Antonio il Grande
Se le date tramandate dalla tradizione sono esatte, visse più di 100 anni, dal 250-51 al 356. Era nativo in Egitto, di un villaggio copto; di famiglia cristiana, di cultura semplice e limitata. Rimase presto orfano, solo con una sorellina: aveva 18 o 20 anni e si prendeva cura della casa e della sorella. Pochi mesi dopo, sentì irresistibilmente rivolta a lui la parola del Signore al giovane ricco, che udì leggere in chiesa: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli, poi vieni e seguimi» (cf. Mt 19, 21).

3. Il cacciatore e i monaci
Nel deserto c’era un tale che cacciava belve feroci; e vide il padre Antonio che scherzava con i fratelli e se ne scandalizzò. Ma l’anziano, volendo fargli capire che occorre talvolta accondiscendere ai fratelli, gli dice: «Metti una freccia nel tuo arco e tendilo». Egli lo fece. Gli dice: «Tendilo ancora», e lo fece. Gli dice un’altra volta: «Tendilo». Il cacciatore gli dice: «Se lo tendo oltre misura, l’arco si spezza». L’anziano gli dice: «Così accade anche nell’opera di Dio: se coi fratelli tendiamo l’arco oltre misura, presto si spezzano. Perciò talvolta bisogna essere accondiscendenti con i fratelli». Ciò udendo, il cacciatore fu preso da compunzione e se ne andò molto edificato. E anche i fratelli ritornarono confortati ai loro posti.
“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po” (Mc 6,31)
Gesù appare qui quale pastore della sua piccola comunità, dei suoi discepoli. E loro, come gregge che si ritrova e riunisce, si raccolgono attorno a lui e gli riferiscono ciò che hanno compiuto. Gesù fa l’unità della comunità e raccoglie i suoi ascoltando anche i racconti dei loro vissuti, delle loro esperienze nella missione. La missione non può consistere solo in un andare per “fare e insegnare”, ma ha bisogno anche di essere ridetta, narrata e ascoltata. Così i vissuti pastorali ed esistenziali dei discepoli trovano un’occasione di consolazione e di correzione, di conferma e di rettifica da parte del Maestro a cui essi si rivolgono, ma anche di più profonda interiorizzazione e comprensione del loro stesso operato. Insomma, Marco ci mostra che i discepoli sono accolti e ascoltati da colui che li ha inviati e che si mostra interessato non semplicemente al compimento della missione, ma anzitutto alla loro persona. Gesù, buon pastore che conosce per nome le sue pecore, si mostra più attento ai missionari, infatti, che alla missione e al suo eventuale successo. Nessun funzionalismo in Gesù. E mentre ascolta i racconti degli apostoli, egli sente anche la loro fatica e il loro bisogno di riposo. E li invita ad andare con lui in disparte per riposarsi un po’: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’” (Mc 6,31).
Luciano Manicardi
“Capita spesso, non dico ai novizi e ai deboli, ma anche a chi ha grandissima esperienza e ha ormai raggiunto la perfezione, che se la tensione della mente sempre occupata in cose serie non è alleviata da qualche occasione di svago, rischia di trasformarsi in tepore spirituale o almeno di procurare qualche grave danno alla salute del corpo” (Giovanni Cassiano, Conferenze XXIV,19-20).