
Una rassegna di Santi, maestri e testimoni del Vangelo di tutti i tempi che come fari luminosi orientano il nostro cammino di cristiani e missionari.
28 Ottobre
Simone e Giuda.
L’amore diventa impegno concreto
Non c’è esclusione nel cuore di Dio, dove nessuno è lasciato ai margini tranne coloro che rifiutano il suo amore. Un messaggio, questo, che deve “infiammare” il mondo e che non è “buonista”, perché richiede a tutti un impegno concreto, ogni giorno. Ce lo ricordano i santi Simone e Giuda, apostoli, ricordati oggi dal Martirologio. Del primo sappiamo che era di Cana ed era soprannominato “lo zelota”, forse perché prima di unirsi a Gesù aveva appoggiato il progetto antiromano proprio degli zeloti. Giuda, invece, è chiamato Taddeo, soprannome che significa “magnanimo”. Per la tradizione entrambi furono martirizzati (Simone in modo particolarmente cruento). Mentre per il Vangelo di Giovanni Giuda pose una domanda a Gesù durante l’ultima cena: perché si era manifestato a loro e non al mondo? Chi lo ama, fu la risposta, conosce lui e il Padre.
Altri santi. San Fedele di Como, martire (III sec.); san Ferruccio di Magonza, martire (III-IV sec.).
Matteo Liut
Avvenire
Simone e Giuda, i cui nomi sono accoppiati nel canone della messa, sono ricordati con un’unica festa. Può darsi che il motivo fosse un loro comune apostolato in Mesopotamia e in Persia, dove sarebbero stati inviati per predicare il Vangelo. Comunque non si sa niente di storicamente certo, all’infuori di ciò che ci è narrato nel Vangelo sulla loro vocazione.
Dal “Commento sul vangelo di Giovanni” di san Cirillo d’Alessandria
Nostro Signore Gesù Cristo stabilì le guide, i maestri del mondo e i dispensatori dei suoi divini misteri. Volle inoltre che essi risplendessero come luminari e rischiarassero non soltanto il paese dei Giudei, ma anche tutti gli altri che si trovano sotto il sole e tutti gli uomini che popolano la terra. Nostro Signore Gesù Cristo ha rivestito gli apostoli di una grande dignità a preferenza di tutti gli altri discepoli. I suoi apostoli furono le colonne e il fondamento della verità. Cristo afferma di aver dato loro la stessa missione che ebbe dal Padre. Mostrò così la grandezza dell’apostolato e la gloria incomparabile del loro ufficio.
Egli dunque pensava di dover mandare i suoi apostoli allo stesso modo con cui il Padre aveva mandato lui. Perciò era necessario che lo imitassero perfettamente e per questo conoscessero esattamente il mandato affidato al Figlio dal Padre. Ecco perché spiega molte volte la natura della sua missione. Una volta dice: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori alla conversione (Mt 9, 13). Un’altra volta afferma: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6, 38).
Riassumendo perciò in poche parole le norme dell’apostolato, dice di averli mandati come egli stesso fu mandato dal Padre, perché da ciò imparassero che il loro preciso compito era quello di chiamare i peccatori a penitenza, di guarire i malati sia di corpo che di spirito, di non cercare nell’amministrazione dei beni di Dio la propria volontà, ma quella di colui da cui sono stati inviati e di salvare il mondo con il suo genuino insegnamento. Fino a qual punto gli apostoli si siano sforzati di segnalarsi in tutto ciò, non sarà difficile conoscerlo se si leggeranno anche solo gli Atti degli Apostoli e gli scritti di san Paolo.