Vangelo del giorno

Credo che sia la metafora più sublime che ci sia nel Vangelo che ci dice chi è il Signore: è la chioccia! Si danno tante immagini di potenza come l’aquila, invece no, è la chioccia. La chioccia non è una gallina. La gallina fugge mentre la chioccia ha un coraggio indomabile per protegge i suoi piccoli. La chioccia è uno dei più bei simboli di Dio.

Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,31-35: Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
Lectio divina di Silvano Fausti

31 In quella stessa ora avanzarono alcuni farisei dicendogli: Esci e cammina via da qui, perché Erode vuole ucciderti! 32 E disse loro: Andate e dite a quella volpe: Ecco: scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani e il terzo giorno sono compiuto! 33 Però bisogna che io cammini oggi e domani e il seguente, perché è inaccettabile che un profeta perisca fuori di Gerusalemme. 34 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e scagli pietre agli inviati a te: quante volte volli raccogliere i tuoi figli come una chioccia la propria covata sotto le ali, e non voleste. 35 Ecco: vi è lasciata la vostra casa! Ora vi dico: non mi vedrete affatto finché [verrà quando] direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

UNA CHIOCCIA! (13,31-35)

Il brano contiene un preannuncio della morte di Gesù (vv. 31-33) e un suo lamento su Gerusalemme (vv. 34-35).

Il capitolo, aperto con la prospettiva della morte violenta, comune a tutti a causa del peccato, si chiude con la previsione dell’assassinio di Gesù, unico giusto, vittima della nostra violenza. Ma la sua morte, ingiusta e insensata, darà senso a tutte le nostre morti giuste e senza senso. Nella sua, la nostra morte, comunque inevitabile, cambia segno.

Gerusalemme in Luca è il luogo del compimento. Lì si consuma la perdizione e lì è data la salvezza. Gesù vi si incammina, sapendo di essere rifiutato. Ma il rifiuto, invece di bloccare il suo viaggio, lo porta al suo fine. È il ritorno al Padre.

La miseria dell’uomo, rappresentata dalla volpe, e la misericordia di Dio, raffigurata dalla gallina, si uniscono e formano un’unica realtà che ha ormai due facce. Bisogna saper vedere l’una nell’altra, e capire che la perdizione è volersi salvare e la salvezza è riconoscersi perduti. Il discernimento è qui.

Il lievito dei farisei, alleato con quello di Erode, si scontra ora con Gesù. Verrà preso, gettato e nascosto; ma, siccome è lievito di Dio, proprio così risorgerà in pane di vita.

La storia è una, ma in due atti. Gli uomini recitano la prima parte, come vogliono. Comunque, a causa del peccato originale, il canovaccio è poco originale e sempre identico: la paura della morte, l’egoismo, il tentativo di salvarsi e il conseguente perdersi. Si ammettono solo variazioni sul tema. Dio si riserva la seconda parte, che recita come lui vuole, utilizzando liberamente ciò che l’uomo gli offre. Essa è molto originale, e contempla la novità della risurrezione: si serve addirittura della morte per donare all’uomo una vita superiore e più feconda. Tutta la cattiveria umana non fa altro che gettare il seme e disperdere il lievito del Regno, che proprio così germina e fermenta. Il Signore sposa realmente la nostra storia con il suo male, e ci dà in essa il suo bene. L’unico Signore della storia sa assumere tutti gli sgorbi che l’uomo fa in un disegno sempre più fantastico di salvezza. Non manca d’inventiva! È quanto scoprono i discepoli durante la prima persecuzione, quando costatano che i nemici non fanno altro che riunirsi per compiere ciò che la mano e la volontà di Dio aveva predestinato che avvenisse (At 4,27s). Questa comprensione costituisce una vera seconda pentecoste per i discepoli. Nella prima avevano colto che il Crocifisso è risorto. Qui capiscono il reciproco, ben più difficile: il risorto è proprio il Crocifisso, alla cui storia sono associati. È come vedere all’improvviso con gli occhi di Dio. Egli infatti non si fa una storia sua, parallela alla nostra, più bella e più giusta. Prende la nostra com’è. La volpe può dire alla gallina: “Ti uccido e sei finita!”. Ma Gesù ha il potere di rispondere a Erode: “Muoio e sono compiuto!”.

Il capitolo, iniziato con l’uccisione dei galilei e il crollo della torre sui diciotto a Gerusalemme, termina con la profezia del galileo ucciso a Gerusalemme dal lievito dei farisei e di Erode, schiacciato dal cumulo del nostro male. Il finale è una lamentazione seguita da un augurio, perché la morte si muti in vita e il lutto in danza (Sal 30,12).
(Silvano Fausti, dal Commento al Vangelo di Luca)

Nella prima parte del testo c’è il preannuncio della morte di Gesù, lo vogliono uccidere e nella seconda c’è il lamento di Gesù su Gerusalemme, il centro del testo è una metafora che usa Gesù, abbastanza rara e singolare: Gesù dice chi è Lui! “Sono la chioccia”. Credo che sia la metafora più sublime che ci sia nel Vangelo che ci dice chi è il Signore: è la chioccia! Si danno tante immagini di potenza come l’aquila, invece no, è la chioccia. La chioccia non è una gallina. La gallina fugge mentre la chioccia ha un coraggio indomabile per protegge i suoi piccoli. La chioccia è uno dei più bei simboli di Dio, infatti è usato poco. È molto materno.

31In quella stessa ora avanzarono alcuni farisei dicendogli: Esci e cammina via da qui, perché Erode vuole ucciderti!

Glielo dicono i farisei che sono nemici di Erode; il capitolo 12 cominciava con: guardatevi dal lievito dei farisei e qui emerge anche Erode. Marco dirà: guardatevi dal lievito dei farisei e di Erode. Sono i due lieviti, il lievito è ciò che fermenta.

Perché i farisei gli vanno a dire che Erode vuole ucciderlo? Probabilmente Erode pensa che se Gesù lo disturba in Galilea, arrivano i Romani che gli rubano il regno; allora pensa di mandarlo da Pilato, così crea disordine a Pilato che verrà licenziato al suo posto. Quindi era un servizio da nemico: avendo una gatta da pelare “mandiamolo a lui”. Erode ci teneva che Gesù andasse a Gerusalemme e difatti Gesù andrà a Gerusalemme da Pilato. Pilato cosa farà? Lo manda da Erode! Erode cosa fa? Lo manda da Pilato e in quel giorno divennero amici.

32 E disse loro: Andate e dite a quella volpe: Ecco: scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani e il terzo giorno sono compiuto!

Andate a dire a quella volpe; lo chiama volpe. La volpe che animale è? È un animale notturno che succhia il sangue, immondo e, guarda caso, è proprio quello che fa fuori le galline. La volpe non è forte, è debolissima, usa l’astuzia.

C’è l’astuzia umana che consiste nel saper fare il male, così c’è il potere umano che può uccidere, il potente, colui che può dare la morte e c’è il potere divino che è dare la vita, non la morte.

Gesù dà la risposta: Ecco: scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani e il terzo giorno sono compiuto! È un detto misterioso, richiama i tre giorni a Gerusalemme dove il terzo giorno sarà compiuto, perfetto. Il terzo giorno è il giorno del compimento. La vita è molto breve, comunque giunge a compimento, dopo la morte. Dirà tutto è compito la sera dell’ultimo giorno, poi entrerà nel sepolcro ed il terzo giorno è quello della resurrezione.

33Però bisogna che io cammini oggi e domani e il seguente, perché è inaccettabile che un profeta perisca fuori di Gerusalemme.

Gesù adesso dice io vado a Gerusalemme non perché me lo dite voi, ma perché bisogna. Potremmo dire che c’è una specie di inevitabilità e un’urgenza dell’amore.

34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e scagli pietre agli inviati a te: quante volte volli raccogliere i tuoi figli come una chioccia la propria covata sotto le ali, e non voleste.

Notate che nel testo si cita tre volte di seguito Gerusalemme: “nessun profeta può essere ucciso fuori Gerusalemme”. “Gerusalemme, Gerusalemme”. È l’unico posto nel Nuovo Testamento dove Gerusalemme esce tre volte di fila, di seguito. Come sta a cuore questa città al Signore! È una lamentazione questa: Gerusalemme, Gerusalemme che uccidi i profeti ed io cosa voglio fare? Come la chioccia ti voglio raccogliere al di sotto delle mie ali. Ricordate quando arriva a Gerusalemme (Lc 19, 41) Gesù cosa fa? Piange!

È il ritratto più bello di Dio, questo della chioccia, questo di Gesù che piange già in anticipo su Gerusalemme: è impressionante! Questo volto rivela Dio! Infatti sarà l’ultimo tratto del volto di Gesù, sarà proprio questo pianto su chi lo uccide, su Gerusalemme. Gerusalemme rappresenta poi ciascuno di noi, perché tutti siamo nati lì!

Vediamo il confronto con Deuteronomio 32, dove invece il Signore viene raffigurato come la grande aquila che porta i suoi piccoli sopra le ali per difenderli da pericoli che possono venire da sotto; invece la chioccia pone se stessa come scudo rispetto ai piccoli.

35Ecco: vi è lasciata la vostra casa! Ora vi dico: non mi vedrete affatto finché [verrà quando] direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Lì, Gesù userà un’altra immagine: l’asino di cui ha bisogno, l’altro suo simbolo è l’animale che porta su di sé i pesi degli altri, l’animale umile, del servizio.

Qui è il preannuncio finale della storia, quando capiremo il dono che abbiamo ricevuto; allora saremo tutti liberi e salvati e diremo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

Testi per l’approfondimento:

• Salmo 91-90;
• Deuteronomio 32, 11: c’è l’immagine di questa aquila potente che solleva sulle sue ali i suoi piccoli cioè il popolo che diventa qui la chioccia che cerca di radunare la covata sotto le sue ali;
• Luca 19, 41-ss: la compassione, la simpatia la consofferenza per amore di Gesù sulla città di Gerusalemme.

Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici)
sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it
Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)