Presentata la Dichiarazione “Dignitas infinita” del dicastero per la Dottrina della fede, che mette a fuoco «alcune gravi violazioni della dignità umana». Tra i temi, povertà, violenza su migranti e donne, guerra, aborto, maternità surrogata, gender

Di Andrea Acali pubblicato il 8 Aprile 2024
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È stata pubblicata l’attesa Dichiarazione del dicastero per la Dottrina della fede “Dignitas infinita”, sul tema della dignità umana. Un documento che ha richiesto cinque anni di preparazione, con una sostanziale modifica finale «per andare incontro a una richiesta del Papa che ha esplicitamente sollecitato a fissare meglio l’attenzione sulle attuali gravi violazioni della dignità umana nel nostro tempo, sulla scia dell’enciclica Fratelli tutti: il dramma della povertà, la situazione dei migranti, le violenze contro le donne, la tratta delle persone, la guerra.

La struttura del documento, nato in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è in quattro parti: «Nelle prime tre, la Dichiarazione richiama fondamentali principi e presupposti teorici, al fine di offrire importanti chiarimenti che possono evitare le frequenti confusioni che si verificano nell’uso del termine “dignità”. Nella quarta parte, presenta alcune situazioni problematiche attuali in cui l’immensa e inalienabile dignità che spetta ad ogni essere umano non è adeguatamente riconosciuta». Il prefetto del dicastero il cardinale Victor Manuel Fernandez ha sottolineato la differenza tra dignità ontologica, inalienabile, e dignità morale, sociale ed esistenziale, che invece possono mutare, e ha definito la dignità umana «un pilastro fondamentale dell’insegnamento cristiano».

Il cardinale argentino è partito dalla precedente dichiarazione sulle benedizioni, “Fiducia supplicans”, che toccava «una questione che sta al cuore pastorale del Papa, documento che ha avuto sette miliardi di visualizzazioni su internet» citando un sondaggio che ha evidenziato come in Italia, tra gli under 35, il 75% dei giovani è d’accordo con il documento. «Quello di oggi è molto più importante e vorremmo che potesse avere stesso lo livello di impatto perché il mondo ha bisogno di riscoprire le implicazioni immense della dignità umana». Ha comunque specificato che non si è trattato di un’autodifesa dopo le roventi polemiche delle scorse settimane su “Fiducia supplicans”.

Il prefetto ha evidenziato la «crescita nella comprensione della dignità da parte della Chiesa, fino ad arrivare al rifiuto totale della pena di morte, culmine della riflessione sull’inviolabilità della vita umana». Ha poi raccontato due aneddoti. Il primo sulla scelta del titolo: inizialmente si era pensato ad “Al di là di ogni circostanza”, perché è la chiave della Dichiarazione, ma poi si è scelta la citazione di un discorso ai disabili di Giovanni Paolo II nel 1980, durante il suo primo viaggio in Germania. L’altro è stato personale, quando durante un periodo personale difficile a Buenos Aires Bergoglio gli disse «No, Tucho, alza la testa perché la tua dignità non te la possono togliere».

La denuncia delle violazioni alla dignità umana parte dal «dramma della povertà», che non riguarda solo i Paesi ricchi e quelli poveri ma anche le disuguaglianze sociali: «Tutti siamo responsabili, sebbene in diversi gradi, di questa palese iniquità». Poi la guerra che «con la sua scia di distruzione e dolore attacca la dignità umana a breve e a lungo termine». Il documento ribadisce che «l’intima relazione che esiste tra fede e dignità umana rende contradittorio che la guerra sia fondata su convinzioni religiose».

E ancora i migranti, «tra le prime vittime delle molteplici forme di povertà»: la loro accoglienza «è un modo importante e significativo di difendere l’inalienabile dignità di ogni persona umana». Anche la tratta di persone viene «annoverata quale violazione grave della dignità umana» e definita «crimine contro l’umanità». Viene ribadito l’impegno della Chiesa a combattere la piaga degli abusi sessuali.

Grande rilievo viene dato alle violenze sulle donne: «Sono uno scandalo globale, che viene sempre di più riconosciuto. Se nelle parole si riconosce l’uguale dignità della donna, in alcuni Paesi le diseguaglianze tra donne e uomini sono gravissime ed anche nei Paesi maggiormente sviluppati e democratici la realtà sociale concreta testimonia il fatto che spesso non si riconosce alle donne la stessa dignità degli uomini». Oltre a condannare le varie discriminazioni, «tra le forme di violenza esercitate sulle donne, come non citare la costrizione all’aborto, che colpisce sia la madre che il figlio, così spesso per soddisfare l’egoismo dei maschi? E come non citare pure la pratica della poligamia? In questo orizzonte di violenza contro le donne, non si condannerà mai a sufficienza il fenomeno del femminicidio. Su questo fronte l’impegno dell’intera comunità internazionale deve essere compatto e concreto».

Viene poi ribadita la condanna senza esclusione dell’aborto, ricordando le parole di san Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae e si ribadisce che «si dovrà affermare con ogni forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano». Fernandez ha affermato che il no all’aborto deriva «non da un fanatismo maschilista ma dall’essere coerenti con la dignità di ogni essere umano al di là di ogni circostanza, uscito o no dal grembo materno». Esplicita la condanna della «pratica della maternità surrogata, attraverso la quale il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto». Una pratica che vìola la dignità del bambino e quella della donna.

Altro capitolo fondamentale è dedicato all’eutanasia, «caso particolare di violazione della dignità umana, che è più silenzioso ma che sta guadagnando molto terreno. Presenta la peculiarità di utilizzare un concetto errato di dignità umana per rivolgerlo contro la vita stessa. È assai diffusa l’idea che l’eutanasia o il suicidio assistito siano coerenti con il rispetto della dignità della persona umana. Davanti a questo fatto, si deve ribadire con forza che la sofferenza non fa perdere al malato quella dignità che gli è propria in modo intrinseco e inalienabile». Si chiede peraltro di incentivare le cure palliative evitando ogni accanimento terapeutico: «Ma un tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza». Concetti analoghi per l’assistenza alle persone disabili, vulnerabili, per le quali «è da favorire il più possibile una inclusione ed una partecipazione attiva alla vita sociale ed ecclesiale di tutti coloro che sono in qualche modo segnati da fragilità o disabilità».

Una condanna esplicita riguarda la teoria del gender. Pur ribadendo il rispetto dovuto a ogni persona e la condanna di ogni discriminazione per l’orientamento sessuale, con l’invito a depenalizzare il reato di omosessualità, la Dichiarazione ricorda che «voler disporre di sé, così come prescrive la teoria del gender, indipendentemente da questa verità basilare della vita umana come dono, non significa altro che cedere all’antichissima tentazione dell’essere umano che si fa Dio. Il rispetto del proprio corpo e di quello degli altri è essenziale davanti al proliferare ed alle pretese di nuovi diritti avanzate dalla teoria del gender. Sono, dunque, da respingere tutti quei tentativi che oscurano il riferimento all’ineliminabile differenza sessuale fra uomo e donna». In questo quadro, «qualsiasi intervento di cambio di sesso, di norma, rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal momento del concepimento», cosa ben diversa dal caso di evidenti anomalie dei genitali fin dalla nascita.

Infine, il documento prende in esame la violenza digitale, mettendo in guardia dalla creazione di un mondo in cui, favoriti dal progresso tecnologico, crescono lo sfruttamento, l’esclusione e la violenza. Rispondendo a una domanda, il cardinale ha infine affermato che l’inferno è compatibile con la libertà dell’uomo che Dio rispetta ma poi resta l’interrogativo che spesso si pone papa Francesco sulla possibilità che l’inferno sia vuoto.

8 aprile 2024