29 Settembre - Michele, Gabriele e Raffaele

Dio ci parla, si trasmette, comunica ogni giorno nella nostra vita attraverso innumerevoli voci: per ascoltare le sue parole è necessario però educare il cuore, vivere il discernimento, fare silenzio attorno a noi. I santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli, sono l’icona di questa dinamica, perché il loro compito è, secondo la tradizione, quello di mediare tra Dio e gli uomini. La loro stessa identità ci parla del Signore e del suo amore per noi, ricordandoci che Egli è unico (Michele l’avversario del maligno), ha un progetto di salvezza da offrire a tutto il mondo (Gabriele il messaggero) e ci sostiene a ogni nostro passo (Raffaele il soccorritore). La devozione per questi santi arcangeli ha radici antiche e il messaggio di speranza che essa porta ha un valore universale: ci rivela che Dio non parla solo agli “eletti” ma all’intera umanità.
Altri santi. Sant’Alarico, eremita (X sec.); beato Nicola da Forca Palena, sacerdote (1349-1449).


Si festeggiano tutti e tre nello stesso giorno. Sono gli arcangeli, alleati di Dio, alla guida di tutti gli altri angeli. Spiriti Celesti luminosissimi, ai quali vengono affidate missioni importanti, i loro nomi hanno origine ebraica: sono Michele (significa “Chi è come Dio?”), il nemico di Satana; Gabriele (cioè “Forza di Dio”), annuncia il potere divino; Raffaele (ovvero “Dio guarisce”), il soccorritore.

San Michele, soldato del Signore, è un guerriero che protegge i credenti da Satana e combatte le “Forze del Male”, vittorioso al comando del suo esercito di “Angeli Buoni”. Si narra di tre sue apparizioni: a Castel Sant’Angelo (Roma) all’epoca di papa San Gregorio Magno, quando pose fine a un’epidemia (590); in Puglia a Monte Sant’Angelo sul Gargano nel V secolo e in Francia a Mont-Saint-Michel (708). Diventata il monumento simbolo del Piemonte, nella Val di Susa (Torino), arroccata sulla vetta del Monte Pirchiriano, a 960 metri di altitudine sorge la Sacra di San Michele, imponente abbazia fondata intorno all’anno Mille. L’arcangelo Michele è patrono della Città del Vaticano e della Francia. Protegge adolescenti, arrotini, commercianti, spadaccini, paracadutisti, soldati, poliziotti, giudici e vigili del fuoco. Viene raffigurato come un guerriero in armatura, con in mano la spada rivolta verso il basso contro il Drago (il demonio).

San Gabriele è l’annunciatore della Volontà di Dio all’uomo. Infatti annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista, cugino di Gesù e a Maria la nascita di Gesù, rivolgendole le seguenti parole: «Ti saluto Maria, piena di grazia. Il Signore è con te» come recita la bella preghiera “Ave Maria”. Per la tradizione l’arcangelo Gabriele appare sfolgorante sopra alla Grotta di Betlemme anche ai pastori e ai Re Magi per annunciare la nascita di Gesù. È patrono di ambasciatori, corrieri, giornalai, poste, postini e mezzi di comunicazione di massa (telefono, radio, TV). Viene raffigurato con una lanterna e il giglio della purezza.

San Raffaele, protettore delle acque termali, viene invocato contro le malattie del corpo e dell’anima. Protegge viaggiatori, pellegrini, emigranti, fidanzati, sposi e, soprattutto, i giovani che vanno via da casa per la prima volta e anche i non vedenti. Nella Bibbia si legge, infatti, che San Raffaele guarisce dalla cecità Tobia che gli affida il figlio Tobiolo durante un viaggio.  Patrono di farmacisti e medici, l’arcangelo Raffaele viene raffigurato con un vaso di unguenti e il vestito da pellegrino.

Mariella Lentini 
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E’ da sapere che il termine «angelo» denota l’ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli. Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero é loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall’ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi é come DIo?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio. Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che é mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo MIchele, come é detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria é mandato Gabriele, che é chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell’umiltà per debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero. Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251).