C’è dentro di noi un frammento di quel «capo della sinagoga» che invece di rallegrarsi non trova di meglio che essere «sdegnato» (Lc 13,14). A quella parte di noi, forse ben più attiva di quanto noi stessi possiamo immaginare, si rivolge continuamente l’apostrofe del Maestro, che ci richiede continuamente di esaminare bene quali sono le linee guida della nostra vita:

Lunedì della XXX settimana del Tempo Ordinario
Lc 13,10-17: Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

Commenti

È un miracolo strano quello raccontato nel vangelo di oggi: “C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità», e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio”. La cosa che colpisce è l’inversione dei ruoli. Non è questa donna che cerca Gesù, ma Gesù che si accorge di questa donna. Il motivo è chiaro: la malattia di cui è afflitta le permette di guardare solo a terra.
Questa donna rappresenta in maniera plastica cos’è una paranoia: il fissarsi su qualcosa fino al punto da non riuscire più a vedere nient’altro. Chi vive così non riesce nemmeno più ad accorgersi di Dio, di Gesù, di una Grazia che la circonda. Allora è Gesù stesso, è Dio, è la Grazia che va a cercarla, e pronuncia su di lei una liberazione: «Donna, sei libera dalla tua infermità».
Il problema vero però inizia propria qui, però, perché questa donna deve credere che è davvero libera da ciò che l’affligge. Molto spesso noi, invece, non vogliamo staccarci dalle nostre paranoie, dalle nostre sofferenze, e non siamo disposti a credere che qualcuno possa davvero salvarci da tutto questo. Così da una parte vorremmo essere liberati ma poi quando concretamente si presenta l’occasione facciamo in modo di non assecondare questa liberazione. Se non abbiamo più fede per pregare, dovremmo però cercare di avere fede nell’accettare di essere esauditi anche oltre le nostre stesse aspettative. Dobbiamo, cioè, non negare l’evidenza dei fatti, volendo difendere a tutti i costi ciò di cui ci siamo convinti: “non sarò mai felice, non mi vuole nessuno, non ci sarà mai niente di buono per me, nessuno potrà mai aiutarmi”. È decidere se voler credere a Gesù o alle nostre paranoie. Questa donna crede a Gesù, e poco importa se tutti gli altri si innervosiscono: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato». Ma la gioia di questa donna vale di più del sabato.

L.M. Epicoco
http://www.nellaparola.it

Si vergognano, i detentori del potere religioso, arrossiscono davanti alle loro assurde elucubrazioni, le loro sconclusionate riflessioni teologiche che presentano un Dio feroce e incomprensibile. E fanno benissimo a vergognarsi. Esulta, la folla, perché finalmente vede il vero volto di Dio. Non un Dio che contabilizza le loro colpe, che impone insopportabili pesi, che chiede senza donare. Esulta, perché Dio guarisce senza guardare al calendario, senza seguire imperscrutabili precetti. E fa benissimo ad esultare. Gesù svela il volto di un Dio che mette l’uomo al centro, non il precetto, che desidera il bene del discepolo. E Gesù insiste, argomenta con la Legge a chi si nasconde dietro la Legge perché non sa argomentare. Anche il più devoto sacerdote e il più pio fariseo portano ad abbeverare il proprio animale da soma il giorno di sabato, e perché Gesù non può “sciogliere” questa donna dal suo legame nefasto per portarla ad abbeverarsi alle acque limpide dell’amore del Padre? Che il Signore ci aiuti a non nasconderci dietro le piccinerie degli uomini per proporre sempre la sua Legge che è fatta per la vita e per l’uomo!

Paolo Curtaz