cristo, l’immagine del vero uomo secondo la Rivelazione. Un’ultima pennellata molto importante, perché dobbiamo riflettere su quella virtù che, come scrive san Paolo, “non avrà mai fine”, che è “più grande di tutte le altre”: la carità.
Non appena si menziona questa parola – carità, amore – si entra in un oceano nel quale è più facile annegare che dirne qualcosa. L’uomo, infatti, è creato per amare e noi viviamo soltanto se “bruciamo”: “Amore è il Nome non familiare / di Chi con le sue mani tessè / l’intollerabile camicia di fuoco / che forza umana non può levare. / E noi viviamo, noi respiriamo / soltanto se bruciamo e bruciamo” (T. S. Eliot).
Ma che cosa significa che l’uomo è fatto per amare? Ci vengono subito in mente tutte le non comprensioni della parola ‘amore’, le tante forme di gelosia, di possesso dell’altro, che sono modi sbagliati di amare e anche le vere e proprie depravazioni dell’amore.
La domanda che vogliamo porci in proposito è allora la seguente: che rapporto c’è tra le diverse esperienze di amore umano – positive e negative – e la carità, l’amore cristiano? Che cos’è, in realtà, l’amore cristiano? Tento di rispondere attraverso cinque riflessioni progressive.

1. L’annuncio dell’amore di Dio in Gesù Cristo

Solo l’annuncio dell’amore di Dio in Gesù Cristo è il fondamento di una concezione cristiana dell’amore.
Quindi, il fondamento di tutto ciò che si dice sull’amore cristiano è l’annuncio dell’amore che è in Dio stesso (la Trinità) e che è in Gesù Cristo (l’Incarnazione). “Come il Padre ha amato me” (l’amore tra il Padre e il Figlio) “così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. E questo èil mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15, 9-12).
In questo testo contempliamo anzitutto l’amore nella Trinità, l’amore del Padre per il Figlio, amore che è la persona dello Spirito santo. E poi l’amore del Figlio per noi, a cui risponde l’amore nostro al Figlio (“rimanete nel mio amore”); da qui l’amore con il quale ci amiamo gli uni gli altri. Tutto però parte dall’amore di Dio espresso in Gesù Cristo.
È la prima affermazione fondamentale: non è possibile parlare di amore cristiano senza fare riferimento all’amore con cui Dio Padre ci ama in Gesù, nel dono dello Spirito.

2. Le tre forme concrete della carità

Sono dunque tre le forme concrete della carità, per quanto ci riguarda, o i tre significati della parola ‘carità’: l’amore di Dio per noi; l’amore di noi per Dio; l’amore di ciascuno di noi per il prossimo.

* L’amore di Dio per noi. Oltre al testo di Giovanni 15, ricordo altri due riferimenti: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16); “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi” (1Gv 4, 9).

* L’amore di noi per Dio. A chi gli domandava qual è il primo di tutti i comandamenti, Gesù rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Mc 12, 30).

* L’amore di ciascuno di noi per il prossimo. Continua Gesù: “E il secondo comandamento è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Me 12, 31). Ma, in Giovanni 15, aggiunge: “Come io vi ho amati”. E, addirittura, ci chiede di “amare i nostri nemici” (Le 6, 27).

3. Le tre forme della carità sono una sola realtà

Queste tre forme della carità che spesso, magari per necessità di discorso, consideriamo un po’ separatamente una dall’altra, sono in realtà strettamente collegate; ed è proprio tale unità che caratterizza l’amore nel senso cristiano.
Non ci può essere amore cristiano del prossimo senza l’amore preveniente di Dio, in Gesù, per noi. Se Dio ci ha amato per primo, a lui va come risposta il nostro amore.
D’altra parte, non c’è amore autentico per il Signore se non c’è amore per il prossimo. Riferendoci a quanto abbiamo detto nelle due ultime conversazioni, possiamo dire: non c’è fede, non c’è speranza se non c’è carità; e tuttavia la carità non supplisce alla mancanza di fede e di speranza.

4. Amore cristiano e amore umano

Veniamo dunque alla domanda iniziale: quale rapporto esiste tra l’amore cristiano nelle tre forme espresse (di Dio per noi, di noi per Dio, del nostro amore reciproco) e l’esperienza ordinaria delle diverse forme di amore umano che noi conosciamo ed esaltiamo? Per esempio, quando si parla di amore umano, viene in mente, come modello da esaltare, quello della madre per il figlio, un amore che raggiunge non di rado forme eroiche: un amore incondizionato, che tutto perdona, “tutto copre, tutto spera, tutto crede, tutto sopporta” , per usare i termini con cui san Paolo parla della carità (1Cor 13, 7). Abbiamo anche esempi straordinari di amore paterno, del padre per il figlio.
Un’altra esperienza umana straordinaria è quella dell’amore dello sposo per la sposa, della sposa per lo sposo: l’amore sponsale, coniugale, quello a cui intendiamo di solito riferirci quando usiamo la parola ‘amore’ senza aggettivi.
E poi conosciamo l’amore tra fratelli di sangue; l’amore di amicizia; le diverse forme di amore filantropico di cui, grazie a Dio, è piena la storia umana, anche al di fuori del cristianesimo e di ogni altra religione, perché si tratta di qualcosa che è insito nel cuore dell’uomo, connesso con il cuore umano.
Rispondere alla domanda, che continua a ricorrere nella storia della teologia e della riflessione filosofica, sul rapporto tra amore cristiano e amore in generale, è importante anche per aiutarci a distinguere tra le forme vere e le mistificazioni dell’amore umano, che sono moltissime. Se ci guardiamo attorno, vediamo subito le contraffazioni che vengono fatte passare per amore anche nei mass media, nei romanzi, nelle telenovelas.

Cercherò di dare una risposta duplice.

* In parte, possiamo dire che tutte le forme positive dell’amore umano assomigliano a quanto noi esprimiamo con il termine ‘carità’, nel senso di amore verso il prossimo; quindi la carità come dono di Dio, come virtù, la carità come atteggiamento teologico entra di fatto nelle diverse forme dell’amore umano autentico per vivificarle. Anzi, l’amore che nasce da Dio in Gesù Cristo, che nasce dalla contemplazione del Crocifisso ed è messo nel nostro cuore dallo Spirito santo, riempie di sé tutti i comportamenti positivi dell’uomo: la fede, la speranza, la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, l’onestà, la sollecitudine verso gli altri, la pazienza, l’equilibrio degli affetti, la diligenza. La carità, cioè, ha a che fare non solo con tutte le esperienze di amore umano, bensì anche con ogni espressione positiva e autentica dell’essere dell’uomo e della donna.

* In parte, però, la carità si distingue dalle esperienze comuni, storiche, fenomenologiche, dell’amore tra gli uomini, perché è grazia, è dono dall’alto, scaturisce dalla fede e supera le connessioni umane, in particolare nel caso dell’amore per il nemico, del perdono gratuito. Per amare i nemici, per perdonare gratuitamente occorre qualcosa di più grande, che nasce solo dalla croce di Cristo.
Dunque, l’amore divino corregge anche e smaschera tutte le deviazioni dell’amore umano, che contrabbandano egoismo e ricerca chiusa di se stessi.

5. Dove si esercita e da dove nasce la carità

Siamo giunti al momento pratico, per così dire, della nostra riflessione.

* La carità cristiana si esercita nelle cose più semplici. Non dobbiamo aspettare né le grandi occasioni né i grandi sentimenti, come se la carità fosse una specie di apparizione divina nell’anima. Essa è in noi, invisibile, e ogni piccola circostanza è buona per esercitarla. Concretamente, possiamo fare semplici atti di amore di Dio, di amore per Gesù: “O Gesù, voglio amarti sempre di più”; “Padre ti offro il mio cuore, il mio amore”; “Spirito santo, vieni in me e accresci il mio amore”. In questo modo esercitiamo la carità soprannaturale, divina.
E poi ci sono gli atti di amore del prossimo: un sorriso gratuito, un gesto di comprensione, di pazienza, di benevolenza: la carità è eccelsa per se stessa e rende sublimi le cose più piccole, più semplici.

* La carità, lo ripetiamo, nasce da Dio e va domandata anzitutto a Dio come dono: “Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei Bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor tuo amo il prossimo come me stesso, e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più”.
La carità nasce dalla fede, dalla proclamazione dell’amore di Dio per noi; e la fede, a sua volta, nasce dalla parola di Dio, che la coltiva e l’accresce. È un mezzo meraviglioso e importantissimo leggere e meditare i libri della Scrittura, leggere e meditare i V angeli, capire il grande amore che Gesù ci ha mostrato nella sua vita, passione e morte.
La carità in noi si dilata nella misura in cui comprendiamo come Gesù ci ha amato e ci ama, come Gesù ha amato e ha trattato i piccoli, i poveri, i lebbrosi, i malati, le persone moleste, lontane, i nemici.

Domande per la riflessione personale

A partire da ciò che ho cercato di esprimere, voi stessi potrete rispondere a tre domande:

1. Amare Dio: che significa per il credente in Cristo?

2. Quali sono le difficoltà da superare per compiere gli atti della carità, come il perdonare, il condividere, il consolare, il correggere?

3. E come dobbiamo coltivare quel “di più” della carità di cui ho parlato nella Lettera Sto alla porta (cf nn. 41.45.47.48)?
Quel “di più” che va al di là della semplice filantropia, che nasce dall’amore eterno di Dio e punta verso l’eternità, verso il vero bene soprannaturale pieno delle persone che amiamo.

Mentre vi auguro la buona Pasqua, vi invito tutti al grande incontro del 15 maggio nello stadio di San Siro, incontro nel quale proclameremo la vita come il grande dono dell’amore di Dio, insieme alle comunità cristiane delle Chiese di Lombardia, a chiusura del Convegno “Nascere e morire oggi”. Rendendo lode e grazie al Signore per la vita umana, affermeremo la dignità di ogni uomo, chiamato a partecipare alla vita di Dio, e invocheremo la forza dello Spirito per essere capaci di “onorare” ogni uomo e di costruire una nuova cultura della vita.

https://atma-o-jibon.com