Vangelo del giorno

Il brano contiene sei “ahimè!”, tre per i farisei e tre per i legisti. Non c’è il settimo, perché i sei precedenti dovrebbero bastare per convertire tutti, in modo che, al suo posto, ci sia la beatitudine di colui al quale è perdonato il peccato (Sal 32,1ss)

Mercoledì  della XXVIII settimana del Tempo Ordinario
Lc 11,42-46: Guai a voi dottori della legge.
Lectio divina di Silvano Fausti

42 Ma ahimè per voi, i farisei, che pagate la decima sulla menta e sulla ruta e su ogni ortaggio, ma trasgredite il giudizio e l’amore di Dio. Ora questo bisognava fare e quello non trascurare. 43 Ahimè per voi, i farisei, che amate il primo seggio nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. 44 Ahimè per voi, che siete come i sepolcri, quelli che non si vedono, e gli uomini che camminano sopra non lo sanno. 45 Ora, rispondendo, uno degli esperti della legge gli dice: Maestro, dicendo questo insulti anche noi. 46 Ora egli disse: Anche per voi, esperti della legge, ahimè! Perché caricate gli uomini di carichi insopportabili e voi stessi neanche con un vostro dito toccate i carichi.

Il brano contiene sei “ahimè!”, tre per i farisei e tre per i legisti. Non c’è il settimo, perché i sei precedenti dovrebbero bastare per convertire tutti, in modo che, al suo posto, ci sia la beatitudine di colui al quale è perdonato il peccato (Sal 32,1ss), perché ha creduto alla Parola (1,45). È la beatitudine di Saulo, fariseo e legista: guarito dalla cecità, diventa maestro dell’agápé, e accoglie tutti come il suo Signore (At 28,30). Anche i giusti e i sapienti sono chiamati alla luce della verità comunicata agli infanti. Dio vuole salvare proprio tutti i suoi figli!
(Silvano Fausti, dal Commento al Vangelo di Luca)

42Ma ahimè per voi, i farisei, che pagate la decima sulla menta e sulla ruta e su ogni ortaggio, ma trasgredite il giudizio e l’amore di Dio. Ora questo bisognava fare e quello non trascurare. 43Ahimè per voi, i farisei, che amate il primo seggio nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze. 44Ahimè per voi, che siete come i sepolcri, quelli che non si vedono, e gli uomini che camminano sopra non lo sanno.

Gesù comincia con tre ahimè. Innanzitutto la parola ahimè in genere si traduce guai. Nella Bibbia ci sono molti guai, è meglio tradurli come ahimè e spiego. Non è che Dio fa delle minacce. Sono come le minacce profetiche, che sono come quelle della madre che dice: ahimè non fare questo, per favore, se no fa male a te e fa male a me perché il male tuo lo sento io. Lo traduco così perché abbiamo nelle beatitudini in Luca – beatitudini vuol dire: son contento per voi, poveri. E subito dopo dice guai a voi ricchi dove non vuol dire guai a voi che vi minaccio, ma è il contrario di mi congratulo, cioè: mi dispiace per voi, ahimè per voi, perché state male, vi fate del male, siete miei figli, seguite una via sbagliata.

Il primo ahimè è perché pagate la decima sulla menta, su ogni ortaggio, sulle cose minime rigorosissimi e poi ci si dimentica il giudizio di Dio e l’amore di Dio. Cioè si può osservare tutte le leggi religiose e non avere amore verso gli altri e verso Dio. L’unico compimento della legge è l’amore perché, se ami, non fai torto a nessuno e poi, se occorre, paghi anche le decime, perché pagare le decime era un modo di giustizia sociale anche e di riconoscere che è dono di Dio e si condivide con gli altri.

Per cui il primo ahimè è quello di osservare tutte le regole trasgredendo quella fondamentale che è quella di amare. Difatti, quando sbagliamo qualcosa, subito ci accorgiamo, abbiamo rotto le regole magari, ma sappiamo amare o abbiamo un cuore morto? Questo è il problema.

Il secondo ahimè è questo: voi amate i primi seggi nelle sinagoghe e nelle piazze, cioè nella chiesa e in pubblico volete essere ai primi posti, primeggiare a tutti i costi. Perché è così grave essere ai primi posti? Perché chi vuole essere primo, sia ultimo e servo di tutti, perché esattamente il protagonismo è lo spirito contrario a quello di Dio: chi ama si fa servo degli altri, non si mette sopra gli altri; il principio di tutti i nostri mali è questo protagonismo: voler essere prima degli altri, sopra gli altri, nel campo della chiesa – la sinagoga – e sulla piazza, in campo civile.

È da questa lite per avere i primi posti che nasce tutto il nostro male nella società: le lotte, le invidie, le gelosie, le discordie, le guerre, le ingiustizie. Perché uno vuole essere il primo; ma non gli basta essere quello che è? Perché non si sente nessuno e vuol sentirsi qualcuno avendo qualcuno sotto. Se proprio vuoi essere qualcuno, mettiti a servizio degli altri come Dio, allora sarai come Dio. Difatti è giusto essere primi, Gesù non lo mette in discussione, il problema è il criterio: se vuoi essere primo, sii ultimo e servo di tutti.

Il terzo ahimè è che dentro siete sepolcri, cioè avete la morte nel cuore. Normalmente si imbiancavano i sepolcri per farli vedere, in modo che la gente li evitasse, ma anche si abbellivano un po’, essendo bianchi – questo lo dice Matteo. Luca invece non dice che li imbiancano: non siete neanche imbiancati, non ci si accorge neanche che siete dei sepolcri per cui, chi vi passa sopra, chi vi tocca, è contaminato senza saperlo, perché avete dentro la morte e trasmettete la morte: voi siete come trappole per gli altri.

È un giudizio molto duro. Tenete presente che, quando Luca scrive questo, non c’erano i farisei, lo scrive dopo, per la chiesa dei pagani, quindi non era il problema dei farisei, cioè scrive per noi della chiesa, perché la storia è sempre uguale.

45Ora, rispondendo, uno degli esperti della legge gli dice: Maestro, dicendo questo insulti anche noi. 46Ora egli disse: Anche per voi, esperti della legge, ahimè! Perché caricate gli uomini di carichi insopportabili e voi stessi neanche con un vostro dito toccate i carichi.

Se i farisei sono quelli che fanno giusto, gli scribi sono quelli che sanno le cose giuste, quindi insegnano a tutti gli altri cosa bisogna fare. Siccome noi stiamo facendo questo come lavoro adesso, spiegando queste cose, quindi è soprattutto per noi, non per voi; e poi per ciascuno di voi quando vuole insegnare agli altri…

Ma se tu dici così ai farisei, che eseguono quello che diciamo noi, offendi anche noi che diciamo queste cose, che sono sacrosante. E Gesù non discute che siano sacrosante, dice: Anche per voi, esperti della legge, ahimè! Caricate gli uomini di carichi insopportabili e voi stessi neanche con un dito muovete, con un vostro dito toccate i carichi. Quante prescrizioni, quante norme che posso dare agli altri, già: non riguardano me! Posso dare tutte le norme sulla famiglia, già: sono senza famiglia; posso dare tutte le norme di comportamento agli altri, già: io ho il mio mondo a parte. Bisogna stare attenti: non caricare l’uomo.

Gesù non dà un carico: ha un giogo dolce; giogo vuol dire che lo porta lui, perché il giogo in due si porta, lo porta lui e anche noi un po’ con lui, ma è lui che tira meglio di noi; per questo il suo è leggero,il suo carico è leggero, perché è il carico dell’amore, mentre qui si impongono agli altri, per affliggerli, tanti obblighi: e questo, e quest’altro e quest’altro, Dio mio! E più obblighi uno adempie, più è bravo, più ne inventi meglio è; e, se non si adempiono, c’è la lamentela: no, non si testimonia così il cristianesimo; si testimonia con la bellezza dell’amore che si vive.

Testi per l’approfondimento

• Marco 7 , 1–23: è questa diatriba, questo incontro-scontro con la posizione farisaica e legisperitica.

Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici)
sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it
Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)