Vangelo del giorno

In Luca vi sono come tre livelli escatologici. Uno passato: il mondo è già finito e il Regno già venuto in Gesù. Uno futuro: il mondo finirà e il Regno verrà alla fine del mondo, anticipata per ciascuno nella morte personale. Uno presente: il mondo finisce e il Regno viene quando il credente vive l’eucaristia.

Mercoledì della XXIX settimana del Tempo Ordinario
Lc 12,39-48: A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto.
Lectio divina di Silvano Fausti

39 Ora sappiate questo: se sapesse il padrone di casa a quale ora viene il ladro, non lascerebbe che venga sfondata la sua casa. 40 Anche voi siate preparati, perché nell’ora in cui non vi pare il Figlio dell’uomo viene. 41 Ora disse Pietro: Signore, a noi dici questa parabola, o anche a tutti? 42 E disse il Signore: Chi è dunque l’economo fedele [l’amministratore], quello saggio, che il Signore porrà sopra la sua servitù, per dare nel suo momento la misura di grano? 43 Beato quel servo che, venendo, il suo Signore troverà che fa così. 44 In verità vi dico: lo porrà su tutto ciò che ha. 45 Ora, se dicesse quel servo in cuor suo: Tarda il mio Signore a venire, e cominciasse a picchiare i servi e le ancelle e a mangiare e bere e ubriacarsi, 46 verrà il Signore di quel servo in un giorno in cui non attende e in un’ora che non conosce; e lo taglierà in due e porrà la sua sorte con i senza fede. 47 Ora quel servo che ha conosciuto la volontà del suo Signore e non ha preparato o fatto secondo la sua volontà, sarà molto percosso. 48 Ma quello che non ha conosciuto e che ha fatto cose degne di percosse, sarà percosso poco. Ora a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto da lui; e a chi fu offerto molto, di più gli chiederanno.


L’uomo diventa ciò che attende. Chi attende la morte, diventa suo figlio e produce morte. Chi attende il Signore Gesù, ha la sua stessa vita di Figlio del Padre. L’esistenza cristiana è attesa di colui che deve tornare: lo sposo! Il discepolo non ha qui la sua patria. La casa della sua nostalgia è altrove. Straniero e pellegrino sulla terra (1Pt 2,11), non ha quaggiù una città stabile, ma cerca quella futura (Eb 13,14), dove sta colui che attende (Fil 3,20).

La comunità di Luca è cosciente che il Signore non verrà tanto presto. Il momento del suo ritorno sarà la notte, figura della morte personale, anticipo della notte cosmica.

Ma il tempo dell’attesa non è vuoto. È il tempo della salvezza, in cui la chiesa testimonia il suo Signore davanti a tutto il mondo. La sua salvezza è affidata ormai alla responsabilità dei credenti. La storia diventa il luogo della decisione e della conversione, della vigilanza e della fedeltà alla Parola, che ci trasforma a immagine del Figlio. La nostra vigilanza non è uno scrutare nel buio. È un tenere accesa davanti al mondo la luce del Signore, continuando la sua missione tra i fratelli. Quando camminiamo come lui ha camminato, prestiamo i piedi al suo ritorno.

In Luca vi sono come tre livelli escatologici. Uno passato: il mondo è già finito e il Regno già venuto in Gesù. Uno futuro: il mondo finirà e il Regno verrà alla fine del mondo, anticipata per ciascuno nella morte personale. Uno presente: il mondo finisce e il Regno viene quando il credente vive l’eucaristia. Culmine e origine di tutta la vita cristiana, essa riporta nel presente il passato e il futuro di Gesù; il Signore morto e risorto si fa nostro cibo per farci condurre una vita pasquale in attesa del suo ritorno. Questo brano si mette in quest’ottica. Ricco di termini eucaristico-pasquali, chiama tutti, specialmente chi nella comunità ha qualche ministero, a vivere da amministratore fedele e saggio, libero da ogni avidità e attento al servizio dei fratelli.
(Silvano Fausti, Commento al Vangelo di Luca)


Chi è dunque l’economo fedele [l’amministratore], quello saggio, che il Signore porrà sopra la sua servitù, per dare nel suo momento la misura di grano? Cosa dobbiamo fare noi in fondo nella nostra vita? Ognuno è responsabile degli altri, tutti siamo economi della nostra vita – amministratori – e la possiamo amministrare o da padroni, ammassando il grano come lo stolto possidente, oppure come economo che, al suo momento, dà la misura di grano agli altri servi, ai suoi fratelli, cioè uno che sa condividere, che è il senso dell’eucarestia: fate questo in memoria di me, fate come ho fatto io. Beato quel servo che, venendo il suo Signore, troverà così.

Verrà il Signore di quel servo in un giorno in cui non attende e in un’ora che non conosce; e lo taglierà in due e porrà la sua sorte con i senza fede. Il Signore verrà nel giorno in cui non attende, perché non lo attende e viene ogni giorno, e tutta la sua vita è divisa dalla vita e il risultato è che sarà tagliato in due, cioè lui è diviso, dentro.

Tra l’altro nel brano precedente c’era: non preoccupatevi, non preoccupatevi; in greco c’è una parola che vuol dire anche tagliare a pezzi: cioè noi siamo tutti preoccupati, la nostra vita è tutta lacerata, fatta a pezzi dalle nostre preoccupazioni. È una vita divisa, schizzata, che conosciamo, che ha bisogno di stordirsi, di bere tutto, di mangiare tutto e di usare violenza. E la nostra sorte è con i senza fede. Quindi è una persona separata dalla sua essenza, è davvero spaccata.

Ora a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto da lui; e a chi fu offerto molto, di più gli chiederanno. Vuole richiamare proprio il credente a essere responsabile del mondo. Tutti i doni che abbiamo, e più ne abbiamo, o li usiamo per fare il bene o li usiamo per fare il male, non c’è una soluzione neutra. Penso che questo, testo molto articolato, ci fa vedere che quello che per gli altri è il motivo dell’ansia – la paura della morte: chissà come va a finire – per noi, invece, diventa il motivo di una vita piena nella fiducia perché siamo in attesa dello Sposo.

Noi fuggiamo tutta la vita da ciò che è più prezioso e che ci insegue tutta la vita: è lo Sposo che viene, insomma.

Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici)
sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it
Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)