Vangelo del giorno
Gesù dice che non ci sarà più nessun segno, perché l’unico segno che noi chiediamo dal cielo c’è sulla terra. Ed è il cielo stesso sulla terra. Noi domandiamo un segno e abbiamo una realtà. Si tratta proprio di chiedere al Signore che apriamo gli occhi, apriamo il cuore per comprendere, sperimentare e gustare la realtà di essere figli.
Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario
Lc 11,29-32: Nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona.
Lectio divina di Silvano Fausti
Non dobbiamo avere invidia della generazione dei contemporanei di Gesù. Pur avendo visto, non ne hanno ascoltato la parola; invece di dare segno di obbedienza, hanno addirittura preteso che lui obbedisse loro, esibendosi con ulteriori segni. Egli rifiuta di darne, perché egli stesso è un segno come lo fu Giona: segno della misericordia di Dio per tutti, tanto efficace che perfino i niniviti si convertirono al suo annuncio.
Quanto Gesù ha detto e fatto costituisce l’anno di grazia e la salvezza offerta a ogni carne (3,6). La sua parola pone chi l’ascolta davanti al Salvatore. Invece di chiedergli segni, bisogna convertirsi al kerygma, cioè all’annuncio della sua morte e risurrezione per noi. Nessun segno sostituisce la fede; tutti portano ad essa, e in essa, in qualche modo, finiscono. Quando ci fidiamo di Dio, non gli chiediamo più delle prove; cominciamo invece a dargli fiducia. Il vero segno della fede è quindi la nostra conversione alla sua parola. Quanto Gesù ha fatto è sufficiente per credere che con lui è finito il regno di Satana e iniziato quello di Dio. La Parola che lo annuncia nella potenza dello Spirito (At 1,8), è capace di aprire il cuore (At 16,14b) e riempirlo della nuova sapienza, quella del Figlio rivelata ai piccoli (10,21). Nel brano seguente (vv. 33-36) vedremo come essa è luce che illumina chi l’ascolta e lascia nelle tenebre chi la rifiuta. Dio concede come segno definitivo l’annuncio della sua misericordia. Così rispetta sia la libertà dell’uomo, che può aderire o meno alla proposta, sia la propria verità di amore, che non può non rispettarla. Altri segni di tipo spettacolare, che costringono all’assenso, sono rifiutati come tentazioni. L’amore esige, anzi crea libertà! Chi ama è sempre esposto al rifiuto: pur di non costringere l’altro, muore lui stesso di passione non corrisposta. Ma proprio così dà, oltre ogni segno, la realtà di un amore assoluto e senza condizioni. La Parola, che ci chiama alla conversione, è l’annuncio di questo amore rifiutato e crocifisso per noi.
Dio non ci può dare nessun segno più grande di questo. Pretenderne altri, è non aver capito chi è lui e cos’è la fede. Dio è amore, e la fede è accettare questa sua prova di amore. La vera sapienza è convertirsi all’annuncio. Non ci sono altri segni di sapienza e di potenza (1Cor 1,17-25). Chiave del brano è la parola “segno”, che gioca un ruolo determinante nel rapporto con Dio, come in ogni comunicazione. L’importante è saperlo leggere e cogliere la realtà che significa.
(dal Commento di S. Fausti al Vangelo di Luca)
29 Ora, accalcandosi le folle, cominciò a dire: questa generazione è una generazione maligna: un segno cerca e nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona. 30 Poiché come Giona fu segno per i niniviti, così sarà anche il Figlio dell’uomo per questa generazione 31 La regina del sud si desterà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà perché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ed ecco più di Salomone qui! 32 Gli uomini di Ninive si leveranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona, qui!
29 Ora, accalcandosi le folle, cominciò a dire: questa generazione è una generazione maligna: un segno cerca e nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona. 30Poiché come Giona fu segno per i niniviti, così sarà anche il Figlio dell’uomo per questa generazione.
Gesù dice che non ci sarà più nessun segno, perché l’unico segno che noi chiediamo dal cielo c’è sulla terra. Ed è il cielo stesso sulla terra. Noi domandiamo un segno e abbiamo una realtà. Si tratta proprio di chiedere al Signore che apriamo gli occhi, apriamo il cuore per comprendere, sperimentare e gustare la realtà di essere figli.
Venendo al segno che questi, per tentarlo, chiedono, la risposta di Gesù: il segno di Giona. Il segno è fondamentale perché l’uomo. L’uomo è quello che sa leggere tutta la realtà come segno dell’amore di Dio per gli uomini. È questione solo di saperli leggere.
Quindi il segno è qualcosa che ti indica la realtà, ma non è mai da confondere con la realtà, se indichi allo stolto la luna ti guarda la punta del dito. Noi in genere cerchiamo i segni, la punta del dito. Invece Dio ci indica un’altra cosa! Tra l’altro Dio i segni li da abbondantemente. Tutto quello che c’è è segno. Tutto è segno di amore, di dono di Dio. L’uomo è quello che leggendo i segni sa riportare tutta la creazione a Dio e dice “Abbà” a nome di tutto il creato. Quindi non sono da cercare i segni, ma da leggere i segni.
Questa parola cercare segni richiama Es 17, quando Mosè con il popolo nel deserto, avevano sete non c’era acqua allora dicono: è Dio in mezzo a noi, sì o no? Ci dia un segno, che è con noi! E anche Mosè dubitò e per questo non entrò nella terra promessa. Noi dubitiamo di Dio, che Dio ci voglia bene; allora gli chiediamo sempre altri segni, altri segni. Fino a quando uno chiede segni vuol dire che non ha fede e non ottiene nulla, perché Dio non è uno che da segni. Ha già dato tutto: ha dato sé stesso, che cosa vuoi di più!
Noi chiediamo a Dio certi tipi di segni che non ha mai dato e mai darà. Come se Dio dovesse fare la nostra volontà e i nostri desideri. Poveri noi se Dio facesse i nostri desideri, la nostra volontà! C’è una religiosità che va tutta alla ricerca di segni. I segni ti mandano sempre altrove nella realtà e nella realtà cessano i segni. Il segno di Dio, fin dall’inizio del vangelo di Luca, cap. 2° v. 12: gli angeli dicono “è nato per voi oggi il Cristo Signore, Dio!”, che è il bambino; ecco, il segno è il bambino. Il segno di Dio è la piccolezza, è uno che si mette nelle nostre mani, perché Dio è amore e si mette nelle nostre mani. Poi i segni che non dà sono quelli, appunto, delle tentazioni: del pane, del potere, del prestigio religioso. Il suo segno è l’umiltà, non la potenza.
Dovremmo imparare che il suo segno definitivo è la croce, dove dona tutto se stesso e quindi si rivela come amore assoluto. Questi segni li dà, mentre gli altri segni, no: quelli che noi vorremmo. Per questo dice: nessun segno sarà dato a questa generazione. E questa generazione che valeva per il tempo di Gesù, vale anche per la nostra.
La nostra perversità, la nostra malvagità sta nel cercare segni perché non crediamo a Dio come amore. E anche al segno massimo, che è il segno di Giona, che è Cristo che muore e risorge per noi.
31 La regina del sud si desterà nel giudizio con gli uomini di questa generazione e li condannerà perché venne dai confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ed ecco più di Salomone qui! 32Gli uomini di Ninive si leveranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché si convertirono all’annuncio di Giona, ed ecco più di Giona, qui!
Qui, anche per noi oggi lettori, c’è ben di più della sapienza di Salomone, c’è la Sapienza stessa di Dio, che è questa parola.
Interessante: i pagani la scoprono, mentre invece i religiosi fanno obiezioni. Perché è lo scandalo, in fondo, di un Dio che è diverso da come lo pensano tutte le persone religiose.
Poi è citato il libro didattico, non storico, di Giona. Il profeta Giona è preso come modello di tutti i profeti, perché il profeta è quello che ci indica la parola di Dio, la parola di Dio che ci parla di conversione e della misericordia di Dio che perdona. Quindi Giona rappresenta l’essenza di tutta la predicazione profetica. Gesù dice: quelli di Ninive – a Ninive non solo erano pagani, ma pagani nemici per eccellenza – si convertirono, con grande dispetto di Giona (Giona è la colomba, è il simbolo del popolo di Dio).
Testi per l’approfondimento:
Es 17, 7: la prova, la tentazione del popolo nei confronti del Signore, la domanda che diventa irritante per Dio: ma Dio è in mezzo a noi sì o no?;
Giona: Giona non ci crede ma la gente si converte perché Dio è pronto a perdonare, è di grande animo e benevolenza;
1 Cor 1, 17-25: la sapienza che a noi risulta paradossale, l’insipienza di un Dio, la stoltezza che si ritrae, anzi si dona morendo ucciso sulla croce, la stoltezza, la stupidità della croce;
Lc 2: i segni piccoli, la nascita di un bimbo.
Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici)
sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it
Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)