MCCJ
P. Tarcisio Agostoni
STORIA dei MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESU
PARTE TERZA
Gli Istituti dal 1881 al 2003
Agostoni-storia-dell’istituto-comboniano-parte-iii-gli-istituti-dal-1881-al-2003-cap.-12-la-crisi-nella-chiesaDownload
CAPITOLO DODICESIMO
La crisi nella Chiesa
Introduzione
Il nostro Istituto non poteva non rimanere vittima della crisi che colpì la Chiesa nell’occasione dei cambiamenti apportati dal Concilio Vaticano Secondo. L’incomprensione di alcuni di questi cambiamenti, e il disagio che serpeggiava nella Chiesa nell’insieme influenzarono sacerdoti, religiosi e religiose in modo straordinario. Alcuni Istituti religiosi persero un gran numero di membri. Un Istituto perse il 35%.Ci possiamo comunque, ritenere graziati in quanto perdemmo meno del 2,5%, e meglio del nostro Istituto fece una Congregazione Indiana che perse meno del 2%.
Le seguenti statistiche danno un’idea dell’esodo. Non spiegano tutto, però, perché queste cifre includono i nuovi arrivati, principalmente dal terzo Mondo, e il numero di morti naturali.
Statistiche
Religiosi e religiose nel mondo
| 1942 | 1966 | 1991 | ||||
| M | F | M | F | M | F | |
| Europa | 179,287 | 492,252 | 107,987 | 334,573 | ||
| America | 190,534 | 323,876 | 73,948 | 225,291 | ||
| Asia | 21,368 | 32,547 | 28,772 | 85,180 | ||
| Africa | 15,369 | 21,345 | 17,745 | 26,158 | ||
| Oceania | 5,977 | 16,011 | 5,176 | 11,182 | ||
| TOTALE | 220,041 | 586,646 | 412,535 | 886,031 | 233,528 | 682,384 |
Statistiche dei più numerosi istituti
| FEMMINILI | 1942 | 1966 | 1991 |
| Figlie della Carità di San Vincenzo di Paola | 43,325 | 45,048 | 28,999 |
| Figlie di Maria Aiuto dei Cristiani (Salesiane) | 8,708 | 18,435 | 16,915 |
| Suore Scolastiche della Madonna | 10,582 | 11,980 | 6,227 |
| Suore della Madonna della Carità del Buon Pastore | 9,822 | 9,579 | 6,713 |
| Suore della Carità della Sacra Croce di Ingebohl | 8,154 | 8,975 | 5,653 |
| Suore della Carità dei B. Capitanio and Gerosa | 7,655 | 8,795 | 6,598 |
| Suore della Carità di S Thouret | 6,263 | 7,736 | 4,435 |
| Società del Sacro Cuore di Gesù | 6,618 | 6,963 | 4,340 |
| Suore di S. Giuseppe Cottolengo | – | 6,284 | 3,282 |
| Ursoline dell’Unione Romana | 7,134 | 6,133 | 3,425 |
| Piccole Suore dei Poveri | 5,662 | 5,656 | 3,808 |
| Suore del Beato Salvatore di Miederhroun | 5,604 | 5,198 | 2,613 |
| Figlie della Saggezza | 4,895 | 5,145 | 2,861 |
| Dominicane della Carità di Tours | 3,477 | 5,103 | 5,530 |
| TOTALE | 128,129 | 158,170 | 106,690 |
| MASCHILI | 1942 | 1966 | 1991 |
| Società di Gesù (SJ) | 26,303 | 35,919 | 23,778 |
| Francescani (OFM) | 24,148 | 25,272 | 18,738 |
| Salesiani | 11,702 | 22,726 | 17,555 |
| Fratelli delle Scuole Cristiane (Lasalle) | 15,303 | 17,787 | 8,149 |
| Cappuccini Francescani (OFM Cap) | 13,510 | 15,710 | 11,699 |
| Marist Brothers for Schools | 6,941 | 10,221 | 5,791 |
| Dominicani (OP) | 6,567 | 9,946 | 6,715 |
| Redenzionisti | 6,352 | 9,052 | 6,135 |
| Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI) | 5,277 | 7,890 | 4,331 |
| Lazaristi | 5,155 | 6,230 | 3,681 |
| Società del Verbo Divino (SVD) | 4,955 | 5,748 | 5,729 |
| Padri del Santo Spirito | 3,662 | 5,137 | 3,323 |
| Francescani Conventuali (OFM Conv.) | 2,757 | 4,605 | 4,295 |
| Ordine di S. Agostino (OSA) | 3,099 | 4,504 | 3,105 |
| Passionisti (CP) | 3,310 | 4,340 | 2,663 |
| TOTALE | 139,341 | 185,087 | 126,687 |
Le nazioni con il più alto numero di religiose
| 1991 | 1966 | ||||
| M | F | M | F | ||
| Europa | Italia | 27,529 | 109,001 | 49,598 | 155,962 |
| America | U.S.A | 26,505 | 86,761 | 49,634 | 162,304 |
| Asia | India | 13,037 | 53,078 | 7,104 | 10,571 |
| Africa | Zaire | 2,930 | 2,774 | 2,622 | 2,462 |
| Oceania | Australia | 3,179 | 8,372 | 4,300 | 12,157 |
Novizi
| In Europa 1991 | In America 1991 | ||||
| M | F | M | F | ||
| Italia | 677 | 1,245 | U.S.A | 553 | 631 |
| Francia | 177 | 677 | Canada | 57 | 57 |
| Spagna | 487 | 649 | Messico | 424 | 1,234 |
| Belgio | 48 | 100 | Brasile | 526 | 1,251 |
| Olanda | 25 | 11 | Ontario | 170 | 450 |
| Germania | 160 | 168 | Colombia | 316 | 779 |
| Inghilterra | 102 | 67 | |||
| Austria | 55 | 43 | |||
| Polonia | 719 | 1,071 | |||
| Svizzera | 30 | 53 | |||
TENTATIVO DI ANALIZZARE LA CRISI
Non è facile analizzare una crisi a livello mondiale. Sto comunque cercando alcuni indicatori utili. Scrivo della mia esperienza personale. Difatti, come Superiore Generale dovetti analizzare le richieste di laicizzazione dei sacerdoti e la dispensa dai voti dei Fratelli. Inoltre durante le riunioni di tre giorni dei Superiori Generali celebrate ogni due anni si ebbe modo sia in pubblico che in privato di scambiare le nostre esperienze. Spero di gettare un po’ di luce sulla questione per far si che si possa leggere il passato, il presente, ed in qualche modo prepararsi per il futuro. La storia dovrebbe essere una maestra di vita. Sfortunatamente, la più importante lezione impartita da questa maestra è che pochissimi ricordano e applicano la lezione.
Cambiamenti nella società
Il mondo religioso fa parte della società e ne è influenzato nel bene e nel male. Le cause dei maggiori cambiamenti che hanno influenzato la società sono i seguenti:
L’apprezzamento, l’utilità e la novità delle nuove scoperte tecnologiche portarono a una profonda smania di possederli. Ciò generò indifferenza per i valori spirituali e sovrannaturali ritenuti vecchi e superati. Anche durante le feste religiose sembrava si guardasse molto più agli aspetti materiali che a quelli spirituali.
I cittadini delle nazioni industrializzate possono avere cibo e mezzi di sostentamento dalle loro ricchezze. Non vedono la necessità di pregare Iddio per la pioggia o il sole. Non hanno più bisogno di Dio!
I genitori che faticavano tanto per guadagnarsi da vivere e avere un posto nella società volevano che i loro figli avessero una vita facile e senza problemi. I figli crebbero volendo solo le cose piacevoli della vita e con la tendenza a esigere tutto quello che vedevano. Così, ancora oggi, essi non vogliono faticare, impegnarsi, sacrificarsi, privarsi di qualcosa, sopportare croci. Tendono ad abbracciare solo quelle fatiche che portano al piacere ed alla soddisfazione.
L’esplosione dei mezzi di comunicazione ha creato un contesto culturale alquanto confuso che ha scioccato e sciocca la coscienza dei buoni cristiani dei quali molti erano cristiani più per tradizione che per profonda convinzione personale. La televisione più di ogni altra cosa è entrata con prepotenza nelle case, i santuari della società disturbando le coscienze. Il giornalismo commerciale che mira a trarre profitto non nel costruire personalità oneste, ha, fra le altre sue leggi, due che sono lame a doppio taglio:
La legge di pubblicare ciò che “fa notizia”, checché ne sia il contenuto. Si potrebbe scegliere fra avvenimenti buoni ed edificanti, e quelli cattivi e poco edificanti. Generalmente si scelgono questi ultimi. L’armonia amorosa che regna fra milioni di famiglie non fa notizia. La moglie che taglia il pene del marito è una notizia mondiale. Le madri che adorano i loro figli non fanno notizia, ma le poche madri che gettano i loro figli nei cassonetti della spazzatura finiscono in televisione. Perciò i giovani perdono il senso di ciò che è buono e ciò che è cattivo. Facili generalizzazioni fanno il resto.
La seconda legge o assioma del giornalismo commerciale è che i giornalisti devono scrivere quello che piace alla gente altrimenti le copie non si vendono. In generale alla gente piace leggere notizie come quelle citate sopra. Solo coloro che sono impegnati nel loro lavoro o vocazione sentono rivoltare lo stomaco quando leggono tali notizie. Siccome gli esseri umani sono inclini ad una vita facile, la società entra in una spirale che porta direttamente al declino morale e spirituale.
I passati regimi dittatoriali in Europa hanno creato una gran sete per i regimi democratici, i quali, per reazione, sono stati spesso incapaci di contenere gli eccessi di individualismo e l’abuso della libertà. E’ necessario dare vita ad un processo globale di democratizzazione delle strutture civili che hanno portato alla consapevolezza dei valori autentici della persona umana, delle sue libertà e dei suoi diritti, ma ha dimenticato di insegnare anche cosa sia il dovere. Come tutte le altre cose meravigliose della storia dell’uomo, questo magnifico nuovo contesto sociale ha portato ad eccessi. Uno è il ritorno al significato di democrazia come definito dalla Rivoluzione Francese, con la proclamazione della ragione umana come Dea Suprema, la sorgente delle leggi del comportamento umano, escludendo Dio e la Sua Chiesa. Così fiorirono l’illuminismo ed il paganesimo. Sono penetrati anche nella vita religiosa. Sfortunatamente la vita comunitaria fu vista solo nel suo aspetto di osservanza regolare e le sue regole solo come coercizione e abnegazione personale. Tutto l’insieme divenne insopportabile ed esplose: migliaia e migliaia di sacerdoti e religiosi/e abbandonarono la vita che avevano abbracciato. Il proclama di uguaglianza di tutti gli esseri umani rappresentato dalla formula “ Un uomo un voto”, una esagerata interpretazione della democrazia livellarono anche le necessarie differenze e abolirono tutte le distinzioni sociali. Il principio di autorità fu grandemente danneggiato. Il suo ruolo, se non completamente negato, veniva messo in discussione trovando con difficoltà un suo posto entro la nuova cultura.
I Cambiamenti nella Chiesa
Reazione allo “Spiritualismo”
Le tendenze peccaminose e tutto ciò che porta in quella direzione implicano controllo e abnegazione personali come leggiamo per i seguaci di Gesù: “ Se qualcuno vuole seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.” (Marco 8:34).
I Vescovi del Concilio Vaticano, consapevoli di tale tendenza spiritualistica, cercarono di trovare un equilibrio dando il dovuto valore alle qualità e doni naturali senza sminuire il ruolo dell’ordine sovrannaturale; proclamarono l’integrazione di tutti i valori nell’unicità della persona redenta ed elevata dal Cristo tramite la condivisione nella natura divina (II Pt. 1:4). Questo fatto costituisce il fulcro della così detta svolta antropologica della Chiesa che molti hanno mal interpretato, portando alla ribalta solo i valori umani.
I Concilio, tuttavia, sottolineò due cose:
La realtà della debolezza umana lasciataci dal peccato originale.
La realtà della vita consacrata quando volontariamente ci tratteniamo dall’esercitare alcuni doni naturali come la libertà, il sesso, il possesso di beni, ecc.
Alcuni scrittori cattolici, invece di proclamare il raggiunto equilibrio da parte del Concilio, reagirono allo spiritualismo enfatizzando e proclamando la vittoria delle qualità e delle tendenze naturali, dimenticando di dare la dovuta considerazione a quelle sovrannaturali.
Molti religiosi e sacerdoti che sentivano il conflitto delle due tendenze, cercarono di trovare una soluzione solo con mezzi umani, in accorgimenti psicologici, l’amicizia e l’esercizio della libertà senza molte restrizioni, spesso considerate repressione della personalità.
Questa tendenza spiritualistica era stata nutrita da un certo assolutismo del “Rinneghi se stesso”, suggerito da Gesù, e spesso formalizzato in “Age contra” cioè agisci contrariamente a quanto senti nella tua personalità umano-storica. Vi sono pure dei fondamenti storici nel neo-platonismo che alcune scuole di spiritualità fin dai tempi di Sant’Agostino avevano seguito. Certamente questa tendenza formava ad un serio controllo della volontà però spesso a scapito dei valori umani e specialmente della libertà. Dato che questa tendenza fu esagerata ne sorse una reazione uguale e contraria.
Da qui ne venne un rapido declino nella preghiera, la confessione ordinaria, la direzione spirituale, lo spirito di sacrificio e di fede. Da ciò le crisi personali che non trovavano una soluzione adeguata anzi generavano ulteriore confusione e conflitti negli individui e nelle comunità religiose. Quando c’è di mezzo un dono sovrannaturale come la consacrazione religiosa, il sacerdozio, ecc. l’approccio con mezzi umani è riduttivo e spesso fuorviante. Potrebbe anche favorire la permanenza nella vita religiosa di persone generose ma inette esternamente conformiste ma non qualificate per la missione. Un dono sovrannaturale è nutrito principalmente con mezzi sovrannaturali.
“ Senza di me non puoi fare niente” dice Gesù. D’altro canto, ricorsi riduttivi al volontarismo spirituale ed ascetico per risolvere le questioni profonde della vita umana potrebbero essere eroiche ma possono anche portare a vivere una vita drammatica ed esistenzialmente sbagliata. La vera radicale soluzione era ed è la totalità della persona che vive nella totalità della consacrazione battesimale e religiosa che è espressione della totalità cristiana. O accettiamo la totalità della consacrazione o viviamo in continuo compromesso.
Desacralizzazione
A seguito della svalutazione dell’ordine spirituale e sovrannaturale, la desacralizzazione ne fu la conseguenza: interessò prima di tutto, gli oggetti, i luoghi, gli abiti sacerdotali e religiosi. La secolarizzazione coinvolse le persone e molte sono arrivate al secolarismo, quella tendenza che di fatto esclude la presenza di Dio nella vita personale e soprattutto nella vita famigliare e sociale. La sacralità dell’ordinazione e della consacrazione religiosa, il sacerdozio ecc. persero il loro significato; molti sacerdoti e religiosi non consideravano la loro vocazione come dono di Dio. Non si ricordavano ciò che aveva proclamato Gesù: “ Voi non avere scelto me, io ho scelto voi”. Credevano che la scelta fosse una loro decisione, perciò pensavano di servirsene non come amministratori ma come proprietari. Abbandonarla, quindi, poteva sembrare facilmente realizzabile. Per molti, comunque, questa decisione fu un passo molto sofferto, spesso solo dal punto di vista umano ma che facilmente scusavano, come se questa fosse stata una delle novità del Concilio Vaticano. La svalutazione dell’ordine sovrannaturale influenzò il concetto di peccato, principalmente del peccato individuale e di quelle realtà ad esso connesse come il purgatorio e l’inferno. I peccati sociali vengono visti solo dal punto di vista sociale e non morale.
Castità consacrata
Un bersaglio particolare di questa “ svalutazione” furono la verginità consacrata e il celibato. Questi sono spesso presentati come la privazione dei grandi valori umani necessari per la propagazione della specie umana. Una persona, così continua l’ideologia, non è biologicamente e psicologicamente completa senza l’intima compagnia dell’altro sesso. Per adempiere alla loro sessualità come necessario componente della loro personalità, le persone consacrate devono avere un’amicizia intima con l’altro sesso per uno scambio di valori che è proprio a ciascun sesso, così da aiutare la crescita nella perfezione della carità. Molti religiosi e sacerdoti intrapresero questa avventura iniziando con lo scambio di valori spirituali e puramente umani. Ma dall’amicizia, al piacersi, all’affetto, all’amore, la “rispettosa” distanza fra i due sessi veniva spesso ridotta o eliminata. Siccome momenti di crisi e depressione nella vita consacrata non sono rari, prese forma l’idea di un’unione permanente nel matrimonio. Così scrive una vittima di questa ideologia: “ E’ difficile condividere la sofferenza senza espressioni d’amore ed è difficile condividere le sofferenze di un amico intimo dell’altro sesso senza diventare vulnerabile”. Aggiungete a questo il fatto che molti sacerdoti e religiosi erano spiritualmente ed umanamente immaturi. Troppi se ne andarono e altri rimasero vivendo una doppia vita.
Se non avessero abbracciato l’ideologia qui esposta, molti, presto o tardi, avrebbero vinto i loro conflitti interiori.
Dobbiamo anche ammettere che i metodi protettivi di formazione impedivano ai religiosi di rendersi conto che l’altro sesso poteva avere delle attrattive. Venendo in diretto contatto con le donne, gli uomini scoprirono questo fascino e cedettero.
Il celibato è un dono, un carisma, non è soltanto una questione di disciplina ecclesiastica. Per questo dono dobbiamo rendere conto a Dio. Il vero problema non è il celibato ma la debole spiritualità poco nutrita dalla preghiera personale e dalla mortificazione.
Crisi d’identità
Un’altra conseguenza del processo di “svalutazione“ della realtà sovrannaturale nella vita sacerdotale e religiosa fu la perdita d’identità, che è parte dell’aspetto teologico della nostra vocazione. Chi è un sacerdote, un religioso? Ambedue le vite sono di origine sovrannaturale. Un tenue riferimento all’origine, una tentennante spiegazione delle loro realtà portò molti sacerdoti a vedere il loro operato come una professione; come pure portò molti religiosi principalmente fratelli e suore, ad identificare il loro carisma con il loro servizio, dimenticando il dono della condivisione di un aspetto della vita di Gesù. Perciò membri degli istituti dediti all’insegnamento, alla cura dei malati, o servizi sociali pensarono di poter dare lo stesso servizio senza l’onere della vita comunitaria e la professione dei voti. Alcuni di loro si sono adattati alla nuova vita, ma nella maggior parte sono stati sopraffatti da una vita per la quale non erano preparati.
La Crisi della Fede
Il Concilio di Trento nel tentativo di preservare la fede ai tempi della Riforma dette chiare definizioni della Dottrina Cattolica. Il Concilio Vaticano non definì alcun punto nella maniera classica, benché descrivesse e proclamasse la dottrina cattolica. Molti problemi erano aperti ad essere discussi e ad ulteriori ricerche. Si sviluppò un pluralismo teologico all’interno della Chiesa Cattolica, non solo attraverso scuole teologiche diverse, ma anche attraverso dottrine che non erano soltanto contraddittorie di per sé, ma che andavano contro l’insegnamento dei Papi e gli altri organi della Santa Sede. Inoltre, l’equivoco sul reale significato di ecumenismo portò alcuni docenti di Sacra Scrittura e teologia ad introdurre alcuni principi protestanti nell’insegnamento cattolico. Molti giovani sacerdoti, ed anche alcuni dei più anziani, che non avevano approfondito la teologia cattolica ne furono confusi e scelsero criteri soggettivi per interpretare il messaggio del Vangelo. Alcuni rifiutarono l’autorità della Chiesa come istituzione, altri si rifiutarono di credere nelle verità rivelate.
Crisi di autorità
Uno spirito democratico “ livellante” sfidò il ruolo dell’ autorità nella Chiesa. Molti sacerdoti e religiosi non sfidarono il ruolo d’autorità di per sé, ma l’autoritarismo di alcuni superiori; il modo in cui esercitavano la loro autorità, la mancanza di dialogo, di attitudine amorevole, di comprensione. La loro sfida era all’autorità come potere e non come servizio. Mentalità che può creare delle ambiguità.
Il principio dell’autorità civile
Alcuni sacerdoti e religiosi avevano un’idea confusa circa la differenza fra l’origine dell’autorità in una società democratica e nella Chiesa. Nella teoria democratica la base dell’autorità risiede nel popolo attraverso libere, giuste e periodiche elezioni. E’ un procedimento necessario per identificare le persone che sono disposte e capaci di prendersi la responsabilità di dirigere, coordinare e unire tutte le attività del popolo verso il benessere comune. Papa Pio XII disse che un regime democratico in una società civile è un diritto naturale di tutti gli esseri umani ed è decretato dalla ragione umana. Quando asseriamo che l’autorità in una società deriva da Dio, intendiamo dire che: Dio ha creato l’uomo perché viva in una società: ma non esiste società senza autorità. Quindi l’autorità deriva da Dio e secondo l’ordinamento da lui stabilito. E’ questo nella mente di San Paolo “ Che tutte le persone siano soggette ad una autorità superiore. Perciò non c’è autorità se non da Dio. Perciò colui che resiste all’autorità, resiste alla disposizione ordinata da Dio” (Rom. 13 1:2) Vorrei precisare come segue: ciò che viene da Dio è l’ufficio dell’autorità e il suo ruolo: la persona di autorità è designata dai membri della società: la sua autorità viene anche da Dio, quando ne osserva i comandamenti.
L’ Autorità nella Chiesa
La Chiesa non è una società naturale; la dimensione religiosa è una realtà naturale negli esseri umani, ma non necessariamente nelle forma della Chiesa fondata da Cristo. La Chiesa è un dono gratuito del Signore agli uomini con una consistenza interna che la rende capace di arrivare alla sua giusta meta e di proseguire fino alla fine del mondo. I Cristiani fedeli non sono semplicemente “ il popolo” ma il “popolo di Dio”. Il senso di appartenenza al “popolo” è il senso di appartenenza a Dio. Ecco il Concilio Vaticano: “ L’origine e la crescita della Chiesa sono simbolizzati dal sangue e l’acqua che sgorgarono dal fianco trafitto di Gesù crocefisso.” (La Chiesa, n.3) “ Lo Spirito dimora nella Chiesa. Elargisce su di essa vari doni gerarchici e carismi e in questo modo la guida.” (La Chiesa n.4)
L’autorità nella Chiesa non viene dal basso, è un dono dall’alto: noi possiamo decidere di rifiutare questo dono, ma una volta accettato e diventati parte della Chiesa, dobbiamo aderire alla sua consistenza e coerenza interiore.” “Colui che vi ascolta-disse Gesù agli Apostoli- ascolta me, e colui che rifiuta voi, rifiuta me, e colui che rifiuta me, rifiuta Colui che mi ha mandato” (Luca 10: 16).
Nel suo addio agli anziani di Ephesus, San Paolo dice loro: “Vegliate su voi stessi e tutto il gregge sul quale lo Spirito Santo vi ha collocati come Vescovi, per guidare la Chiesa di Dio che ha conseguito con il suo stesso sangue”.(Atti 20:28)
La sfida per coloro che detengono l’autorità nella Chiesa è l’esercizio del sincero e profondo senso di servizio, è l’utilità per le persone e le istituzioni.
Le debolezza della formazione religiosa
Non tutte le crisi dipesero dalla singola persona religiosa. Alcune derivarono direttamente dalla vita comunitaria stessa. La scuola spiritualistica ebbe le sue responsabilità; molte comunità erano ultra-protettive, piuttosto legaliste e formali. Inoltre, alcuni valori spirituali non venivano vissuti “spiritualmente”: un po’ di insincerità nelle relazioni all’interno della comunità, superiori autoritari, la carità troppo debole, la semplice innocente amicizia mal interpretata: più il senso di frustrazione perché le proprie qualità umane non venivano utilizzate e sviluppate. Molti Istituti e molte comunità non percepirono “i segni dei tempi”, anche quelli autentici non si aprirono in tempo alle nuove tendenze. Fintanto che il vecchio sistema non dava alternative, i membri di dette comunità sopportarono con pazienza e sofferenza. Ma quando la società e l’ambiente cambiarono, la situazione non poté più essere accettata. Allora cominciarono ad andarsene. Alcuni sacerdoti religiosi, principalmente nei territori di missione lasciarono la comunità per unirsi alle diocesi negli stessi territori.
Anche la scelta delle vocazioni era stata lacunosa. La teologia pre-conciliare insegnava che i segni di una vocazione genuina erano due: primo, le necessarie qualità soprannaturali e naturali; secondo, il giudizio dei superiori. La crisi ha invece provato oltre ogni ragionevole dubbio che il segno della vocazione è la personale e libera decisione della persona; presa con rettitudine di intenzione, è una decisione ben motivata ed illuminata dalle esigenze della vocazione e del suo sviluppo. Spesso candidati in possesso di tutte le qualità ma senza coscenziosa rettitudine, motivazione e consapevolezza, venivano incoraggiati a proseguire proprio a causa delle loro buone qualità; erano i direttori spirituali o i superiori che si prendevano la responsabilità della decisione. Molto spesso, per molti sacerdoti e religiosi/e che se ne andarono, il problema non era e non è il perché se ne vanno, ma prima di tutto perché erano diventati sacerdoti o religiosi in quel particolare Istituto.
La mancanza di preparazione dei formatori: pochi erano coloro che avevano una preparazione specifica a compiere il compito loro assegnato, così i cambiamenti li trovarono privi di risorse ed impreparati, essi continuavano a formare nello stesso modo in cui essi stessi erano stati formati senza nulla cambiare, oppure lasciavano che i candidati decidessero sul come educarsi.
Gli Istituti missionari
Alcuni degli aspetti della crisi sopra descritta non influirono sui membri di alcuni Istituti Missionari, per esempio la crisi d’identità. Tuttavia anche questa venne messa in discussione con le seguenti motivazioni:
La tendenza alla “svalutazione” delle realtà sovrannaturali influirono sullo scopo delle attività missionarie. Per molti missionari l’unico scopo del loro lavoro divenne la promozione umana e l’attività socio-politica. L’evangelizzazione come promozione integrale fu tralasciata: alcuni Capitoli Generali di Istituti missionari che si occupano della promozione umana o della liberazione si dimenticarono della parola “ integrale” o “totale”.
Enfasi sull’ecumenismo, sul dialogo con altre religioni, con l’idea che seguendo la propria religione la salvezza è assicurata. Il compito di annunciare il Vangelo fu minimizzato anche dove era possibile annunciarlo. Questa tendenza portò ad una crisi d’identità per alcuni missionari: la tendenza alla “svalutazione” del messaggio Cristiano ed i suoi contenuti sovrannaturali ne fu in parte colpevole. Naturalmente la salvezza finale dipende, alla fine, solo da Dio, che può servirsi di tutte le religioni, ciò nonostante, il compito di annunciare Gesù Cristo è stato dato a noi “ Andate per il mondo e predicate il Vangelo a tutta l’umanità” (Marco. 16: 15)
La “fine “ degli Istituti missionari: l’enfasi sulle Chiese locali ed il loro impegno missionario, di per sé una cosa giusta, portò alcune persone a proclamare la fine degli Istituti Missionari. Le Chiese locali avrebbero preso il posto o il ruolo degli Istituti missionari. Questa tendenza rimase solo una proposta a dispetto di alcuni lodevoli sforzi di un buon numero di diocesi. E’, comunque, ancora necessario che gli istituti missionari siano la spina dorsale dell’impegno missionario.
Non possiamo comunque escludere che alcuni missionari della stessa nazionalità dei colonizzatori fossero influenzati dalla fine delle colonie; forse pensavano che la Chiesa in quei paesi non avesse più bisogno dei missionari.
Alcune persone proposero una “Moratoria” cioè, che i missionari lasciassero le chiese locali per un po’ di tempo e non mandassero altro personale né aiuto materiale alle missioni per forzare le Chiese locali a diventare autosufficienti. Tale ideologia non è comunque realistica, la questione è se restare o andarsene per sempre. Se i missionari restano, però, devono riconsiderare il loro nuovo ruolo all’interno delle Chiese locali.
Particolari difficoltà per i Fratelli
Negli istituti clericali il ruolo dei Fratelli divenne confuso: avevano spesso crisi d’identità. Alcuni sacerdoti dicevano loro (ma anche alla Suore) che la promozione umana era un obiettivo proprio solo dei laici impegnati. Essi si dovevano dedicare al lavoro pastorale. Troppi si sentivano confusi e spersi perché dovevano abbandonare la professione che conoscevano per iniziare un’attività per la quale non erano preparati. Erano anche frustrati perché per molti il carisma era solo il servizio, non il dono e la sua spiritualità. Alcuni Fratelli optarono per il sacerdozio, altri optarono per la loro professione lasciando l’Istituto, altri ancora si impegnarono a continuare per la loro strada, seguendo la loro genuina vocazione.
Anche qui l’idea che laici sposati prendessero il posto dei Fratelli consacrati giocò un ruolo importante nella “svalutazione” del dono sovrannaturale della vita consacrata che d’altronde include la professione dei voti e la vita comunitaria.
La Crisi nel nostro Istituto
Coloro che si allontanarono
Le seguenti statistiche possono in qualche modo spiegare la crisi nel nostro istituto nei 15 anni successivi al Concilio:
| N.M. | V.T. | V.P. | Totale | Diff. | % | Decessi | |
| Dal 1964-1969 | 440 | 167 | 79 | 246 | +194 | 57% | |
| Dal 1970-1974 | 213 | 81 | 26 | 107 | +104 | 51% | 50 |
| Dal 1975-1979 | 187 | 36 | 65 | 101 | +86 | 37% | 49 |
Legenda: N.M. = Nuovi Membri; V.T. = Voti Temporanei; V.P. = Voti Perpetui
Così suddivise:
1964 – 1969
| N.M. | V.T. | V.P. | Totale | |
| 1964 | 69 | 29 | 15 | 44 |
| 1965 | 84 | 38 | 13 | 51 |
| 1966 | 88 | 31 | 16 | 47 |
| 1967 | 77 | 23 | 16 | 39 |
| 1968 | 63 | 26 | 11 | 37 |
| 1969 | 59 | 20 | 8 | 28 |
| Totale | 440 | 167 | 79 | 246 |
1970 – 1974
| N.M. | V.T. | V.P. | Totale | |
| 1970 | 71 | 25 | 12 | 37 |
| 1971 | 34 | 18 | 3 | 21 |
| 1972 | 32 | 14 | 4 | 18 |
| 1973 | 38 | 14 | 2 | 16 |
| 1974 | 38 | 10 | 5 | 15 |
| Totale | 213 | 81 | 26 | 107 |
1975 – 1979
| N.M. | V.T. | V.P. | Totale | |
| 1975 | 39 | 9 | 12 | 21 |
| 1976 | 38 | 4 | 13 | 17 |
| 1977 | 36 | 7 | 17 | 24 |
| 1978 | 33 | 8 | 9 | 17 |
| 1979 | 29 | 8 | 14 | 22 |
| Totale | 175 | 36 | 65 | 101 |
Nel decennio 1970- 1979 avemmo una differenza positiva di 65 nuovi membri mentre 99 membri ci avevano lasciato per raggiungere la provincia eterna.
Diminuimmo di 34 unità che corrisponde a meno del 2.5%. La percentuale è confrontata solo con i nuovi professi e non tutti i professi da anni.
La risposta alla crisi nel nostro Istituto
Una risposta immediata prima del Capitolo Generale fu difficile da trovare perché la Direzione Generale sola non poteva trovare una soluzione globale; era anche difficile identificarne i contenuti. Era chiaro che la crisi aveva radici profonde, non facilmente identificabili da alcuni dei Superiori e formatori.
Furono inoltre commessi molti abusi nel nome del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, abusi che impedirono l’applicazione pratica dei cambiamenti introdotti dallo stesso.
Il Superiore Generale ed il suo Consiglio rimandarono al Capitolo del 1969 la ricerca di una soluzione globale. Alcune lettere di confratelli spingevano per il ritorno alle sane tradizioni della Congregazione: non erano ben accetti i cambiamenti riguardanti l’osservanza del silenzio, la veste, le letture nel refettorio, l’andare al cinema, l’uso della televisione ed altro ancora. “Se il Capitolo Generale vorrà rimuovere queste regole, va bene” (Lettera di p. Briani, nov. 1966 Boll. N. 80.)
Fu fatto ogni sforzo, in un certo senso furono messe delle pezze, specialmente nel campo della formazione dove, a causa di mutamenti nel personale che era alla ricerca di un salvatore, i Noviziati e gli Scolasticati soffrirono gravi perdite.
Una risposta a lungo termine: il Capitolo
Due anni prima del Capitolo, il 10 aprile 1967 (boll. n.8) il Padre Generale distribuì una questionario di 235 quesiti che era stato preparato da un gruppo di Padri che seguivano un corso di aggiornamento. La direzione del gruppo fu affidata a p. Venanzio Milani, allora ventinovenne. In ogni regione doveva essere formata una commissione per studiare e dare le risposte al questionario coinvolgendo tutti i confratelli. Doveva anche essere formata una commissione centrale.
Il Capitolo Generale fu indetto il 27 ottobre 1968, da tenersi nel 1969.
Questo Capitolo generale ebbe due funzioni:
La funzione di un Capitolo ordinario, il decimo della serie.
La Funzione di un Capitolo straordinario per il rinnovamento.
Il capitolo durò dal 16 maggio al 6 dicembre del 1969 con due pause di riposo (ad agosto) ed una per motivi tecnici, cioè per la preparazione del testo finale di quelli che saranno chiamati “Documenti Capitolari”.