
Il silenzio come gesto profetico
Enzo Bianchi
Il Blog di Enzo Bianchi
Chi conosce l’Antico Testamento sa che i veri profeti non predicavano al popolo d’Israele soltanto con le parole, ma che a volte ricorrevano a gesti, a mimi, a silenzi, perché lo Spirito santo che li ispirava li spingeva in alcuni casi non a parlare ma a compiere dei segni che portavano in sé l’ambiguità, la possibilità di essere interpretati nello spazio della fede o semplicemente nello spazio del ragionamento umano. Quando Isaia si denuda e percorre Gerusalemme per chi crede, e dunque capisce, Isaia grida la vergogna di una città peccatrice, per chi non crede è fuori di sé, un pazzo che dà in escandescenze. Quando Geremia si mette un giogo da buoi sulle spalle e passeggia nella città santa per alcuni è diventato matto, per altri egli annuncia con forza che presto, anzi prestissimo, il giogo dei babilonesi sarà sul collo dei figli d’Israele. E così il giorno delle Palme, nella letizia che evoca l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, Papa Francesco che presiedeva la liturgia al momento tanto atteso ha fatto silenzio, è rimasto muto. Non era colto da malore, né gli mancava il fiato per leggerla, e neppure gli era impedito di farla leggere come aveva fatto altre volte. Ha scelto invece di fare silenzio: profeta che parla con il silenzio. Quasi nessuno l’ha capito, ma il Papa ha sentito che questo gesto si imponeva in una celebrazione del Re di Pace, Figlio di David e Messia umile e mite che entra nella città santa per portarle la pace. Una celebrazione che avvenga mentre infierisce la guerra tra Russia e Ucraina, mentre si scatena la terribile vendetta di Israele contro una popolazione inerme, senza terra, senza case, povera e affamata a Gaza, mentre cresce il desiderio di guerra da parte delle potenze occidentali… Papa Francesco è stato in silenzio: chi vuol capire capisca! E capirà se ha fede, perché sa che la profezia a volte è obbligata a gridare con il silenzio. Questa è una Pasqua che dovrebbe essere silenziosa per tutti.