Sabato della IV settimana di Quaresima
Ger 11,18-20 Sal 7 Gv 7,40-53: Il Cristo viene forse dalla Galilea?
Testo del Vangelo
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Commenti
Luigi Maria Epicoco
“Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo! ”
Sono così vere le parole di queste guardie che tutto il Vangelo di oggi dovrebbe essere colmo solo di ammirazione per la loro lealtà. In fondo, di Gesù forse non sapevano nulla, e quella mattina si erano mossi dalle loro caserme per andare ad arrestare uno dei tanti che gli era stato comandando di arrestare. Eppure l’incontro con Gesù lascia il segno su di loro. Gesù aveva toccato in questi uomini qualcosa che nessun altro aveva mai toccato. Credo che in fondo sia così per tutti quelli che hanno fatto davvero esperienza di Cristo. Ad un tratto nella vita si sono accorti che ciò che c’è di interessante in Lui non sono le sue idee, ma Egli stesso. È il modo con cui agisce che rimane impresso prima ancora dei suoi insegnamenti, e delle conseguenze da tirare nella vita. Ma non basta subire questo fascino per divenire discepoli. Si diventa infatti discepoli quando quella parola non solo tocca il cuore ma provoca la nostra libertà a una decisione. Ogni cosa vera o suscita delle decisioni oppure è una verità sprecata. Se incontri l’amore ma non fai nessuna scelta a suo riguardo allora hai sprecato l’amore. Se incontri la fede ma non fai nessuna scelta a suo riguardo allora hai sprecato la fede. Se incontri qualcosa di bello nella vita ma non fai nessuna scelta conseguente allora hai sprecato quella bellezza. Nessuno si può dare da solo una parola così, ma la libertà conseguente invece è proprio e solamente roba nostra. Ad esempio: con che decisione vogliamo lasciare l’incontro con il Vangelo di oggi
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Franco Mastrolonardo
Il mitico Totò se la rigira sempre a modo a suo. Un po’ come fanno oggi i farisei nel Vangelo. Ma questi non ci fanno ridere, e neppure sorridere. Anzi. Il fatto che cadano sempre in piedi, al contrario di quello che accade con il grande comico napoletano, ce li fa apparire detestabili e odiosi.
Sanno sempre tutto loro, non accettano consigli, né opinioni diverse. In una manciata di secondi ti accusano, ti giudicano e ti condannano. Hanno la legge dalla loro, ma se anche non lo fosse, tranquilli:
fatta la legge, trovato l’inganno.
E a proposito di legge, oggi si appellano ad essa per screditare tutti e ciascuno. Non solo; ma anche per maledire. Fortissima quella affermazione: questa gente ce non conosce la legge è maledetta. Ma con chi ce l’hanno? Con quella parte di folla che aveva dubbi circa l’identità di Gesù. Dovranno fare un fitto e sporco lavoro di plagio collettivo per tramutarli in folli accusatori davanti a Ponzio Pilato: crocifiggilo!
La legge è scudo sicuro per questi uomini impettiti e testardi. Ma anche un buon scudo può avere le sue falle. E’ Nicodemo oggi che si propone come il rompi diga di turno con una domanda tanto banale quanto incisiva: La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa? A questo punto sarebbe la legge stessa ad accusare i farisei. Ma niente, essi non ne vogliono sapere questa volta di legge. Chi sbaglia è Nicodemo, perchè non studia la legge o perlomeno quella legge che oggi gli fa comodo conoscere. Domani? Chissà.
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Meditazione di Papa Francesco:
Sabato della IV settimana di Quaresima
Ger 11,18-20 Sal 7 Gv 7,40-53: Il Cristo viene forse dalla Galilea?
Il popolo di Dio segue Gesù e non si stanca
“E ciascuno tornò a casa sua” (Gv. 7,53) : dopo la discussione e tutto questo, ognuno tornò alle sue convinzioni. C’è una spaccatura nel popolo: il popolo che segue Gesù lo ascolta – non se ne accorge del tanto tempo che passa ascoltandolo, perché la Parola di Gesù entra nel cuore – e il gruppo dei dottori della Legge che a priori rifiutano Gesù perché non opera secondo la legge, secondo loro. Sono due gruppi di persone. Il popolo che ama Gesù, lo segue e il gruppo degli intellettuali della Legge, i capi di Israele, i capi del popolo. Questo si vede chiaro “quando le guardie tornarono dai capi dei sacerdoti e dissero: “Perché non lo avete condotto qui?”, risposero le guardie: “Mai un uomo ha parlato così”. Ma i farisei replicarono loro: “Vi siete lasciare ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi dei farisei? Ma questa gente che non conosce la Legge è maledetta” (Gv. 7,45-49). Questo gruppo dei dottori della Legge, l’élite, prova disprezzo per Gesù. Ma anche, prova disprezzo per il popolo, “quella gente”, che è ignorante, che non sa nulla. Il santo popolo fedele di Dio crede in Gesù, lo segue, e questo gruppetto di élite, i dottori della Legge, si stacca dal popolo e non riceve Gesù. Ma come mai, se questi erano illustri, intelligenti, avevano studiato? Ma avevano un grande difetto: avevano perso la memoria della propria appartenenza a un popolo.
Il popolo di Dio segue Gesù … non sa spiegare perché, ma lo segue e arriva al cuore, e non si stanca. Pensiamo al giorno della moltiplicazione dei pani: sono stati tutta la giornata con Gesù, al punto che gli apostoli dicono a Gesù: “Congedali, perché vadano via a comprarsi da mangiare” (cfr. Mc 6,36). Anche gli apostoli prendevano distanza, non avevano in considerazione, non disprezzavano, ma non avevano in considerazione il popolo di Dio. “Che vadano a mangiare”. La risposta di Gesù: “Date voi da mangiare a loro” (cfr. Mc. 6,37). Li rimette nel popolo.
Questa spaccatura tra l’élite dei dirigenti religiosi e il popolo è un dramma che viene da lontano. Pensiamo, anche, nell’Antico Testamento, all’atteggiamento dei figli di Elì nel tempio: usavano il popolo di Dio; e se viene a compiere la Legge qualcuno di loro un po’ ateo, dicevano: “Sono superstiziosi”. Il disprezzo del popolo. Il disprezzo della gente “che non è educata come noi che abbiamo studiato, che sappiamo …”. Invece, il popolo di Dio ha una grazia grande: il fiuto. Il fiuto di sapere dove c’è lo Spirito. È peccatore, come noi: è peccatore. Ma ha quel fiuto di conoscere le strade della salvezza.
Il problema delle élite, dei chierici di élite come questi, è che avevano perso la memoria della propria appartenenza al popolo di Dio; si sono sofisticati, sono passati a un’altra classe sociale, si sentono dirigenti. È il clericalismo questo, che già si dava lì. “Ma come mai – ho sentito in questi giorni – come mai queste suore, questi sacerdoti che sono sani vanno dai poveri a dare loro da mangiare, e possono prendere il coronavirus? Ma dica alla madre superiora che non lasci uscire le suore, dica al vescovo che non lasci uscire i sacerdoti! Loro sono per i sacramenti! Ma a dare da mangiare, che provveda il governo!”. Di questo si parla in questi giorni: lo stesso argomento. “È gente di seconda classe: noi siamo la classe dirigente, non dobbiamo sporcarci le mani con i poveri”.
Tante volte penso: è gente buona – sacerdoti, suore – che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo. Hanno perso la memoria di quello che Dio disse a Davide: “Io ti ho preso dal gregge”. Hanno perso la memoria della propria appartenenza al gregge.
E questi, ognuno, ciascuno tornò a casa sua (cfr. Gv. 7,53). Una spaccatura. Nicodemo, che qualcosa vedeva – era un uomo inquieto, forse non tanto coraggioso, troppo diplomatico, ma inquieto – è andato da Gesù poi, ma era fedele con quello che poteva; cerca di fare una mediazione e prende dalla Legge: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?” (Gv 7,51). Gli risposero; ma non risposero alla domanda sulla Legge: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia. Sei un ignorante, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta” (Gv 7,52). E così hanno finito la storia.
Pensiamo anche oggi a tanti uomini e donne qualificati nel servizio di Dio che sono bravi e vanno a servire il popolo; tanti sacerdoti che non si staccano dal popolo. L’altro ieri mi è arrivata una fotografia di un sacerdote, parroco di montagna, di tanti paesini, in un posto dove nevica, e nella neve portava l’ostensorio ai piccoli paesini per dare la benedizione. Non gli importava la neve, non gli importava il bruciore che il freddo gli faceva sentire nelle sue mani a contatto con il metallo dell’ostensorio: soltanto gli importava di portare Gesù alla gente.
Pensiamo, ognuno di noi, da quale parte stiamo, se siamo in mezzo, un po’ indecisi, se siamo con il sentire del popolo di Dio, del popolo fedele di Dio che non può fallire: ha quella infallibilitas in credendo. E pensiamo all’élite che si stacca dal popolo di Dio, a quel clericalismo. E forse ci farà bene a tutti il consiglio che Paolo dà al suo discepolo, il vescovo, giovane vescovo, Timoteo: “Ricordati di tua mamma e di tua nonna” (cfr. 2 Tim. 1,5). Ricordati di tua mamma e di tua nonna. Se Paolo consigliava questo era perché sapeva bene il pericolo al quale portava questo senso di élite nella dirigenza nostra.
Sabato, 28 marzo 2020