Sabato 4 maggio 2024 nel Duomo di Milano l’Arcivescovo Mario Delpini ha presieduto il rito dell’ordinazione episcopale di Mons. Flavio Pace, nominato da Papa Francesco arcivescovo segretario del Dicastero per la promozione dell’Unità dei Cristiani. Ecco la sua omelia.

Si cercano uomini di preghiera, anzi uomini fatti preghiera. Uomini fatti preghiera cioè uomini che si azzardino a parlare con il Padre del Signore nostro Gesù Cristo con il timore e la trepidazione che lo Spirito mette nell’animo. Uomini fatti preghiera cioè uomini disponibili ad attraversare le asprezze del deserto nella percezione inconsolabile di solitudine, insieme il fremito commovente dell’intimità. Troppo grande il mistero di Dio.
Si cercano uomini fatti preghiera cioè uomini che si lascino costantemente istruire da Gesù a proposito del dimorare del Padre, a proposito del compiere le opere del Padre, a proposito della consapevolezza di non sapere che cosa sia conveniente domandare. Perciò uomini che si affidino allo Spirito che viene in aiuto alla nostra debolezza.
Si cercano uomini fatti preghiera cioè uomini che siano come l’argilla che non si sottrae alla maestria del Vasaio e si lascia plasmare, sempre, nella giovinezza, nella maturità e nella vecchiaia. Come se la Parola che chiama non fosse una memoria preistorica ma una confidenza quotidiana.
Si cercano uomini fatti preghiera, cioè uomini inclini ad abitare il silenzio. Persino nelle sacrestie dove si preparano per le celebrazioni, persino prima di inseguire l’ultimo segnale del cellulare, persino vincendo la curiosità elementare e legittima di leggere l’ultimo aggiornamento.
Si cercano uomini fatti preghiera cioè uomini così semplici e sapienti che pregando con le parole dei salmi sentano parole vive della voce, della fede dei secoli, della voce della fede di Gesù, della voce della fede dei santi. Uomini che siano anche poeti e cantori che sappiano pregare persino quando dicono il breviario. Sì, è irrinunciabile il dialogo, il confronto tra i discepoli ma le parole scambiate dai discepoli in cammino verso Emmaus sono parole che raccontano tristezze senza speranza. Una cronaca dei fatti che non sa cogliere la Verità; perciò, si cercano uomini fatti preghiera che vivano anche la riflessione e le considerazioni sulla cronaca in dialogo con il Viandante sconosciuto che sa scaldare il cuore.
Si cercano uomini fatti preghiera per promuovere il dialogo desiderabile tra le confessioni cristiane. Sì, è necessario coltivare la memoria ma i ricordi possono anche alimentare risentimenti. I ricordi possono rendere impossibile il perdono e il male compiuto può diventare un cruccio così tormentoso da indurre a perdere fiducia nell’umanità e a dichiarare irragionevole la speranza.

Perciò si cercano uomini fatti preghiera perché solo le confidenze di Gesù consentono di ricevere lo Spirito per il perdono dei peccati e la sapienza per l’interpretazione profetica della storia.
Si cercano, perciò, uomini fatti preghiera per ripercorrere la storia della Chiesa, i suoi drammi e farne una memoria in cui germogli il futuro e la speranza, la riconciliazione e la pace. Sì, è provvidenziale questo nostro tempo per esplorare le vie della diplomazia, dei delicati equilibri per il rispetto delle tradizioni occidentali ed orientali, tardo antiche e moderne e sentire il dramma di non essere un popolo. Ma dove ci incammineremo? Quando riusciremo a essere popolo di Dio, stirpe eletta, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di Lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa?
Perciò si cercano uomini fatti preghiera. Perché sia viva sempre la fiducia nelle promesse di Dio. Sì, è doveroso che il vescovo eserciti il suo ministero come un vigilare, una specie di sorveglianza perché sia osservata la legge, perché sia custodita la tradizione, perché sia praticata la disciplina ma tutto rischia di essere noioso se non addirittura inerte.
Perciò si cercano uomini fatti preghiera perché lo spasimo dell’unità tra i discepoli di Gesù e l’invocazione della pace tra gli uomini sia come un fuoco che divora, come una sapienza che orienta. Don Flavio ha scelto come suo motto episcopale: non la proclamazione di una verità, non la dichiarazione di una intenzione ma una invocazione, una preghiera. Forse con questa scelta Don Flavio esprime il proposito di essere un uomo fatto preghiera perciò, si potrebbe concludere, va bene per essere Vescovo. 

+ Mario Delpini