Il giorno dopo tira fuori due denari. Due denari servono per vivere due giorni, vuol dire che il terzo giorno tornerà. Per Luca la storia dura soltanto due giorni: il primo giorno è dalla creazione di Adamo all’ascensione di Gesù. Il secondo giorno è il nostro giorno. Lui ha già pagato per tutta la storia e per ogni uomo.

Lunedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario
Lc 10,25-37: E a me chi è vicino?
Lectio divina di Silvano Fausti

25 Ed ecco: un esperto della legge si alzò per tentarlo dicendo: Maestro, facendo che cosa erediterò la vita eterna?
26 Ora egli disse a lui: Nella legge cosa è scritto? Come leggi?
27 Ora egli, rispondendo, disse: Amerai il Signore Dio tuo dall’intero tuo cuore, con l’intera tua vita, con l’intera tua forza, con l’intera tua mente, e il tuo vicino come te stesso.
28 Ora gli disse Gesù: Rettamente rispondesti! Fa’ questo e vivrai!
29 Ora egli, volendo giustificare se stesso, disse a Gesù: E a me chi è vicino?
30 Rispondendo Gesù disse: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti, che, spogliatolo e riempitolo di colpi, si allontanarono lasciandolo semimorto. 31 Ora, per combinazione, un sacerdote scendeva in quella stessa via; e, vistolo, deviò oltre. 32 Ora, similmente, anche un levita, venuto sul luogo e vistolo, deviò oltre. 33 Ora un samaritano, viaggiando, venne presso di lui; e, vistolo, si commosse 34 e, avvicinatosi, fasciò le sue ferite, versando sopra olio e vino; e, caricatolo su ciò che si era acquistato, lo condusse nel tutti-accoglie 3 e si prese cura di lui. 35 E l’indomani, tirò fuori e diede due denari a chi tutti-accoglie e disse: Prenditi cura di lui! Quanto spenderai di più, io, al mio sopraggiungere, renderò a te.
36 Chi di questi tre pare a te che si è fatto vicino a chi incappò nei briganti?
37 Ora egli disse: Chi fece misericordia con lui!
Ora gli disse Gesù: Va’, e anche tu fa’ lo stesso!

La parabola del samaritano la conosciamo tutti con un corto circuito, e cioè che dobbiamo fare i buoni samaritani e invece non è questo il senso. Non bisogna fare i buoni samaritani.

State attenti ai personaggi: c’è il maestro della legge e Gesù che stanno parlando sull’amore, poi nella parabola ci sono altri cinque personaggi. Quindi in totale abbiamo sette personaggi nel testo: Gesù, il maestro della legge, l’uomo che scende da Gerusalemme a Gerico, il sacerdote, il levita, quello che tutti accoglie, e poi abbiamo anche i briganti.

25Ed ecco: un esperto della legge si alzò per tentarlo dicendo: Maestro, facendo che cosa erediterò la vita eterna? 26Ora egli disse a lui: Nella legge cosa è scritto? Come leggi?

Ecco la domanda è quella fondamentale che si pone l’uomo: che fare? Mentre l’animale, programmato dall’istinto, non si domanda che fare, l’uomo non è programmato dall’istinto, è programmato per la felicità. E la felicità è un’altra cosa. L’uomo è l’unico animale che si interroga sulla felicità. Perché è immagine di Dio.

Si può notare come Gesù risponde. Comincia a rimandare a te stesso: chiediti, domandati. Gesù lo rimanda alla legge, cosa è scritto e come leggi. E nella legge c’erano i famosi 613 precetti: 365 negativi (uno al giorno) e 248 positivi che sono come il numero delle ossa, secondo gli antichi. Cioè la legge, la parola di Dio deve penetrare negativamente ogni giorno, cioè togliendo ciò che è male e positivamente anche tutte le ossa la struttura dell’uomo, nel bene. Perché la legge distingue il bene dal male in fondo. Ciò che è bene e ciò che è male.

27Ora egli, rispondendo, disse: Amerai il Signore Dio tuo dall’intero tuo cuore, con l’intera tua vita, con l’intera tua forza, con l’intera tua mente, e il tuo vicino come te stesso. 28Ora gli disse Gesù: Rettamente rispondesti! Fa’ questo e vivrai!

Ecco questo maestro della legge sa cos’è scritto e sa anche come leggere. Ha trovato che il principio di tutta la legge, la legge d’Israele, è l’amore. Non è un codice di leggi da rispettare, altrimenti Dio ti punisce, no, Dio ha fatto l’uomo per amore e solo una cosa desidera: che l’uomo sia come lui, sappia amare. Ed è bello quindi l’unico comando è quello dell’amore.

Il problema è che anche l’amore è la sorgente di tutte le infelicità, perché c’è anche l’amore dell’immagine, l’amore del denaro, l’amore del potere. È per amore che si fa tutto il bene e tutto il male. C’è l’amore ordinato e disordinato.

Ecco il primo comando è amare il Signore Dio tuo. L’uomo è fatto per amare Dio. Uno diventa ciò che ama: amate i vostri cani, diventate il vostro cane; amate i francobolli, va bene, sarete i filatelici, i perfetti. Perché ciò che ami diventa la tua forma, il tuo modo di pensare, di sentire, di agire, di essere, anzi appartieni a ciò che ami.

L’uomo nella Bibbia è la sposa di Dio, apparteniamo a Dio, perché? Perché Dio è lo sposo, appartiene a noi. I due diventano uno nell’amore e l’uomo è desiderio infinito di felicità, per questo nessun’altra cosa lo sazia. Ciò che è capace di Dio, diceva un proverbio medioevale, non può essere riempito da nient’altro che da Dio. È un sacco infinito l’uomo, per quanto ci metti dentro cose non è mai riempito, solo l’infinito lo riempie, siamo fatti per questo.

Per questo l’uomo conosce l’angoscia, l’infelicità. E solo l’assoluto puoi amarlo di amore assoluto. Se ami di amore assoluto un uomo o una donna diventi suo schiavo, punto primo, non libero. Secondo, diventa il tuo idolo, quando vedi che non è l’assoluto lo butti via, lo distruggi. Eppure anche ogni minimo amore vorrebbe essere assoluto perché davvero l’amore, di sua natura, è assoluto. E per sé, l’amore è Dio. È il sigillo divino nell’uomo, insomma; ed è nell’amore che realizziamo la nostra essenza, ma anche nell’amore che si fan tutti gli equivoci.

E l’amore ha solo un difetto, che, insomma, ha bisogno anche di essere amato, e la felicità è l’amore reciproco, e che se non è reciproco è morte. Ora l’amore di Dio c’è da sempre, noi siamo vivi e facciamo vivere anche Dio se lo amiamo, vive in noi e noi in Lui. Perché diventiamo ciò che amiamo. Quindi il destino dell’uomo è diventare Dio proprio mediante l’amore di Dio. Diventi ciò che ami.

Con tutto il cuore, con tutta la vita, con tutta la forza e con tutta la mente: ha quattro dimensioni l’amore. È assoluto. Tutto ciò che hai e sei, è al servizio dell’amore. Se non è al servizio dell’amore, è al servizio dell’egoismo e della morte. E ti distrugge. Quindi nulla è neutro. Tutto o è informato dall’amore, oppure dal suo contrario che è la morte e l’egoismo.

E poi devi amare il tuo prossimo o vicino, che è l’altro, come me, come me stesso, che vuol dire che se non amo me stesso non amo nessuno, e amo me stesso se amo Dio. E amare l’altro come me stesso vuol dire amare l’altro perché sia sé stesso, che anche lui raggiunga l’assoluto.

Gesù dice a questo maestro della legge “fa’ questo e vivrai”. Fa questo e vivrai vuol dire che se non fai questo muori.

29 Ora egli, volendo giustificare se stesso, disse a Gesù: E a me chi è vicino?

Si traduce in genere chi è il mio prossimo, ecco il problema non è chi è il mio prossimo da amare, perché bisogna amare tutti, anche i nemici, quindi non è quello il problema. Il problema è chi mi è prossimo, chi mi ama? Questa è la domanda. A me chi mi vuol bene? Perché io posso voler bene, sono se son voluto bene. Allora la domanda fondamentale di questo, molto bella è “ma a me chi mi vuol bene?” E tutto ciò che noi facciamo è per esser voluti bene. È il bisogno fondamentale per vivere, chi mi vuol bene? Chi mi è vicino?

Gesù risponde con questa parabola, bellissima che dice chi mi è vicino. Si identifica con il prossimo da amare, ma colui che si fa vicino e ci ama. Che è l’evangelo. E in questa parabola vedremo l’autoritratto di Gesù.

30 Rispondendo Gesù disse: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti, che, spogliatolo e riempitolo di colpi, si allontanarono lasciandolo semimorto.

Ecco c’è quest’uomo, ogni uomo da Adamo in poi non fa altro che scendere, invece che andare su a Gerusalemme che è il luogo di Dio. Fin dall’inizio, Dio chiese ad Adamo, dove sei? Mi sono nascosto. Cioè il nostro mestiere è allontanarci da Dio, perché pensiamo che Dio sia cattivo, che ci punisce.

E lontano da Dio cosa capita all’uomo? Incappa nei briganti. I briganti sono dentro di noi, tutto ciò che abbiamo che ancora non è indirizzato all’amore. Ciò che non investiamo in amore di Dio, ma in amore dei nostri idoli, diventa ciò che ci spoglia, ci percuote, ci lascia nudi, feriti, mezzi morti e ci uccide. I briganti lo spogliano, come Adamo lontano da Dio era nudo, cioè perde la sua identità. E poi è riempito di colpi, è ferito. E poi restiamo mezzi morti, tutta la vita è un viver mezzi morti perché sappiamo di dover morire.

Quindi quest’uomo rappresenta la condizione umana dell’uomo che lasciando Dio, scendendo da Gerusalemme invece che salendo a Gerusalemme come fa Gesù, lasciando Dio, perde la propria identità, rimane nudo, rimane ferito dai bisogni, dalle lotte, dai limiti non accettati, e rimane mezzo morto.

Tenete presente questa stessa immagine, poi, ci sarà un altro uomo che sta andando a Gerusalemme che incapperà nei briganti, sarà nudo, colpito e ucciso sulla croce.

31Ora, per combinazione, un sacerdote scendeva in quella stessa via; e, vistolo, deviò oltre. 32Ora, similmente, anche un levita, venuto sul luogo e vistolo, deviò oltre.

Il primo tentativo per uscire da questa condizione di male, è rappresentato dal sacerdote che è il custode della legge, la legge distingue il bene dal male, se è giusta, ed è importante. Bene, cosa fa la legge, come il sacerdote? Lo circoscrive bene, lo condanna dice: sei messo male. Non c’è nessuna salvezza dalla legge, ti dice l’errore, ti dice che non sai amare, ti dice sei morto. Potremmo dire che è diagnostica, ma non è terapeutica. Non guarisce, non salva. Non c’è salvezza dalla legge. È positiva perché ci fa vedere il male, tant’è vero che non aver la legge è peggio ancora, vuol dire che il male è uguale al bene.

E poi c’è il levita che rappresenta il culto. Mentre la legge distingue le cose buone da quelle cattive, il bene dal male, il culto in fondo è la celebrazione di come era bello il mondo come Dio lo vuole, come dovrebbe essere la vita. Ma finito il culto la vita è quella che è. Neanche il culto migliore, anzi più è buono più fa avvertire lo scarto.

33Ora un samaritano, viaggiando, venne presso di lui; e, vistolo, si commosse 34e, avvicinatosi, fasciò le sue ferite, versando sopra olio e vino; e, caricatolo su ciò che si era acquistato, lo condusse nel tutti-accoglie e si prese cura di lui.

Gesù sta viaggiando dalla Samaria a Gerusalemme che è il viaggio che non si fa mai. In genere si evitava la Samaria. Lui passa dalla Samaria. E il samaritano è lui che sta facendo il cammino opposto, sta salendo a Gerusalemme dove verrà ucciso. Dove si caricherà di tutti i nostri mali.

E questo samaritano è in viaggio, ha fatto un lungo viaggio, per incontrare tutti. E nel suo viaggio viene presso quest’uomo, cioè nel suo viaggio incontra ogni uomo che fa il viaggio contrario.

E vede, ma non devia, il suo vedere, il suo occhio. Gli si muovono le viscere d’amore e diventa com-passione, patisce il male perché ama. E allora si fa vicino. Gesù è la vicinanza di Dio ad ogni lontano, ad ogni lontananza da Dio, ad ogni fuga. Fasciò le ferite, finirà ferito anche lui, dalle sue ferite siamo guariti.

Le cura con olio e vino: l’olio che fa brillare il volto è simbolo della parola di Dio che ci dà la nostra verità di figli, e il vino è il simbolo dello spirito che dà vita, ecco la sua parola è spirito e vita, ci ridà la verità e resuscita in noi l’amore, la sua parola.

E poi cosa fa? Se lo carica, e si dice sul suo giumento; in greco non c’è giumento ma c’è una parola che significa ciò che si è comprato. Cosa si è comprato Dio a caro prezzo che non aveva? La nostra umanità, la nostra carne, il nostro limite, il nostro peccato addirittura si è comprato. Quindi lui carica sulla sua umanità tutta la nostra disumanità.

E poi lo conduce nel tutti-accoglie, è tradotto albergo; in greco c’è una parola che vuol dire accoglie tutti ed è una casa tra Gerusalemme, la celeste Gerusalemme e Gerico, da dove partiamo, che accoglie tutti ed è simbolo della Chiesa, che accoglie tutti.

Dove sta andando Gesù? Sta venendo dalla Samaria e andando a Gerusalemme e dove va? Andrà in croce, dove sarà nudo, percosso, ferito, morto. Ma cosa fa il giorno dopo?

35E l’indomani, tirò fuori e diede due denari a chi tutti-accoglie e disse: Prenditi cura di lui! Quanto spenderai di più, io, al mio sopraggiungere, renderò a te.

Ecco il giorno dopo tira fuori due denari. Due denari servono per vivere due giorni, vuol dire che il terzo giorno tornerà. Perché se dà solo due denari! Ora per Luca la storia dura soltanto due giorni: il primo giorno è dalla creazione di Adamo all’ascensione di Gesù. Il secondo giorno è il nostro giorno.

Lui ha già pagato per tutta la storia e per ogni uomo, ha dato la vita per tutti e il suo andarsene al Padre è aprire a tutti il cammino, in modo che qualcuno lo raggiunga, e una volta che lo raggiunge possa fare altrettanto.

E gli dice a questo che accoglie tutti “guarda prenditi cura di lui” cioè fai come ho fatto io, ama come ho amato io. Quando, al mio sopraggiungere, quando tornerò quello che avrai speso di più, te lo restituirò. La parola sopraggiungere è tipica del linguaggio della fine del mondo, cioè quando lui torna. C’è un di più da spendere, oggi, da ciascuno di noi, e questo di più non lo può mettere lui, lo posso mettere solo io: è l’amore che io ho per gli altri, ciò che lui mi restituisce come mia identità eterna. Ogni volta che hai fatto ad uno di questi ultimi l’hai fatta a me.

36Chi di questi tre pare a te che si è fatto vicino a chi incappò nei briganti? 37Ora egli disse: Chi fece misericordia con lui! Ora gli disse Gesù: Va’, e anche tu fa’ lo stesso!

Allora come vedete, Gesù diventa come l’uomo ferito e l’uomo ferito diventa come Gesù, quello che accoglie tutti. Luca non dice che son due comandi, amare Dio e il prossimo. Il comando è unico: di amare. Perché amando il prossimo ferito, amo il mio Dio che si è fatto ultimo di tutti. E l’ultimo di tutti è il mio Dio che porta su di sé il mio male che è ancora oggi nel mondo. Anch’io divento come Cristo: so amare nella misura in cui mi sento amato.

Dalle catechesi di Silvano Fausti (e di Filippo Clerici)
sul Vangelo di Luca (2004-2010)
www.gesuiti-villapizzone.it
Selezione degli estratti, sottolineature e titoli miei (MJ)