“PADRE, NELLA TUA MISERICORDIA A TUTTI SEI VENUTO INCONTRO”
P. Carmelo Casile
1.5 GESÙ CRISTO NOSTRO LIBERATORE
** Non si udranno grida nel vento, né clamori nelle piazze. Passerà per le strade al suono di una musica silenziosa. Non calpesterà la canna caduta, né spegnerà il lumicino morente della lampada. È stato inviato per versare balsamo sulle ferite, consolare i disperati, liberare i prigionieri, trasformare il lutto in abiti di festa e fare dei poveri una stirpe d’alto lignaggio.
“Oh Gesù, passasti per questo mondo pieno di dolcezza e mansuetudine. Non condannasti nessuno. Portasti speranza dove c’era disperazione. Spargi sopra le ferite del mio cuore balsamo e olio, cosicché io sperimenti in questo giorno la tenerezza e la misericordia del tuo amore. Amen”. (Ignacio Larrañaga). **
La liberazione di Israele non era che prefigurazione della redenzione cristiana. Cristo, infatti, instaura il regime della perfetta e definitiva libertà per tutti coloro che, Giudei e pagani, aderiscono a Lui nella fede e nella carità.
Dio, in Gesù di Nazaret, si fa uomo con tutte le conseguenze; nell’incarnazione Dio assume la storia e le responsabilità degli esseri umani. Così Gesù diviene l’autentico “Gô’êl” di tutti gli uomini.
“Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea…, cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con Lui” (At 10, 38).
1. Nei Vangeli
** Organizzare un esercito, disse Gesù, è un compito relativamente facile. Non sono venuto per distruggere i Romani. Sono venuto a portare un’altra libertà: assoggettare i demoni del cuore, a trasformare l’odio in amore e la vendetta in perdono; a mettere in fuga le legioni dell’egoismo, a dare bene per male e amare il nemico, a conquistare l’impossibile e afferrare una stella con la mano. Quando sarà compiuta questa liberazione, non ci sarà più nel mondo la prevaricazione degli uni sugli altri.
“ Signore Dio, vivo e vero, dammi la sapienza e la capacità di trasformare l’odio in amore e la vendetta in perdono, spargere bene per male, perché per l’ amore non esistono cose impossibili. Opera, Signore, in me, miracoli di santità, Amen.”(Ignacio Larrañaga) **
“Gesù non ci invita ad essere sicari, ma ci chiama ad essere discepoli”
(Papa Francesco, Messico 2016).
Nel Battesimo presso il Giordano, Gesù appare l’atteso sul quale si è posato lo Spirito del Signore, per realizzare ciò che venivano annunciando i Profeti fino a Giovanni Battista e desiderato ardentemente tutti gli uomini: la liberazione dalle loro schiavitù.
E Gesù a Nazaret lancia il suo manifesto di liberazione:
«14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
18 Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
19 a proclamare l’anno di grazia del Signore.
20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”» (Lc 4, 14-22).
OGGI– comincia a dire Gesù – si adempie questa profezia (v. 21). Gesù non commenta il testo del profeta, ma ne proclama la realizzazione. Oggi inizia l’anno di grazia, la festa senza fine per tutti, perché a tutti, in nome di Dio, è annunciata la salvezza, gratuita e senza condizioni.
Sembra evidente che questo testo vuole affermare che:
- Nel programma di Gesù, la “missione”, la “evangelizzazione” e il “Kerigma”, hanno come oggetto la liberazione o “remissione“.
- Gesù concepisce tutta la sua vita come un atto di liberazione secondo lo stile dell’anno giubilare (Is 58, 6; Lv 25, 10) o remissione che egli inaugura.
- Questa liberazione è piena, integrale, riguarda tutto l’uomo e gli uomini tutti; in essa, come in quella dell’anno del giubileo, la dimensione materiale, sociale e religiosa (= liberare oppressi e prigionieri, guarire ammalati, predicare il condono di tutti i debiti) si fondono in una realtà gratuita, che costituisce la missione storica L’OGGI di Gesù.
- Certamente la “remissione” nel contesto del Vangelo di Luca è ordinata fondamentalmente al peccato, e perciò la “remissione dei peccati” sarà anche l’obiettivo prioritario del ministero del Battista (Mc 1,4; Lc 1,77), e il centro della predicazione apostolica (Lc 24, 47; At 2, 38; 5, 31; 13, 18).
- Gesù presenta il suo manifesto di liberazione, sottolineando l’aspetto positivo di ottimismo -“buona notizia”, “l’anno di grazia”-, ed eliminando l’aspetto crudele, negativo, tipico dell’epoca nomade e della Legge del Taglione, “il giorno di vendetta per il nostro Dio”, che è esplicito nel testo di Isaia (61,2b) ma che Gesù non legge. Omettendo ”il giorno di vendetta per il nostro Dio”, proclama che da parte di Dio c’è soltanto una parola d’amore, di grazia, ma non di vendetta.
Dentro questa universalità dell’amore, Gesù cerca in modo preferenziale i poveri, mentre apre immediatamente il cuore e va all’incontro dei peccatori, dei ciechi di cuore o di spirito, cioè di coloro che cercano di condizionare Dio mettendolo a servizio dei loro interessi egoistici, e dei non-evangelizzati, che nella maggior parte delle volte sono anche i più poveri della società, i quali a loro volta possono essere anch’essi peccatori e ciechi di cuore.
Il Vangelo di Gesù è il Vangelo del “Regno di Dio”, che oltre ad esprimere l’assoluta sovranità di Dio su tutta la creazione, ha anche un senso profondo, interiore e trascendente: indica la presenza e l’attività misteriosa di Dio nel mondo e nell’uomo per liberarli dal male e condurli a un destino di salvezza. Questa presenza e attività salvifica, questo regno di Dio, si rende visibile e operativo particolarmente in Gesù Cristo.
Un regno, per tanto, che riunisce tutte le aspirazioni alla libertà annunciate dai profeti: «21 Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista , gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano , ai poveri è annunciata la buona notizia”». (Lc 7,21-22).
«”Oggi” la parola di Gesù comincia a liberare non solo dalle malattie – che sono il segno di una diminuzione di vita – ma da tutti i blocchi psicologici e morali che rattrappiscono, non permettono di avanzare e di crescere, inibiscono gli slanci di amore. Il groviglio di passioni incontrollate che fanno ripiegare su se stessi nella ricerca del proprio tornaconto, la sete di possesso, la frenesia del potere e del successo sono catene. Questi ceppi oggicominciano a essere frantumati. La forza irresistibile che li spezza è quella dello Spirito Santo (Lc Lc 4,14) che è all’opera in Gesù non solo quando egli compie guarigioni prodigiose, ma anche e soprattutto quando con la sua parola potente, rompe i lacci diabolici che avviluppano e mantengono l’uomo in stato di schiavitù (Lc 4,36) »1.
Gesù intuiva anche che il suo Vangelo avrebbe provocato una lotta: contro le strutture cultuali e legaliste, contro i ricchi che opprimevano i poveri, contro i “buoni” che disprezzavano i “peccatori”, contro Satana tante volte sconfitto e contro ogni genere di male. Per questo, Gesù è segno di contraddizione (Lc 2,35) e proclama beato chi non si scandalizza di Lui: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Lc 7,23).
Gesù offrì la libertà a tutti coloro che credessero in Lui e lo seguissero: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31 32). “Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi” (Gv 8,36).
Per tanto, questo cammino di liberazione ci fa passare dalla schiavitù del peccato, dalla condizione di prigionieri dell’errore e del male alla libertà di figli nel Figlio, alla verità e bellezza di essere in Cristo e in Lui tornare al Padre, e quindi alla bellezza di un amore senza frontiere, di un mondo di fratelli.
** Il Povero di Nazaret versò miele dov’era fiele. Piegò la mano alle forze selvagge che seminano venti di guerra e incatenò l’odio al giogo della mansuetudine, per sempre. Girò per piazze e mercati raccogliendo le grida e tessendo con esse un inno al silenzio. Fu grande nella debolezza e aprì per l’umanità sentieri inediti di pace, che non si scorderanno mai.
“Gesù di Nazaret, sei passato per mercati e piazze seminando consolazione e pace. Sei passato dappertutto dando la luce agli occhi dei ciechi, il camminare agli zoppi, vita e risurrezione ai morti. Fa che anch’io passi per questo mondo facendo del bene a tutti.” (Ignacio Larrañaga) **
2. Nei testi apostolici
Gesù, nonostante le difficoltà e le persecuzioni, non indietreggiò, ma andò fino in fondo e fu l’autentico “vendicatore del sangue”. Col suo sangue liberamente versato per noi e per tutti, ci liberò dalla schiavitù dei nostri peccati.
- “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia,in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia” (Rom 3,23 25).
- “Voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1Cor 1,30).
- “In Lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia, che Egli ha abbondantemente riversata su di noi” (Ef 1,7s).
- “Per opera di Cristo Gesù abbaiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,14).
- “Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1,18 19).
Il fondamento della liberazione cristiana è Gesù Cristo. In lui, infatti, si è manifestato Dio e si è fatto conoscere nella storia. La sua esistenza storica significa il sì straordinario di Dio alla umanità, rendendo così possibile per l’uomo un futuro di liberazione. Nel mistero di Cristo Dio uomo è garantita non soltanto la salvezza dell’uomo, ma anche quella del mondo e della storia, chiamati a partecipare nella sua glorificazione. La morte e la risurrezione di Cristo è compimento e promessa: successo definitivo dell’umanità peccatrice riconciliata con Dio in Cristo Gesù e pegno della liberazione futura. Essa ci apre il futuro inteso come il momento in cui si compirà quanto in modo germinale ci è stato anticipato già nella persona del Salvatore.
3. Nell’esperienza cristiana
Con Gesù, Salvatore e Liberatore, l’opera della liberazione non viene terminata, ma aperta. Tutta l’umanità, la creazione intera è in tensione liberatrice, escatologica, aspettando la liberazione affidata da Dio a Cristo nella storia degli uomini, e da Cristo ai suoi cristiani nello stesso scenario della storia. La storia continua ad essere un intreccio di oppressioni, schiavitù, sfruttamenti ma anche di liberazioni e speranze…
“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rom 8,21).
OPZIONE PER I POVERI2
È un fatto che Gesù nel Vangelo rivela la sua predilezione per i poveri. I suoi preferiti furono sempre i poveri; parla, infatti, più di poveri che di peccatori, più di feriti e malati che di malvagi, perché la Buona Notizia è proprio questa: il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione (Giovanni Vannucci).
Gesù non solamente si dedicò con preferenza ai poveri, ma si identificò con essi e soffrì la loro condizione sociale fino alle estreme conseguenze. L’opzione per poveri, per tanto, significa anzitutto seguire Gesù contemplando e assumendo gli atteggiamenti interiori del suo Cuore di povero: la sua donazione incondizionata al Padre, l’universalità del suo amore per il mondo e il suo coinvolgimento nel dolore e nella povertà dei più dimenticati della terra.
| Signore Gesù, fratello dei poveri, di fronte al torbido splendore dei potenti ti facesti impotenza. Dalle altezze stellari della divinità scendesti all’uomo fino a toccare il fondo. Tu che eri ricchezza, ti facesti povertà. Tu che eri l’asse del mondo, ti facesti periferia, emarginazione, cattività. Lasciasti da parte i ricchi e i soddisfatti e prendesti la fiaccola degli oppressi e dei dimenticati, e per questi scommettesti. Levando in alto la bandiera della misericordia, camminasti per le vette e valli oscure, dietro le pecore ferite. Dicesti che i ricchi già avevano i loro dèi e che solo i poveri offrono spazi liberi allo stupore; per loro saranno il sole ed il regno, il campo di grano ed il raccolto. Beati! | È ora di levare le tende e di metterci in cammino per fermare la pena e il singhiozzo, il pianto e le lacrime, per spezzare il metallo delle catene e sostenere la dignità combattente, che giunge, implacabile, all’alba della liberazione in cui le spade saranno sepolte nella terra germinatrice. Sono molti i poveri, Signore; sono legioni. Il loro clamore è sordo, crescente, impetuoso, all’occasione minaccioso, come una tempesta che si avvicina. Dacci, Signore Gesù, il tuo cuore sensibile ed ardito; liberaci dall’indifferenza e dalla passività; rendici capaci di impegnarci e di scommettere, anche noi, per i poveri e gli abbandonati. |
È ora di raccogliere gli stendardi della giustizia e della pace, e di metterci in mezzo alle moltitudini, fra tensioni e conflitti, e sfidare il materialismo con soluzioni alternative. Dacci, o Re dei poveri, la sapienza per intrecciare un’unica ghirlanda con due fiori rossi: contemplazione e combattimento. E dacci la corona della Beatitudine. Amen. | |
1Fernando, Armellini, Ascoltarti è una festa, III Dom. T.O. C, p. 324.
2 Ignacio Larrañaga, Incontro. Manuale di preghiera, Ed. Messaggero Padova, p. 80s