MCCJ

Uganda

Riduzione del personale

Nel 1972 i missionari erano più di 300. Il Superiore Generale discusse il problema del numero del personale con il Consiglio Provinciale nel dicembre del 1972. La necessità di ridurre il loro numero fu confermata dal Consiglio che decise di concentrarsi sulle seguenti priorità:

  • Formazione dei sacerdoti, religiosi e dei catechisti.
  • Formazione dei laici, principalmente nelle scuole. Questo perché i laici possano prendersi le loro responsabilità sia nella Chiesa che nella società ed essere in grado di offrire leadership con spirito di servizio.
  • Dare la dovuta importanza all’apostolato urbano.
  • Lavoro nelle parrocchie ogni qualvolta fosse possibile.

Tale riduzione non eliminerebbe la possibilità per i giovani missionari di entrare nel paese, specialmente per specifici lavori.

L’espulsione dei missionari

Oltre a negare nuovi visti d’ingresso e non rinnovare quelli preesistenti dal luglio 1972, il presidente Amin (1971 –1979) accelerò la riduzione dei missionari presenti, con l’espulsione di 16 validi Missionari. Non ne furono date ragioni, ma si vedeva che era un palese tentativo di mettere in ginocchio la Chiesa Cattolica da parte di personalità religiose e laiche cristiane, non cattoliche.

Missionari Comboniani espulsi dall’Uganda nel Giugno 1975

Dalla Diocesi di Lira

  • Fratello Tarcisio Dal Santo (Garage della Diocesi di Lira)

Dalla Diocesi di Arua

  • P. Maccagna Aristodemo (Apostolato)
  • P. Manfroni Dante (Apostolato)
  • P. Codognola Aldo (Apostolato)

Dalla Diocesi di Gulu

  • Fr. Gasparini Antonio (Garage Diocesi di Gulu)
  • Fr. Avi Angelo (+1991) (falegnameria Diocesi di Gulu)
  • Fr. Tomasi Fortunato (+1986) (Costruzione ospedale di Lacor, Gulu)
  • Fr. Bazzanella Augusto (+1997) (Tipografia Diocesi di Gulu)
  • Fr. Raumer Remo (+1992) (Movimento Giovanile dei Crociati)
  • P. Scalabrini Giovanni (Diocesi di Gulu, Vicario Generale e Amministratore)
  • P. Ottolini Paolo (Diocesi di Gulu Centro per Catechisti)
  • P. Prandina Piergiorgio (diocesi di Gulu Centro per Catechisti)
  • P. Leso Igino (Parroco della Missione di Kitgum)
  • P. Tiboni Pietro (Seminario Pastorale di Kitgum)
  • P. Frigerio Giuseppe (Seminario Pastorale di Kitgum)
  • P. Durigon Gabriele (responsabile per insegnanti e educazione)

Mozambico 1

Durante gli anni di guerriglia fra le truppe governative portoghesi ed il FRELIMO, i nostri confratelli ebbero non poche difficoltà in alcune delle missioni. Era piuttosto comune trovare nella missione le truppe governative di giorno e i guerriglieri di notte.

Nessuno dei Vescovi portoghesi eccetto uno, riuscivano a capire la necessità dei mozambicani di avere la loro indipendenza. Questo perché il Mozambico era considerato da secoli una provincia della madre patria; le autorità di Lisbona erano quindi legittimate anche qui. Inoltre, secondo la teoria portoghese inclusi molti membri del clero, gli stessi mozambicani soffrivano delle manchevolezze della loro cultura simile ad Israele che rimase nel deserto per i molti anni dell’influenza pagana che aveva assorbito in Egitto.

Date le circostanze, i missionari erano molto turbati. I Padri Bianchi si ritirarono in segno di protesta contro i Vescovi. La Santa Sede non era stata ben informata: il Nunzio risiedeva a Lisbona. Le sue informazioni venivano dai Vescovi e di conseguenza, ciò che egli diceva al Vaticano era quello che si voleva fosse detto da parte del Portogallo.

P. Agostoni chiese e gli fu concesso, di vedere il Sotto Segretario, il compianto Arcivescovo Benelli, che ascoltò la sua testimonianza e mandò l’allora Mons. Gasparri del Segretariato di Stato, nel Mozambico. Non sappiamo cosa contenesse il suo rapporto ma i nostri confratelli rimasero favorevolmente colpiti dal suo interesse. Personalmente devo dire che ebbi l’impressione che la Segreteria di Stato era preoccupata di non contraddire quasi tutti i Vescovi portoghesi.

I nostri missionari, perciò scrissero un documento chiamato “Imperativo di Coscienza” dove si denunciavano le ingiustizie del governo coloniale. Si chiedeva al governo di riconoscere i movimen­ti di liberazione e il diritto del popolo del Mozambico alla loro auto determinazione e indipendenza.

Il Superiore Regionale, P. Peano, dovette rispondere ad innumerevoli domande sulle relazioni dei nostri confratelli con il FRELIMO. Egli fu, infine, deportato nel 1974 con altri dieci confratelli. Ecco i loro nomi: Fr. Luigi Coronini, P. Ernesto Calderola, P. Vincenzo Capra, P. Manuel Ferreira Horta, P. Rogério Artur de Sousa, P. Giovanni Zani (+1989), P. Danilo Cimitan, P. Cornelio Prandina (+1992), P. Gino Centis, P. Graziano Castellari.

Data la scarsa opinione che i vescovi avevano dei mozambicani, al momento dell’indipendenza si trovavano nel paese solo 27 sacerdoti diocesani. La Santa Sede, però fu in grado di scegliere fra di loro i nuovi vescovi ed arcivescovi.

Burundi 2

Tutti e undici i nostri confratelli furono deportati nel 1977 assieme a 4 missionari volontari laici. Altri confratelli erano già partiti. La loro espulsione fu annunciata alla radio. Furono dichiarati “ persona non grata“ sui documenti d’espulsione.

L’attrito con il governo ebbe inizio con il massacro del popolo Hutu nel 1972, quando furono uccise 250.000 persone dal governo Tutsi. I nostri missionari che lavoravano e vivevano fra gli Hutu, non potevano, giustamente, accettare questo massacro, né il silenzio dei loro Vescovi. Il pretesto per la loro espulsione fu un articolo pubblicato in una delle nostre riviste contro I. Bagaza, l’allora presidente.

Nuove aperture

Kenya (1971)

Il Capitolo del 1969 aveva prospettato (vedere Boll. N. 90 p. 27) e affidato alla Direzione Generale, il compito di aprire non appena possibile, una nuova missione in territorio anglofono. Gli eventi in Uganda e l’esistenza di diversi territori di prima evangelizzazione in Kenya suggerirono questa scelta.
Furono assunti degli impegni nella Diocesi di Eldoret alla fine del 1971. Gli abitanti erano 1.500.000 dei quali circa 80.000 cattolici. Il 90% della popolazione era pagana. Si sperava che i missionari di St. Patrick’s Society Kalteegan presenti nella Diocesi accettassero in cambio un impegno in Karamoja, ma non fu così. Comunque iniziammo con 6 comunità su due direttive: Kampala – Nairobi – Mombasa;- Uganda-Nairobi – Addis Abeba. Seguimmo questa strada supponendo che la strada Nairobi – Moyale sarebbe poi stata asfaltata, come fu asfaltata Moyale (Etiopia), Addis Abeba. Nel 1974 c’erano già 16 comunità con 40 confratelli e il Kenya fu eretta regione.

Malawi (1974)

I Confratelli del Mozambico avevano ripetutamente chiesto di avere il vicino Malawi come alternativa. Vi furono aperte quattro missioni nel 1974 nella Arcidiocesi di Blantyre vicino alla frontiera con il Mozambico, inclusa una a Gambula sulla strada che va da Nampula a Tete. Diventò una Delegazione nel 1977 e Regione nel 1979. Furono aperte altre due missioni nel 1978 nella vicina Diocesi di Chadisa (Zambia) dove parlano la stessa lingua, il Chichewa, parlata nel Malawi. Quest’apertura fu provvidenziale negli anni a venire quando migliaia di profughi fuggirono nel Malawi dal Mozambico, seguiti dai nostri missionari Sacerdoti, Fratelli e Suore.

Rondonia (Brasile)

Considerando che le vocazioni locali, sia diocesane che religiose erano in aumento nel Sud del Brasile, e che l’Amazonia stava aprendosi ad immigrati dalla regione dell’Espìritu Santo dove stavamo già operando, assumemmo nuovi impegni in Amazonia (Stato di Rondonia) nella Diocesi di Porto Velho con la fondazione della missione di Cacoal nel 1974.

Gli Indios del Messico

Ricordandoci che siamo per i più poveri ed abbandonati, e avvalendoci del fatto che Baja California poteva offrire alcuni confratelli, assumemmo alcuni impegni fra gli Indios del Messico meridionale. Furono aperte due missioni nella Diocesi di Tuxtepec (Stato di Oaxaca) Ojitlan nel 1972 e Siltepec nel 1974.

Costa Rica (1979)

Forti delle molte vocazioni e della pace permanente in Costa Rica, prendemmo un nuovo impegno pastorale a Limon, maggio del 1979, mentre un centro per la promozione vocazionale fu aperto a San José la capitale, nel febbraio del 1979 (vedere Boll. N. 123).
Fu altresì notato che nessun altro Istituto Missionario era presente in quel paese e che sia le autorità civili che quelle religiose erano favorevoli alla nostra presenza.

Sud Sudan

Dopo l’espulsione di tutti i missionari europei dal Sud Sudan, vi rimasero tre confratelli sudanesi. A seguito di forti pressioni da parte nostra, fu permesso a quattro fratelli non sudanesi di tornarci nel 1976. Alla fine del 1979 alcuni sacerdoti ebbero il permesso di rientrare ad insegnare in alcune scuole. Erano presenti 11 confratelli nel territorio.

L’erezione di nuove Regioni

Il Capitolo del 1969 aveva chiesto al Consiglio Generale di rafforzare i piccoli gruppi preesistenti per facilitare lo scambio del personale, l’identità Comboniana e il grande aiuto dato alle diocesi dove eravamo presenti.

La strategia seguita, ove possibile era di aprire nuove missioni in nazioni confinanti, dove si parlava la stessa lingua come era successo per il Malawi.

In questo modo, qualora altri missionari fossero espulsi da una nazione, potevano andare a lavorare nel paese vicino senza troppe difficoltà.

Le seguenti Regioni approfittarono di questa Direttiva:

ZAIRE (eretta nel 1972)

  • nel 1971 – 25 confratelli che lavoravano in 6 missioni
  • nel 1979 – 63 confratelli che lavoravano in 13 missioni

TOGO (eretta nel 1976)

  • nel 1971 – 18 confratelli che lavoravano in 6 missioni
  • nel 1979 – 37 confratelli che lavoravano in 11 missioni

REPUBBLICA CENTRO AFRICANA
(aperta per rifugiati sudanesi nel 1966; eretta il 22 dicembre 1975)

  • nel 1971 – 16 confratelli in 4 comunità
  • nel 1979 – 39 confratelli in 11 comunità

ETIOPIA unita all’Egitto fino al Capitolo del 1969: eretta a Regione il 25 settembre 1969.

  • nel 1971 – 39 confratelli in 9 missioni
  • nel 1979 – 58 confratelli in 12 missioni

Capitolo generale: ordinario e speciale 1970

Il Capitolo si tenne a Roma in due sessioni dal 1 ottobre 1969 al 16 maggio 1970 e dal 2 giugno al 14 settembre 1970. Le Capitolari furono 59; 23 ex offico e 36 delegate.
Le elezioni dettero i seguenti risultati:

  • Madre M. Federica Bettari – Superiora Generale
  • Suor M. Fiorentina Buontoso – Vicaria Generale
  • Suor M. Barbara Mc. Dermott – Assistente
  • Suor M. Bartolomea Pedretti – Assistente
  • Suor M. Aldina Martini – Assistente

Il compito più importante svolto dal Capitolo fu di aggiornare le costituzioni secondo i cambiamenti apportati dal Concilio Vaticano II. I Documenti Capitolari furono il risultato del capitolo Speciale.

I punti principali del Capitolo ordinario furono l’elezione del nuovo Consiglio generale e il piano sessennale.

Statistiche al 1 settembre 1970

Professe con voti perpetui: 1.878; Professe con voti temporanei 294 Totale: 2.172

XIII° Capitolo 1976

Elezioni

  • Madre M. Fiorentina Buontoso (+1980) – Superiora Generale
  • Suor Carmen Mendez – Vicaria Generale
  • Suor Gianna Amalia Garlini (+ 1978) – Assistente
  • Suor Aldina Martini – Assistente
  • Suor Anna Maria Robbi – Assistente

Per la prima volta dalla fondazione dell’Istituto la Superiora Generale non fu rieletta. Le innovazioni apportate da Madre Federica erano controverse, come ci si poteva aspettare. A suo merito, comunque, il fatto di aver rotto il ghiaccio.

Questo Capitolo voleva esaminare le innovazioni nelle metodologia missionaria, il campo di lavoro come missionari, l’estensione del Carisma dell’Istituto.

Un punto importante fu anche la revisione degli Atti Capitolari del capitolo Straordinario del 1970. Il Concilio Vaticano aveva chiesto a tutti gli Istituti Religiosi di controllare che stessero seguendo la loro “Inspiratio primigenia”.

Questa revisione dette vita alla regola di Vita che mostra chiaramente le basi giuridiche e teologiche dell’Istituto Religioso Missionario.

1 Vedere Bollettino 111, pag. 51 bol.

2 Vedere Bollettino n. 118