Dalla fine di febbraio, potenti bande criminali si sono alleate per attaccare stazioni di polizia, carceri, l’aeroporto e il porto marittimo, nel tentativo di spodestare il primo ministro Ariel Henry, dimessosi l’11 marzo per far posto a un Consiglio di transizione che, tuttavia, non è ancora stato istituito, tra disaccordi politici e dubbi circa la sua legalità. In una dichiarazione rilasciata lunedì, l’entourage di Ariel Henry ha fatto sapere che il Consiglio non è stato ancora formato perché la costituzione haitiana non ne autorizza la creazione. E mentre la situazione politica sembra bloccata, le bande criminali continuano ad imperversare e a imporre la legge della violenza nella capitale haitiana.

La Chiesa nel mirino delle bande criminali

A Port-au-Prince, lunedì scorso, è stato vandalizzato e danneggiato il Petit Séminaire Collège Saint Martial della Congregazione dello Spirito Santo. “Siamo nella desolazione e la preoccupazione è grande di fronte al continuo deterioramento della situazione nel Paese” è l’allarme espresso dal superiore provinciale degli spiritani, padre Raynold Joseph.

Banditi armati hanno fatto irruzione lunedì scorso, intorno alle 17, nell’atrio del Petit Séminaire Collège Saint Martial appartenente alla Congregazione del Santo Spirito di Port-au-Prince, capitale di Haiti, e dopo aver neutralizzato i due guardiani, hanno cominciato a bruciare i veicoli parcheggiati e a commettere atti vandalici. Quattro sacerdoti e quattro dipendenti sono riusciti a sottrarsi alle violenze nascondendosi o fuggendo a piedi in strada o nella vicina cattedrale. Malgrado le diverse chiamate, la polizia, alle prese con un violento attacco al vicino Palazzo Nazionale, non è riuscita a intervenire.

Haiti, i camilliani asserragliati nell’ospedale della capitale. Popolazione in fuga

Sanità al collasso nello Stato caraibico, circa 53 mila persone spinte dalle bande armate e a fuggire. Il missionario padre Erwan: “Non possiamo uscire per acquistare cibo o farmaci per le persone che ospitiamo, bambini disabili, malati, parenti dei ricoverati e il personale medico e infermieristico. La situazione è ogni giorno più pericolosa”.

“Le bande diventano ogni giorno più armate e più feroci, siamo asserragliati dentro l’Ospedale, con la speranza che non ci assaltino. Non possiamo uscire per acquistare cibo o farmaci per le persone che ospitiamo, bambini disabili, malati, parenti dei ricoverati e il personale medico e infermieristico”. Sono parole – riportate dall’agenzia Fides – di padre Erwan, missionario dei Ministri degli Infermi (Camilliani), che scrive dalla capitale di Haiti, Port-au-Prince, dove la tragedia continua a colpire la popolazione. “Ci hanno consentito, previo ‘pagamento del pizzo’ di uscire una sola volta con l’ambulanza per acquistare 30 bombole di ossigeno per i ricoverati e per gli interventi chirurgici. La situazione è ogni giorno più pericolosa!”, sottolinea il camilliano che è l’economo del Foyer San Camillo ed è presente insieme al suo confratello padre Robert, che è il direttore. Il Foyer si trova a La Plaine, nel comune di Croix de Bouquet, uscita nord di Port-au-Prince.

Ogni giorno più in fondo nel baratro

“Penso alla tragedia che sta vivendo il popolo haitiano e che precipita ogni giorno più in fondo al baratro nell’indifferenza mondiale”, fa eco padre Antonio Menegon. “Nessuno ne parla, peggio ancora nessuno interviene e con quel poco che possiamo fare cerchiamo di essere presenti per aiutare i tanti ‘fantasmi’ haitiani a vivere nonostante il silenzio intorno a loro. Salvare la vita del popolo haitiano è continuare nel quotidiano la risurrezione di Gesù”, conclude il sacerdote, responsabile della onlus Camilliana Madian Orizzonti.

Oltre 50 mila persone costrette a lasciare la capitale

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite nelle ultime settimane sono scappate dalla capitale oltre 50 mila persone che si aggiungono a oltre 100 mila profughi già presenti nel sud di Haiti. Le violenze delle bande armate hanno spinto circa 53 mila persone a lasciare la capitale nelle ultime tre settimane, rivela un rapporto pubblicato martedì dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Più della metà sono dirette verso il sud del Paese che già ospita 116 mila persone fuggite in precedenza.

da Vatican News