• «Ma davvero crede in Dio chi non crede alla sua potenza?»
  • Non dobbiamo contrapporre onnipotenza e compassione: «Dio non è compassionevole e misericordioso anche se onnipotente, ma proprio perché è onnipotente»
  • Essendo vincolato a quanto ha posto in essere, «la sua è una potenza che genera legami dei quali accetta le conseguenze, come l’indulgenza, la compassione, la misericordia e la moderazione»
  • «L’unico potere di Dio è l’amore disarmato» (Paul Ricoeur): disarmato ma non impotente. Anzi, potente proprio in quanto disarmato.

Per gentile concessione dell’Autore
Prof. Luigi Alici
https://luigialici.blogspot.com

In un post precedente ho ricordato uno scritto di Simone Weil, che denunciava il potere prevaricante e insaziabile della forza, che tende fatalmente a ridurre gli esseri umani a cose. Qui vorrei invece spostare l’attenzione su un modo diverso di interpretare il potere, in un certo senso agli antipodi della Weil; un modo liberante e benefico, che in questa accezione manifesta una originaria cifra teologica. Sullo sfondo sta una distinzione fra forza e violenza, che manca nella Weil e che invece è posta molto lucidamente da Paul Ricoeur: la forza è una forma di potere legittimo, che “fa la differenza” a livello politico rispetto alla violenza, equivalente a una forma di potere ingiusto.

La mancanza di questa distinzione fa sentire il suo peso a livello teologico e filosofico, generando una falsa antinomia fra un amore “buono” e un potere “cattivo”. Dinanzi al male, evocare un Dio creatore che è vicino alla creatura, soprattutto grazie all’incarnazione di Cristo, rischia però di porre una pesante ipoteca sul suo amore misericordioso: il prezzo della kenosis rischia di essere l’impotenza. Quasi che la “vicinanza” di Dio debba essere incompatibile con la sua trascendenza. Anche Jonas, su questo punto, interrogandosi su Il concetto di Dio dopo Auschwitz, ha scritto parole umanamente suggestive ma concettualmente molto problematiche: «Concedendo all’uomo la libertà, Dio ha rinunciato alla sua potenza».

Il libro di Cesare Pagazzi interviene proprio su questo punto, sviluppando una analisi approfondita e offrendo un chiarimento decisivo, che si può riassumere in una domanda retorica: «Ma davvero crede in Dio chi non crede alla sua potenza?» (p. 125). Non dobbiamo infatti contrapporre onnipotenza e compassione: «Dio non è compassionevole e misericordioso anche se onnipotente, ma proprio perché è onnipotente» (p. 46). Essendo vincolato a quanto ha posto in essere, «la sua è una potenza che genera legami dei quali accetta le conseguenze, come l’indulgenza, la compassione, la misericordia e la moderazione» (p. 47).

Sviluppando il discorso attraverso analisi scritturistiche molto puntuali e mai scontate, l’Autore rilegge l’idea della effusione dello Spirito come «Aria nuova che anima per sempre la carne» (p. 61). Infatti «Dio è misericordioso poiché è di “grande Respiro”, non hai il fiato corto, ma avendo tutta l’Aria che vuole, può permettersi il lusso di effonderla ovunque, perfino su un cumulo di ossa» (p. 62).

Dobbiamo dunque ripensare il verbo modale “potere” proprio nel punto d’incontro fra Creatore e creatura. In particolare, una persona umana senza “potere” non avrebbe nemmeno “volere” né “dovere”. Ma qui si fa evidente una singolare paradosso creaturale: «mi trovo in condizione di potere senza averlo voluto» (p. 70). Nasce da qui il compito etico, ovvero come essere all’altezza della propria potenza, dal momento che «“potere” è la prima dotazione dell’uomo, il suo compito e il suo compimento» (p. 75). 

Ad essere demoniaco, di conseguenza, non è il potere in sé. Coerenti e interessanti sono le pagine dedicate al diavolo: «Il tentatore, spingendo i figli di Adamo verso la prepotenza, punta a ottenere capi di accusa contro l’uomo da portare davanti a Dio […] Il vero tentato dal Satana non è l’uomo, ma Dio, che dovrebbe smetterla di stimare esseri così spregevoli» (p. 103).

Di contro, il Figlio, secondo Pagazzi, manifesta la singolare Potenza del Padre, che ha assunto la forma della generazione; per questo, il potere «è ugualmente tutto del Figlio» (p. 120). In quanto «Dio è un Padre che può tutto […] potrebbe evitargli la morte, ma qualora decidesse di non schivargliela, potendo tutto, è capace perfino di richiamarlo dei morti» (p. 119). 

Le conseguenze per la fede non sono da poco: «la fede dà potere, il quale è il suo coronamento e il vanto» (p. 132). Paul Ricoeur ha scritto che «l’unico potere di Dio è l’amore disarmato» (La logica di Gesù, p. 144). Il libro di Pagazzi ci offre la giusta interpretazione di questa frase: disarmato ma non impotente. Anzi, potente proprio in quanto disarmato.

Giovanni Cesare PAGAZZI, Tua è la potenza. Fidarsi della forza di Cristo,
San Paolo, Cinisello Balsamo 2019, pp. 156, € 20 

Postato 2nd October 2023 da Luigi Alici