L’immagine di Dio-Sposo è una delle più belle che ci presenta la Bibbia sull’amore che Dio nutre per noi, perché trova il suo fondamento in un fatto umano universale, che costituisce l’epicentro dello sviluppo della vita umana e che lancia la persona al di là di sé stessa in un’avventura di donazione di sé senza limiti.

Infatti, l’amore coniugale, nuziale, è certamente l’amore più appassionato, più intimo e, nello stesso tempo, più corporeo e per questo più visibile e palpabile.

È l’amore che più impegna e unisce due cuori in un solo cuore, due corpi in un solo corpo: “Carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. E i due saranno una sola carne” (Gn 2,23.24).

L’amore nuziale è quello che trova mille modi per manifestarsi, espandersi e perfezionarsi; è quello che, più di qualsiasi altro amore, muove la respirazione, il sangue, il cuore; è quello che raccoglie ed esprime tutti i “gesti” del cuore.

È anche l’amore più fecondo, ordinato alla trasmissione della vita e alla sua conservazione. È un amore serio ed impegnativo, che richiede fedeltà per sempre, donazione totale reciproca corresponsabilità, comprensione e condivisione, esige un’unione stabile, un patto, un’alleanza; e tutto ciò si esprime nella convivenza.

Nello stesso, tempo è un amore nel quale esistono anche ombre e ambiguità, che nascono dallo scontro di questo amore con le vicissitudini della vita coniugale di ogni giorno, nella quale intervengono limitazioni personali, che molte volte si trasformano in frustrazioni, delusioni e perfino nell’assenza radicale del prossimo precisamente dentro il seno stesso dell’amore per mezzo dello sfruttamento dell’uno sull’altro…

Nella visione biblica, questa unione dell’uomo e della donna nel matrimonio, unione fatta di amore e di tenerezza, d’impegno radicale, con le sue gioie e le sue pene, con la sua parte di tradimenti e di perdoni, è sacramento di Dio, cioè, esprime in qualche modo la tenerezza, la fedeltà e la gratuità dell’amore di Dio. La Bibbia, quando ci rivela Dio che ama la sua creatura con amore di sposo, vuole sottolineare la tenerezza, la fedeltà e la gratuità di quest’amore: di Dio ci si può fidare, egli mai è grossolano e mai manca alle sue promesse e alle sue alleanze; Dio ama gratuitamente, senza pentimenti, senza interessi, senza egoismi.

Se Dio vuole farsi una sola cosa con l’uomo per mezzo di questo rapporto di tipo nuziale, lo fa soltanto per attrarre nella sua intimità l’uomo assetato di felicità, per farlo felice e salvarlo. Lo fa perché si stabilisca tra il Creatore e la sua creatura quel rapporto d’amore che è stato progettato al principio e che è destinato a realizzarsi in pienezza alla fine della creazione.

Lo fa perché la volontà della persona umana ritorni a coincidere con quella di Dio, e l’immagine di Dio impressa nel cuore umano ritorni a brillare in tutto il suo splendore. Quando l’uomo impara ad amare così come è amato da Dio, allora è uomo vero, compiuto, felice, salvato…

Infatti, questo barlume biblico dell’amore sponsale di Dio arriva ad illuminare l’amore degli uomini, arriva a togliere quest’amore dalla sua ambiguità e a portarlo alla sua pienezza al di là dell’orizzonte puramente umano…

A questo punto si verifica un’inversione di marcia: non andiamo più dall’amore umano a Dio, ma da Dio all’amore umano; l’amore di Dio si trasforma in parabola degli amori umani, che invita e insegna agli uomini ad amare “come Dio ama”, mettendo l’uomo in sintonia con ciò che fa vivere Dio stesso: l’uomo è capace di Dio. Allora l’amore coniugale assume l’amore di Dio come il progetto, che potrà essere realizzato impegnando tutta la vita…

In questa visione biblica, l’amore sponsale con Dio sarà l’esperienza fondante di tutto l’amore umano, vivificato dalla presenza di Colui che, nato da Dio, costituisce la vera vocazione del cristiano…

Fatti questi chiarimenti, sarà più facile meditare su quest’immagine di Dio-Sposo e confrontarci con essa, soprattutto affettivamente, nella contemplazione, e così gustare la tenerezza, la fedeltà, la gratuità dell’amore che Dio ha per noi come se ognuno di noi fosse unico al mondo e, nello stesso tempo, valutare il nostro modo di corrispondere a quest’amore…

Il primo che si serve dell’immagine dell’unione sponsale per spiegare il rapporto di Dio con il suo popolo, fin dall’Alleanza del Sinai, è il profeta Osea, vissuto nel sec. VIII a.C. contemporaneamente a Isaia, inaugurando così un tema ripreso con frequenza nella tradizione profetica e che trova pieno compimento in Cristo Gesù-Sposo della Chiesa.

Ma c’è qualcosa di originale nel messaggio di Osea, giacché ci parla di Dio-Sposo di Israele, prendendo come punto di partenza la sua stessa vita di sposo e il dramma che la lacera: Osea ha amato ed ama ancora una donna che non ha corrisposto a questo amore se non con il tradimento.

Infatti, la triste esperienza personale del profeta con la donna sposata che gli è divenuta infedele, sveglia in lui la coscienza che l’amore di Dio per il popolo è paragonabile al suo amore umano. Come egli non poteva ammettere la separazione definitiva dalla moglie, desiderando di conquistarla ancora al suo amore, così l’amore di Dio per Israele, divenuto infedele, era pronto al perdono se Israele avesse voluto tornare a lui, concludere con lui una nuova Alleanza, a ripartire dagli inizi, dal deserto. Israele non ha altro futuro che questo ritorno a lui e alla sua intimità del deserto: Os 1  3.

Per conquistare il suo popolo, Dio lo conduce al luogo della prima tenerezza, nella solitudine del Sinai, dove egli si era dichiarato suo Signore. Il popolo è troppo debole, troppo immerso nel peccato di idolatria, per potersi rialzare da solo. Dio lo vede, si intenerisce, sente ribollire in sé il primo affetto. Non attende più. Avanza verso il popolo che aveva eletto ad essere la “sposa” del suo cuore. E Dio, il più grande Amante della storia del mondo, l’attira a sé, la “seduce” irresistibilmente, rinnovando con lei l’Alleanza nel segno dello amore sponsale. “Tu mi chiamerai ‘mio Marito’ ed io ti farò ‘mia sposa per sempre”. La nuova Alleanza è paragonabile all’unione matrimoniale, fatta di benevolenza, di rispetto, di fedeltà, di misericordia: “Nella predicazione dei profeti la misericordia significa una speciale potenza dell’amore, che prevale sul peccato e sull’infedeltà del popolo eletto” (Dives in misericordia, 4; T. Beck, Gesù è il Signore, pp.66  68).

L’immagine Dio  Sposo, la profondità di quest’amore divino verso Israele e l’umanità intera, espressa nell’immagine simbolica dell’amore nuziale, costituiscono un momento di primaria importanza del messaggio del profeta Isaia.

Gerusalemme, l’umanità, non è più la vedova, non è più la prostituta abbandonata alla sua vergogna, ma la giovane sposa rivestita di gioielli con la quale Dio stabilisce un patto d’amore:

“Non temere, perché non dovrai più arrossire;
non vergognarti, perché non sarai più disonorata;
anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza
e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza” (Is 54,4).

Nella nuova Gerusalemme sarà assente ogni motivo di paura. Dio vuole che venga cancellato dalla sua memoria il triste ricordo del peccato: Se “per un breve istante ti ho abbandonato”, ora “ti riprenderò con immenso amore” (Is 54,7).

Nell’unione ristabilita Dio intende compensare con l’intensità dell’amore la tristezza dei giorni della separazione, durante i quali era obbligato a contenere le espressioni del suo affetto verso Israele, che continuava ad essere per lui come la donna sposata in gioventù, immensamente amata. Così, nell’Alleanza rinnovata dopo l’Esilio, Dio ritorna ad essere lo Sposo di Israele. Quest’Alleanza, che ha per fondamento l’amore fedele di Dio, sarà indefettibile:

“Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe
la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia!f(Is 54,10).

Dio si impegna a proteggere il suo popolo e ad amarlo con costanza e tenerezza come lo sposo protegge ed ama la sua sposa. Nel simbolo dell’amore nuziale viene rinnovata un’Alleanza indissolubile, chiamata “Alleanza di pace”, perché garantisce stabilità, benessere, felicità, sicurezza e prosperità.

L’esperienza di quest’Alleanza produce nel popolo di Dio e in ogni persona un cambiamento radicale, che riveste la sposa di nuova bellezza. L’amore è creativo. Per questo, riscatterà Gerusalemme dalla sua oppressione:

“Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sulla malachite le tue pietre e sugli zaffiri le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di carbonchi, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose” (Is 54,11  12).

Cosi adornata, Dio la introduce con sé nella camera nuziale: sarà sua per sempre e niente potrà mai toglierle la sua pace e la sua gioia:

“Sì, come un giovane sposa una vergine, cosi ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62,5).

Allora si eleverà dal cuore della sposa il canto della lode e del ringraziamento:

“Voglio ricordare i benefici del Signore, le glorie del Signore,
quanto egli ha fatto per noi.
Egli è grande in bontà per la casa di Israele.
Egli ci trattò secondo il suo amore,
secondo la grandezza della sua misericordia” (Is 63,7).

L’attuazione della nuova Alleanza d’amore fra Dio e Israele, descritta con tanta bellezza lirica dai profeti, trascende i limiti e sfocia nel Nuovo Testamento, dove trova il suo compimento: nell’Incarnazione-Passione-Morte-Risurrezione del Figlio, Dio ha sposato tutta l’umanità, inviandoci il vero “Sposo Cristo Signore (cf. Gv 3,22-4,3).

Il Dio che parla al cuore, che restituisce tutti i beni messianici, perduti col peccato, che fa cantare la sposa come nei giorni della sua giovinezza, viene a noi nella Persona di Gesù di Nàzaret.

Nell’intravvedere il futuro di Israele, i profeti, anche senza esserne coscienti, per mezzo dell’immagine di Dio-Sposo, ci descrivono la figura di Cristo Signore. In Lui ha inizio la Nuova Alleanza, interamente stipulata nella misericordia e nella benevolenza. Sulla Croce, dove i Padri della Chiesa videro concluso il mistico connubio fra Cristo e la Chiesa, quest’amore benevolente e misericordioso ha raggiunto il vertice di ogni possibile realizzazione.

Gesù ha definitivamente “attirato” a sé ogni anima per farla “sua per sempre” ed essa, redenta nel suo sangue, trasformata dalla forza del suo Amore, potrà conoscerlo veramente come l’unico suo “Signore”.

Paolo, quando parla del “grande mistero” che è l’unione di Gesù con la Chiesa (cf. Ef 5,25-32), riprende l’immagine anticotestamentaria del patto nuziale tra Dio e Israele e la sviluppa alla luce del mistero dell’Incarnazione-Passione-Morte-Risurrezzione di Gesù. Nell’era messianica, con la venuta di Gesù, Sposo Figlio, l’immenso amore sponsale di Dio scende nel cuore della Sposa che è la Chiesa. La profezia veterotestamentaria trova il suo perfetto compimento nella Nuova Alleanza, nella quale si realizza in pienezza “l’amore eterno”, la “pietà” di Dio verso il suo popolo e verso ciascuno di noi.

La sua promessa, infatti, è rivolta al Popolo di Dio, alla Chiesa, Sposa di Gesù Signore, a noi che viviamo nell’era messianica. Dio vuole concludere con ciascuno di noi un’Alleanza di amore eterno nel Cuore Trafitto di Gesù, Icona dell’Amore-Misericordia del Padre.

Così è il nostro Dio: Egli ci ama in modo unico, nuziale, chiamandoci ad una esistenza nuova, la Sua, quella di “sposati” con il Verbo, nell’acqua e nel sangue che sgorgano dal suo costato aperto dalla lancia…

Assumere questa caratteristica dell’Amore di Dio e incarnarla nel quotidiano della vita, costituisce un passo decisivo nell’elaborazione di una immagine autentica del nostro Dio e nella pianificazione della risposta vocazionale specifica.

Nella Chiesa, infatti, tutti siamo chiamati ad essere “la Sposa” di Cristo, giacché in Cristo non c’è più né uomo né donna, per il fatto che tutti siamo una sola cosa in Lui, e la femminilità si trasforma nel simbolo di tutta l’umanità; per tanto, si può dire che davanti a Dio esiste un’identità femminile di tutta la Chiesa, anzi di tutta l’umanità, senza per questo perdere di vista la distinzione dei ruoli sessuali maschile e femminile secondo la Genesi, anche da un punto di vista spiritule-vocazionale.

Tutti gli stati di vita possibili nella Chiesa e assunti dal Concilio Vat. Il sono compresi implicitamente nel mistero sponsale dì Ef 5, costituendo assieme l’unico Corpo di Cristo, o la Sposa di Cristo, che è nata da un eccesso d’amore manifestato nel Supremo Sacrificio della Croce. La Chiesa è la Sposa della gioventù, il Corpo che Gesù fa suo e al quale da alimento ed amore…