Vangelo del giorno

Il tempo opportuno per il bene è esattamente il momento delle conflittualità ed è il male che viene fuori. Non è che dobbiamo aspettare tempi migliori. Vorrei dire che il tempo propizio, secondo quello che è la lettura di Gesù e del Vangelo, momento propizio è quando c’è la difficoltà.

Venerdì della XXIX settimana del Tempo Ordinario
Lc 12,54-59: Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo;
come mai questo tempo non sapete valutarlo?
Lectio divina di Silvano Fausti

Il discepolo vive alla luce del giudizio di Dio, antidoto di ogni ipocrisia (cf. vv. 1-9). Esso si rivela nel mistero pasquale di Gesù, che ci battezza nel fuoco dello Spirito dopo che lui stesso è passato attraverso le acque della morte (vv. 49-50). Questa è la sua venuta escatologica, già realizzata sulla croce, che giudica il mondo per salvarlo (vv. 51-53). Nell’eucaristia ne facciamo il centro della nostra vita. Lì attingiamo la forza per discernere il presente di male (vv. 54-57) – interpersonale (vv. 58-59), sociale (13,1-3) e naturale (13,43) – come appello a cambiare criterio di vita, a convertirci dal lievito dei farisei a quello del Regno. Tutto il c. 12 elabora cosa significa “ora” aver fede nel ritorno di colui che è morto, risorto e ci ha dato il suo Spirito. Luca riflette sulla fede come storia: è memoria di un passato e progetto per un futuro che si realizza al presente. Colui che deve venire, viene ora nella testimonianza di chi segue il suo cammino di allora.

Il brano è caratterizzato dall’urgenza: Gesù deve attraversare le acque e il fuoco per compiere l’amore del Padre; il discepolo a sua volta deve decidersi per lui.

Per questo è necessario riconoscere il tempo presente come il momento per la conversione. Questo è il vero discernimento, in base al quale gli uomini si dividono in due categorie: da una parte i sedicenti giusti, atei o religiosi, che non hanno bisogno di salvezza e non si convertono; dall’altra i poveri peccatori, che sanno di non farcela e si convertono al dono di Dio. Solo così cessa la presunzione o la disperazione, e viene la salvezza.
(Silvano Fausti, Commento al Vangelo di Luca)

54Ora diceva alle folle: Quando vedete una nube che si leva a ponente, subito dite: Viene la pioggia! e avviene così.55E quando il vento del sud soffia, dite: Sarà arsura! e avviene. 56Ipocriti, sapete discernere il volto del cielo e della terra; ora come non sapete discernere questo momento? 57Ora perché anche da voi stessi non giudicate ciò che è giusto?

Prima c’è una parabola che parla del tempo e il tempo è importante perché regola la vita dell’uomo (estate, inverno, le stagioni, le semine, i lavori, i ritmi, la scuola, la società). In una società che non era come la nostra il tempo era ancora più determinante.

Distinguere e discernere il tempo è fondamentale, perché tutta la scienza è distinguere le cose, per sapere come comportarsi, per avere il controllo sulla natura, per potere fare ciò che vogliamo fare in fondo. Sulle cose che ci interessano abbiamo un grande discernimento, sulle cose materiali. Gesù chiede come mai non sapete discernere questo momento? La parola momento è chiamata in greco “kairòs” che vuol dire “questo momento opportuno”. Qui, quando si parla di momento o di tempo, si parla sempre del kairòs che vuol dire “il momento opportuno”.

Ebbene “il momento opportuno” sono esattamente queste conflittualità verticali, poi le conflittualità orizzontali con gli altri, poi il Pilato che fa uccidere diciotto Galilei, poi la torre di Siloe che cade: ma sono questi i tempi opportuni? Il tempo opportuno per il bene è esattamente il momento delle conflittualità ed è il male che viene fuori. Non è che dobbiamo aspettare tempi migliori. Vorrei dire che il tempo propizio, secondo quello che è la lettura di Gesù e del Vangelo, momento propizio è quando c’è la difficoltà. Il momento favorevole è quando c’è l’impasse; allora ad una lettura immediata trovi l’ostacolo, in una lettura del Vangelo dici che il momento di crisi si supera e si va oltre; si progredisce così.

C’è un testo di Efesini 5, 16 che leggiamo brevemente nel contesto dice “state attenti di camminare, come camminare, con acribìa per non essere stolti, ma sapienti”. In cosa consiste questa acribìa, questa sapienza? Nel “darvi da fare in questo momento opportuno, perché sono giorni cattivi”. I giorni cattivi sono i giorni opportuni in cui bisogna darsi da fare. Il momento in cui esce il male è quello il momento in cui si vince il male, altrimenti se te ne stai tranquillo, te lo porti dietro, sei succube e te ne vai avanti tranquillo nel male e nella morte.

Quindi non aspettiamo i tempi migliori, quelli della finta pace che i padri del deserto chiamavano pax perniciosa (oh tutto va bene, stiamo tranquilli!). Non è vero. Il male c’è ed è dentro il mio cuore e fino a quando non lo vedo e non ce l’ho davanti, non m’accorgo, mi domina; quando ce l’ho davanti è il momento opportuno di darsi da fare, magari ci casco, però almeno so che ci casco, chiedo perdono ed è meglio che far finta di niente. Il momento della salvezza quale è stato? È stato il momento della croce! Lo diciamo sempre: “ci hai redenti con la tua croce”; quando noi abbiamo fatto il massimo male di togliergli la vita, Dio ha inventato il massimo bene: ti do la vita. Cosa vogliamo di più? È proprio nel male che si vince il male col bene (Romani 12, 21) e non è in un mondo migliore che vivremo bene, ma in questo mondo di conflittualità che siamo chiamati a vivere con discernimento lo spirito del Signore, giorno dopo giorno, con i nostri limiti, le nostre difficoltà, ma in questa direzione, come luogo di conversione.

“Perché anche da voi stessi non giudicate ciò che è giusto?” Siamo chiamati a giudicare da noi stessi, non perché ce lo dicono gli altri. Cosa significa? C’è proprio l’appello alla capacità di comprendere e alla capacità di responsabilità, di rispondere. Tutto il male si fa per irresponsabilità.

58Quando infatti vai col tuo avversario da un magistrato durante il cammino datti da fare per accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegnerà all’agente e l’agente ti getterà in prigione. 59Ora ti dico: non uscirai affatto di là fino a quando abbia reso anche l’ultimo spicciolo.

Il testo sembra strano, sembra che comunque tu sei condannato: se vai e non sei d’accordo con l’altro sei condannato e vediamo perché. “Quando vai durante il cammino”: la nostra vita è un cammino e stiamo andando dal giudice, ma il giudizio lo facciamo noi ora, non Dio alla fine. Mentre vado c’è sempre l’avversario. L’avversario è quello che ti sta vicino e che ha i tuoi stessi diritti (in greco è chiamato l’antidicos) e ha gli stessi diritti che hai tu e perciò vi opponete. Non è da intendere subito come concorrente o l’antagonista, è colui che ti sta di fronte, è riducibile a te, è altro da te. Non solo, ma accampa dei diritti su di te, gli stessi che tu accampi su di lui: che lui mi accolga, che mi tratti bene, che mi guardi bene, che sono gli stessi che io voglio da lui e chi li fa dei due? Nessuno.

L’altro è il contendente in fondo, alla fine, e diventa nemico, se non vai d’accordo, perché tutti litighiamo, perché abbiamo tutti gli stessi diritti e nessuno vuole i doveri. L’importante è amare il fratello, non avere ragione sul fratello. Se Dio volesse avere ragione con noi taglierebbe la testa a tutti e invece no, ci manda liberi tutti. Questa è la giustizia di Dio. Ciò che è giusto è questo, è la giustizia dell’amore. Se non vivo nella giustizia dell’amore, vivo nella giustizia dell’egoismo, chiaro che litigo con l’altro, magari avrò anche ragione, lo distruggo e lui con buona ragione distrugge me.

Quindi il primo luogo di discernimento nelle relazioni con gli altri non è vedere se ho ragione (e quando abbiamo ragione diventiamo implacabili, ammazziamo gli altri), ma è sapere qual è la vera ragione: che l’altro è mio fratello.

Testi per l’approfondimento:

 Lettera agli Efesini 5, 15-20: i tempi propizi sono quelli che noi riteniamo cattivi, difficili.
 Efesini 4, 32;: noi possiamo accettare, graziare l’altro, perché siamo stati graziati da Dio in Gesù Cristo; possiamo allora far fluire da noi quella riconciliazione che da Lui viene e che, bagnata dal suo sangue, facciamo rifluire agli altri.

Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici) sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)