P. Manuel João, comboniano
Riflessione domenicale
dalla bocca della mia balena, la sla
La nostra croce è il pulpito della Parola

Anno A – 32a Domenica del Tempo Ordinario
Matteo 25,1-13: Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora!

Nelle tre ultime domeniche dell’anno liturgico la Chiesa ci invita a meditare sugli “ultimi tempi”, quelli del ritorno del Signore, suo Sposo, della sua “parusia”. Quest’anno, in cui ci ha accompagnati il vangelo di Matteo, concluderemo con l’ultimo dei cinque discorsi che strutturano il suo vangelo, il discorso escatologico (dal greco eschaton, la realtà ultima). In un contesto d’invito alla vigilanza, Matteo ci propone tre parabole di Gesù su cosa significa vigilare: il servo fidato e prudente che attende il ritorno del suo signore (che non leggeremo), le dieci vergini (la parabola di oggi) e la parabola dei talenti (domenica prossima), per concludere con il giudizio finale (la domenica di Cristo Re).

Una lampada nella notte

La parabola non è semplice perché presenta dei tratti inverosimili. Questo fa parte dello stile delle parabole, che introduce spesso qualcosa che urta contro il buon senso e la logica della realtà per attirare l’attenzione sul messaggio finale.

Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini”. “Sarà”, al futuro, l’ultima tappa del Regno. Dieci è simbolo della totalità. Le dieci vergini rappresentano tutti.
Che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”. La nostra vita è un uscire per andare incontro allo Sposo, consapevoli o meno. Ma è notte, una lunga notte. Abbiamo bisogno di una lampada per allontanare le tenebre, quel po’ che basta per fare un passo in avanti. Si tratta della luce della fede. “Lampada per i miei passi è la Tua parola, luce sul mio cammino” (Salmo 109).

Cinque di esse erano stolte e cinque sagge”. C’è un modo di vivere da stolti e uno da saggi. E qui c’è uno vero spartiacque che divide la “cristianità” e l’intera l’umanità. Dovemmo chiederci: a quale “metà” apparteniamo? E non è una domanda qualsiasi, ma un anticipo dell’esame finale della nostra esistenza: una vita realizzata, “sensata”, cioè con senso, o irrimediabilmente sprecata, “insensata”! Il mondo non è diviso tra ricchi e poveri, tra intelligenti ed ignoranti, tra padroni e servi, ma tra stolti e saggi!

In che cosa consiste la stoltezza e la saggezza? “Le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi”. La differenza sembra minima, trascurabile, ma si rivelerà decisiva. Senza alimentare la lampada la luce si spegne e le tenebre della notte invadono la vita. Alla fine del discorso della montagna Gesù dice che lo stolto costruisce la sua casa sulla sabbia e il saggio sulla roccia (Matteo 7,24-27).

Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono”. Tutte sono vinte dal sonno! Matteo pensa di certo alla sua comunità, verso la fine del primo secolo, che aveva aderito alla fede con entusiasmo, ma che, vinta dalla stanchezza della lunga attesa del ritorno del Signore, si era assopita. San Pietro illustra bene questa situazione di crisi: “Dov’è la sua venuta, che egli ha promesso? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi, tutto rimane come al principio della creazione!” (2Pietro 3,4). Questa può essere anche la nostra sensazione. Basta guardare tante delle nostre comunità cristiane, assopite, senza entusiasmo, deluse… Dopo il Vaticano II si aspettava una nuova primavera della Chiesa, ma i venti infuocati del secolarismo e degli scandali l’hanno stroncata. Si sperava che la guerra e la fame rimanessero dei lontani ricordi del passato ed invece quegli incubi sono ritornati. In tutto questo Dio appare sempre più assente. Alla domanda del profeta: “Fino a quando?”, la risposta continua ad essere: “il giusto vivrà per la sua fede!” (Abacuc 2,4). “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18,8).

Lampade senza olio

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade”. Nel bel mezzo della notte del mondo, un grido! Come quello della notte dell’Esodo (Sapienza 18,14-15). Noi vogliamo prevedere tutto, pianificare tutto, ma ci sono degli eventi che ci prenderanno sempre di sorpresa! Allora si rivelerà la verità della nostra vita: se il nostro sonno era uno sonno da stolti incoscienti o il sonno dell’amata: “Io dormo, ma il mio cuore veglia” (Cantico 5,2).

Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Cosa significa l’olio? Mentre tutti concordano che la lampada è la fede, ci sono pareri diversi riguardo all’olio. La maggioranza pensa alle opere di carità o il mettere in pratica la Parola. Ognuno di noi pensi di quale olio ha bisogno per alimentare la fiamma della propria vita. A quell’olio solo tu potrai provvedere. Non possiamo riceverlo “per delega”. Io penso che l’olio sia il desiderio che alimenta la fiamma della vita. Una vita senza desiderio, senza passione, senza speranza, è già spenta. E cosa nutre il desiderio? La Parola di Dio!

Una porta chiusa, un oggi senza domani!

Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose:“In verità io vi dico: non vi conosco”. La parabola ripropone quanto Gesù aveva detto nel discorso della montagna: “Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7,21-23).
E la porta fu chiusa!” Troppo tardi! “Bussate e si vi sarà aperto!” (Luca 11,9-10). Troppo tardi! È la fine di ogni opportunità! Non è vero che “non è mai troppo tardi”! “Il meglio della vita lo si passa a dire “è troppo presto”, poi “è troppo tardi” (Gustave Flaubert).

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”!
La vita si gioca sull’ “oggi” della nostra vita. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2Corinzi 6,2). “Esortatevi dunque a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi” (Ebrei 3,13). “Che cosa è specifico del cristiano?” – si chiede S. Basilio. “Vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronti nel compiere pienamente la volontà di Dio, sapendo che nell’ora che non pensiamo il Signore viene”.

P. Manuel João Pereira Correia
Verona, 10 ottobre 2023