P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Veglia Pasquale – Marco 16,1-7: “È risorto, non è qui.”
Domenica di Pasqua – Giovanni 20,1-9: “L’altro discepolo… vide e credette.”
Sera di Pasqua – Luca 24,13-35: “Resta con noi, perché si fa sera.”

Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo”, recita il salmo del Giorno di Pasqua (Salmo 117). Questo giorno noi l’abbiamo desiderato, sperato, preparato, ma non l’abbiamo fatto! L’ha fatto il Signore! Ci sono delle cose, quelle che davvero contano, che la nostra mano non può fare. Questo giorno è opera di Dio, il suo capolavoro. Nella prima “settimana santa”, quella della creazione, Dio aveva messo l’ordine nel caos, creando il tempo e lo spazio, “ed ecco, era cosa molto buona” (Genesi 1,31). In questa nuova settimana, la Settimana Santa, Dio ha liberato la sua creazione dalla corruzione della morte, immettendo l’eternità nel tempo. “Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi”, continua il salmista. Sì, una meraviglia che mai avremmo sognato. Cristo, “la Porta”, ha messo in comunicazione la terra con il Cielo. La morte non è più la “porta del non ritorno”, ma la porta d’ingresso nel Giorno senza tramonto.

Finalmente una novità sotto il cielo!

Quel che è stato sarà
e quel che si è fatto si rifarà;
non c’è niente di nuovo sotto il sole.
C’è forse qualcosa di cui si possa dire:
«Ecco, questa è una novità»?
Proprio questa è già avvenuta
nei secoli che ci hanno preceduto.”
(Qoèlet 1,9-10)

Ecco, Qoèlet, questa sì che è una vera NOVITÀ! Un uomo, Gesù di Nazareth, che la morte aveva inghiottito e il sepolcro aveva rinchiuso, è uscito fuori vivo, vincitore della morte. Era il 9 aprile dell’anno 30. Interroga pure i tempi passati. Non era mai successo qualcosa di simile! E, invece, l’incredibile è avvenuto. E noi ne siamo testimoni! Corriamo, quindi, con il cuore che ci scoppia nel petto, con le lacrime di gioia, dopo quelle della disperazione, impazienti di comunicare a tutti: Cristo è risorto!

E d’ora in poi tutto cambia. Niente sarà come prima! Qoèlet, non odiare più la vita (2,17)! Non proclamare più “felici i morti, ormai trapassati, più dei viventi che sono ancora in vita” (4,2)! Perché

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa…
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto!”
(Sequenza di Pasqua)

Da quel 9 aprile, è iniziata la corsa della missione:Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. E i seguaci della “via” (Atti degli apostoli 9,2 ecc.), instancabili – perché non ci si stanca mai quando il cuore è contento! – hanno percorso tutte le vie e strade delle “Galilee”, delle periferie del mondo, desiderosi di comunicare a tutti questa Buona Novella: Cristo è risorto!

Il Risorto va cercato dove c’è vita!

Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.” (Marco 16,1-7, vangelo della veglia). Se “non è qui”, dove bisogna cercarlo? Dove brulica la vita! Dove si respira un’aria nuova! Non dove marcisce la vita!…

Ci sarebbe da domandarsi se nelle nostre chiese e assemblee si respira l’aria nuova e primaverile del Risorto. Purtroppo, bisogna riconoscere che talvolta si respira male, c’è un’aria stantia nei nostri ambienti ecclesiali. Siamo diventati allergici alle novità, non vogliamo essere sfidati dal nuovo, da quanto non rientra nei nostri vecchi schemi di vita e di pensiero. Talvolta si ha l’impressione che le porte e finestre spalancate dal concilio Vaticano II si siano rinchiuse di nuovo. Non c’è da stupirsi, quindi, che le persone inquiete, insoddisfatte della società attuale e alla ricerca di un mondo diverso, se ne vadano altrove dove, invece, fermenta la vita.

Noi diciamo di amare la novità, ma alla nostra maniera. In realtà noi temiamo la novità, perché ci spiazza e sconvolge i nostri ritmi abitudinari. Noi preferiamo i verbi di ripetizione: rendere nuovo il vecchio. Ecco perché erano delusi i due discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35, il vangelo della sera di Pasqua): “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele!”. Lo stesso speravano ancora gli apostoli prima dell’ascensione: “Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?” (Atti degli Apostoli 1,6). Il Signore, però, non è un “restauratore”, ma un innovatore: Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Isaia 43,18-19).

Preghiera ed auguri

“La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.
E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!” (Don Tonino Bello).

Auguri di Buona Pasqua a tutti!

P. Manuel João Pereira Correia mccj
Verona, 27 marzo 2024