Vangelo del giorno

Delle volte la domanda di senso ci brucia dentro, e si fa sentire attraverso l’angoscia, l’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari. Ma preferiamo curare questi sintomi più che metterci in ascolto della domanda che sottintendono tutte queste cose. Non si può guarire da questa domanda, si può solo prenderla sul serio e tentare una risposta.

Venerdì della XXIX settimana del Tempo Ordinario
Lc 12,54-59: Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo;
come mai questo tempo non sapete valutarlo?

In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

Commento di Enzo Bianchi

C’è un doppio rimprovero di Gesù in questa Parola. Innanzitutto: “Ma perchè non sapete leggere il tempo in cui vivete? I segni dei tempi?”. Questo è il primo rimprovero. Ci sono dei segni, dei segni da leggere, per fare delle scelte, per avere un pensiero, per capire dove andiamo. Dobbiamo osservare e io direi non solo i segni dei tempi, ma i segni dei luoghi, lo aggiungo, ma è chiaro che nella dizione del Vangelo indica le stesse cose. Noi dobbiamo vedere delle emergenze e quelle emergenze leggerle per capirle, per essere avveduti, per non essere impreparati quando arrivano. E’ un’operazione di grande intelligenza questo discernimento a cui chiama Gesù. Vi posso fare degli esempi: perché tante persone non sanno prevedere nella loro vita che, finita la giovinezza, c’è la maturità? E gli arriva la maturità addosso e hanno la crisi. E perché a quelli di quarant’anni gli arriva sempre le crisi mentre invece dovrebbero aspettarsi che a quarant’anni c’è una certa decadenza che inizia. La vita che si è fatta, c’è e invece arriva a tutti la crisi dei quarant’anni., la famosa crisi della mezza età. E perchè quando si arriva verso i settanta non si è preparati ad avere l’altra crisi, inviata della vecchiaia che arriva? Già questo indica un’operazione di discernimento. Capire: ho quell’età, significa che dovrò certamente cambiare delle cose e mi preparo. Se io invece non ho questa consapevolezza, io entrerò nella crisi, la crisi del passaggio senza essere preparato e di conseguenza la crisi potrà essere più rovinosa di quanto sarebbe stata se io l’avessi preveduta e l’avessi saputa leggere prima. E la nostra vita d. i coniugati? Esercitarvi a capire prima che arriva la crisi, a vederla prima, a cercare di mutare alcune cose prima, perché a volte è troppo tardi. Si dice:”Ormai si era andati troppo avanti”.
Quindi Gesù, la prima ammonizione sul discernimento è: consapevoli di quel che vivete.
Ma la seconda cosa che Gesù dice, l’avete sentita è:”Perché non giudicate da voi stessi?”. Pensate quante volte demandiamo di giudicare agli altri, quante volte anche nella Chiesa si è demandato il giudizio agli altri e non abbiamo giudicato da noi stessi. Sembrava una virtù una volta: “Decido io lo chiedo al prevosto! Lo chiedo al prete quel che devo fare nella vita”. Era così. Invece Gesù rimprovera:”Perché non giudicate da voi stessi?” Perché la responsabilità ultima della scelta, del giudizio è di ciascuno di voi, ciascuno di voi. E guai vedete, ve lo dice uno che essendo monaco e avendo avuto la vita di uno che presiedeva la comunità, quante persone sono state, se volete, accompagnate spiritualmente da me. Di quanti sono stato Padre spirituale? Non lo so, certamente a migliaia ormai in questa vita e ancora che ne vengono a parlare, ma se c’è una tentazione che ho sempre respinto è quella di dire:” A te, che capisci niente, ti dico io cosa devi fare!”.
E quante volte, questo dobbiamo dirlo, è avvenuto nella Chiesa, a fin di bene? Questi direttori di coscienza o padri spirituali, chiamateli come volete, lo facevano per il nostro bene, non avevano interesse, ma di fatto dicevano:”A te lo Spirito Santo non dice niente ma lo dice a me e allora io ti dico – fa questo”. Fatti suora, fatti prete, fatti quest’altro… E quanti poi magari hanno seguito questi consigli non sono stati dei santi in più nella Chiesa ma dei miserabili in più, perché seguire il consiglio s euro poi non ha la sua soggettività di assumerlo…
Perché non giudicate da voi stessi? Ecco che cosa ci dice Gesù, ecco il discernimento come operazione che spetta a ciascuno di noi.

Commento di L.M. Epicoco

 “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?”. La società contemporanea è tutta costruita attorno alla specializzazione del sapere. Siamo esperti di ogni piccolo dettaglio, ma la verità è che ci manca una sana visione di insieme. E una persona scopre la visione d’insieme solo se arriva a porsi una domanda di senso. Siamo incapaci delle volte a saperci porre questa domanda. Delle volte è questa domanda che ci brucia dentro, che si fa sentire attraverso l’angoscia, l’ansia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari. Ma preferiamo curare questi sintomi più che metterci in ascolto della domanda che sottintendono tutte queste cose. Non si può guarire da questa domanda, si può solo prenderla sul serio e tentare una risposta. Diversamente passeremo tutta la nostra vita a gestirne i sintomi e a tenere in cantina un mostro di angoscia che ci terrifica perché immaginiamo che un giorno verrà fuori e noi ne saremo divorati. Una volta mi commosse una donna, moglie e madre, che mi disse: “Stavo male perché facevo solo il mio dovere, ma non mi ero mai chiesta il perché ne valesse la pena. Bastò questa sola domanda a ridarmi pace”. Ecco cos’è il giudizio di cui parla il Vangelo di oggi. È imparare a dare un nome alle cose. È domandarci il nome delle cose. È cercare il senso nascosto nel nome delle cose. Siamo umani nella misura in cui impariamo questo giudizio, questa capacità di nominare la realtà, la vita. Ma purtroppo l’unico giudizio che conosciamo è quello che brandiamo come una spada non per cercare di dare un nome alle cose ma per pettegolare, giudicare, condannare, emarginare, escludere, far male. Chi non è più abitato dal bisogno di trovare il senso delle cose, usa le cose solo per ferire e perde completamente di vista ciò che per cui vale la pena vivere.

L.L. Epicoco
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