Inizia il mese di maggio, il mese dedicato a Maria la Madre di Gesù e nostra Madre.
La mia mente va agli anni della mia fanciullezza quando era costume andare al “fioretto” alla sera dei giorni di maggio. Ho un dolcissimo ricordo di quei “fioretti”: l’altare della Madonna coronato di fiori, bellissimo; il parroco vestiva il “piviale” scintillante di ori, c’erano tante candele luminose.
C’era aria di festa. Ogni sera.

La chiesa era sempre stipata di gente. Tanta gente e tanti ragazzi. E’ vero che il buon parroco, per vincere la nostra pigrizia, ci timbrava un foglio di presenza che dava diritto ad una bella gita in “corriera”. Ma non lo si faceva solo per quello!

Io ero incantato dalle prediche del mio parroco Don Luigi Agostini, morto verso il 1953/54, un sacerdote che alla morte non aveva nemmeno una camicia decente per presentarsi davanti al Signore. Era un prete povero veramente, che dava tutto ai poveri.
Faceva delle prediche stupende. Ci metteva pure tanto dialetto veneto, ci faceva anche ridere e ci diceva cose bellissime sulla Madre di Gesù.
Quante volte ci ripeteva: amate tanto la Madonna, la Madre di Gesù, lei vi vuole bene molto molto di più di tutte le mamme del mondo.

Ero nel periodo della preadolescenza. Avevo un sacco di problemi per la testa e tanti momenti di solitudine. Le parole del parroco scendevano nel mio cuore e mi infondevano una grande pace e calma interiore.

Ricordo la chiesa era gremita di gente! Restavo incantato dagli anziani: venivano in chiesa a passi lenti ma sicuri, tanti con il bastone e tenevano in mano la corona del rosario.

Non voglio passare per un “laudator temporis acti” (= “celebratore” di tempi passati) ma questi “fioretti” mi mancano e tanto. Ora c’è poca gente in chiesa e tutto si svolge abbastanza in fretta.

La devozione alla Madre di Dio mi entrò nel cuore in famiglia. I miei genitori spesso recitavano il rosario anche dopo una giornata di duro lavoro nei campi. Nella via dove abitavo, Via Caovilla (ma in paese era conosciuta come “Contrà dei Gati”) c’era un nonnina che una o due volte per settimana ci radunava per il rosario. Avevo il cuore pieno di gioia.

Quando sono entrato nel seminario minore di Padova, in IV ginnasio, (nel 1954, allora il seminario minore per la IV e V ginnasio era a Thiene, nell’ex Collegio vescovile. Eravano un’ottantina in tutti. Erano gli anni fecondi…) il mese di maggio era celebrato con solennità e viva partecipazione. Ricordo il padre spirituale che ci raccomandava tanto la devozione alla Madonna.
E poi sempre nel seminario maggiore di Padova e durante il noviziato fatto a Fiesole nel 1960 e lo scolasticato fatto a Venegono Superiore nel 1962 (dal secondo anno di teologia in poi).

La devozione a Maria mi accompagnò durante gli anni passati in Sudan. Era bello vedere i cristiani che senza alcuna vergogna portavano il rosario al collo.
Ricordo una vecchietta che un bel giorno mi entrò nella stanza della missione di Jiref, nei sobborghi di Khartum. Entrò e mi parlava in Dinka…… Non conoscendo la lingua chiamai un catechista dinka che mi faceva da interprete.

Questa donna chiedeva di diventare cattolica. Diceva che da tanti anni durante il sonno vedeva una bella signora con gli abiti lunghi, il volto luminoso e una …. sibha (corona in uso dai musulmani per la recita dei 99 bellissimi nomi di Dio).
Disse che riconobbe la signora quando per la prima volta venne alla missione di Jiref dove avevamo una piccola grotta di Lourdes. Riconobbe pure la sibha, la corona del rosario.
“E’ quella signora che io ho sognato per tanto tempo” – mi disse tutta contenta “ e riconosco pure la sibha”.
Misi la mano in tasca ed estrassi la corona. “Ecco, proprio quella aveva in mano la signora” aggiunse.

Veniva al catechismo regolarmente. Abitava lontano a Burri Hashish, si faceva un bel tratto di strada a piedi. Non si lamentava mai della distanza.
Vidi la nonnina fuori di sé dalla gioia quando il catechista le insegnò a recitare il rosario nella sua lingua.
Non dimenticherò mai il volto radioso di quella donna specialmente nel giorno del suo battesimo. “E’ stata la signora” – mi disse tutta commossa – “a portarmi qui e a ricevere il battesimo”.

Carissimi, mi accorgo che sono andato piuttosto a braccio col mio discorso. Ma va bene pure così!
Auguro a me stesso e a tutti voi di trascorrere un bel mese di maggio con Maria. Ricordiamoci gli uni gli altri.
Ricordiamo le missioni comboniane, tutte le missioni e i missionari, ricordiamo il mondo intero che ha così tanto bisogno di pace e di giustizia.

Rolando Dal Cason
comboninsieme
Maggio 2008 (archivio)