Vangelo del giorno
Mercoledì della VII settimana del Tempo Ordinario
Marco 9,38-40: Chi non è contro di noi è per noi.
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».
Commento
di Enzo Bianchi
Giovanni che noi sappiamo essere con Giacomo…venire chiamati da Gesù “boanerghes”, figli del tuono, cioè impetuosi, intolleranti, gelosi di Gesù a un certo punto gli dicono: ma noi abbiamo visto uno che fa del bene nel tuo nome e glielo abbiamo proibito perché non è dei nostri, perché non sta con noi…insomma di nuovo qui c’è un peccato tipico della Chiesa che pensa che non si può fare il bene fuori di essa o chi fa il bene debba entrare a far parte della comunità di Gesù…Insomma, l’intolleranza è il non vedere che può esserci un’azione buona, un’azione di guarigione, un’azione di liberazione, un’azione di salvezza anche da parte di chi non sta nella Chiesa. Ma Gesù li ammonisce: non glielo proibite! E Marco qui ha un’espressione che se vogliamo con ogni probabilità è già un pochettino ammorbidita: non c’è nessuno che faccia del bene e poi possa parlare male di me subito dopo perché se parla nel mio nome, almeno nella scia di quell’azione di bene che ha fatto, lasciatelo stare, non chiedete che tutti entrino nella Comunità, cercate di riconoscere il bene che c’è fuori della Chiesa, non solo nella comunità dei Dodici. E’ veramente una grande lezione verso l’intolleranza che abita a volte il cuore dei cristiani, il cuore dei discepoli, che pensano che il bene vada imputato solo a loro e che fuori dei confini della Chiesa, fuori degli “argini”, come loro dicono, c’è soltanto il male…
http://www.preg.audio
di Luigi Maria Epicoco
Può la gelosia impadronirsi dei ragionamenti di un credente? Assolutamente si, e il Vangelo di oggi sembra darne testimonianza:
«Maestro, noi abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato perché non ci seguiva».
La tentazione di escludere l’altro quando non è nella nostra zona di controllo è sempre forte, e quando ciò accade nella Chiesa è indice che ci troviamo in un ambiente chiuso. Un credente sa che lo Spirito soffia dove vuole, e agisce anche fuori dai nostri recinti. La vera domanda è se siamo disposti ad accorgerci dell’azione dello Spirito ovunque essa si manifesti e a lasciare che faccia ciò che ha in mente. C’è però un criterio di giudizio nel capire che è realmente opera dello Spirito, ed è Gesù stesso a darcene conto:
“Non glielo vietate, perché non c’è nessuno che faccia qualche opera potente nel mio nome, e subito dopo possa parlar male di me. Chi non è contro di noi, è per noi”.
Ecco come si fa a capire se è davvero lo Spirito: tutto ciò che viene da Dio non può poi parlare male di Cristo, e del Suo corpo, che come ci insegna San Paolo, è la Chiesa. Quindi nel proliferare di esperienze cristiane, carismatiche, movimenti mariani, apparizioni, gruppi di preghiera, l’unico modo che abbiamo di capire se sono davvero dalla parte di Dio è accorgerci se queste esperienze nel vivere la preghiera, i segni, e tutto ciò che li caratterizza, alla fine non si pongono al di fuori della Chiesa stessa, mettendosi contro Cristo stesso. E delle volte si possono dire molti rosari, fare grandi pellegrinaggi, partecipare a raduni immensi di fedeli e poi sentire parlare male del Papa, dei Vescovi, della Chiesa, mettendo in maniera diabolica insieme chiavi di lettura distorte della realtà. I veri santi possono anche criticare la Chiesa, ma non ne conosco nessuno che si sia messo fuori di essa, o peggio ancora che dica “sono io la vera Chiesa”. Uomini come Padre Pio o don Dolindo Ruotolo riderebbero di gusto davanti a certi profeti autoproclamatisi tali.
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di Paolo Curtaz
I guaritori dell’epoca si avvicinavano all’ammalato e cominciavano a praticare strani gesti taumaturgici, invocando l’aiuto di grandi uomini del passato, Salomone, fra tutti, e del presente. Il fatto che qualche guaritore avesse iniziato a citare Gesù ci rivela quanto la sua fama si stesse diffondendo! E Giovanni l’apostolo resta scosso da tale invocazione: il guaritore in oggetto non è uno del gruppo dei discepoli, è un perfetto sconosciuto. Ingenuamente comunica a Gesù di avere tentato in tutti i modi di fermarlo, senza riuscirvi. Non ha il patentino di discepolo, come si permette di invocare il nome di Gesù. Il Maestro, invece, sorride. Va bene così, lascia fare, nessuno invoca il mio nome e mi è nemico. La sua è una risposta inclusiva, rasserenante, che riconcilia con la vita. Non c’è bisogno di superare un esame per cercare Dio, non c’è bisogno di un patentino per invocare il nome di Cristo. Dio ha molta più tolleranza di quanta ne abbiamo noi, tristemente abituati a bollare le persone e a guardarle con sospetto se non fanno parte del gruppo dei ‘nostri’. Per Dio ogni uomo è dei ‘nostri’. Riconosciamolo!