Lectio divina

La fine del tempio, luogo di Dio e principio di vita, è simbolo della fine del mondo. Noi vogliamo sapere quando ciò avverrà e quali saranno i segni. Come se, prevedendola, potessimo fare qualcosa per evitarla. Ciò che Gesù dice sul futuro è la cronaca di ogni giorno. Invece di spaventarci, siamo chiamati a vivere il male, da sempre presente, con Gesù e come Gesù, testimoniando un amore più forte di ogni male. Allora, come sulla croce di Gesù, finisce il tempio e il mondo vecchio: vediamo il vero Dio e nasce l’uomo nuovo, a sua immagine.

Abbiamo iniziato la lettura del discorso sulla fine del mondo, sappiamo che tutto ciò che ha inizio ha anche fine. Il problema se è la fine temuta, cioè la morte, oppure il fine desiderato, la meta. È chiaro che il mondo finisce, come finiamo anche noi, e nel vangelo si prende praticamente la vicenda di Gesù, il suo mistero di testimonianza e di vita nell’amore, che sa dare la vita e vince la morte, come il paradigma di ogni esistenza realizzata, cioè ognuno di noi, se vive nell’amore, chiaro che muore, ma muore non semplicemente così, finendo tutto, ma compiendo la sua vita.

La vita è una gestazione e la gestazione grazie a Dio ha un termine, che non è la fine di tutto ma il principio della vita nuova. Così questa nostra vita terrena importantissima, anzi si gioca tutto qui. Vedremo anche che tutto il discorso sulla fine del mondo non sta li a vedere cosa capiterà dopo, ma cosa dobbiamo fare adesso. Vivere adesso con gli occhi aperti, con lucidità, con responsabilità, perché il tempo che abbiamo è questo, ed è in questo tempo che si gioca tutto. Insomma, la partita dura 90 minuti, importante è vincerla, anche 5 a 0, però i goal vanno fatti prima della fine, dopo non valgono più.

Quindi l’importante di questa vita, che è come la gestazione che ci forma il nostro corpo in modo che raggiungiamo la nostra statura perfetta, di figli di Dio. E ciò che vale per ciascuno di noi, vale anche per il cosmo intero, come dice Paolo nella lettera ai Romani 8,17-ss, che vi consiglio di leggere. Che dice che tutta la creazione geme nelle doglie del parto. Il capo è già venuto alla luce, che è Cristo, che tutto il cosmo è il corpo del Figlio che sta nascendo, e allora tutto il travaglio che c’è non è travaglio di morte, ma è travaglio di parto, e in questa luce si legge la storia presente.

Il discorso partiva dal tempio, che è il centro del cosmo, è come l’ombelico del mondo che tiene unito l’uomo alla sua origine, se si rompe quello, che è l’origine della vita, non ha senso vivere. Si narra di un popolo di nomadi, nel 1800, africani, che essendo nomadi non avevano il tempio però avevano il palo sacro e muovendosi si portano quel palo e su quel palo che il loro fondatore, il loro capostipite era morto e salito al cielo, per cui ovunque andavano avevano la comunione, la comunicazione con i loro antenati in cielo. Quindi si portavano sempre dietro questo palo. Una volta si è rotto il palo e la gente si lasciava morire perché, che senso ha vivere se non abbiamo più comunicazione con ciò che sta in alto, con ciò che da senso alla vita?

È un poco così se davvero noi non abbiamo un senso nella vita. Si vive da storditi, senza sapere perché e se si raggiunge un po’ di lucidità ci si suicida oppure si dice che non ha senso suicidarsi tanto si muore lo stesso. Però nel frattempo magari si fanno le guerre, le ingiustizie, cioè si fa quella cronaca che normalmente leggiamo sui giornali.

L’intento di tutto questo discorso, soprattutto in Luca, è di riportarci al momento presente. Dico soprattutto in Luca perché Luca scrive dopo Marco, in Marco c’era ancora un’attesa che il Signore venisse abbastanza presto, se non altro han visto il Signore e lo desideravano. Luca scrive per la terza generazione. Il Signore doveva venire presto, non è venuto, ma loro non lo hanno neanche visto e pensa dopo, neanche lo vedremo.

Allora cosa vuol dire per noi che il Signore è venuto e viene? E allora Luca parla di tutto ciò che avviene nella storia, ed è in questa storia, che è sempre uguale, che noi viviamo la testimonianza del Figlio e continuiamo la sua storia, per cui Luca è il teologo della storia. È quanto si racconta in questo discorso sulla fine del mondo in Luca, che per Gesù erano predizioni perché prediceva la distruzione del tempio e la guerra giudaica, per Luca son cose già avvenute perché le scrive dopo il 70, e quindi quelle cose che sono già avvenute ci servono per capire la nostra vita.

12Ma prima di tutte queste cose metteranno su di voi le loro mani e vi perseguiteranno consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, conducendovi davanti a re e governatori a causa del mio nome; 13questo sfocerà per voi in testimonianza.14Ponete dunque nei vostri cuori di non premeditare come difendervi; 15 poiché io vi darò bocca e sapienza a cui non potranno opporsi e contraddire tutti quanti i vostri avversari. 16Ora sarete consegnati anche da genitori e fratelli e parenti e amici; e faranno morti tra voi 17 e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma neppure un capello del vostro capo perirà. 19Nella vostra pazienza guadagnerete le vostre vite.

Ecco mentre prima parlava della guerra giudaica, che però è il prototipo di ciò che avviene sempre, dice ancora prima di quella guerra ci saranno altre cose, e le vediamo negli Atti degli apostoli, da subito dopo la morte di Gesù e prima della guerra giudaica, quello che è capitato ai discepoli subito dopo pentecoste. Metteranno le loro mani su di voi, vi perseguitano, vi consegnano alle sinagoghe e alle prigioni, vi portano davanti ai governatori, tutti gli Atti degli Apostoli narrano la storia di Pietro e degli altri Apostoli proprio in questa chiave che, ancora prima delle guerre loro sono i capri espiatori in fondo; a causa del mio nome. Quindi il male si concentra su di voi come si è concentrato su Gesù. Bene, questo sarà il luogo della vostra testimonianza, siete chiamati a vivere come Gesù.

E come visse Gesù? “Ponete dunque nei vostri cuori di non premeditare come difendervi”. Sarà lo spirito che parla in voi, cioè l’amore. “Vi darò bocca e sapienza, a cui non potranno opporsi e contraddire tutti quanti i vostri avversari”: richiama gli Atti degli Apostoli, Stefano, davanti al sinedrio. Cioè non è che devi difenderti, non hai fatto nulla di male. Non è che devi prendere tanti avvocati per difenderti.

Sono accusati di aver fatto il bene? Fare il bene non accusa nessuno, semplicemente sono odiati perché la tenebra odia la luce, la menzogna odia la verità, perché è sbugiardata dalla verità, e quindi è chiaro che uno che vive in modo diverso è perseguitato in un modo o in un altro. Ma non preoccupatevi: “Neppure un capello del vostro capo perirà”; eppure dice prima “Faranno morti tra voi”. Giacomo e Stefano son stati uccisi già prima della distruzione di Gerusalemme. È vero, possiamo anche essere uccisi ma nulla si perde di noi.

Perché nella vostra pazienza salverete la vostra vita”, perché la vita ce l’hai se la sai dare. La vita non è qualcosa da trattenere, come il respiro, se lo trattieni muori. La vita è un dono e bisogna saperla donare per ciò che val la pena, cioè per l’amore, per la fraternità, per la giustizia. Allora l’hai salvata.

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