Vangelo del giorno

In quel tempo, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Franco Mastrolonardo
Ma perché un centurione romano è andato da Gesù a chiedere una guarigione fisica per un suo servo? Cos’ha a che fare una guarigione fisica con un maestro religioso? Non si va da un dottore, da un medico? Il centurione romano, capo di una milizia di soldati, non è un bigotto del tempo, anzi non è neppure di religione giudaica: è un Romano. E’ un non praticante.
Eppure va da Gesù a chiedere una guarigione. E Gesù riconosce in questo uomo una fede grande come nessuno in Israele. E’ la fede che guarisce! E’ credere che guarisce.
Oggi la guarigione spirituale è relegata a maghi e fattucchieri purtroppo. L’uomo laico del nostro tempo non crede più alla guarigione spirituale, perché lo spirituale è qualcosa di immateriale e non ha niente a che fare con il corpo e la materia. Ma è proprio così? E allora i nostri sacramenti di guarigione? L’unzione degli infermi? La confessione? Sono solo dei palliativi? Provo a far rispondere un teologo in qualche battuta, da una conferenza che trovate poi integralmente sugli approfondimenti del Vangelo.
http://www.preg.audio

Luigi Maria Epicoco
“Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo”.
Ai tempi di Gesù i servi sono come “oggetti”, eppure quest’uomo manifesta un cuore controcorrente. Egli ama chi normalmente viene solo sfruttato e può essere tranquillamente sostituito. A un uomo con un cuore così Gesù non può negargli nessun miracolo, soprattutto perché a questa apertura interiore egli aggiunge anche una professione di fede: mi fido di te anche se non vedrò nessun segno! Ecco il vero miracolo: incontrare un uomo così:
“All’udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito”.
Il Vangelo sembra interrogarci su due aspetti decisivi della nostra vita: ci funziona il cuore o siamo solo degli opportunisti? Vogliamo davvero bene alle persone o le sfruttiamo solo per ciò che possono servirci? E il secondo aspetto è questo: la nostra fede chiede segni o si fida della parola del Signore? Cerchiamo conferme o abbiamo fiducia? Il cuore e la fede sono il minimo sindacale per poter chiedere al Signore di metterci le mani lui. Una persona che non ama e che non si fida come può avere la pretesa di poter pregare? Signore insegnaci ad amare! Signore insegnaci a fidarci!
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